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Capitolo 6. Considerazioni conclusive

6.1. Inquadramento delle UUSS 13 a beta, 250 e 308 all’interno della serie

6.1.1. Considerazioni tecno-economiche

L’industria litica dei livelli sopra descritti è stata analizzata nei litotipi della Maiolica o Biancone, la materia prima maggiormente sfruttata all’interno del sito e reperibile nelle vicinanze, entro un raggio di 15 chilometri.

Il livello che presenta il maggior numero di elementi diagnostici analizzati è l’US 13 a beta con 3.680 elementi del débitage, 17 nuclei e 163 pezzi ritoccati; di seguito, si colloca l’US 250 con 1.433 prodotti e sotto-prodotti della scheggiatura, 11 nuclei e 83 ritoccati e, infine, vi è l’US 308 con 305 elementi del débitage, 4 ritoccati e nessun nucleo. L’US 250 presenta, inoltre, un elevato numero di elementi bruciati (n. 26.539) coerentemente con la sua interpretazione come struttura di focolare, oltre a una grande quantità di scarti di dimensioni inferiori al centimetro (n. 35.553); tale categoria risulta molto ben attestata anche all’interno dell’US 13 a beta (n. 30.165), che d’altro canto, però, presenta anche un elevato numero di scarti superiori al centimetro (n. 17.001) rispetto alle altre unità; ciò permette di presupporre che tale suolo d’abitato fosse una zona di intensa attività di scheggiatura. In tutti i livelli, poi, molto elevato è il grado di frammentarietà delle industrie litiche (circa 60%), fenomeno dovuto, probabilmente, all’intensa frequentazione del sito o a fenomeni post-deposizionali.

Dal punto di vista tecnologico i tre livelli presentano molte caratteristiche in comune. In primo luogo, la natura dei supporti utilizzati è rappresentata principalmente, laddove determinabile, da arnioni a cortice calcareo; scarse sono le percentuali di blocchetti e ciottoli come basso è il numero di elementi che presentano fratture naturali o patinate. Questo dato, tuttavia, è in contrapposizione con quanto riscontrato sui nuclei che risultano in buona parte costituiti da blocchetti o schegge spesse, mostrando un altro aspetto dell’industria, di tipo più “opportunistico”.

La fase della catena operativa più attestata è quella di gestione delle volumetrie dei nuclei (50% dell’industria) al cui interno si trovano, in maggior numero, schegge e lame di mantenimento della superficie di scheggiatura, con la funzione di correggere alcuni incidenti come le riflessioni, oltre alle schegge generiche di gestione. Altri elementi piuttosto abbondanti sono schegge debordanti e lame di fianco, in taluni casi corticate, che hanno la funzione di aiutare a mantenere la convessità trasversale del blocco da scheggiare.

Capitolo 6. Considerazioni conclusive

131 All’interno dell’US 308, inoltre, molto attestate sono le tablettes, atte ad asportare completamente il piano di percussione per ricavarne uno nuovo più funzionale.

La fase di inizializzazione vede la presenza di lame e schegge di apertura oltre che un elevato numero di schegge e lame semi-corticate, a cortice prevalentemente laterale, che testimoniano l’apertura diretta del blocco; molto inferiore risulta, invece, la presenza di una messa in forma attestata da una bassa percentuale di lame a cresta (circa 9% nell’US 13 a beta, assenti nell’US 250 e 2,6% nell’US 308). Questi dati rivelano, dunque, l’impiego di supporti per lo più di forma irregolare di sui vengono prevalentemente sfruttati spigoli o convessità naturali in modo piuttosto “opportunistico”.

