Processi di astrazione
CATEGORIE INTENSIVE:
Il termine intensivo si riferisce a quantità come la temperatura, la pressione o la velocità che non possono essere suddivise: un volume d’acqua a 90°c diviso in due metà, non ripartisce la temperatura ma rimane invariata nelle due parti, ed equivale alla temperatura di partenza. Le categorie intensive sono allora quelle che non misurano fenomeni spaziali, precisi, ma piuttosto condizioni dinamiche, incerte, fluide.
in questo modo qualunque porzione di territorio o sistema materiale, riferito a qualsiasi scala dimensionale, macro o micro, può essere concepito in funzione dei suoi strati visibili e processi non visibili, il che significa scomporlo in categorie di analisi capaci di descrivere relazioni ignote, trasversali, non percepibili, apparentemente incongruenti, e rendere così la mappa un territorio virtuale dal quale fare emergere realtà inedite, imprevedibili, non governate da relazioni lineari di causa- effetto. La mappa diventa allora il luogo di un fenomeno di emergenza. “È ciò che faceva soprattutto la pittura astratta: convocare forze, popolare
campiture delle forze che essa porta, rendere visibili di per sé le forze invisibili, costruire figure dall’apparenza geometrica, ma che non sarebbero ormai altro che forze, forza di gravitazione, di espansione, di germinazione, forze del tempo. (Deleuze, Guattari 1996)
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Descritte in termini di parametri misurabili, tutte queste variabili possono essere quantificate, espresse in forma di intensità, di densità o di
gradienti, di cui si stabilisce un range minimo e massimo.
molti architetti oggi introducono queste categorie come strategia per stabilire relazioni virtuose tra i parametri costruttivi, i parametri ambientali e le logiche compositive. ne sono un esempio il concorso della Bundle tower per new York degli FOA, il progetto dell’Alishan Bridge a taipei di Reiser+umemoto, e il progetto del polo di interscambio Arnhem Centraal in Olanda di unstudio.
4 possibili gradienti per il territorio delle Saline
Per capire meglio che cosa significa superare le logiche funzionali e le categorie meramente qualitative di suddivisione del territorio, bisogna immaginare di incidere la superficie terrestre trasversalmente, con vettori che descrivono intensità di flussi, alla ricerca di nessi apparentemente incomprensibili ed incompatibili. Facciamo qualche esempio, utilizzato nello studio fatto sul territorio delle saline, nel percorso che costeggia il tevere da Fiumicino a Roma (il cui testo integrale si trova a pagina 120). il grado di autosufficienza quantifica in termini generali la relazione tra produzione e consumo, ed in particolare il grado di autonomia rispetto ai mezzi di trasporto privati, l’eterogeneità funzionale delle aree, non necessariamente in funzione della contiguità, ma secondo criteri che possono basarsi fino ad un certo punto sulla prossimità e sulla collaborazione: in questo modo si possono mettere a confronto l’enclave monofunzionale del Parco Leonardo e l’area semi-abusiva intorno al Porto turistico di Ostia.
il grado di flessibilità può essere inteso come il termometro della fragilità ambientale, che misura la capacità di adattamento alle novità culturali ed economiche, la trasformabilità programmatica di un’area nel tempo in funzione per esempio del suo grado di permanenza e di alterazione del paesaggio: con questa variabile nel nostro percorso si sono potuti mettere in relazione l’aeroporto di Fiumicino, pesante infrastruttura che lascia segni indelebili sul territorio, ed i campi di girasoli nelle saline. il grado di energia misura la sostenibilità tecnologica, la capacità di sfruttare e valorizzare intelligentemente le risorse materiali, tecniche ed economiche locali: questo parametro consente di confrontare
sopra:
FOA The Bundle Tower New York (2002). a fianco:
Reiser+Umemoto Alishan Bridge Taipei (2005) Laguna di Venezia
1. mappatura unità di paesaggio: categoria estensiva
2. mappatura dei fattori inquinanti: categoria intensiva
stRumenti 130
operativamente le costruzioni in legno dei pescatori lungo il fiume ed i nuovi quartieri residenziali ad Acilia. Come possiamo facilmente intuire, i bilancioni sul tevere sono un connubio di funzionalità, di sapienza costruttiva e di bellezza, un’infrastruttura leggera basata sull’impiego e sull’assemblaggio a secco di materiali poveri, che stabilisce una relazione intelligente con il paesaggio mutevole della piana alluvionale.
il grado di accelerazione permette di valutare la geografia culturale, di declinare le diverse forme di radicamento di trasformazioni in atto nel tessuto sociale in funzione della capacità di innescare-accelerare processi di partecipazione attiva degli abitanti, di collaborazione opportunistica e di equilibrio tra logiche di differenziazione e di integrazione, per riprendere la classificazione di Zaera Polo, che nella sfera sociale si basano sulla giusta misura tra spirito di comunità e bisogno di differenziarsi. Questo parametro, forse più astratto di altri, permette di trovare le differenze tra le logiche di occupazione delle agglomerazioni urbane recenti nella zona di Fiumicino e la ricolonizzazione delle fattorie rurali della bonifica avvenuta alla fine del XIX secolo.
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Roma-Fiumicino (2006): 1. le fattorie rurali delle Saline 2. le terrazze del Presidente ad Acilia 3. l’aeroporto di Fiumicino 4. accampamento abusivo a Ostia 5. i Bilancioni alla foce del Tevere
Per poter andare avanti nella descrizione delle tecniche e nei processi di costruzione del materiale virtuale, è ora necessario fare una parentesi che chiarirà la relazione che, nella teoria architettonica dei sistemi complessi, si stabilisce con il supporto materiale con cui si effettuano le sperimentazioni: il software e il materiale fisico.
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La relazione complessa con lo strumento digitale
Da ormai alcuni decenni esiste un acceso dibattito sulla transizione ad una concezione del software non solo come strumento di precisione e di relazione ma anche come strumento generativo che, in tutti gli ambiti di ricerca, dalla matematica all’urbanistica, dalla statistica al design, permette di costruire simulazioni ma anche ipotesi della realtà.
se si potesse tracciare una linea che separa, in termini strumentali, la generazione di architetti formatisi negli anni novanta da quella di Koolhaas, sarebbe proprio su questa fondamentale differenza, che di fatto condiziona il processo di formazione del progetto e conseguentemente il linguaggio dell’architettura. L’aspetto più insolito forse dell’attitudine sperimentale di questa nuova generazione, tenacemente legata al concetto di simulazione e di manipolazione del materiale, è che ha costruito interessanti connessioni con le esperienze di ingegneri come Buckminster Fuller8 e Frei Otto o in tempi più recenti con Cecil Balmond9. Queste convergenze disciplinari si fondano anche sul comune interesse che oggi molti architetti delle città, ingegneri e designer hanno per i processi di morfogenesi di strutture naturali (come i cristalli, le bolle di sapone o i sistemi ramificati) perché considerati modelli di forme complesse generate da un’intelligente combinazione di tecnologia semplice, di economia materiale e di adattamento strutturale e funzionale. Gli studi di form-finding - che in architettura, a ben vedere, hanno una lunga tradizione, se pensiamo per esempio agli esperimenti di Gaudì per il Parco Güell all’inizio del secolo scorso - nascono proprio per tentare di comprendere le logiche strutturali di tali forme e poterle riprodurre nelle proprie costruzioni.
A difesa dei principi che in questa tesi vogliamo attribuire al Lu, questi