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Igiene particolare

Chiamiamo igiene particolare quella che dà regole per conservare sani i vari organi dei nostri sensi.

Dell’educazione dei sensi esterni17

I nostri sensi esterni sono per così dire le porte per cui le impressioni dell’universo corporeo entrano nell’anima e le porgono così come i materiali greggi e le informazioni su cui essa lavora per le sue conoscenze intorno al mondo sensibili esterno.

L’educazione dei sensi esterni ha dunque speciale attinenza con l’educa-zione dell’intelletto che giovasi di essi come di istrumento indispensabile a fine di penetrare nella conoscenza della nostra fisica circostante. Per ragione di questo loro ufficio i sensi vennero chiamati l’avanguardia dell’intelligenza e la loro cultura tiene ad un tempo dell’educazione fisica e dell’educazione spirituale.

I sensi nostri pertanto fin dai primordi del loro sviluppo devono essere educati in guisa che ricevano impressioni convenienti aggiustate e sincere e di tal modo somministrino allo spirito informazioni e immagini fedelmente rap-presentative della realtà degli oggetti.

Fine dell’educazione dei sensi è la loro perfezione: mezzo universale [p.

117] per riuscire a tal fine è l’esercizio. Alla perfezione dei sensi occorrono tre doti particolari, che sono l’integrità, la vigoria, la finitezza.

I sensi vogliono essere integri cioè sani, ben disposti, scevri da ogni stor-tura o mala piega, affinché le impressioni che ricevono degli oggetti riescano veraci, ossia corrispondenti alla realtà.

La vigoria o forza è richiesta affinché il senso sia capace di pressioni po-tenti e colga il proprio oggetto con prontezza, con facilità, con efficacia, non dimezzato o monco, ma nell’integrità e compitezza sua.

Fornito poi della dote della finitezza o squisitezza è fatto capace di notare e rivelare le minime particolarità della natura sensibile, le più sfuggevoli gra-dazioni di un fenomeno.

17 Dell’educazione dei sensi esterni] Dell’educazione de’ sensi esterni (G. allieVo, Studi pe-dagogici…, p. 229).

All’integrità dei sensi si devono le percezioni veraci, alla vigoria le poten-ti, alla finitezza le squisite18.

Mezzo generale a perfezionare i sensi è l’esercizio19, mercé cui si può si può arrivare ad una meravigliosa virtù percettiva. Però tali esercizi, vanno molto studiati, poiché, come è vero che l’esercizio moderato fortifica e raffina l’organo, non è men vero che le violenti impressioni ed un eccessivo lavoro lo affaticano, lo indeboliscono e lo guastano, e ciò tanto più facilmente quan-to più esso è delicaquan-to e di complicata struttura. Con ben regalaquan-to l’esercizio produce effetti mirabili. Ognuno ammira l’acutezza di vista del marinaio e del montanaro che spingono lo sguardo fino ai più lontani limiti dell’orizzonte;

la vista finissima [p. 118] del pittore che scorge le pressoché le impercettibili gradazioni di tinte e le più lievi sfumature di un quadro. L’occhio di un musico esercitato alla armonia avverte le più sfuggevoli modulazioni di una voce, le minime gradazioni di una nota musicale. Il cieco a cui torna necessario l’uso continuo del tatto per sopperire alla mancanza della vista giunge a distinguere nella superficie di un oggetto le forme ed i rilievi più insignificanti.

Gioverà non poco all’educazione generale dei sensi il condurre in fanciul-lo, oltreché ad ammirare gli spettacoli della natura a vedere officine manifattu-re, laboratori e forme svariatissime dell’umana industria, musei ecc.

I sensi abbisognano tutti di venire aiutati nel loro esplicamento e di essere esercitati, ciascuno secondo la sua naturale importanza; giacché non tutti hanno pari pregio e valore: eccellono sopra tutti gli altri la vista e l’udito.

Ciascun senso ha bensì un ufficio proprio; ma accumunano per così dire i loro uffici, mutuamente si sussidiano e si rinforzano: e l’uno adempie i difetti dell’altro, o si sottentra a farne le veci, ne compie e ne corregge le informazioni.