Per quanto riguarda la fase di produzione, l’individuazione degli obiettivi del débitage si è basata sulle analisi tipometriche condotte sui prodotti integri (n. 147 nell’US 13 a beta, n. 35 nell’US 250); lo studio ha portato all’individuazione di tre obiettivi principali: uno microlamellare (prodotti di lunghezza compresa tra 20 e 35 mm), uno lamellare (prodotti di lunghezza compresa tra 35 e 60 mm) e uno laminare (prodotti di lunghezza superiore a 60 mm). Prendendo in considerazione soprattutto l’US 13 a beta che ha il maggior numero di elementi integri per questa fase, le misure di larghezza sembrano mostrare una scarsa standardizzazione, per tutti i tre i moduli dimensionali, con valori che variano complessivamente da 4 a 28 mm; gli spessori sono compresi principalmente tra 1 e 5 mm. Gli indici di allungamento mostrano una prevalenza di valori compresi tra 2 e 4, mentre decrescono tra 4 e 7 evidenziando una produzione rivolta in gran parte all’ottenimento di supporti non particolarmente allungati; un numero ridotto di elementi, inquadrabili come schegge laminari, presenta indici tra 1 e 2. In generale, si riscontra una sovra- rappresentazione dell’obiettivo microlamellare, fenomeno che, in parte, potrebbe essere legato ad una produzione involontaria, in seguito all’abrasione delle cornici o a interventi sulle nervature dei nuclei (VISENTIN, 2008); l’obiettivo laminare, al contrario, risulta scarsamente rappresentato, fenomeno questo da attribuire ipoteticamente alla trasformazione di tali supporti in strumenti.

La morfologia dei prodotti rivela sagome principalmente costituite da bordi paralleli non molto regolari, mentre le sezioni risultano per lo più triangolari o trapezoidali; i profili sono prevalentemente concavi o torti.

Confrontando i dati relativi agli obiettivi del débitage con le caratteristiche rilevate sui nuclei, limitatamente alle UUSS 13 a beta (n. 15) e 250 (n.9), di cui non sono stati analizzati i nuclei riferiti al Musteriano, è possibile notare che, se si prendono in considerazione le misure degli ultimi distacchi presenti, l’obiettivo prevalente risulta quello microlammellare; bisogna tenere conto, tuttavia, che buona parte dei distacchi ha una terminazione riflessa.

Capitolo 6. Considerazioni conclusive

Poiché soprattutto all’interno dell’US 13 a beta i nuclei sono ottenuti su scheggia spessa o blocchetti, mentre dall’analisi dell’industria litica sembra prevalente l’impiego di arnioni, si può ipotizzare che la forte presenza di nuclei con distacchi microlamellari, per lo più riflessi, sia da attribuire ad una ripresa di arnioni già sfruttati in precedenza con un obiettivo, in base agli altri distacchi presenti, prevalentemente lamellare e del tentativo estremo di estrarre prodotti di morfologia allungata di piccole dimensioni.

Osservando le metodologie di gestione della prima superficie di scheggiatura individuata sui nuclei è possibile supporre che vi fossero delle catene operative separate per l’ottenimento dei diversi obiettivi, anche se sono presenti quattro casi in cui è attestata una riduzione progressiva dei nuclei, di cui uno presenta un obiettivo che passa da laminare a lamellare, un altro da lamellare a microlamellare, mentre per due casi non è stato possibile determinare con precisione l’entità della fase di sfruttamento precedente.

Il solo nucleo a microlamelle presente nell’US 250 mostra un tipo di gestione semitournant, modalità impiegata anche per l’ottenimento dell’obiettivo lamellare insieme a quella frontale e frontale stretta. Non è possibile trarre conclusioni simili per l’obiettivo laminare, in quanto mancano nuclei a lame, mentre, per l’ottenimento delle schegge laminari si predilige una gestione di tipo frontale larga.

Generalmente, lo sfruttamento dei nuclei è di tipo unipolare con un unico piano di percussione, anche se non mancano casi in cui viene aperto un secondo piano ortogonale al precedente o opposto, come attestato anche dai negativi presenti sulle facce dorsali di prodotti e sotto-prodotti del débitage e dai nuclei stessi. Il momento dell’abbandono del nucleo avviene principalmente in fase di pieno sfruttamento o di sfruttamento avanzato sia a causa della riflessione degli ultimi distacchi, sia per le dimensioni e la morfologia non più favorevoli alla scheggiatura. Vi sono, però, sette nuclei nel totale delle due UUSS che sono stati abbandonati senza nessun motivo apparente, sintomo di una mancata necessità di portare al limite massimo lo sfruttamento dei blocchi selezionati.

Per quanto riguarda le tecniche di percussione è possibile ipotizzare, accanto alla percussione diretta con percussore in pietra tenera, attestata dalla presenza massiccia di talloni di spessore ridotto (< 2 mm), labbri di tipologia lieve e profili ventrali dei talloni convessi, vi sia l’impiego, anche se in misura minore, della percussione diretta con percussore organico che genera labbri più pronunciati e profili ventrali dei talloni convessi.