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Le cause e gli effetti comunicativi della quantificazione vaga

III. La quantificazione vaga nel parlato italiano e tedesco

3.4 Le cause e gli effetti comunicativi della quantificazione vaga

Alcuni studi hanno affrontato il tema della vaghezza linguistica osservandone i suoi aspetti più o meno intenzionali. L’uso di quantificatori vaghi non è sempre consapevole e volontario, sebbene ci sia una riconoscibile differenza tra ciò che è sistemicamente vago nelle lingue e ciò che, invece, i parlanti esprimono con espressioni che, potenzialmente, potrebbero essere più precise (cfr. Cap I). Approssimare ci permette di risparmiare tempo nella fase di produzione testuale e di instaurare complicità con l’interlocutore. In molti casi, infatti, possiamo essere vaghi semplicemente perché non c’è la necessità di essere più precisi. Nei casi seguenti i parlanti usano quantificatori che forniscono un’indicazione numerica molto vaga:

(29) prima si piazzano tutti questi interventi tutte le macchine per un sacco di anni

(30) wenn net legt_a se mal in die mitte ich bring dann noch mal welche mit (it.) se non {bastano} le mettete al centro e poi ne porto ancora qualcuna38

In (30), ad esempio, l’insegnante ha appena distribuito delle fotocopie agli studenti, ma si accorge che non basteranno per tutti. Chiede pertanto che le si legga in coppie e promette di portarne altre per la lezione successiva. Non è necessario che l’insegnante specifichi quante copie porterà di preciso; al contrario, un numero specifico sarebbe immotivatamente pignolo. In entrambi i casi, l’uso di approssimazioni quantitative consente ai parlanti di mantenere vivo il flusso comunicativo, senza dover riflettere sul dettaglio numerico.

Fornire informazioni approssimate può risultare, a seconda dei contesti, preferibile, al fine di evitare effetti comunicativi eccessivamente precisi, pedanti o inappropriati rispetto al contesto. L’esempio seguente ne è una chiara dimostrazione. In questo caso l’uso di un numero tondo è l’unica opzione socialmente accettabile. Se provassimo infatti a sostituire cinque con un altro numero, che non sia così convenzionalizzato nell’uso di espressioni numeriche tipicamente adottate per quantificare il tempo, come ‘sei’ o ‘undici’, ad esempio, l’effetto comunicativo dell’enunciato sarebbe quantomeno bizzarro.

38 Il contenuto tra parentesi graffe è una mia aggiunta, necessaria per la comprensione

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(31) non c'è furia quindi la faccia_ eh quando c'ha cinque minuti liberi

La prassi comunicativa richiede un certo grado di flessibilità, secondo la quale essere troppo precisi in contesti in cui non è espressamente richiesto o atteso, può risultare sconveniente. Krifka (2002) fa riferimento a questo aspetto descrivendolo come una scelta del livello di precisione da adottare a seconda del caso (precision level choice). I parlanti attuano costantemente valutazioni in merito alla situazione comunicativa, adattando il livello di precisione dei propri enunciati perché non siano inadeguati:

When expressing a measurement of an entity, choose a level of precision that is adequate for the purpose at hand (Krifka 2002: 433).

A questo aspetto va aggiunto che l’uso di approssimazioni numeriche e di espressioni che riportano quantità facilmente inferibili consentono un risparmio energetico non soltanto per il parlante, ma anche per l’interlocutore, perché è sufficiente una facile e veloce elaborazione di saperi ben consolidati nella prassi comunicativa, per poterli correttamente interpretare. I parlanti propendono ad una semplicità non soltanto di espressioni, ma anche di rappresentazioni (Krifka 2007), perché sono meno dispendiose in termini di tempo ed energia di elaborazione. Questo spiega in parte il consolidamento di alcune espressioni il cui valore numerico ha subìto uno sbiadimento semantico, per cui nel tempo alcuni numerali in particolare, che costituiscono dei punti di riferimento cognitivi forti (Rosch 1975), hanno acquisito un valore vago standardizzato, perdendo il loro valore simbolico. Quando chiediamo, per esempio, ‘due fagiolini’, non intendiamo riceverne davvero soltanto due; ne desideriamo semplicemente una porzione piccola, come Bazzanella (2011a) spiega a proposito dell’episodio in questione. L’uso di alcuni numeri in particolare, come ‘due’, ‘cinque’ o ‘dieci’ per indicare una piccola quantità

[…] è talmente frequente nella vita di tutti i giorni che in genere non lo notiamo, così come non notiamo usi simili di numeri cardinali sia per diminuire che per aumentare, con un valore paradossalmente approssimato (Bazzanella 2011a: 21).

