• Non ci sono risultati.

La Carta della Comunicazione Ambientale

2.5 Metodologia per la Comunicazione Ambientale

2.5.4 La Carta della Comunicazione Ambientale

Tamburini et al. (2000) hanno proposto una carta della Comunicazione Ambientale, basata sulle premesse di novità del quadro politico istituzionale illustrate nel precedente capitolo. In tale carta vengono individuati 13 passaggi da un tipo di comunicazione convenzionale alla comunicazione ambientale come deve essere intesa nei processi di pianificazione strategica e di Agenda 21. Il passaggio da una comunicazione incentrata sull’ambiente in pericolo (a volte amplificato, altre minimizzato) ad una comunicazione “per la sostenibilità”, pensata e praticata come elemento co-essenziale della soluzione del problema, presuppone le seguenti transizioni:

− da una comunicazione programmata a priori dagli addetti ai lavori alla periodica analisi dei bisogni informativi emergenti, ad un costante e preventivo monitoraggio delle “percezioni”, dei “comportamenti” delle “motivazioni” verso l’ambiente, alla costante verifica (auditing) della efficacia delle azioni intraprese e degli strumenti utilizzati quali presupposti metodologici di base per strategie e piani di comunicazione;

− dall’informazione unidirezionale “a una via” alla comunicazione “a due vie”, articolata in un processo dinamico di ascolto – comunicazione – interazione di tipo retroattivo (feedback), con un rapporto di co-determinazione tra gli attori che vi prendono parte;

− dall’episodicità, emergenza, casualità, rincorsa ai problemi, a una comunicazione continua e preventiva, ad una pianificazione integrata della comunicazione che segue tutte le fasi dei processi decisionali (prima, durante, dopo);

− da un’informazione volta a sensibilizzare, che dà consigli, per il cambiamento degli atteggiamenti, al coinvolgimento diretto, alla motivazione e alla co- responsabilizazione per la partecipazione attiva dei vari attori rispetto ai problemi, alle opportunità, ai rischi e alle responsabilità di ciascuno relative a progetti di pubblico interesse sul territorio; alla promozione dell’approccio negoziale per l’elaborazione e la condivisione di obiettivi comuni tra i diversi “portatori di interesse” (stakeholders);

− dalla approssimazione alla credibilità e attendibilità delle fonti, alla disponibilità di dati e di informazioni sull’ambiente che siano comprensibili a tutti, aggiornati, confrontabili (nello spazio e nel tempo), verificabili e rilevanti, secondo standard riconosciuti a livello regionale, nazionale e internazionale.

− dalla comunicazione monotematica (es. rifiuti) alla comunicazione integrata e trasversale, orientata a descrivere la complessità dei temi interdisciplinari e intersettoriali e a evidenziare le implicazioni di tutti gli aspetti ambientali, sociali, economici.

− dalla lettura ed esposizione semplificata dei problemi alla considerazione- descrizione delle cause e degli effetti (che raramente sono semplici e lineari bensì complessi e ricorsivi), all’intreccio di implicazioni ambientali, sociali, economiche a breve, medio e lungo termine, alle possibili soluzioni tecnologiche, economiche, normative, gestionali, sociali, culturali;

− dall’enfatizzazione di pericoli e disastri ambientali alla proposizione di modelli di “buone pratiche” realizzate e in corso, evidenziandone le ricadute economiche, ambientali e sociali, l’accettabilità e il coinvolgimento dei diversi attori coinvolti e la desiderabilità dei cambiamenti verso la sostenibilità;

− da comunicazioni ad attori ristretti e consolidati a comunicazioni ad attori diversificati e nuovi, al fine di promuovere una più ampia partecipazione nelle fasi di progettualità e attuazione, con riguardo anche a settori sociali ritenuti di scarso “peso” nelle decisioni, come marginali, deboli, anziani e nuove generazioni (bambini, giovani);