Ciascun senso va educato mercé di un esercizio particolare corrispondente alla funzione sua propria ed al suo speciale apparecchio organico; ma di qua-lunque specie esso sia, l’esercizio va distinto in negativo e positivo. Consiste il primo nell’eliminare tutti gli ostacoli ed i casi che potrebbero piegarli a men

18 Fine dell’educazione dei sensi… le squisite] Fine dell’educazione dei sensi è la loro perfe-zione: mezzo universale per riuscire a tal fine è l’esercizio. Alla perfezione dei sensi occorrono tre doti particolari, che sono l’integrità, la vigoria, la finitezza. I sensi vogliono essere integri cioè sani, ben disposti, scevri da ogni stortura o mala piega, affinché le impressioni che ricevono degli oggetti riescano veraci, ossia corrispondenti alla realtà. In caso contrario le illusioni sono inevitabili. La vigoria o forza è richiesta affinché il senso sia capace di pressioni potenti, e colga il proprio oggetto con prontezza, con facilità, con efficacia, no dimezzato o monco, ma nell’integrità e compiutezza sua. Fornito poi della dote della finitezza o squisitezza è fatto capace di notare e rivelare le minime particolarità della natura sensibile, le più sfuggevoli gradazioni di un fenomeno. All’integrità dei sensi si devono le percezioni veraci, alla vigoria le potenti, alla finitezza le squisite. (G. allieVo, Studi pedagogici…, pp. 230-231)..

19 Mezzo generale… è l’esercizio] Mezzo generale a perfezionare i sensi è l’esercizio (G al

-lieVo, Studi pedagogici…, p. 231).

buone abitudini e deviarli dal loro naturale procedere; il secondo sta nel [p.

119] fornire a ciascun senso buona, opportuna ed eletta copia di oggetti a cui si applichino, renderli attenti all’impressione che ne accoglie. Quest’attenzione è sommamente efficace a procurare ai sensi tutta la cultura di cui abbisogna-no: vedere non basta, necessita il guardare ed il guardare è un vedere attento, come l’ascoltare è un attento udire, e il toccare è un toccare accompagnato da attenzione20.

La vista

Come l’udito è il senso del mondo sociale perché è il senso della parola e quindi delle idee, così la vista è il senso del mondo fisico della natura, e quindi il senso delle immagini, delle forme corporee rivelate dalla luce. Laonde con-corre anch’esso potentemente al lavorio perfettivo dello spirito umano, sicco-me quello che fornisce all’intelligenza i rudisicco-menti di tutte le scienze naturali, arricchisce la fantasia estetica di leggiadre immagini rappresentative delle idee, conferisce al pensiero la larghezza di vedute rivelando allo sguardo l’immenso orizzonte della natura ed innalza la mente dallo spettacolo del visibile universo all’intuizione dell’essere infinito.

L’esercizio della vista mira a procacciare a questo senso integrità, vigoria e finezza. L’integrità richiede che la vista si mantenga sana e ben disposta, sce-vra da ogni difetto od affezione morbosa21, al che si provvede preservando gli

20 I sensi abbisognano tutti… da attenzione] Essi abbisognano tutti di venire aiutati in questo loro primordiale esplicamento e di essere esercitati, ciascuno secondo la sua naturale importanza;

giacché non tutti hanno pari pregio e valore, ed eccellono sopra tutti gli altri la vista e l’udito. Ciascun senso ha bensì un ufficio proprio; ma accumunano per così dire i loro uffici, mutuamente si sussidia-no e si rinforzasussidia-no: e l’usussidia-no adempie i difetti dell’altro, o si sottentra a farne le veci, ne compie e ne corregge le informazioni. Ciascun senso va educato mercé di un esercizio particolare corrispondente alla funzione sua propria ed al suo speciale apparecchio organico; ma di qualunque specie esso sia, l’esercizio va distinto in negativo e positivo. Risiede il primo nell’eliminare tutti gli ostacoli ed i casi che potrebbero piegarli a men buone abitudini e deviarli dal loro naturale procedere; il secondo sta nel [p. 119] fornire a ciascun senso buona, opportuna ed eletta copia di oggetti a cui si applichino, renderli attenti all’impressione che ne accoglie. L’attenzione è sommamente efficace a procurare ai sensi tutta la coltura di cui abbisognano. Vedere non basta, necessita il guardare ed il guardare è un vedere attento, come l’ascoltare è un attento udire, ed il palpare è un toccare accompagnato da atten-zione. (G. allieVo, Studi pedagogici…, p. 232).

