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2.6 Il metodo dei rating interni, IRB

2.6.1 Caratteristiche del metodo sui rating interni

Gli elementi che caratterizzato il modello IRB sono fondamentalmente tre, e sono: - le classi di attività (“portafogli”);

- i parametri di rischio; - i criteri minimi.

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Figura 2.3- Il metodo IRB: rappresentazione grafica

Tratto da ““Il metodo dei rating interni. Basilea 2 e il rischio di credito: le nuove regole e la loro attuazione in Italia”. F. Cannata (2009).

Per quanto riguarda le classi di attività, esse sono state previste partendo dal presupposto che all’interno di un portafoglio crediti vi siano delle differenze nella distribuzione delle perdite relativamente ai crediti stessi e per tale motivo sono stati individuati diversi “portafogli” di esposizioni a seconda della tipologia della controparte. Ovviamente, ad ogni classe corrispondono particolari e specifici criteri e regole di calcolo.

L’articolazione in classi diverse è simile a quella del modello standardizzato, qui, però, le singole categorie sono più articolate per soddisfare le esigenze delle banche più sofisticate alle quali è destinata tale metodologia.

Classi di attività Sistema di rating PD LGD EaD M Criteri minimi Funzione di ponderazione Ponderazioni e requisiti

65 Come già ho avuto modo di accennare, i parametri di rischio necessari per stimare il rischio di credito mediante un sistema di rating interno sono quattro:

1- la probabilità di default (Probability of Default, PD);

2- il tasso di perdita in caso di default (Loss Given Default, LGD); 3- l’esposizione al momento del default (Exposure at Default, EAD); 4- la scadenza (Maturity, M).

La stima della probabilità di default, del tasso di perdita in caso di default e dell’esposizione al momento del default devono essere effettuate, ovviamente, sulla base di una definizione comune di default.

La probabilità di default (PD) è il parametro fondamentale del metodo IRB, essendo l’unico fattore che deve essere stimato in tutte e due le versioni del modello (base e avanzato). La PD è una stima statistica della probabilità che la singola controparte debitrice possa andare in default nell’arco di un anno.

La PD della singola classe di debitori raggruppati in base al profilo di rischio (classi di rating) viene usata per determinare il requisito di capitale. La Probabilità di Default, quindi, è fondamentalmente il valore medio dei valori attribuiti ad ogni specifica classe.

Il tasso di perdita in caso di default (LGD) rappresenta in percentuale la parte che l’operatore ritiene di non poter più recuperate sul singolo debitore nel caso in cui diventi insolvente. Esso dipende da elementi diversi, quali la natura del credito, il grado di privilegio (seniority), le garanzie accessorie, le caratteristiche del debitore, come il settore economico e l’area geografica di appartenenza.

L’esposizione al momento del default (EAD) è il “reale valore a rischio” dell’esposizione, ovvero è l’ammontare del prestito realmente soggetto al rischio di credito al verificarsi del default della controparte.

Se l’operatore deve valutare degli elementi fuori bilancio, come le garanzie e gli impegni, l’esposizione al verificarsi del default deve essere determinata convertendo l’importo in un “equivalente creditizio”. L’equivalente si determina moltiplicando il valore dell’attività fuori bilancio per un opportuno fattore di conversione (Credit Conversion Factor, CCF ).

66 Così come avviene per tutti i parametri ad esclusione della probabilità di insolvenza, il valore del CCF è prefissato dalle autorità per le banche che applicano il metodo di base, mentre deve essere stimato internamente da quelle che applicano il metodo avanzato.

Infine, abbiamo come parametro di rischio la scadenza (Maturity - M). Questo parametro è uno dei più importanti e ad esso sono le stesse banche a riconoscere la sua importanza anche in diverse fasi operative, come nella determinazione delle politiche di pricing.

La disciplina prevedere, per le banche che applicano il metodo di base, una scadenza unica per tutte le esposizioni pari a 2,5 anni, riconoscendo alle autorità nazionali la possibilità di richiedere agli intermediari la stima della scadenza, nel metodo avanzato, invece, gli intermediari devono incorporare la durata a scadenza all’interno dei vari coefficienti di ponderazione.

La disciplina, inoltre, prevede delle regole specifiche al fine di determinare i parametri di rischio per i crediti al dettaglio. Le banche, infatti, dovranno dividere il portafoglio retail in diversi segmenti costituiti da crediti simili per rischi e caratteristiche commerciali e per tali segmenti stimare i parametri di rischio necessari per la determinazione dei requisiti patrimoniali. Pertanto, per il portafoglio retail si prevede un approccio per pool, mentre per le esposizioni verso soggetti corporate si prevede un approccio per controparte.

La terza caratteristica del metodo IRB sono i criteri minimi, ossia degli specifici criteri, sia qualitativi che quantitativi, determinati dalle autorità di vigilanza che devono essere necessariamente rispettati dalle banche per ottenere l’autorizzazione all’utilizzo dei metodi IRB per il calcolo dei requisiti di capitale. Tali criteri sono definiti dalle autorità facendo riferimento alle migliori pratiche poste in essere dalle banche internazionali e sono previsti per assicurare che le stime prodotte e i sistemi aziendali siano affidabili.71

71

BCBS (Basel Committee on Banking Supervision) (2006), International Convergence of Capital

67 Tra i criteri quantitativi assumono fondamentale importanza quelli relativi alle modalità di stima dei parametri di rischio, mentre tra quelli organizzativi, merita attenzione la previsione esplicita dell’indipendenza della struttura preposta ad assegnare il rating da quella che possa trarne beneficio all’interno della banca e, soprattutto, la previsione che necessariamente il sistema IRB sia utilizzato correntemente nella gestione aziendale e non solo per il calcolo del requisito patrimoniale a fini prudenziali. Tale ultimo principio è lo use test e si basa sulla consapevolezza che solo un sistema di misurazione dei rischi utilizzato all’interno dell’azienda anche per fini gestionali possa fornire alle autorità e all’intero sistema sufficienti garanzie in termini di affidabilità. Il sistema di rating, dunque deve essere parte integrante del sistema di determinazione e gestione del rischio di credito, in questo modo vi dovrà essere coerenza tra le valutazioni del rischio effettuate per fini interni e quelle per fini prudenziali.

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