L A M O G LIE D I G I A N L U I G I F I E S C H I {continnasù ne ; ved. il fase. I della presente annata, p. 30 e sgg.)
In quei g io rn i i C ybo erano in s e ria preoccu pazion e p er le u ltim e vicen d e di G iu lio che, g itta to s i com e d is p e ra to a lle iparti avverse a ll’ im p e ro , aveva disegnato un nuovo m oto d i G e
nova. M a, a rrestato a P o n tre m o li e tra tto a M ila n o , d op o un processo la'boiioso, nel m aggio, l ’ avean m andato a l su p p lizio.
I l vescovo d i F o r lì a v v e rtiv a il D uca d i F ire n z e d ’ a v e r r i tra tto d a ll’ agen te d i Don F e r r a n te G on zaga clic i-icercavasi se il ca rd in a le C ybo fosse stato conscio dei disegn i del n ip o te p er con ficcargli lo Stato di Massa (1).
In q u eg li estrem i, a g ita ta d a lla paura, R ic c ia rd a 1 1 0 1 1 m o
strò cuor d i donna, non che di m adre, ma com e p erfid a e in u m a na creatu ra , p u r d i s a lv a re sè stessa e lo Stato, scrisse a C a rlo Λ una m em orab ile le tte ra , in cui chiedeva a C esare la v ita d el fig liu o lo , non g ià p er pietà che ne sentisse, chè an zi <( s’ ella· lo avesse in suo p otere con le p ro p rie m ani lo a ffo g h e iìa » , ina perche non restasse « m em oria d e l corp o suo sia nato om o che abbia m eritato m orire per g iu s tizia » (2). C osim o de M e d ic i, che la detestava, non si arrese a l l’ insuccesso della p ra tic a d e lle ten tate nozze di L eon ora e pensò di r im a r ita r la con G ia n L u ig i d i N ic o lò , d etto C hiap p in o, V it e lli, g iovan e di 29 anni, che era uno de’ suoi più fid a ti cap itan i.
I C ybo non volevan o sen tir p a rla re di queste nozze e L o re n zo fu a F ire n z e ed ebbe p o i in v ito a 1111 collo q u io con la s o r e lla I p p o lita , contessa d i C ajazzo. T a n to risu lta d a questa cu riosa sua le tte r a al fr a te llo ca rd in ale, tu tta a u tog ra fa :
R ev.m a Signor mio. Quando p a rti da F ioren za me n.andai allo Spe- daletto, dove era necessario dare ordine a certe cose di quel 1θ€θ, et passando la Contessa nostra dal Pontadera, m i scrisse dhe m i hareibfoe
\Tolen tier parlato et ohe andrebbe alla Scada et lì aspetterebbe o me o
(1) R . A r c h . di S ta to in F ire n ze , M e d i c e o c it.
G IO R N A LE STORICO E LETTE R A R IO D E LLA L IG U R IA 18T
inio avviso. P a rtim i avanti dì dal Spedaletto et traversai quei paesi:
per satisfarla, dove non la trovai, m a presi ben un extrem o disagio, p e r il quale m i si è mosso il mio sangue et è parso a questi m edici che io m i purghi, et arrivato qui ho dato principio et fra tre o quattro d i spero potrò p ig lia r vacuatione, che se questo non fussi stato, a lla to r
nato m ia qui havevo designato venir di longo da V. S. et ra g u a g lia rla de ogni cosa fatta in Fiorenza et su quelle risolver quello che s’hanno a fare per veder se è possibile et per quanto sta in noi condur a l bon porto le cose della Leonora, secondo il debito et desiderio de tucti..
A rrivato qui trovai alcune pratiche et parlam enti della A gostin a havuti al m onasterio de nostri fra ti quasù con certi delli grevi de corte et alcune parole da lei dette in casa non troppo a proposito al fin nostro;
et poi ch’ io ho da soprasedere per necessità questi pochi dì a ven ir da lei, ho voluto darli questo poco awilso, l ’ una perchè la detta Agostina non sia lassata partir de lì fin che io sia da lei anchor che con qualche co
lorata ragione lì fussi persuaso, l ’ altra che questo V. S. lo tenga, se sanza alcuna saputa, del suo vescovo, che de segretario fa il referendario;, et ha fatti tali offitij per questi Buoi advisi non troppo a proposito al intento nostro: quando a Dio piacia che sia poi da lei ragionerassi de ogn i cosa et quella resolutione che a lei parerà tanto se exeguirà.
