• Non ci sono risultati.

Casa Marzona a Verzegnis: un crocevia generazionale

La Carnia, la zona montana nordoccidentale del Friuli in cui è situata Verzegnis, è una regione di grande interesse paesaggistico e culturale. Terra di confine tra il mondo latino, quello germanico e quello slavo, ha una storia di molteplici dominazioni e contatti che hanno lasciato

In questi termini viene introdotta Verzegnis in relazione al contesto geografico nel quale è inserita. L’ambiente montano della Carnia è infatti caratterizzato da numerose valli che si dipartono dal fiume Tagliamento, le cui forme tradizionali di economia produttiva sono l’agricoltura e l’allevamento. Il turismo è lontano dalle presenze che si registrano nel vicino Cadore o in Alto Adige; le attività principali e gli scambi si concentrano in centri a fondo valle come Tolmezzo. Verzegnis si trova in realtà a soli cinquecento metri sul livello del mare, e la natura è caratterizzata dall’incontro tra una vegetazione collinare di latifoglie e le conifere che risalgono i vicinissimi declivi. I prati e gli alberi a ridosso degli edifici - come sottolineano gli architetti Carlini e Valle - sono il risultato del progressivo abbandono di precedenti coltivazioni, spesso situate dietro le case e trattate a terrazze, che ospitavano - in molti casi ospitano tuttora - alberi da frutto o piccoli orti. Il prato al centro di Villa, un’ansa verde che si insinua tra le case [fig.2], è il luogo dove Marzona ha promosso il progetto dell’Art Park e presenta proprio le caratteristiche appena menzionate. Più a nord invece la vegetazione ripropone gruppi irregolari di alberi da frutto che si alternano sul prato fino alle pendici di quelli che:

sembrano boschi e che in realtà sono ulteriori terrazzamenti riconquistati dalle conifere. Il prato è visibile da tutto il paese, è come il luogo centrale di esso, una sorta di common anglosassone spontaneamente cresciuto e ciò risalta ancora di più per la mancanza di una vera e propria piazza urbana.85

Nel 1976, Verzegnis fu infatti colpita da un terremoto che distrusse gran parte del Friuli. Il sisma e l’emigrazione - in gran parte causata dall’isolamento economico di quest’area - hanno lasciato una traccia molto visibile nelle vedute aeree del paese dalle quali si può facilmente constatare quanto la natura sia ricresciuta spontaneamente. Come viene riassunto efficacemente da Pietro Valle, in un testo apparso su Casabella nel 2003:

il paese si trova in una regione, la Carnia, (...) segnata dall’emigrazione, dal progressivo abbandono della popolazione e dalla frammentaria ricostruzione avvenuta dopo il terremoto del 1976. Anche Villa, frazione di Verzegnis, non sfugge a questo destino dei paesi montani e, con il

suo stato di semiabbandono, la presenza del non-finito degli edifici ricostruiti e dei terreni lasciati incolti, ha forse più affinità con un brano di città diffusa che con un idillio rurale. (...) Al centro dell’abitato si inserisce un cuneo verde che assume le connotazioni di vero e proprio spazio pubblico.86

In questo prato, senza delimitazioni né un percorso prestabilito per lasciare gli interventi artistici liberamente fruibili dai visitatori, Marzona ha collocato le opere che compongono il suo Art Park, le opere d’arte si configurano in questo modo secondo Valle come dei “frammenti tra altri frammenti che non cercano di ricucire uno spazio già compromesso”87. Si tratta di interventi che prevedono un’espansione tale che gli spazi dell’abitazione del collezionista non sono in grado di contenere, che hanno dunque dimensioni importanti ma non hanno a che vedere con il sistema di rimandi proprio del monumento. Non risulta inappropriato ricordare, a questo punto, quanto osserva la critica d’arte statunitense Rosalind E. Krauss nel suo celebre e breve testo che risale alla primavera del 1979 Sculpture in the Expanded Field (La scultura nel campo allargato). In quella sede, infatti, Krauss basa la sua analisi proprio sulle pratiche di alcuni tra gli artisti presenti nell’Art Park (Andre, LeWitt, Long, Nauman):

