CAPITOLO 3: EZIOLOGIA E PREVALENZA DELLA CATARATTA NELLA
3.1 Cataratta primaria
3.1.1 Cataratta ereditaria
La cataratta ereditaria è una patologia primaria del cristallino (Ricketts et al., 2015) che colpisce prevalentemente i cani di razza giovane o di media età (Rubin, 1989; Turner & Bouhanna, 2010, Gelatt et al., 2013). Si tratta della forma più comune di cataratta nel cane (Davidson & Nelms, 1999; Gelatt et al., 2013; Ricketts et al., 2015) e rappresenta la principale causa di cecità in questa specie (Mellersh, 2014). Nel 2010, il Genetics Committee of the American College of Veterinary Ophthalmologists ha evidenziato 160 razze canine nelle quali la cataratta ereditaria è sospettata o provata (ACVO Genetics Committee, 2010). Nel presente studio, data la numerosità di razze colpite, saranno prese in esame soltanto alcune di esse. La cataratta ereditaria può essere distinta in tre gruppi: i) isolata, ovvero non associata ad altre anomalie oculari o sistemiche, ii) associata ad altre patologie oculari e iii) associata ad altre patologie sistemiche e oculari (Gelatt & Mackay, 2005). Ad esempio, nel Labrador Retriever e nel Samoiedo, la displasia oculo-scheletrica (OSD), malattia ereditaria autosomica recessiva che consiste in un insieme di anomalie scheletriche e oculari è associata a cataratta (Goldstein
et al., 2010).
Il processo biochimico responsabile della cataratta ereditaria è sconosciuto ed è stato solo in parte studiato nella cataratta congenita dello Schnauzer Nano (Gelatt et al., 1982; Daniel et
al., 1984) dove alcune ricerche hanno dimostrato un rapporto anomalo tra i vari tipi di
proteine ossia un aumento delle alpha e beta cristalline leggere e una diminuzione delle beta pesanti e gamma cristalline (Daniel et al., 1984).
Al giorno d’oggi, in diverse razze canine, non si conosce il processo genetico responsabile dell’insorgenza della cataratta ereditaria (Adkins & Hendrix, 2003; Ricketts et al., 2015) la quale è considerata una patologia multigenica (Mellersh et al., 2009) con modalità di trasmissione tuttora poco chiare. Tuttavia, la forma autosomica recessiva, è considerata come la più comune (Gelatt, 1999; Adkins & Hendrix, 2003; Gelatt & Mackay, 2005; Wallace et al.,
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2005; Baumworcel et al., 2009). Nonostante la forte prevalenza della cataratta ereditaria nel cane, solo un gene, il fattore di trascrizione HSF4, è stato descritto come uno dei geni responsabile della patologia (Mellersh et al., 2009;Mellersh, 2014; Ricketts et al., 2015). Nello Staffordshire Bull Terrier, l’inserzione di un nucleotide a carico dell’esone 10 del suddetto gene determina la formazione di un codone stop (Mellersh et al., 2006; Mellersh et
al., 2009), il quale è responsabile di una cataratta a comparsa rapida, progressiva, bilaterale,
simmetrica, nucleare e corticale posteriore (Barnett ,1978; Mellersh et al., 2006; Mellersh et
al., 2009; Turner & Bouhanna, 2010). La modalità di trasmissione di questa mutazione è
autosomica recessiva a forte penetranza. In questa razza la cataratta si sviluppa a pochi mesi di età e progredisce fino a diventare totale verso i 2-3 anni di vita determinando cecità (Barnett, 1978). La stessa mutazione, con la stessa presentazione clinica è stata osservata nel Bouledogue francese (Mellersh, 2007).
Nel Boston Terrier esistono due tipi di cataratte ereditarie (Gelatt, 1999; Mellersh et al., 2007). La prima, ad insorgenza rapida, è determinata dalla stessa mutazione a carico del HSF4 e si manifesta nello stesso modo di quella presente nel Staffordshire Bull Terrier (Gelatt, 1999; Mellersh et al., 2007). La seconda, tardiva, si sviluppa nei cani di 3-4 anni (Curtis, 1984) e non dipende dalla mutazione a carico del gene HSF4, inoltre si presenta come una cataratta corticale, a lenta progressione, generalmente monolaterale. Di fatto, il Boston Terrier può essere colpito da due tipi di cataratta ereditarie distinte geneticamente e clinicamente (Mellersh et al., 2007).
Ladelezione di un nucleotide del gene HSF4 è stata associata a cataratta ereditaria nel Pastore Australiano (Mellersh, 2014; Ricketts et al., 2015). Questa mutazione è autosomica dominante o co-dominante a penetranza incompleta. La presentazione clinica di quest’ultima mutazione è una cataratta bilaterale, subcapsulare polare posteriore, con età d’insorgenza variabile (Gelatt and MacKay 2005; Mellersh et al. 2009; Mellersh, 2014). Tuttavia alcuni Pastori Australiani, con lo stesso quadro clinico, non presentano una delezione a carico del gene HSF4 (Mellersh et al., 2009; Ricketts et al., 2015). In questa razza si suppone che esista un secondo locus, situato sul cromosoma 13, responsabile della cataratta, oltre al locus HSF4 posizionato sul cromosoma 5 (Mellersh et al., 2009).