21 La vista. Come l’udito… morbosa] La vista - Come l’udito è il senso del mondo sociale perché è il senso della parola e quindi delle idee, così la vista è il senso del mondo fisico della natura, e quindi il senso delle immagini, delle forme corporee rivelate dalla luce. Laonde concorre anch’esso potentemente al lavorio perfettivo dello spirito umano, siccome quello che fornisce all’intelligenza i rudimenti di tutte le scienze naturali, arricchisce la fantasia estetica di leggiadre immagini rappre-sentative delle idee, conferisce al pensiero la larghezza di vedute rivelando allo sguardo l’immenso orizzonte della natura ed innalza la mente dallo spettacolo del visibile universo all’intuizione

dell’es-occhi dei fanciulli da una luce che sfolgori ed abbagli, evitando ogni repentino e brusco passaggio dall’oscurità ad una luce troppo viva, vegliando affinché non contengano per mala abitudine una guardatura losca, evitando ogni [p.

120] positura sfavorevole ecc. Occorre ancora che non stanchino la vista col voler studiare a luce troppo rimessa o col fissare caratteri troppo fini. Quante vittime dall’apprendimento del disegno imposto fuor di tempo e di misura a fanciulli di troppo tenera età in cui l’organo visivo è ancora tanto delicato!

Concorre anche potentemente all’integrità della vista il tenere gli occhi puliti e stare il meno tempo possibile alla polvere. Giova a rinforzare gli occhi il rin-frescarli con frequenza con acqua fresca.

A fortificare la vista giova molto l’aria libera ed avvezzare gradatamente alle impressioni della luce del giorno. Al che giova potentemente la veduta dell’ampia ed aperta campagna dove tutto felicemente concorre a rinvigorire questo senso, la purezza che lo rinforza, la copia e varietà degli oggetti, che lo esercitano sotto ogni riguardo, il verde delle erbe e delle piante, dove l’occhio può riposare dal suo servizio.

Vuolsi infine aver di mira la finezza del senso visivo, ossia la formazione del colpo d’occhio, che addestra in fanciullo a cogliere con facilità ed apprez-zare con esattezza la distanza, le dimensioni, le proporzioni, la rapidità dei movimenti, la diversità dei colori, la varietà e le gradazioni delle tinte. A tale intento necessita rendere il fanciullo attento a quanto sta vedendo, giacché la particolarità e le gradazioni delle cose visibili non si colgono e non si avver-tono se non in virtù dell’attenzione. L’aver il collegio in vista d’una grande campagna, di colline, di montagne o del mare oppure qualche giardino accanto, sono [p. 121] cose che contribuiscono sia alla fisica che alla morale educazione del fanciullo.

Gran consiglio generale per mantener sana la vista e lo studiare il meno possibile a luce artificiale; e quando si deve studiare al chiarore della lampada non tener gli occhi rivolti alla lampada; ma badare che essa sia sospesa il alto e coperta da opportuno paralume. Nuocerebbe anche assai l’oscillazione della fiamma.

Non si portino mai occhiali se non sono direttamente comandate da bile oculista, ed allora si procuri di averli con molta precisione come il medico ocu-lista li ha comandati e si adoperino dove e come il medesimo ocuocu-lista indicò, poiché l’organo della vista è molto delicato e potrebbe senza le dette precau-zioni patirne assai.

sere infinito. L’esercizio della vista mira a procacciare a questo senso integrità, vigoria e finezza.

L’integrità richiede che la vista si mantenga sana e ben disposta, scevra da ogni difetto od affezione morbosa. (G. allieVo, Studi pedagogici…, p. 235).

L’udito e la parola

Meritevole di singolare riguardo è l’esercizio dell’udito, che adempie un ri-levantissimo compito nel processo della nostra vita intellettiva, morale e sociale.

La struttura dell’organismo uditivo mostrasi assai delicata segnatamente nell’infanzia. Laonde vanno con somma cura evitati i rumori assordanti, i suo-ni stridenti, troppo intensi ed acuti e vicisuo-ni, le forti e repentine esplosiosuo-ni, il suono delle campane troppo vicine ed il gridare nell’orecchio ad uno, cose che scuotono con una dolorosa e smodata commozione i nervi acustici e con essi il cervello22.

È poi richiesta per l’igiene delle orecchie grande pulizia: alcune volte la semisordità è prodotta da sporcizia che si trova nelle orecchie. Ma non bisogna mai curarle con oggetti acuti [p. 122] o troppo rigidi, poiché sarebbe facile forare il timpano.

Un vincolo indissolubile stringe insieme il senso dell’udito coll’organo vocale della parola per modo che l’uno è condizione dell’esistenza e dello svi-luppo dell’altro. Lo mostra fino all’evidenza il fato comunissimo che chi nasce sordo rimane muto.