Se si pensa alle opere che si potevano vedere all’inizio degli anni Sessanta, sarebbe senza dubbio esatto dire che la scultura era entrata in una evidente terra di nessuno: era ciò che stava sopra o davanti a un edificio ma non era l’edificio stesso, o ciò che in un paesaggio non era il paesaggio.88

Krauss sottolinea quanto la scultura sia dunque diventata pura negatività, una combinazione di esclusioni: non-architettura e non-paesaggio. Da questo sistema di opposizioni verrebbe generato, stando all’interpretazione di Krauss, un campo allargato proprio del postmodernismo e delle istanze artistiche di questo periodo, recanti delle possibilità di strutture e linguaggi differenti che darebbero vita a “luoghi contrassegnati” - dalle segnature nell’ambiente prodotte da un’intenzione

artistica - ed a“strutture assiomatiche” - processi di individuazione delle proprietà assiomatiche dell’esperienza architettonica. Tornando all’Art Park di Verzegnis, le opere che potrebbero essere inserite sotto la definizione di “luoghi contrassegnati”, a causa delle tracce che lasciano disseminate nell’ambiente, sono quelle realizzate da Carl Andre, Robert Barry, Bernd Lohaus, Richard Long, Lawrence Weiner; mentre sotto la definizione di “strutture assiomatiche”, per la rielaborazione architettonica in esse contenuta, potrebbero essere classificati: il padiglione di vetro di Dan Graham, la scultura di cubi di Sol LeWitt, la piramide tronca di Bruce Nauman, le aste metalliche di Richard Nonas, il solido ligneo di Robert Grosvenor.

Al fine di un inquadramento della scelta dello scenario geografico per questi interventi, è abbastanza utile sollevare due quesiti: che relazioni ha Egidio Marzona, tedesco originario di Bielefeld, con Verzegnis? Perché decide di installare proprio qui - e permanentemente - parte della sua collezione?89 Le risposte, già brevemente anticipate all’inizio del primo capitolo, vanno rintracciate nella provenienza del ramo paterno della famiglia: il nonno del collezionista, Amedeo Marzona, nacque infatti nel 1873 proprio a Villa di Verzegnis. Emigrò in Westfalia con la moglie Libera per partecipare alla costruzione in veste di ingegnere idraulico al vecchio bacino di carenaggio di Henrichenburg, nell’odierno comprensorio di Waltrop. Da quel nonno carnico, Egidio Marzona erediterà la casa dove nacque anche il padre. Il primo viaggio a Verzegnis il collezionista lo fece nei tardi anni Cinquanta e, a partire dagli anni Sessanta in avanti, i contatti con l’Italia si fecero più frequenti e questo spinse fatalmente ad interessarsi anche all’arte italiana. Come ha sottolineato Harald Szeemann nel 1999, riflettendo su questa storia privata ma allo stesso tempo condivisa da molti carnici, in occasione della tavola rotonda90- organizzata per i primi dieci anni di vita del parco di sculture:

89 Thomas Kellein, Nonno, padre, figlio: da Verzegnis e ritorno. L’italianità di Egidio Marzona, in

Marzona Villa Manin. Una collezione d’arte, catalogo della mostra a Villa Manin di Passariano - Codroipo (Udine) 9 giugno 2001 - 26 agosto 2001, Hatje Cantz, 2001, p.141-143 ; poi riprese da Anna Marzona, ART PARK Verzegnis, Tipografia Andrea Moro, Tolmezzo 2006, pp. 29-35.

