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la categoria di appartenenza del termine in questione, come, solamente per fare alcuni esempi

la categoria di appartenenza del termine in questione, come, solamente per fare alcuni esempi tra i più comuni, shi ⸣ per i minerali e le pietre, jiu 䞂 per le bevande alcoliche, yu 劬 per numerosi tipi di pesci, mu ᵘ per i tipi di albero.

uno dei primi tentativi, se non il primo in assoluto, di stabilire organicità all'interno della traduzione tecnico-scientifica in cinese tramite la pubblica-zione di un glossario apposito; in secondo luogo Fryer ha operato pensando il più possibile al lettore cinese, cercando di fornire termini che lo aiutassero a comprendere il contenuto di quanto stava leggendo, e ricorrendo a prestiti, sicuramente più pesanti da un punto di vista stilistico e meno agevoli per il lettore, solamente quando per propri limiti, di capacità e anche di tempo, la possibilità di fornire indicazioni più precise gli veniva preclusa.

Spero che il presente lavoro possa suscitare la curiosità degli studiosi su John Fryer e sui suoi colleghi cinesi e portare a uno studio più approfondito del loro lavoro traduttivo, nella speranza di riuscire a individuare nella lingua cinese moderna altre tracce del loro alacre impegno presso l'Arsenale del Jiangnan.

Bibliografia

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QUATTRO FOLLI PIÈCES: LE PRIME TRADUZIONI DELL’AVANGUARDIA FUTURISTA ITALIANA

Much of European culture benefited from politics and science; it also benefited considerably from literature. If I love the France of Rousseau and Pasteur, I especially love the France of Hugo and Zola. If I love the Germany of Kant and Hegel, I especially love especially the German of Goethe and Hauptmann. And if I love the England of Bacon and Darwin I especially love especially the England of Dickens and Wilde. Among the outstanding literary figures of this nation, are there those who dare consider themselves China’s Hugo, Zola, Goethe, Hauptmann, Dickens and Wilde?

(Chen Duxiu, On Literary Revolution)1 Il centro propulsivo della letteratura europea nel XVIII secolo sono state Gran Bretagna, Francia e Germania; durante questo periodo, l’Italia, nell’Europa meridionale, ha cominciato a risvegliarsi da un sonno profondo. Durante il Rinascimento, l’Italia era la fonte di ispirazione artistica per tutti i paesi europei; dopo di allora non è stata più in grado di risollevarsi con la stessa forza e spirito. (Zheng Zhenduo, L’Europa settentrionale e meridionale

nel XVIII secolo)2

I giudizi di questi due importanti intellettuali del secolo scorso, Chen Duxiu䱸⤜⿰ (1879-1942) e Zheng Zhenduo 䜁ᥟ䫾(1898-1956), esprimono chiaramente quale fosse la considerazione riservata alla letteratura italiana nelle prime decadi del secolo scorso, e dimostrano altrettanto chiaramente quale fu il contributo di questa al dibattito culturale e letterario promosso nelle prime decadi del Novecento cinese. In un caso l’Italia non è assoluta-mente menzionata, quasi non avesse esempi illustri, ottocenteschi, in grado di contribuire alla storia e alla cultura europea; nell’altro è riconosciuta come centro propulsivo della cultura europea in un lontano passato, tuttavia da allora non è più stata capace di offrire contributi originali alla cultura del

1 Chen Duxiu 䱸⤜⿰, “Wenxue geming lun ᮷ᆖ䶙ભ䇪” (Sulla rivoluzione letteraria), Xin

qingnian ᯠ䶂ᒤ, 2, 6, 1917, tradotto in Kirk A. Denton (a cura di), Modern Chinese Literary

Thought. Writing on Literature, 1893-1945 Stanford University Press, Stanford, 1996, p. 145.

2 Zheng Zhenduo 䜁ᥟ䫾, “Shiba shiji de Nan’ou yu Beiou ॱޛц㓚Ⲵই⅗оे⅗” (L’Europa settentrionale e meridionale nel XVIII secolo), Xiaoshuo yuebao ሿ䈤ᴸᣕ17, 1, 1926, p. 3; tutte le traduzioni dal cinese, dove non specificato, sono di chi scrive.

Vecchio continente e di conseguenza è inadatta a fornire spunti fecondi al dibattito culturale animatosi in Cina tra i due secoli precedenti.3

Questi giudizi, quanto mai calzanti nel caso di romanzieri e poeti italiani, risultano ancora più appropriati per i nostri drammaturghi che, fino alla metà degli anni ’50, rimasero assenti dal palcoscenico cinese, occupato, nella pri-ma metà del secolo, da inglesi (Henrik Ibsen), irlandesi (George Bernard Shaw, Oscar Wilde), tedeschi (Bertolt Brecht), solo per citare i più noti. Di-versa fu la situazione in ambito traduttivo, dove seppur in evidente mino-ranza, alcuni autori italiani furono presentati al lettore cinese: di Giuseppe Giacosa (1846-1906), la rivista Dongfang zazhi ьᯩᵲᘇ (Miscellanea Orienta-le) pubblicò, nel 1922, I diritti dell’Anima (⚥兲Ⲵᵳ࡙), di Carlo Goldoni4

