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Capitolo 2. Il sito di Riparo Tagliente

2.3. L’industria litica

2.3.2. Caratteri della produzione litica

Da un punto di vista tipologico (LAPLACE, 1964), nell’ambito dei manufatti ritoccati della serie di Riparo Tagliente, sono state individuate due fasi (GUERRESCHI in BARTOLOMEI et alii, 1982; GUERRESCHI e LEONARDI in BROGLIO, 1984).

La prima vede per i tagli 16-11 il prevalere dei bulini sui grattatoi: tra i bulini prevalgono i tipi semplici, e tra i grattatoi i tipi frontali lunghi; tra gli strumenti a ritocco erto c’è una percentuale elevata di troncature; le punte a dorso sono più abbondanti dei dorsi e troncatura. È presente qualche raro strumento a cran e i microbulini sono molto scarsi e del tipo a dorso. Nella seconda fase, che comprende i tagli dal 10 al 4, si ha un’inversione di tendenza con il prevalere dei grattatoi sui bulini: tra i grattatoi prevalgono i tipi frontali corti; nella famiglia degli erti differenziati vi è una diminuzione delle troncature e delle punte a dorso, e un aumento dei dorsi e troncatura con la comparsa sporadica di geometrici. I microbulini continuano ad essere scarsi con prevalenza ancora dei tipi a dorso; compaiono elementi a dorso bilaterale.

Se, da un lato, l’orizzonte inferiore non ha trovato confronti con altri insiemi litici tardo epigravettiani del Veneto, quello superiore è stato identificato in alcuni siti dell’Italia nord- orientale, quali: Riparo Dalmeri, Riparo Battaglia e Val Lastari sull’Altopiano di Asiago, Riparo Soman in Val d’Adige, le Grotte Verdi di Pradis in Friuli (cfr. Capitolo 1).

Un più recente studio, mirato alla ricostruzione delle catene operative, effettuato su alcune serie dell’Epigravettiano recente dell’Italia nord-orientale, tra cui Riparo Tagliente, ha permesso di riconoscere tre fasi che interessano la produzione dei supporti (MONTOYA, 2004 e MONTOYA in MARTINI, 2007):

 Fase I: insiemi litici riferibili alla fase recente del Dryas antico (livelli 17-12 di Riparo Tagliente);

 Fase II: insiemi datati tra la fine del Dryas antico e la prima metà della cronozona di Allerød, tra 13.200 e 11.400 anni BP (livelli 11-6 di Riparo Tagliente, tagli 17-6 e sepoltura di Riparo Villabruna, unità inferiore di Riparo Soman, Val Lastari e unità 15 di Riparo Dalmeri);

 Fase III: insiemi litici che si collocano tra la fine della cronozona di Allerød e l’inizio del Dryas recente (unità 14 e strati 26b, 26c di Riparo Dalmeri).

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33 In particolare, la Fase I vede il raggiungimento di tre obiettivi: lame, lamelle e schegge laminari ottenuti secondo quattro catene operative indipendenti aventi ciascuna come risultato una sola gamma di prodotti:

 lame di lunghezza in media superiore a 10 cm e larghezza tra 20 e 30 mm, con lo scopo di fabbricare grattatoi su lama;

 grandi lamelle di lunghezza superiore a 45 mm, larghezza tra 8 e 15 mm e spessore compreso tra 2 e 6 mm, atte all’ottenimento di lamelle a dorso, armature a dorso e lamelle a dorso e (doppia) troncatura;

 lamelle di lunghezza compresa tra 20 e 30 mm, larghezza che oscilla tra 4 e 6 mm e spessore tra 1 e 3 mm, con le quali si ottengono punte a dorso e lamelle a dorso e (doppia) troncatura;

 schegge laminari di differenti dimensioni, sfruttate direttamente per il loro margine tagliente oppure trasformate in bulini o grattatoi (Figura 7).

Figura 7. Schema della prima fase descritta da C. Montoya (MONTOYA in MARTINI, 2007 modificato)

Nella Fase II sono state individuate quattro catene operative autonome con l’ottenimento di quattro gamme di prodotti differenti, ricavati tramite due metodi di scheggiatura:

 una catena operativa laminare “facciale” per l’ottenimento di lame che raramente superano i 10 cm di lunghezza e con una larghezza compresa tra 18 e 30 mm; il metodo “facciale” permette di ottenere delle lame piuttosto corte e larghe, con

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margini molto taglienti; queste lame erano trasformate soprattutto in coltelli a dorso;

 una catena operativa per le grandi lamelle volte all’ottenimento di armature a dorso e (doppia) troncatura e punte a dorso;

 una catena operativa lamellare per la produzione di armature a dorso e (doppia) troncatura e lamelle a dorso;

 una catena operativa “facciale” per le schegge laminari che venivano utilizzate direttamente oppure trasformate in grattatoi o bulini.

Questa fase si differenzia dalla prima poiché le quattro catene operative sono state sviluppate solo tramite due metodi: un metodo di scheggiatura per produrre lame e schegge laminari, un altro metodo per la produzione di grandi lamelle e lamelle (Figura 8).

Figura 8. Schema della seconda fase descritta da C. Montoya (MONTOYA in MARTINI, 2007 modificato)

Tale studio, pur avendo preso in esame soltanto una piccola porzione del materiale del sito, permette di osservare una progressiva semplificazione nella progettazione del débitage che scaturisce dalla la riduzione del numero di metodi di scheggiatura dalla prima alla seconda fase e dalla perdita delle norme dimensionali che, nella seconda fase, vengono compensate dal ritocco, sempre più influente nella modifica del supporto. La rilevanza del momento del ritocco sarà particolarmente evidente nella terza fase che, tuttavia, risulta assente a Riparo

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35 Ulteriori studi di carattere tecno-economico effettuati sulla serie di Riparo Tagliente, hanno permesso di riconoscere, per quanto riguarda i livelli inferiori, tre progetti tecnici principali: lame di lunghezza superiore a 60 mm, lamelle con lunghezza compresa tra 60 e 35 mm e micro-lamelle di lunghezza inferiore a 35 mm, oltre ad un progetto tecnico secondario dato dall’ottenimento di schegge laminari (CREMONA, 2008; FONTANA et alii, 2002).

I vari obiettivi vengono raggiunti tramite l’impiego di differenti metodi di riduzione del blocco di partenza: frontale per le lame, frontale o con l’apertura della superficie di scheggiatura tramite spigolo naturale arrivando ad uno sfruttamento semi-tournant per le lamelle e le micro-lamelle, secondo uno schema che si avvicina a quello già evidenziato da Montoya, per quanto meno rigido (CREMONA, 2008). Generalmente la scheggiatura avviene in direzione unipolare, tuttavia sono attestati casi più rari di sfruttamento da due piani opposti per lo più consecutivi oppure ortogonale riorientando il blocco.

Infine, un ulteriore studio, incentrato sulle tecniche di percussione utilizzate dai gruppi di Riparo Tagliente, confrontando i materiali archeologici dell’US 302 con le serie sperimentali, ha utilizzato come parametri di valutazione lo spessore del tallone, l’angolo di scheggiatura, il profilo ventrale del tallone, la presenza o meno di labbro e di abrasione della cornice, il bulbo e la presenza/assenza di esquillement du bulbe e di esquille bulbaire o lancettes. Questo ha consentito di riconoscere come tecnica di percussione principale quella diretta con percussore litico tenero, ma cui si associano casi di percussione diretta con percussore tenero organico per l’ottenimento di lame e lamelle (VISENTIN, 2009).