Ilo visto la risposta della Theodorina et delle altre cose che in suo nome m i .ha scritto il vescovo et havendo io a esser lò si fa rà tutto in un lì atto et in questo rnezo non accade rescriver a Genua per lei come V. S. ha resoluto fa r et la causa è stata ben considerata, nè fa r altro in questa cosa della Leonora fin a m io arrivo. Basoli adunque le m an i humilmente come devo et me li faccio recomandato.
Di Agnano il di X X IX de m agio del X L V III.
Il solito S.re di V. S. R .m a Lorenzo Cibo (1)
Mandarono p oi a F iren ze p rim a il M archese L eon ard o M a-1 aspina di Podenzana, perchè, con una le ttig a , p iglia sse E leo n o ra e la conducesse a Massa presso il C ardin ale e la Marchesa, p o i il marchese G ian Francesco Sanseverino, che aveva sposato L a vinia, figliu o la di Ip p o lita Cybo, contessa d i C ajazzo.
Ma E leon ora si rib e llò al volere de’ suoi, a tte rrita a l pen siero che, venuta in Lun igian a, fosse p o i costretta ad a g ire con
tro la sua volontà.
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11 c a rd in a le Cybo ne scriveva a l fr a te llo L o re n zo d ic e n d o g li : a A v r à inteso che la L e o n o ra 1 1 0 1 1 v u o l p a r tirs i d a l mona
stero se non m a rita ta , e lo liti d etto alila Duchessa (C u te r i m i -Cybo V a r a n o, duchessa d i C a m e rin o), a l ( t u M u c c ì (s e g r e ta r io d I n n o cenzo) % al M archese L io n a id o (lfa1a<spirì)a, d i P o d e n z a n a ) e a M esser Im p e rio (R e c o r d a t i , agente del C ardin a le) che la S. Λ . et n o i la doverìaimo com p iacere d i quel p a rtito ch e le i ha g iu d ic a to per il m eglio di tu tti qu elli che sin bora l i sono s ta ti p ro p osti ; et che noi, conoscendo i l c e rv e llo con chi se ha d a fa re , giu d ich iam o poco men che in tu tto vano ogn i u ffic io che si fa ra p er rid u rla a lla d eb ita obedienza » (1).
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S u lle p recise in ten zio n i d ella n ip o te E le o n o ra sono m in u ti p a rtic o la ri in una le tte ra d e lla dotta Duchessa d i C a m e rin o , sua zia, a l fr a te llo L o re n zo Cybo, che è prezzo d e ll’ op era r ife r ir e anche com e docum ento per la storia del costume.
IlLtmo Sig. F ra tello Osservandissimo.
Io s c rivo ih ora p e r Γ a lliga te al R ev.m o Cardinale nostro di quello che la m i ricercò, et m an doli una lettera d ella ‘M adonna de le M urate sopra al fa tto della .Sig.ra Dianora, quale contiene le asterse parole ch 'io li scrivo in questa: et ho volu to che p e r sè stessa ne li scriva , a ciò S. S. R ev.m a creda più et pensi m eg lio a quanto conviene, et quella sarà contenta m a n d a m eli d i costì fidatamente.
La p refa ta M adonna m an dò per Salustio, a l quale disse che desi
derava intendere si per il presente si ne goti a va il p aren tado tra la S ig.ra D ianora et i l Sig. C hiappino [V it e lli] atteso che \ede\a alcune d im ostra i ioni in la S ig .r a D ianora che li davano segno che le cose fos- sino m olto inanzi, per le quali le i ne stava d i buona \ og lia , et quanto da alcuni g io rn i adrietro la si era sem pre m ostrata sdhifa p u r di sen
tirn e p a rla re d i q u ello Signore, tanto più bora i l celebra et applauda, et questo è stato, per V u ltu rara, visita del Sig. Don P ie ro , [d i T o le d o ] con i l quale, per quanto possette conietturare, ragion orn o a lu n go di questo negotio, et drieto ne è segu ito che la prefata S ign ora à presen
tato detto Sig. Chiappino di berlingozzi et littere più Aolte, et e g li lei
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con lettere et alcune cose, et pare che l ’ apportatore sia stato, del più delle cose, an certo Antonio, maestro di legname, fra tello della sua cuoca, che hora intendo essere venuto in Pisa.
La prefata Madonna dubita usando così de dir la S ig .ra D ianora ch’a lei sta di poter disporre di sè, che con il braccio di quelli nostri illustrissim i la non si m ariti senza voluntà alcuna di V. S. et deJ Cardinale, et questo lo potrà far, volendo, non essendo lei atta a rip a rarci, che a tali personaggi che si vengihino non può negare il p a rla rg li, nè può tenergli guardia, atteso a 'la persona che lei lì fa ut al m o
strargli tenersi molto offesa da S R. Et ardisce dire d’ havere appresso del Cardinale persona che di tutto la tiene bene avvisata, et continua- mente la cruccia di aspre parole.