(1707-1793) nel 1927 viene tradotta La locandiera (ྣᓇѫ), del drammaturgo siciliano Luigi Pirandello5 (1867-1936) la Xiaoshuo yuebao ሿ䈤ᴸᣕ (Mensile di narrativa), nel 1929, presentò L’uomo dal fiore in bocca (౤к⭏㪇㣡ⲴӪ) – per limitarci a quelle prima degli anni Trenta, dopo di allora più cospicua sarà la presenza drammaturgica italiana sui periodici. Uno dei primissimi esempi teatrali italiani giunti in Cina furono le quattro “folli pièces futuri-ste”,6 come furono definite dal traduttore e drammaturgo Song Chunfang7

ᆻ᱕㡛 (1892-1938), che le affidò al mensile Dongfang zazhi nel 1921.

3 È forse superfluo ricordare che alla fine dell’Ottocento, grande interesse suscitarono nei ri-formisti di fine epoca Qing le vicende risorgimentali italiane e i suoi protagonisti, altrettanto non si registrò in ambito letterario; cfr. Giuliano Bertuccioli, Federico Masini, Italia e Cina, Later-za, Bari, 1996, Laura De Giorgi, Guido Samarani, Lontane, vicine. Le relazioni fra Cina e Italia nel

Novecento, Carocci, Roma, 2011; Alessandra Brezzi (a cura di), La letteratura italiana in Cina, Tiel-lemedia, Roma, 2008.

4 La commedia goldoniana che riscosse, e continua a riscuotere, più successo è Arlecchino

servitore di due padroni, tradotto per la prima volta nel 1930; cfr. Barbara Leonesi, “Tre Italiani in Cina. Goldoni, Pirandello e Fo”, in HYSTRIO, 3, 2008, p. 68; Ileana Di Nallo, Goldoni in Cina. Un

percorso interculturale nel teatro cinese del XX secolo, Tesi di Dottorato in Studi Interculturali Euro-pei, ciclo XXIV, Università degli Studi di Urbino, Anno accademico 2010-2011.

5 Sulle traduzioni delle opere italiane in lingua cinese si rimanda a Carlo Laurenti (a cura di), Bibliografia delle opere italiane tradotte in cinese 1911-1999, Ufficio culturale dell’Ambasciata d’Italia, Pechino, 1999.

6 Song Chunfang ᆻ᱕㡛, “Weilaipai xiju diyizhong ᵚᶕ⍮ᠿࢗㅜа⿽”, Dongfang zazhi ьᯩᵲᘇ, 18,13, 1921, p. 97.

7 Song Chunfang, originario di una famiglia di Wuxing, nasce a Shanghai nel 1892; all’età di 13 anni ottiene il titolo di xiucai ⿰᡽. Dal 1910 frequenta l’università Saint John e nel 1912 ottie-ne una borsa di studio che gli consentirà di frequentare l’Università di Giottie-nevra, e dopo tre anni di spostarsi in Francia. Tornato in patria nel 1916, intraprenderà la carriera accademica prima all’università di Qinghua, e poi nel 1918, chiamato da Cai Yuanpei 㭑ݳษ (1868-1940), all’Università di Pechino, alternando l’attività didattica alla divulgazione scientifica nei più im-portanti periodici, Xin Qingnian ᯠ䶂ᒤ, Dongfang zazhi ьᯩᵲᘇ, Xinchao ᯠ▞. Nel 1920 sarà di nuovo in Europa, viaggiando in Francia, Italia, Austria e Germania, ma dal 1925, a causa di una

Come giunsero questi avanguardisti italiani in Cina?

Naturalmente è lecito supporre che Song Chunfang avesse avuto notizie di questo movimento durante gli anni del suo soggiorno-studio in Europa, mentre il gruppo di Marinetti occupava esageratamente le scene italiane e parigine. Al di là di questo casuale incontro personale, vi era in quegli anni una vivace, e vorace, attenzione da parte degli intellettuali cinesi nei con-fronti delle espressioni letterarie europee passate e contemporanee.

L’interesse nei confronti della letteratura italiana si mosse in due direzio-ni, le medesime che Chen Sihe 䱸ᙍ઼ descrive, nel saggio Sulla natura

avan-guardista del movimento di nuova cultura del 4 maggio, 8 per tratteggiare lo spiri-to che animò il Movimenspiri-to di nuova cultura: da una parte si rivolge lo sguardo al passato remoto, al patrimonio classico dell’Europa, per animare la “modernità” cinese, e che nel caso dell’Italia significò Dante Alighieri, Giovanni Boccaccio, Carlo Collodi, 9 Edmondo De Amicis; dall’altra lo si ri-volge alle più recenti novità avanguardiste, che animarono l’Europa tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, che nel caso dell’Italia significò Gabriele D’annunzio10 (1863-1938), l’autore certamente più apprezzato nelle prime