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Capitolo 4. Analisi tecno-tipologica delle UUSS 13 a beta, 250 e 308 esaminate ne

4.1. Metodologia di studio

Lo studio tecno-economico e tipologico delle UUSS 13 a beta, 250 e 308 ha avuto inizio con il reperimento dei materiali: una parte di questi si trovava presso l’Università degli Studi di Ferrara, mentre un’altra parte era collocata presso il Museo Civico di Storia Naturale di Verona. Con gli appositi permessi, quest’ultima è stata recuperata e trasportata presso l’Università di Ferrara.

Sono da segnalare alcune problematiche riscontrate durante il confronto tra diari di scavo, schede di US e diciture di cartellini e sacchetti contenenti il materiale da analizzare. Per quanto riguarda l’US 13 a beta, vi sono alcuni quadrati e riquadri (54, 55, 72/1, 73/1, 4, 7) che, da quanto riportato nei diari di scavo, risultano indagati, ma per i quali non è stato rinvenuto alcun sacchetto con il materiale corrispondente; lo stesso discorso vale per i QQ. 70/7 e 71/5 dell’US 250 e per il Q. 83 dell’US 308; vi sono, pertanto, delle lacune. Si può ipotizzare che si tratti di parte di quei materiali che, conservati in sacchetti di carta, sono andati soggetti a degrado nei magazzini del Museo di Verona. Da tenere in considerazione, inoltre, è la presenza di probabili errori di trascrizione o di indicazione dei numeri di quadrato e riquadro. Vi sono, infatti, materiali attribuiti ai QQ. 43/9, 52/9, 53/3, 4, 85/4, 8, 9 dell’US 13 a beta e al Q. 72/1 dell’US 308 che non sono coerenti con quanto riportato su diari di scavo e schede di unità stratigrafica, né con le planimetrie di riferimento, poiché si collocano oltre i limiti delle UUSS. I materiali appartenenti a questi quadrati sono stati ugualmente analizzati come appartenenti alle UUSS cui sono stati riferiti.

Successivamente, il materiale è stato lavato e diviso in base alla materia prima di appartenenza. In particolare, per questo progetto di studio, sono stati analizzati i litotipi della Formazione della Maiolica o Biancone che, da precedenti studi, risulta la più sfruttata a Riparo Tagliente (82%), mentre le altre materie prime (Scaglia Variegata, Scaglia Rossa, Calcarii Oolitici) sono state oggetto di studio di un progetto parallelo effettuato da L. Falceri (FALCERI, 2013).

Capitolo 4. Analisi tecno-tipologica delle UUSS 13 a beta, 250 e 308 esaminate nei litotipi della Maiolica

Il litotipo della Formazione della Maiolica o Biancone è stato suddiviso in quattro sotto- litotipi, denominati B1, B2, B2-B4 e B4, sulla base degli studi effettuati da S. Bertola (BERTOLA, 2001; BERTOLA e CUSINATO, 2005).

La selce tipo B1 risale al Titoniano – Valanginiano medio e assume una colorazione che va dal rosa pallido al bruno-rossastro e bruno-giallastro; è una selce piuttosto pura e omogenea, di ottima qualità; la selce tipo B2, B2/B4, B4, risalente al Valanginiano superiore – Aptiano medio, ha una colorazione che va dal grigio chiaro, bruno o rosato al grigio molto scuro con sfumature anche all’interno dello stesso nodulo; la qualità è elevata.

L’approvvigionamento di tali materie prime avveniva nelle vicinanze del riparo entro un raggio massimo di 15 km. A poche decine di metri dal sito, inoltre, scorre il Progno della Valpantena nel quale sono presenti ciottoli di selce riferibili anche alla Formazione sopra descritta. Ancora, vari affioramenti si trovano sulle pareti dei versanti o sull’altopiano sommitale. I conoidi detritici alla base dei due versanti della Valpantena includevano blocchi di selce caduti dalle pareti rocciose selcifere situate a quote più elevate; inoltre, sul versante opposto a quello del riparo, il Biancone affiora pochi metri sopra il fondovalle. Proseguendo nell’analisi del materiale, si è passati alla suddivisione secondo le seguenti categorie:

 elementi determinabili;  elementi bruciati;

 scarti di lunghezza superiore al centimetro: pezzi indeterminabili, non orientabili;  scarti di lunghezza inferiore al centimetro;

 lamelle riflesse e non, con lunghezza compresa tra uno e due centimetri;  schegge riflesse e non, con lunghezza tra uno e due centimetri;

 schegge kombewa con lunghezza compresa tra uno e due centimetri.

Gli scarti e le schegge/lamelle con lunghezza compresa tra uno e due centimetri sono stati solamente conteggiati. Lo stesso approccio è stato impiegato per i pezzi bruciati, compresi ritoccati (n.13 nell’US 13 a beta e n.56 nell’US 250) e nuclei (n.2 nell’US 13 a beta e n.4 nell’US 250), poiché non è stato possibile individuarne la materia prima a causa delle forti alterazioni derivate dal contatto con il fuoco.

