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Messa a dimora di nuove piantine di fruttifere

RISERVA NATURALE REGIONALE DI MONTE GENZANA-ALTO GIZIO

3. RISULTATI E DISCUSSIONE

3.6 AZIONI PROPOSTE

3.6.5 Messa a dimora di nuove piantine di fruttifere

L’azione prevede la piantagione di differenti specie con l'obiettivo di aumentare la diversità specifica della faggeta favorendo in tal modo l'espansione del tasso, e la concentrazione di risorse alimentari per l'Orso bruno. L’obiettivo è l’incentivazione e regolarizzazione dei sistemi ecotonali di mantello, lungo i confini esterni ed interni (radure e chiarie) della faggeta, che risultano, in questo tipo di habitat, molto degradati o del tutto assenti, non solo per l’azione competitiva del faggio, ma anche per quella legata al pascolo brado. Quest’ultimo, in particolare, ha agito in maniera differenziata anche sul bosco e sulle aree ad esso limitrofe, portando con il sovrapascolo in alcune aree, alla “ripulitura” di qualsiasi forma arbustiva, e con la sotto utilizzazione di altre, alla espansione del bosco con perdita di habitat differenziati come quelli del manetello. Si procederà quindi con interventi di piantagione di tasso, di specie arbustive e fruttifere autoctone. Il risultato atteso è il rafforzamento della faggeta con Taxus e Ilex, l'espansione delle popolazioni di Taxus baccata con nuclei ad alta densità, e il miglioramento dell'habitat per l'Orso marsicano.

Verrano inutilizzate piante appartenenti ai generi Pyrus, Malus, Sorbus, Rubus e Rhamnus con lo scopo di fornire un’integrazione alimentare per la fauna selvatica e

in particolare, per l’orso. In alcune aree, specialmente in prossimità di piccole radure naturali o delle buche create, si suggerisce di effettuare un intervento di diradamento leggermente più intenso, che asporti cioè un maggior quantitativo di legname, al fine di aumentare la luminosità al suolo in quanto di tratta di specie dal temperamento eliofilo. In questi contesti potranno essere impiantate le rosacee arboreee ed arbustive che produrranno i frutti utili alla nutrizione dell’orso e della fauna ornitica disseminatrice del tasso. Al contempo queste latifoglie modificheranno la composizione della lettiera, fatto che in letteratura sembrerebbe agevolare la naturale rinnovazione del tasso.

Anche in questo caso l’epoca di impianto dovrà essere autunnale.

Si prevede la messa a dimora di 500 piante fruttifere, in particolare Rosaceae, nella Riserva Naturale Zompo lo Schioppo.

Si prevede la messa a dimora di 250 piante fruttifere in particolare Rosaceae nella Riserva Naturale Monte Genzana Alto Gizio.

Si prevede la messa a dimora di 1500 piante fruttifere in particolare Rosaceae nel Parco Regionale dei Monti Simbruini. In questo sito le aree di intervento saranno le ampie praterie confinanti con l’habitat prioritario e le radure all’interno dello stesso nonché alcune aree interessate dagli interventi selvicolturali. Nelle praterie le piantine andranno protette con degli appositi shelter.

Infine si sperimenterà la possibilità di reintroduzione dell’abete bianco (Abies alba Mill.) che in alcuni tratti, come nei pressi della località Femmina Morta, si sta naturalizzando lungo i margini del bosco grazie ad alcuni impianti in cui era stato introdotto insieme all’abete rosso.

3.6.6 Selvaggioni

A fini di ricerca sarebbe anche da tentare l’impiego di selvaggioni. Da ultimi esperimenti effettuati con varie specie arboree usate per rimboschimenti, prelevando le piantine direttamente in bosco si sono ottenuti risultati alquanto incoraggianti. Dato che in molti punti vi è quasi un sovrappopolamento di piantine di tasso, si potrebbe tentare uno sfollo di questi nuclei prelevando delle piantine da destinare a una ridistribuzione delle stesse in aree limitrofe in cui la specie è assente. Chiaramente per

diminuire lo stress da trapianto è fondamentale che tali operazioni vengano effettuate nei periodi in cui vi è abbondanza di precipitazioni piovose (stagione autunnale); inoltre lo spostamento non dovrà superare i 100-200 metri lineari al fine di non creare turbe alla pianta che dovrà immediatamente ritrovare un habitat congeniale in prossimità del sito di prelievo. Tali operazioni dovranno essere effettuate in prima istanza con poche piante al fine di vedere la risposta a questo esperimento che, se funzionante, potrà essere esteso al resto del territorio nella successivo anno.

