RISERVA NATURALE REGIONALE DI MONTE GENZANA-ALTO GIZIO
2.2 METODOLOGIE DI ANALIS
2.2.1 I rilievi di campagna
2.2.2.2 La cartografia prodotta, carte di distribuzione del tasso, le analisi geostatistiche
Ciascun piano consegnato alla Comunità Europea è stato corredato di una cartografia specifica messa poi tra gli allegati. A seguito delle analisi dei dati di campagna, tramite le elaborazioni GIS, è stato possibile redigere una carta della distribuzione del tasso derivante dai punti rilevati con il GPS.
In questa cartografia non sono stati però considerati semplicemente i punti rilevati al suolo, ma si è preferito assimilarli a delle celle quadrate di circa 400 metri quadri che sottintendono l’area virtuale all’interno della quale per ciascun punto si è svolto il censimento.
Secondo questo schema dunque abbiamo attribuito ai quadrati una colorazione differente in base al valore che essi rappresentavano. La popolazione di tasso è stata suddivisa in due classi a seconda che i valori di area basimetrica risultassero abbondanti o scarsi, a questi due valori si riferiscono differenti tonalità di colore indicanti la densità.
Seguendo dunque questa classificazione sono state prodotte: - la carta del numero di fusti
- la carta dell’area basimetrica
- la carta della rinnovazione (suddivisa però secondo le quattro classi) - la carta delle azioni
In quest’ultimo allegato è stato riportato con una linea il confine delimitante le aree in cui è presente il tasso e all’interno delle quali si segnalavano gli interventi selvicolturali previsti dalle azioni del Progetto LIFE. Tale delimitazione è servita anche a conteggiare, tramite il GIS, gli ettari su cui ciascuna popolazione si sviluppa.
Sempre in quest’allegato sono state riportate le aree di saggio georeferenziate con la loro ubicazione ed il numero progressivo. Inoltre, ove possibile, si è sovrapposto il particellare dei piani di assestamento al fine di dare le indicazioni selvicolturali corrispondenti il più possibile con la gestione forestale pregressa. Per le aree che vi ricadevano, con una colorazione sfumata, si sono inoltre indicati i confini dei SIC e ZPS. Quando si è ritenuto necessario si sono scorporate e delimitate delle aree definite “di non intervento” che, sebbene ricedessero all’interno del perimetro della popolazione censita, per alcune peculiarità erano meritorie di rimanere al di fuori degli interventi selvicolturali previsti. Tali zone oltre ad essere delimitate su mappa sono state anche colorate con un bandeggio che ne rendesse più facile l’individuazione. Le zone in questione sono state marcate utilizzando dei confini fisiografici come margini altitudinali e le curve di livello come altitudinali.
Le analisi geostatiche sono state sviluppate seguendo due approcci:
1) analisi della distribuzione dei punti di presenza del tasso (Rowlingson et al., 1993; Bivand et al, 2000): tipo di distribuzione (z-test ) e distanza media tra i punti più vicini;
2) l’analisi della semivarianza (Cressie 1993) per quantificare la distribuzione spaziale dell’area basimetrica e dell’indice di rinnovazione per classi. Co-Kriging per analizzare le relazioni spaziali tra area basimetrica del tasso e processi rinnovativi. Sono stati sviluppati modelli di variogramma del tipo esponenziale, lineare e sferico per testare i cambiamenti della semivarianza con la distanza. Il modello sferico per ciascuna variabile è presentato in questo lavoro per conseguire una comparazione consistente.
I valori di Nugget, Sill e Range ed il coefficiente di determinazione (R2) del modello sferico sono stati calcolati e registrati (Cressie, 1993).
Osservando i grafici derivanti dall’analisi geostatistica, è necessario fornire delle spegazioni a riguardo della terminologia utilizzata in questo tipo di analisi.
Quando si analizza un variogramma i parametri fondamentali per comprendere l’andamento della curva rappresentativa dei rilievi di campo (Fig. 5), sono:
1- il RANGE, ovvero la distanza massima entro la quale si manifesta la correlazione spaziale (nel nostro caso ad esempio indica i metri entro i quali i nuclei
svolgono funzione inibente rispetto alla rinnovazione), oltre non vi sono più relazioni spiegabili con il modello;
2- il SILL, ovvero il valore massimo della semivarianza che può essere approssimato per eccesso al valore della varianza campionaria in casi di stazionarietà; 3- il NUGGET (= pepita), la parte non spiegata della semivarianza, è imputabile alla variabilità casuale (incertezza di misura e/o strumentale ecc.) e alla variabilità spaziale presente a distanze inferiori a quella di campionamento.
Figura 5. La funzione variogramma ed i suoi parametri da S. Colombo et al. / ISPRS Journal of Photogrammetry & Remote Sensing.
Nel caso delle analisi della covarianza è possibile che a seconda del tipo di campionamento effettuato derivino dei dati dall’andamento alquanto irregolare. Questo può portare a diversi tipi di variogrammi a seconda di come si comporta la variabile analizzata. Nel nostro caso di studio si tratta di una variabile discontina (cioè il tipo di aggregazione), (Fig. 6) che mostra un andamento specifico in cui l’origine è spostata rispetto all’asse delle Y a causa dell’errore detto “Nugget”. Questo perchè l’andamento della curva rispetto all’origine è direttamente collegato al grado di continuità intrinseco nella variabile analizzata (nel nostro caso difatti la dispersione nel territorio del tasso è discontinua).
Qualora tale errore sia coincidente con il “Sill” allora vuol dire che il modello utilizzato non è in grado di rappresentare in nessun modo la relazione presente tra i dati secondo la variabile richiesta. In questo caso quindi si ottiene un variogramma composto da un linea orizzontale il cui valore di ordinata è pari all’errore. In questo caso dunque si ottiene un “rumore bianco”, cioè una serie di dati privi di relazione fra loro (Fig. 6).
Variabile discontinua Rumore bianco
Figura 6. Centre de Géostatistique - Ecole des Mines de Paris, modificata.
I dati analizzati in questo lavoro presentano inoltre altre caratteristiche di espressione dei variogrammi. Difatti a seconda di come si distribuisce il campione oggetto di analisi è possibile ricondurre le curve ad una distribuzione, o meglio ad una risposta, che lega i dati fra loro di tipo “lungo” oppure “corto”. Questi modelli, nel caso dei dati esaminati all’interno del nostro studio, mostrano una risposta complessiva che scaturisce dalla somma dei due modelli e danno origine a popolazioni dalla “struttura embricata” (Fig. 7).
I punti di presenza di area basimetrica del tasso dunque mostrano tra loro nello spazio delle interazioni complesse di tipo “lunga distanza” e “corta distanza”, quindi ogni punto interagisce in maniera forte sia con quelli più prossimi come con gli altri più lontani.
Portata corta
+
Portata lunga
=