90 Hanno preso parte alla tavola rotonda - accanto ai nomi sono indicate le cariche ricoperte al

tempo così come indicate nel libro-: Sergio Lunazzi (Ingegnere, Sindaco di Verzegnis), Antonio Martini (Presidente del Consiglio Regionale, Regione Friuli-Venezia Giulia), Renzo Tondo (Assessore per lo Sviluppo della Montagna, Regione Friuli-Venezia Giulia), Ciro Spangaro

Qui si tratta della partenza, dell’emigrazione e del ritorno alle radici. Una mescolanza di sentimenti e persino di sentimentalità arricchisce queste radici con quello che si è imparato in una terra lontana e straniera, dove si è nati e cresciuti. In tal modo ci si riappropria della casa originaria e le radici acquistano un nuovo, essenziale significato.91

Marzona fa tesoro del ritorno alle radici e lo declina insieme al suo interesse per l’arte, inoltre, a partire dalla fine degli anni Ottanta, non si limita ad accumulare opere all’interno della sua casa. Oltre al prato che si trova al centro di Verzegnis, sono due le zone all’interno delle quali Marzona colloca opere d’arte: lo spiazzo antistante l’ingresso della sua casa, il giardino interno e la casa - questi ultimi due sono però fruibili solo su richiesta, a differenza delle opere nel prato. Nel paragrafo che segue vengono descritte proprio le opere presenti all’interno dell’abitazione del collezionista: si tratta di una descrizione non cronologica ma che ripropone il percorso all’interno della casa e le opere che vi si incontrano partendo dal piano terreno fino ad arrivare alla mansarda.92

Al piano terreno le due arcate sovrastanti le scale che conducono al piano superiore ospitano un intervento di Daniel Buren del 1992 [fig.3]: si tratta di Senza titolo (pittura murale cm. 300x220), composto da striscie giallo-bianche che ripropongono il tratto più riconoscibile dell’artista francese. Sulle scale si incontrano invece dieci pitture murali di Lothar Baumgarten dal titolo Milky Way del 1985 [fig. 4]. Le pareti della mansarda - ambiente indiviso ospitante il salotto e sala da pranzo ufficiale della casa -, ospitano le otto pitture murali (cm. 150x150 ciascuna) di Sol LeWitt, Senza titolo del 1991. Gli otto solidi sono realizzati con (Assessore alla Cultura, Comunità Montana della Carnia), Flavio Piva (Ingegnere, progettista del Piano Regolatore Generale Comunale di Verzegnis del 1997), Harald Szeeman (Critico d’arte e Direttore della Biennale di Venezia - Arti Visive), Paolo Minetti (Gallerista e critico d’arte), Gianni Pettena (Architetto e artista), Alberto Cecchetto (Architetto e urbanista), Riccardo Illy (Sindaco di Trieste), Mara Rumiz (Assessore alla cultura del Comune di Venezia), Marco De Michelis (Storico dell’architettura), Agnes Kohlmeyer (Curatrice di rassegne d’arte contemporanea), Luciano Fabro (Artista), Stefano Marchi (Artista e moderatore della tavola rotonda), Maria Campitelli (Critico d’arte e promotrice di mostre d’arte contemporanea), Antonio

linee nere che spiccano sull’intonaco bianco: tre sono disposti sulla parete in cui si trova il camino, cinque sulla parete lunga alternati tra le finestre [fig.5].

Nel 1996 viene realizzato da Richard Long un murale con fango Senza titolo (cm.150x500) [fig.6]. Quest’opera presenta una duplice relazione con l’esterno: da una parte un riferimento a Tagliamento River Stone Ring, realizzata nel prato centrale dall’artista nel medesimo anno, dall’altra una ulteriore riproposizione di un elemento naturale prelevato proprio dal vicino fiume Tagliamento. Le due opere sono inoltre in contatto visivo attraverso le finestre che dall’interno della casa del collezionista si affacciano sul prato dell’Art Park. Dal momento che la scelta della parete è stata effettuata da Long stesso, la relazione non è casuale ma ben studiata dall’artista. Questo è avvalorato dal similare rimando corrente nella Fattoria di Celle di Giuliano Gori a Santomato di Pistoia.93

Opera dimenticata dagli autori che si sono occupati di scrivere della collezione ospitata all’interno della casa di Marzona, è Vai Piano di Lorenzo Missoni [fig.7] del 1995. Vai Piano94 consiste nella sostituzione di alcuni nodi del pavimento di legno del salotto/soggiorno con altrettanti gusci di chiocciola che affiorano di poco dalla superficie del pavimento. Nell’estate del 2010, l’opera si presenta molto danneggiata: sono saltati alcuni gusci, lasciando quindi delle cavità vuote.