Delle doti in generale del maestro
Nel maestro non devesi distinguere la qualità di insegnante, dalla qualità di educatore; tuttavia riservandoci a dire delle doti dell’educatore diremo qui
10 Che ne è… destinazione] Che ne è poi dell’educazione morale? Essa viene sacrificata al culto smisurato ed esclusivo del sapere, sicché lo spirito umano viene colpito nella sua parte più intima e vitale, quella che risponde alla sua più elevata e suprema destinazione. (G. allieVo, Studi pedago-gici…, p. 151).
11 Ponete pertanto… adempirà giammai] Ponete, che l’educazione dell’intelligenza usurpi essa sola tutto il dominio riservato all’educazione delle altre spirituali potenze, togliendo ad esse il loro naturale alimento; allora lo spirito umano sarà sconvolto in tutte le manifestazioni della sua vita, deluso nelle sue più nobili e legittime aspirazioni. Inchiniamoci alla vera scienza, come a splendido pregio dello spirito umano, ma anch’essa rimanga al suo posto, e non dimentichiamo che il nostro spirito sente altre nobilissime aspirazioni, cui nessuna scienza adempirà giammai. (G. allieVo, Studi pedagogici…, pp. 151-152).
delle doti del maestro come insegnante. Egli pertanto deve essere fornito in grado elevato delle buone qualità che ha bisogno d’infondere negli altri, né gli basta una bontà generale; bensì abbisogna di una bontà speciale adattata all’importante posto che occupa, e specialmente deve avere grande amore allo studio ed alla fatica, per acquistare la scienza adeguata; deve avere un alto concetto della sua professione e per essa sacrificare tempo e fatica e sopportare incomodi e disturbi; ma soprattutto deve porre una premurosa diligenza nella preparazione alla scuola e nella correzione dei compiti.
Necessità della scienza nel maestro
Bisogna in primo luogo che il maestro abbia amore allo studio. Gli stu-di che si fanno per abilitarsi ad essere maestri vanno assai approfonstu-diti, non essendo essi che come la base di un grande edificio che bisogna erigere in seguito. E le ragioni che obbligano il maestro a sapere sono molte: basta però il ricordare le principali:
1° Non si può dare ciò che non si ha: non s’insegnerà mai [p. 145] bene senza ben sapere ciò che si deve insegnare. Se non si insegna bene e con me-todo si dirà molto, ma i giovani impareranno poco. Il maestro adunque ha un gran obbligo di coscienza di sapere bene quello che ha da insegnare e dovrà rendere conto a Dio della cura che avrà usato per il profitto dei suoi allievi, ed è responsale di tutte le cattive conseguenze che proveranno all’allievo da un insegnamento privo di sodezza. Il sacerdote poi e il religioso hanno un moti-vo di più di sapere a far bene la scuola; poiché se essi non corrispondono alle aspettazioni dei parenti o del paese, fanno perdere la dovuta riputazione a tutto il ceto e a tutta la comunità cui il religioso appartiene.
2° Quando il maestro conosce di sapere bene quanto deve spiegare, è più calmo nelle sue spiegazioni, meno sospettoso, più persuasivo; pochissimo pre-occupato di quanto spiega può meglio con lo sguardo tenere l’ordine e l’atten-zione della scolaresca.
3° Quando sa bene si concilia maggior stima ed autorità presso gli allievi.
È un fatto accertatissimo che il profitto della scolaresca dipende in gran parte dalla stima che essa ha del maestro, dall’autorità che esso gode sopra la scuola.
Ora è pur certo che null’altro è più atto a conciliare la stima al maestro che il saper suo.
Quale istruzione debba avere il maestro
È certo che il maestro non può saper tutto; e non si pretende da lui che sia enciclopedico; tuttavia egli:
1° Deve saper bene la materia che insegna. Né basta che egli sappia stret-tamente quel tanto che di essa materia deve insegnare; [p. 146] ma bisogna che conosca pure le parti della materia che han più stretto legame con quello che egli insegna; e ciò, sia per poter far meglio intendere agli alunni ciò che insegna, sia anche per sapere a suo tempo, e data occasione, sciogliere adegua-tamente le difficoltà che gli scuolari possono fargli.
2° Vi è una scienza che deve sempre accompagnare il maestro, qualunque cosa egli debba insegnare. Per noi in particolare è necessario quel tanto di istruzione religiosa o di scienza teologica e filosofica che valga ad assicurarci di non dir nulla contrari agli insegnamenti della Chiesa; e che valga anche, dato il caso, a sciogliere i dubbi dell’allievo e a dargli consigli opportuni.
3° Oltre alla scienza sacra si richiede che il maestro non ignori quelle no-zioni di scienza e letteratura sulle quali può facilmente venir interrogato dalla curiosità dell’allievo sia che riguardino cose studiate per lezione datagli dal professore stesso; sia per cose che l’allievo abbia avuto occasione d’imparare altramente.
4° Deve saper bene la lingua nella quale insegna. Non che il maestro deb-ba avere un parlare fiorito ed elegante, ma si richiede facilità di parola e pie-ghevolezza tale da prestarsi ad esprimere variamente uno stesso concetto. Se le parole che dice non sono esatte potrebbe il giovane intendere altro da quello che il maestro vuole indicare.
5° Deve conoscere il modo di comunicare efficacemente quanto ha da insegnare. Volendo far trarre all’allievo il massimo profitto ed insieme diletto dallo studio, conviene che il maestro sappia comunicare [p. 147] ciò che inse-gna. Faciliterà molto questo compito l’accompagnare quanto dice col gesto, collo sguardo, con una modulazione tale della voce da rendere la scuola una conversazione famigliare, in modo che tutti i giovani vi prendano parte interes-sata e nessuno possa stare distratto.
Dell’amore alla fatica
Il maestro deve avere amore alla fatica:
1° Per prepararsi bene a fare la scuola. Poiché la preparazione remota, che consiste nell’imparar bene le cose che si devono spiegare, non basta, ci vuole la preparazione prossima che consiste nel proporsi con precisione le cose che vuole spiegare lezione per lezione, in che modo spiegarle perché riesca-no facili, chiare, precise, efficaci, preparandosi all’occorrenza gli esempi e le similitudini più opportune per farle capire, non che le parole più appropriate all’intelligenza degli scuolari.
2° Per mantenere il perfetto ordine e la disciplina senza cui non si potreb-be neppur far potreb-bene la spiegazione. E questo costa forza ed energia nel maestro, non che mortificazione del suo troppo zelo od impazienza con la quale se si venisse ad ottenere panico nei giovani e perciò disciplina esteriore, ciò non sarebbe che a scapito della sua autorità morale.
3° Nella correzione dei compiti scolastici, la quale fatica deve essere co-stante, assidua il che specialmente richiede superar noie e fatiche quando la scolaresca è molto numerosa.
4° Fatica per noi in particolare, tra cui oltre la scuola si hanno ancor sem-pre altre occupazioni. Si armi pertanto il maestro di questo amore alla scienza ed alla fatica e più facilmente otterrà [p. 148] dai giovani quegli ottimi risultati che i parenti, i superiori e Dio si ripromettono da lui.