Gli elementi determinabili, poi, già suddivisi per materia prima, sono stati classificati all’interno delle diverse fasi della catena operativa: inizializzazione, gestione, produzione, “altro”, indeterminato, abbandono e trasformazione secondo lo schema proposto nella tabella sottostante (Tabella 2). Le caratteristiche di tali fasi saranno approfondite nel paragrafo successivo.

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fase elemento della catena operativa

inizializzazione

calotta, scheggia di apertura, lama di apertura, scheggia corticata generica, scheggia semi-corticata, lama semi-corticata, lama semi- corticata su spigolo, spigolo naturale, lama a cresta, lama a cresta

unilaterale, lama a cresta parziale

produzione sotto-cresta, lama/lamella, lamella/scheggia

gestione

scheggia debordante, scheggia debordante corticata, lama di fianco, lama di fianco corticata, lama di cintrage su spigolo, neo-cresta su spigolo, neo-cresta di fianco, tablette, scheggia di ravvivamento del

piano di percussione, scheggia di carenatura, scheggia di mantenimento della superficie di scheggiatura, scheggia di

mantenimento della superficie di scheggiatura da piano di percussione opposto, lama di mantenimento della superficie di

scheggiatura, lama di mantenimento e fianco, lama di riorientamento (sez. triangolare), lama/scheggia di riorientamento

distale, lama/scheggia di riorientamento

altro scheggia > 30 mm, scheggia riflessa, scheggia kombewa, ritaglio di bulino

indeterminato scheggia indeterminata,

indeterminato

abbandono nuclei

trasformazione supporti provenienti dalle diverse fasi precedenti selezionati e trasformati con il ritocco

Tabella 2. Elenco degli elementi della catena ope rativa appartenenti a ogni fase

Ogni elemento determinabile è stato, poi, siglato riportandovi il nome del sito, l’unità stratigrafica di appartenenza, la localizzazione (quadrato e riquadro) e, infine, il numero

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identificativo. A questo procedimento è seguita la creazione di un database in Microsoft Access composto da due tabelle non relazionali: una utilizzata per l’inserimento dei prodotti e sotto-prodotti della scheggiatura, compresi gli elementi ritoccati, l’altra impiegata esclusivamente per i nuclei.

All’interno della tabella dedicata ai supporti sono stai inseriti alcuni parametri per l’analisi tecnologica:

 integrità;

 dimensioni: lunghezza, larghezza, spessore, espresse in millimetri;  materia prima;

 natura del supporto: arnione, arnione fluitato, blocchetto, blocchetto fluitato, ciottolo, scheggia, indeterminato;

 tipo di cortice: calcareo, frattura naturale, frattura patinata, misto, da ciottolo, indeterminato;

 posizione del cortice;  percentuale di cortice;

 elemento della catena operativa (cfr. supra);

 fase: inizializzazione, produzione, gestione, altro, indeterminabile;  orientamento degli stacchi, individuati sulla faccia dorsale;

 morfologia distale: riflessa, sorpassata, indeterminabile;  sezione e sagoma;

 profilo del pezzo;

 tallone: naturale, liscio, liscio < 2 mm, diedro, faccettato, liscio/faccettato, lineare, puntiforme, rotto, diverso, indeterminabile;

 profilo ventrale del tallone: debolmente convesso, convesso, convesso con punto di impatto evidente, convesso con più punti di impatto, concavo, irregolare, indeterminabile;

 angolo tra piano di percussione e faccia dorsale: < 90°, 90°, > 90°, indeterminabile;  labbro: assente, lieve, pronunciato, indeterminato;

 caratteristiche del punto di impatto: assente, abrasione della cornice, labbro, esquillement du bulbe, indeterminabile;

 influenza esterna: assente, bruciato, presenza di patina leggera o patina profonda, pseudo-ritocchi, ritocchi d’uso? (pezzi da rimandare ad un’analisi tracceologica), concassage;

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53 I pezzi ritoccati (elementi che hanno subito una fase di trasformazione tramite il ritocco) sono stati studiati, oltre che dal punto di vista tecnologico secondo le voci sopra elencate, anche da quello tipologico determinandone la famiglia di appartenenza, il gruppo, il tipo primario (LAPLACE, 1964) e, successivamente, descrivendo il ritocco principale e, quando presente, complementare.

La tabella relativa ai soli nuclei, invece, contiene i dati riguardanti gli obiettivi del débitage, le caratteristiche del piano di percussione e della superficie di scheggiatura, la presenza o meno di precedenti fasi di sfruttamento prima dell’abbandono, la tipologia delle tracce di percussione e le motivazioni che hanno portato all’abbandono.

Una volta inseriti gli elementi all’interno delle tabelle sono state effettuate differenti Queries per analizzare le informazioni raccolte e, infine, sono stati riportati i dati all’interno di una cartella di lavoro di Microsoft Excel per procedere alle elaborazioni grafiche.

Inoltre, è stata effettuata la ricerca di raccordi e rimontaggi e sono stati resi graficamente e tramite fotografia alcuni elementi ritoccati oltre ai nuclei più esemplificativi (vedi Appendici 1a e 1b).