[A u to gra fa ]. Sono molti giorni che non sono stata alle Murate nè penso andarvi per tre o quattro giorni, a ciò non pensi che Madonna hablbi questa comodità di parlarm i. V. S. m andi subito le lettere al Cardinale, e di quella cosa di Massa g li scrivo che se è inteso dal Conte da Sala come è vero e dalla Zufulina. In però il C ardinale Iha scritto alli Guiducci che si mettino a ordine, come rinfresca li vu ole tu tta dua [ Giovani Francesco e Antonio] da lui, perchè pensa andare a Genova alla venuta del Principe, e per loro si potrà fa r fare quelli officii che parranno al proposito.
Non li iposso d ir niente di Don Garsia [fig lio di Cosimo I de' M e d ic i]
sia di Nostra Signora f Eleonora di Toledo M&cbiciJ perchè son tutti al P o gg io [a Cajano]. Salviati è gu arito: delle nuove tfranzese non so cer
tezza alcuna. A Urbino per questa posta non ho scritto a ltro perchè da principio scrissi; in iquesto mezo si risolverà Nicolò, alle lettere si d a rà buon recapito. Signor Ottaviano se ne viene e mi ha dati 50 ducati d 'o ro di m oneta 'per li usufrutti; li terrò fino a suo aviso.
Gli mando un poco di susine confecte e così un poco di g ela tin a pur di susine, che fa muovere il corpo, et un poco di zuchero rosato napolitano ohe mi è stato donato. P e r hora non m i acade d ir g li altro.
Con tutto il cuore me li raccomando.
Di Firenze, il dì X I d’Agosto nel 48.
Ubediente sorella Caterina Cibo (1).
P n e mesi dopo, il 12 ottobre 154S, la stessa S ign ora , s c ri
vendo al cardin ale Innocenzo, suo fra te llo , lo in fo rm a va di aver constatato che P in clin azion e di E leon ora per C h ia p p in e
tl ) E . A rch . di S ta to in M assa, C a r t e g g i o di L o r e n z o C ybo, a d an n a m . - Sor>
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V ite lli e ra venuta accentuandosi e che essa d a v a a con oscere d i non v o le r essere trop p o ossequente a lle in ten zio n i d e lla la-m ig lia circ a il suo la-m atrila-m on io.
Si capisce, d a l contesto d ella le tte ra , che la fa m ig lia v e deva di m al occhio questa even tu alità e che avreb b e c e rc a to d i s c o n g iu r a r la : ina c 'e ra d a fa r e i con ti con la o s tin a te zza d i E leon o ra (1).
A n ch e G io v a li F ran cesco G u idu cci in una le tte r a d i par?
data rip e te presso a poco g li stessi con cetti, a g g iu n g en d o che ad E leon o ra , fra tu tti i p a r titi prop osti, il p r e fe r ib ile sem brava qu ello del V ite lli, per il qu ale m ostrava o rm a i gran d e attaccam ento. T e rm in a suggerendo che venga m a n d a to qual cuno ad abboccarsi con E leon o ra per pren dere in segu ito una d ecisione (2).
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I l nuovo m a rito che, sul cad er d e ll'o tto b re d e l lì>48, E le o nora era d eterm in ata pren dersi, nasceva d i N ic c o lò Λ it e lli da C ittà d i C a stello (1519-1575) e da G en tilin a d ella S ta ffa . T o c cava o rm a i tr e n t a n n i, ei chiam ava G ian L u ig i e, p er un n o m ign olo d e riv a to a lla fa m ig lia da una p aren tela con g li O rsin i, aveva il soprannom e di C h ia p p in o che, pei m on tan ari toscan i, sign ifica orso.
A questo p rop osito si narra un curioso an eddoto. Q uando, la n otte della con giu ra fam osa, G ian L u ig i F iesch i, tu tto chiuso neH 'arm i, com p arve d in an zi a lla m o g lie e con v iv a c i p a ro le d isvelan d ole il suo disegno, l'a n im ò ad a ver fiducia n e l buon esito dell* im presa, E leon o ra , sm arrita e p ian gen te, d op o la partenza del C onte, si r ifu g iò n elle sue stanze, d o v e s e r a in tro d o tto un orsacch iotto, che, com e addom esticato, ten evan o per casa, e s'era celato nel letto. Sicché dal fa tto si v o lle poi tra rre una m aniera d i oroscopo p rean nu nciatore d e lle seconde nozze della C vbo col V ite lli. C hiappino, cioè orsa cch iotto.
i l ) A r c h . d i M a s -a . C a r i. c it. del c a r d . In n o c e n zo C yb o.