Oggetto proprio ed immediato dell’udito è il suono23; ma fra tutti i suo-ni svariatissimi avviene uno che ad ogni altro sovrasta: è il suono articolato della parola umana, da cui l’udito attinge una eccellenza singolare e la sua educazione un pregio ed un’importanza del tutto speciale. Infatti la parola è il vincolo delle idee, epperciò l’udito è il senso delle idee. La parola è il vincolo che stringe gli uomini in comunanza di vita, e quindi l’udito è il senso sociale per eccellenza. La parola è organo poderosissimo e supremo mercé del quale l’educatore ammaestra e l’alunno impara e svolge il proprio pensiero e per conseguenza l’udito è l’organo eminentemente pedagogico. Destituito di esso l’uomo rimane poverissimo di idee, vive pressoché estraneo alla società, riesce difficilmente e scarsamente educabile.

La coltura della parola esige ad un tempo il regolare sviluppo ed il retto esercizio dell’organo vocale e del senso uditivo.

22 L’udito e la parola… il cervello] L’udito e la parola - Meritevole di singolare riguardo è l’e-sercizio dell’udito, che adempie un rilevantissimo còmpito nel processo della nostra vita intellettiva, morale e sociale. La struttura dell’organismo uditivo mostrasi assai delicata segnatamente nell’in-fanzia. Laonde vanno con somma cura evitati i rumori assordanti, i suoni stridenti, troppo intensi ed acuti e vicini, le forti e repentine esplosioni, il suono delle campane troppo vicine ed il gridare nell’orecchio ad uno, cose che scuotono con una dolorosa e smodata commozione i nervi acustici e con essi il cervello (G. Allievo, Studi pedagogici…, p. 232).

23 Un vincolo indissolubile… il suono] Un vincolo indissolubile stringe insieme il senso udi-tivo coll’organo vocale della parola per modo che l’uno è condizione dell’esistenza e dello sviluppo dell’altro. Lo mostra fino all’evidenza il fatto comunissimo che chi nasce sordo rimane muto. Og-getto proprio ed immediato dell’udito è il suono. (G. Allievo, Studi pedagogici…, pp. 233-234).

Gli esercizi richiesti alla coltura della parola sono: addestrare fin dall’in-fanzia il fanciullo a parlare con voce nitida, spiccata e conveniente, a leggere con voce alata, sostenuta, distinta, espressiva ed all’uopo svariata: rinforzare il suo organo vocale per mezzo [p. 123], del canto moderato, opportuno e tale che si tenga in armonica corrispondenza colla formazione e collo sviluppo dell’o-recchio e del senso uditivo24

Il tatto

Viene l’educazione del tatto il quale confrontato con altri sensi fin qui esaminati si può appellare il senso della solidità e della materia.

Distinguesi il tatto in passivo od in volontario od attivo od accompagnato da intenzione. Il primo ha la sua sede nella pelle, che involge quasi in un in-volucro quasi tutta la superficie del corpo, onde appellarsi anche senso gene-rale, siccome quello che è sparso per tutto l’organismo esteriore e ci porta le impressioni esterne del caldo e del freddo, del secco e dell’umido, del duro e del molle. Il secondo che si domina più propriamente toccare o palpare ha per suo organo speciale la mano, segnatamente i polpastrelli delle dita, e ci serve a percepire non soltanto la temperatura calda o fredda dei corpi; ma la loro pieghevolezza e consistenza, il peso, la forma geometrica piana o rotonda, le dimensioni, la superficie liscia o scabrosa ecc.

Non è da disprezzare l’educazione del tatto. Ad educarlo occorre anzitutto mantenere integra e netta la pelle, ed indurire il corpo affinché non patisca ad ogni variazione di temperatura, del che già si parlò. Conviene inoltre procurare che il giovanetto maneggi gli oggetti non macchinalmente ma con certa quale riflessione, sicché mentre ne accoglie le impressioni acquisti prudenza nello sperimentarli. Giova per anco, a conseguire finezza di tatto, [p. 124] imprati-chire il fanciullo a palpare un oggetto ad occhi chiusi o all’oscuro, rilevando così certe particolarità del corpo colla sola virtù del tatto senza il sussidio della vista. Giova anche impratichire il fanciullo nei servigi di casa e addestrarlo ai lavori manuali a lui adatti.