Il gene HSF4 non è considerato coinvolto nello sviluppo della cataratta ereditaria in molte razze, tra cui: l’Alaskan Malamute, il Cocker Americano, il Bichon Havanais, il Pastore Belga, il
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Bassotto, Il Cocker Spaniel Inglese, il Bull Terrier Miniature, il Cane Finlandese di Lapponia, il Golden Retriever, il Griffone di Bruxelles, il Kromfohrländer, il Jack Russell Terrier, il Lapinporokoira, lo Schnauzer Nano, il Pinscher Nano, il Nova Scotia Duck Tolling Retriever, il Rottweiler, il Samoiedo, lo Schnauzer e il Mastino Tibetano (Mellersh et al., 2006; Oberbauer
et al.,2008; Mellersh et al., 2009).
Nello Schnauzer Nano, sono state identificate due tipi di cataratte ereditarie a trasmissione autosomica recessiva (Barnett, 1978; Gelatt et al., 1983). La prima è una cataratta congenita prevalentemente nucleare, associata a microfachia e microftalmia con la presenza di un lenticono nel 20% dei casi. Il secondo tipo, è una cataratta corticale posteriore che si sviluppa nei cuccioli di qualche settimana di età.
Uno studio condotto in Germania ha evidenziato che nel Cocker Spaniel Inglese, la cataratta ereditaria compare sia precocemente, ovvero ad un’età inferiore ai 3 anni e mezzo, sia come una patologia tardiva, cioè dopo la suddetta età. In questa razza si suppone che a seconda dell’età di insorgenza il processo genetico non sia lo stesso (Engelhardt et al., 2007a). In particolare, il tipo di cataratta risulterebbe diverso a seconda della variazione del colore del mantello. (Engelhardt et al., 2008).
Nel Labrador e Golden Retriever, sono state identificate due tipi di cataratte, la prima è una cataratta subcapsulare posteriore (Barnett, 1985; Curtis & Barnett, 1989; Gelatt, 1972; Rubin, 1974; Turner & Bouhanna, 2010) a forma triangolare e non progressiva (Gelatt, 1999) mentre la seconda è una cataratta corticale progressiva. Riguardo a queste razze è stato ipotizzato che la mutazione sia a dominanza incompleta (Curtis & Barnett, 1989) e che i soggetti eterozigoti presentino la prima forma di cataratta (triangolare e non progressiva) mentre quelli omozigoti la seconda forma (corticale e progressiva) (Gelatt, 1999). La comparsa della cataratta può avvenire nell’arco di qualche mese di età fino agli 8 anni, tuttavia esistono due picchi di sviluppo, tra i 6 e i 18 mesi e tra i 6 e i 7 anni (Turner & Bouhanna, 2010).
Il Pastore Tedesco è colpito da una cataratta a trasmissione autosomica recessiva (Barnett, 1986). L’opacizzazione della lente comincia verso i due mesi di età a livello delle linee di sutura posteriori, per poi propagarsi in poco tempo al nucleo e alla corticale fino a determinare cecità al raggiungimento del primo anno di età. Inoltre, in questa razza, esiste un altro tipo di cataratta, ovvero quella congenita e non progressiva di cui la modalità di trasmissione è a carattere autosomico dominante (Hippel, 1930).
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Ai fini diagnostici è stato sviluppato per lo Staffordshire Bull Terrier, il Boston Terrier, il Bulldog Francese e il Pastore Australiano, un test genetico (Mellersh et al., 2006; Mellersh et al., 2007). Quest’ultimo permette di confermare la presenza della mutazione a carico del HFS4 ed è importante ai fini della profilassi della malattia lenticolare (Mellersh et al. 2006, 2007). Nelle altre razze, invece, la diagnosi di cataratta ereditaria si formula per esclusione e dipende dalla razza stessa, dalla localizzazione dell’opacità, dall’età, dalla progressione e dall’esclusione di altre cause eziologiche (Peruccio, 1987; Gelatt, 1999; Mellersh et al., 2009; Turner & Bouhanna, 2010; Mellersh, 2014). La terapia è solamenter di tipo chirurgico. Nei cani giovani la prognosi è generalmente buona. L’intervento di facoemulsificazione ha un tasso di successo del 95% che però decresce con il tempo fino a raggiungere il 70-80% nei 2-3 anni successivi all’intervento (Turner & Bouhanna, 2010). Di fatto, i cani devono essere sottoposti a controlli periodici per prevenire l’insorgenza di complicazioni post-operatorie (Turner & Bouhanna, 2010).
Dati affidabili per conoscere la prevalenza delle malattie oculari nel cane, compresa la cataratta ereditaria, sono forniti da l’European College of Veterinary Ophthalmologists (ECVO) (www.ecvo.org), la Veterinary Medical Data Base (VMDB) (https://vmdb.org/) e la Canine Eye Registry Foundation (CERF) (http://www.caninehealthinfo.org/cerfinfo.html).