− dalla semplificazione e riduzione dei codici comunicativi, all’adozione di una pluralità di linguaggi da utilizzare in modo appropriato a seconda dei contesti e

degli attori coinvolti: messaggi “al cuore, alla testa, all’occhio”, mix di linguaggi dedicati – tecnico-statistico, divulgativo-informativo, emozionale, estetico- artistico, di rendicontazione, improntati a conciliare “rigore scientifico e immaginazione”;

− dall’ancora prevalente utilizzo dei tradizionali strumenti di comunicazione informativi mono-direzionali all’implementazione di strumenti interattivi, multimediali (iper-testi cd-rom, mailing list, Internet – web e video conference, ecc.) e partecipativi (forum, workshop, focus group, momenti informali- conviviali, ecc.) tenedo presente la necessità di un mix bilanciato e combinato di new media interattivi e di contatti “viso a viso”;

− dal consumo passivo delle nuove tecnologie informative, al loro orientamento e utilizzo per implementare il lavoro in rete, per garantire l’accesso in tempo reale alle informazioni sull’ambiente, per ampliare gli spazi di decisione, come occasione per praticare effettivamente il pensare globalmente e l’agire localmente; − dall’utilizzo di strumenti di comunicazione ad alto impatto ambientale (spreco di carta, inflazione di messaggi) alla promozione di strumenti di comunicazione più sostenibili che utilizzino in modo appropriato, efficace e oculato le risorse materiali e immateriali.

2.5.4.1 IL CRUSCOTTO DELLA SOSTENIBILITÀ DEL JRC

Il “Dashboard of Sustainability” è un software che mostra al pubblico come misurare lo sviluppo sostenibile. Lo strumento, sviluppato da un Gruppo di Esperti internazionali di indicatori, facenti capo al Joint Research Center di Ispra è stato concepito per aiutare i decisori politici, i cittadini e i mass media, a “vedere” lo sviluppo sostenibile e i passi compiuti dai paesi nella sua direzione o in quella contraria. Disegnato come il cruscotto di un veicolo (dashboard), esso consente di visualizzare e valutare le prestazioni ambientali, sociali, economiche e istituzionali di oltre 200 paesi, attraverso l’utilizzo di un set di indicatori differenti (nello specifico il set di Indicatori delle Nazioni Unite (CSD): 19 sociali, 20 ambientali, 14 economici e 8 istituzionali).

L’obiettivo è quello di garantire un’informazione sui temi complessi della sostenibilità e delle interrelazioni tra i suoi vari aspetti in un format leggibile sia dai decisori che da altri soggetti che necessitino, per il loro lavoro, di poter integrare temi più prettamente tecnici con il contesto politico di cui non sono esperti.

Caratteristica principale è l’adattabilità del software: i clusters possono essere modificati in relazione alle specifiche esigenze informative del destinatario finale, senza alterare il funzionamento dello strumento. L’ultima versione, chiamata “RioJo”, presentata al Summit Mondiale di Johannesburg dell’agosto 2002, mostra un confronto tra la situazione del pianeta al periodo del Summit di Rio e quella attuale. Tale strumento è reso disponibile nelle principali lingue dell’UE ed è scaricabile dal sito web dell’Istituto.

Economia Assistenza Sociale Ambiente

IPP

Valutazione: molto buona buona ok media cattiva molto cattiva crisi 20% 45% 35%

Figura 33 Il Dashboard presenta un insieme di indicatori in una "torta" semplice basata su tre principi: a) la dimensione di un settore circolare riflette l'importanza relativa dell'argomento descritto dall'indicatore; b) un codice colorato segnala le prestazioni rispetto ad altri: i settori verdi "buoni", rossi vogliono dire "cattivi”; c) il cerchio centrale (PPI, Policy Performance Index) riassume i valori e attribuisce lo stato finale delle cose a “buone” o “cattive” politiche.

2.5.5 INTERAZIONE TRA PROCESSI DI AGENDA 21 E