Incomodano molto la mano, strumento speciale del tatto, ed i piedi, i ge-loni d’inverno per evitare i quali giova indurire la pelle e tenerle costantemente ben asciutte. Rinforza la pelle il lavarsi le mani con glicerina e confregarle

24 La coltura della parola… senso uditivo] La coltura della parola esige ad un tempo il regolare sviluppo ed il retto esercizio dell’organo vocale e del senso uditivo. […] Addestrare fin dall’infanzia il fanciullo a parlare con voce nitida, spiccata e conveniente, a leggere con voce alata, sostenuta, distinta, espressiva ed all’uopo svariata: rinforzare il suo organo vocale per mezzo [p. 123], del canto moderato, opportuno e tale che si tenga in armonica corrispondenza colla formazione e collo svilup-po dell’orecchio e al senso uditivo. (G. allieVo, Studi pedagogici…, pp. 234-235).

molto; si rinforzerebbe più la pelle chi pigiasse le uve o impastasse il pane. Per non guastare la pelle dei piedi giova il tenerli caldi e il portare costantemente le scarpe comode.

Gusto e odorato

L’educazione di questi due sensi importa assai meno degli altri. Il gusto, insediato nella lingua, vi sta giudice delle sostanze nutritive e quindi veglia sulle funzioni dell’apparecchio respiratorio.

Il senso del gusto va educato all’esclusivo ufficio, a cui è da natura ordina-to, di giudice cioè delle salutari o nocive qualità delle sostanze25 che ci servono di nutrimento e non mai a rendere il fanciullo un buongustaio, o ad addestrarlo alla golosità e licuornie. Tuttavia un palato sensibile può in alcune professioni accrescere riputazione e fortuna dacché il commercio dei vini e di altre bevan-de più che alla chimica si appoggia all’analisi gustatoria ed olfattoria. Il bere troppo caldo e troppo freddo e il far uso [p. 125] di droghe ardenti e di liquori forti, il fumare e peggio il masticar tabacco sono abitudini che ottundono la sensibilità gustatoria.

Lo stesso deve dirsi dell’odorato. Esso va convenientemente coltivato, affinché ci avverta dei gas nefitici, che serpeggiano nell’aria, e che penetrando negli organi respiratori danneggiano la sanità. È da avvertire che ogni odore forte e troppo acuto, anche di quelli gradevoli all’olfatto, nuocono alla finezza dell’odorato, ne paralizzano l’attività sensitiva e generano gravi dolori di capo.

Come riesce sommamente esiziale il dormire in un ambiente viziato dal profu-mo dei fiori o da acque odorose.

Non è qui da passar sotto silenzio quanto possono contribuire al benessere dell’uomo i denti. L’avere buoni denti è un’ottima fortuna e può contribuire in modo indiretto ad allungare la vita e a renderla meno penosa. Ottimi tra tutti i denti sono quelli di un colore bianco-giallastro, perché hanno uno smalto grosso e tenacissimo; meno buoni sono in generale i puramente bianchi, ed i bianchi-grigi. Prima regola per la conservazione dei denti e di tenerli costante-mente puliti: giova per questo, dopo d’aver mangiato lavarsi ben bene la bocca con acqua non troppo fredda. Chi avesse i denti sporchi abitualmente deve ripulirsi alla sera e non al mattino, perché il residuo degli alimenti non rimanga

25 Gusto e odorato… delle sostanze] Il gusto e l’odorato – L’educazione di questi due sensi importa assai meno degli altri. Il gusto, insediato nella lingua, vi sta giudice delle sostanze nutritive e quindi veglia sulle funzioni dell’apparecchio respiratorio. Il senso del gusto va educato all’esclusivo ufficio, a cui è da natura ordinato, di giudice cioè delle salutari o nocive qualità delle sostanze. (G.

allieVo, Studi pedagogici…, p. 239).

molte ore nella bocca con pericolo che imputridiscano. Qualche volta si può usare lo spazzolino; ma non bisogna che abbia i peli troppo duri e le frizioni devono farsi dall’alto in baso per i denti superiori e dal basso in alto pei denti inferiori e ciò per non distaccare [p. 126] le gengive dai denti.

Nuoce grandemente ai denti il repentino passaggio dei cibi molto caldi a cibi molto freddi e viceversa. E più ancora lo sforzarli a rompere cose molto

Nuoce grandemente ai denti il repentino passaggio dei cibi molto caldi a cibi molto freddi e viceversa. E più ancora lo sforzarli a rompere cose molto