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Capitolo 6. Considerazioni conclusive

6.2. Risultati dell’analisi spaziale relativa all’area interna al riparo

La distribuzione spaziale è stata effettuata per i litotipi della Maiolica su un totale di undici unità stratigrafiche relative all’area interna al riparo, tra cui anche i tre livelli studiati in questo lavoro dal punto di vista tecno-tipologico. Le undici unità, distribuite all’interno delle quattro fasi di occupazione riferite all’Epigravettiano recente riconosciute per questa zona (Tavola II), sono organizzate secondo lo schema seguente:

 Fase I: UUSS 13 a beta = 303 = 307, 250, 302, 304 (Tavola III);  Fase II: UUSS 13 a beta = 303 = 307, 301 (Tavola XXIV);  Fase III: UUSS 13 a alfa, 300 = 369 (Tavola XXXV);  Fase IV: UUSS 13 a alfa, 13 a, 299, 308, 367 (Tavola LIII).

I due suoli d’abitato 13 a alfa e 13 a beta sono coinvolti entrambi all’interno di due fasi. Ai fini della distribuzione spaziale si è deciso, dunque, di distribuirli separatamente per quanto riguarda l’analisi sincronica delle singole fasi per rendere il dato più affidabile; non è stato possibile, infatti, separare il materiale in due parti per ciascuna poiché l’attribuzione alle fasi di occupazione è stata fatta a posteriori e il materiale, data l’elevata quantità, non è stato quotato. In un secondo momento, invece, per effettuare l’analisi diacronica e poter confrontare i diversi momenti di occupazione, si è deciso di costituire due macro-fasi unendo la Fase I alla Fase II e la Fase III alla IV in modo da poter incorporare le due UUSS che erano state separate.

Per meglio comprendere, poi, l’inquadramento cronologico delle fasi abitative, sono state effettuate delle datazioni al radiocarbonio su quattro delle undici unità analizzate. In particolare, l’US 13 a beta ha fornito la data più antica, superiore a 45.000 anni dal presente, confermando la stretta vicinanza di tale livello al deposito musteriano e avvalorando l’ipotesi che vi siano stati rimaneggiamenti operati in antico da parte dei gruppi epigravettiani; l’US 300 ha fornito una datazione di 17.160 - 16.555 anni BP cal., mentre

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137 16.438 - 15.941 anni BP calibrati. Questi livelli si inseriscono perfettamente all’interno della fase antica dell’Epigravettiano recente confermando una frequentazione del sito continua e protratta nel tempo e avvalorando la suddivisione nelle quattro fasi di occupazione effettuata confrontando tutta la documentazione di scavo dagli anni Settanta del Novecento ad oggi.

Entrando nel merito dell’analisi spaziale è possibile notare delle tendenze che, in alcuni casi, sono comuni alle quattro fasi analizzate, e in altri, invece, si discostano leggermente:

 a cominciare dagli elementi del débitage (fasi di inizializzazione, gestione e produzione), essi si dispongono con ammassi più consistenti di materiale a ridosso della parete rocciosa e nei punti in cui i livelli presentano uno spessore maggiore; inoltre, risulta particolare l’organizzazione del débitage dell’US 13 a alfa che sembra formare un semicerchio attorno ai limiti dell’US 13 a. Queste disposizioni derivano presumibilmente da operazioni di smaltimento aventi lo scopo di liberare la zona in cui la frequentazione era più intensa;

 inoltrandoci nel particolare delle diverse fasi della catena operativa, l’inizializzazione e la gestione, generalmente, si dispongono in maniera omogenea su tutta la superficie occupata nelle diverse fasi, anche se gli elementi di gestione, in termini quantitativi, calano molto al passaggio dalle prime due fasi alla III e IV, lasciando più spazio alla produzione;

 quest’ultima fase, caratterizzata dall’ottenimento di prodotti di forma allungata (lame/lamelle), risulta strettamente correlata allo sfruttamento dell’area intorno ai focolari presentando una distribuzione preferenziale intorno al perimetro di queste strutture nelle Fasi I, II e IV (US 250 nelle Fasi I-II e focolare US 13 a nella Fase IV), legata all’utilizzo dei supporti grezzi per lo svolgimento di attività di sussistenza; nella Fase III, poi, in cui non sono state individuate strutture di focolare, probabilmente posizionate in un altro punto del riparo, la produzione sembra concentrarsi nei pressi dell’aggetto;

 un’ulteriore categoria che mostra una stretta relazione alle strutture di focolare è, all’interno dei ritoccati, quella dei dorsi, che tendono a disporsi all’interno o nelle immediate vicinanze delle principali strutture di combustione (US 250 nelle Fasi I e II, focolare US 13 a nella Fase IV); tale fenomeno è riconducibile probabilmente all’esecuzione di attività di sostituzione di armature danneggiate durante l’utilizzo, effettuate proprio intorno ai focolari. Eccezione a questa tendenza risulta il secondo focolare pertinente alla Fase IV, denominato US 308, all’interno del quale

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prevalgono gli strumenti, ma è da ricordare che esso è stato indagato solo parzialmente, poiché si trova lungo il limite settentrionale dello scavo;

 l’altra categoria di ritoccati, gli strumenti, invece, occupa in modo abbastanza omogeneo le superfici delle diverse fasi; nella Fase III, si nota, comunque, una prevalente organizzazione di questi elementi nei pressi del limite di scavo, nella zona in cui vi sono accumuli di cenere e di selce non ancora analizzati per questa fase;  per quanto riguarda gli elementi bruciati, nelle Fasi I e II essi si collocano

prevalentemente all’interno del focolare (US 250) e, invece, nelle Fasi III e IV si dispongono principalmente nei pressi dell’aggetto, risultato dello svuotamento di strutture di combustione evidenziato anche dalla presenza di accumuli di ceneri; sul resto della superficie, d’altra parte, essi sono distribuiti in maniera omogenea, anche se bisogna considerare che in questo caso il dato risulta parziale poiché mancano i conteggi dei bruciati pertinenti all’US 13 a alfa;

 proseguendo con l’analisi degli scarti di dimensioni superiori e inferiori al centimetro, essi non sembrano mostrare una particolare organizzazione, ma risultano riprendere l’andamento degli elementi del débitage, testimoniando l’intensa attività di scheggiatura che doveva svolgersi all’interno del riparo, oltre alla volontà di liberare lo spazio funzionale accumulando gli elementi in eccesso a ridosso della parete rocciosa; anche in questo caso, tuttavia, manca il dato per le UUSS 13 a alfa, 367 e 369;

 passando, poi, alla fase di abbandono, costituita dai residui finali dello sfruttamento dei supporti di selce, ossia i nuclei, anche in questo caso non si nota una organizzazione preferenziale, ma sembra esservi la tendenza di questi a seguire la disposizione del débitage e ad aumentare o diminuire, in quantità, in relazione ad esso;

 infine, si è deciso di effettuare la distribuzione spaziale degli elementi musteriani, i quali sono nettamente prevalenti all’interno delle prime due fasi, in relazione con la stretta vicinanza stratigrafica alla serie più antica; in generale, si nota una leggera prevalenza di tali elementi in direzione dell’aggetto, ma risulta difficile dare una interpretazione appropriata a questo fenomeno legato, probabilmente, a ripetuti episodi di rimaneggiamento.