Ogni parlante nativo possiede un bagaglio di espressioni come quella appena riportata, la cui interpretazione non richiede passaggi particolarmente dispendiosi in termini di energia e tempo. Gli aspetti appena riportati sono tutti indizi del vantaggio che l’uso di vaghezza intenzionale comporta, ovvero l’economia. Se, però, il fattore economia è sempre presente nell’uso di forme vaghe, perché è costitutivo della vaghezza stessa, è

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tuttavia possibile, in alcuni casi, individuare delle particolari cause o intenzioni comunicative soggiacenti all’uso di quantificatori vaghi. Talvolta, infatti, le informazioni quantitative che forniamo nella comunicazione quotidiana sono imprecise per necessità, dal momento che non sempre disponiamo di dati esatti (Bazzanella 2011b). L’uso di approssimazioni numeriche è un mezzo per segnalare una mancanza di informazioni, necessarie per poter essere maggiormente precisi. Per questa ragione, in questi casi, i quantificatori vaghi sono spesso accompagnati da ulteriori strumenti di vaghezza, come l’uso del futuro epistemico. Questi usi segnalano all’interlocutore un’informazione del tutto approssimativa, non essendo possibile fornire maggiori dettagli. Si veda l’esempio (32):

(32) un giorno stanno all' Aquila e poi staranno al mare qualche giorno

L’uso dell’aggettivo indefinito qualche in (32) fornisce un’informazione imprecisa sul numero di giorni che verranno trascorsi al mare nell’arco del viaggio di istruzione. La parlante in questione non dispone di informazioni precise a riguardo e si limita a fare una supposizione, segnalandola come tale attraverso l’uso del futuro epistemico staranno.

Talvolta la mancanza di informazioni può essere del tutto esplicitata, come forma di totale de-responsabilizzazione del parlante verso il contenuto informativo del suo enunciato. Nell’esempio (33) il parlante premette attraverso ich weiß nit (forma dialettale di ich weiß es nicht, ovvero ‘non lo so’) che il dato numerico cinquemila euro seimila euro (fünftausend euro sechstausend euro) non è confermato da informazioni certe. La quantità numerica stessa, inoltre, è approssimata attraverso l’uso di una coppia di numeri, una costruzione molto frequente (cfr. Paragrafo 4.1.3).

(33) ich weiß nit was (.) kostet dieser wissen se was der kost (.) fünftausend euro sechstausend euro (.)

(it.) non so quanto costa questo sa quanto costa cinquemila euro seimila euro

In altri casi, ciò che manca al parlante è un termine più adeguato ad esprimere il concetto che ha in mente. In questi casi ricorre dunque all’approssimazione semantica, segnalando, attraverso degli approssimatori, che il termine scelto non è il più adeguato ma che vi si avvicina sufficientemente perché la comunicazione possa procedere senza particolari ostacoli di intercomprensione. Questa funzione, che nella maggior parte dei casi è messa in atto da strumenti lessicali di vario tipo, come l’uso di nomi tassonomici

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(ad esempio una specie di, tipo, una sorta di, eccetera)39, può essere assolta anche da alcuni quantificatori, nella fattispecie gli avverbi un po’ per l’italiano ed ein bisschen per il tedesco, che hanno sviluppato dunque anche un uso approssimante, in cui il significato quantitativo serve come spia per l’interpretazione dell’approssimazione. Negli esempi seguenti, un po’ e ein bisschen approssimano il valore semantico delle parole scelte. Essi indicano che il concetto target che il parlante ha in mente ‘ha alcune caratteristiche di’ quella parola che, in mancanza del termine più appropriato, sceglie di usare per sopperire alla mancanza e che per questa ragione è preceduta dall’approssimatore. La funzione del quantificatore in questi casi deriva proprio dal valore semantico di parzialità di questi elementi: un po’, ein bisschen indicano la non totalità o una piccola porzione di un elemento, nel senso che i concetti cui si accostano vanno concepiti in modo parziale.