3.6.7 Recinzioni

Nel corso dei prossimi anni del progetto si dovrà principalmente porre attenzione alla realizzazione di adeguate opere di difesa dei nuclei di Taxus baccata L. presenti.

La presenza di giovani generazioni di tasso è messa in pericolo soprattutto dal pascolo bovino che tende a comprimere la rinnovazione naturale in uno stadio prostrato, con scarse possibilità di ulteriore crescita. L'azione di diffusione artificiale di materiale di propagazione di tasso si rende perciò necessaria per dare una concreta possibilità di diffusione e crescita di questa essenza all'interno della faggeta. La realizzazione di una adeguata chiudenda intorno ai nuclei di tasso risponde alla necessità di una efficace difesa delle piantine dal morso del bestiame.

Inoltre, a protezione dei nuclei di rinnovazione di tasso già esistenti si consiglia, inoltre, di effettuare delle micro-recinzioni su aree di 300-700 m2. Data la precedente esperienza condotta nel sito di Morino, il metodo di protezione estensivo non consente una sicura salvaguardia dell’area e risulta ampiamente vulnerabile; sarebbe auspicabile infatti effettuare delle recinzioni puntiformi solamente attorno ai nuclei che verranno individuati come aree di sviluppo e diffusione del Taxus baccata. Va, inoltre, rilevato che si è riscontrato come le recinzioni realizzate in passato siano risultate poco adatte a svolgere la mansione per cui erano state erette. Dovranno, quindi, essere evitati gli attraversamenti di opere quali le strade. Esse risultano difatti costantemente aperte dal transito di pastori e quant’altri circolano in quelle zone.

Si creeranno quindi dei piccoli recinti che consentiranno il transito di animali domestici e selvatici senza ostacolarne il movimento nell’area. In sostanza sono da utilizzare i canoni normalmente seguiti per i rimboschimenti in montagna in cui sono

creati e protetti solo dei micronuclei lasciando il resto della superficie transitabile. In questo modo si aumenta il grado di “difesa” del territorio. Infatti qualora dovesse venire rovinata la recinzione di un gruppo i rimanenti non ne verrebbero danneggiati come avviene invece ora. Vien da se che col tempo ed in assenza di grossi disturbi, quando questi collettivi avranno uno sviluppo ed un vigore sufficiente tenderanno naturalmente a rinsaldarsi tra loro dando origine ad un soprassuolo coetaneo a gruppi, ma disetaneiforme nel complesso.

Al fine di garantire il successo di tali operazioni si dovrà completamente cambiare tipo di recinzione. Per impedire che questa venga saltata dagli ungulati durante l’inverno, è importante che siano utilizzati dei pali che sporgano almeno 1.50 m fuori terra, meglio se più alti dato l’elevato innevamento che spesso colpisce l’area e che consente agli animali di saltare ancor più facilmente l’ostacolo. Nei casi in cui si incontrino tratti con scarso suolo che impediscono l’inserimento dei pali ad un’adeguata profondità, per evitare che vengano facilmente abbattuti, si possono utilizzare dei tondini in ferro che hanno una maggior penetrabilità nel terreno. Anche gli angoli della recinzione dovranno essere rinforzati adeguatamente per evitare che si verifichino dei cedimenti della struttura come talvolta riscontrato; non bisogna difatti dimenticare che tali opere dovranno resistere allo sfregamento dei bovini (ma anche dei selvatici) che spesso li utilizzano come “grattatoi”. Inoltre sarebbe auspicabile utilizzare 5 ordini di filo spinato al fine di aumentare il deterrente della barriera. Infine, per le singole piantine o per i nuclei composti da pochi individui si possono realizzare delle protezioni individuali sufficienti a garantire la lontananza dal morso; si possono quindi realizzare dei microrecinti, anche con rete a maglie zincate, o delle gabbie (tipo shelter) che aiutino la rinnovazione ad affermarsi in assenza di disturbo.