(34) questa è un po' la sintesi diciamo degli incontri che noi abbiamo svolto con queste due società

(35) es is halt n_bisschen abenteuerurlaub (it.) è un po’ una vacanza d’avventura

L’attenzione dell’interlocutore viene attivata per interpretare in modo corretto l’approssimazione, attraverso il suo bagaglio di competenze comunicative e di conoscenze. In alcuni casi, altri elementi discorsivi entrano in gioco a richiamare la tolleranza dell’interlocutore e la partecipata negoziazione di significati, come nell’uso di particelle modali in tedesco (36).

(36) gruppenbildungsprozesse bissl ja (it.) un po’ processi di formazione di gruppi va’40

Alcuni quantificatori vaghi svolgono inoltre una funzione che prescinde dal puro contenuto proposizionale, agendo invece su una dimensione prevalentemente pragmatica della vaghezza (cfr. Cap I). Si tratta di casi in cui l’uso di quantificatori serve a mitigare un enunciato. La mitigazione ha a che vedere con il profilo emotivo dell’interazione (Caffi 2007): ciò che viene modulata è in questi casi la relazione che il parlante ha con il proprio enunciato, oppure quella che intrattiene con l’interlocutore. Questo tipo di

39 L’approssimazione semantica è trattata nel Capitolo I (cfr. Paragrafo 1.3.2).

40 La traduzione delle Modalpartikeln tedesche è un tema complesso, affrontato in vari studi e che

non è possibile approfondire in questa sede (Schwitalla 2012). Alcuni cenni all’uso di Modalpartikeln come strumenti che co-occorrono con espressioni di vaghezza e di quantificazione sono oggetto del Paragrafo 4.7.

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quantificatori, infatti, produce ciò che Caffi (2007, 2012) definisce ‘effetto lenitivo’ ed ‘effetto temperatore’. Il primo è particolarmente comune in ordini e richieste, poiché in questi casi la mitigazione serve a ridurre gli obblighi dell’interlocutore e i potenziali rischi per la ‘faccia’ di entrambi in caso di rifiuto (37); il secondo ha invece a che fare con la riduzione della forza di giudizi, valutazioni, cioè il grado di responsabilità che il parlante assume nel produrre questo tipo di atti (38).

(37) ora che il giugno mi porta purtroppo a meno noleggi vedete un pochino # di porre un occhio sui gr<an> sui gran turismo sui turistici e via di seguito

(38) bei den andern hat_s mir noch e bissel besser gfallen (it.) quello degli altri mi è piaciuto un po’ di più

L’intenzionalità di questi usi dipende dalla necessità di dover attutire i possibili effetti del proprio enunciato: se eliminassimo questi quantificatori, si otterrebbero degli enunciati offensivi, o troppo assertivi. Sono infatti usi tipici di enunciati che contengono giudizi, valutazioni, esortazioni, richieste, consigli e ordini, che agiscono a livello interpersonale e che comportano dei rischi conversazionali legati al concetto di ‘faccia’ (Goffmann 1986). Il meccanismo che è alla base di questi usi è dunque ancora una volta relativo al significato originario dei quantificatori usati, dove il concetto di parzialità si applica alla forza del giudizio, della richiesta, dell’esortazione, più che al significato proposizionale.

Esistono particolari usi, infine, come quelli riportati negli esempi (39) e (40), in cui un dato quantitativo viene intenzionalmente esagerato a dismisura, per ottenere un effetto ironico oppure per rinforzare la propria tesi, concentrando l’attenzione dell’interlocutore proprio sull’informazione numerica. Lavric (2010) definisce questi usi hyperbolic approximative numerals, ovvero costruzioni in cui l’uso del numerale ha una relazione con il reale numero di referenti in forma esagerata (Lavric 2010: 124).

(39) alla stazione per avere un biglietto deve andare tre ore prima (40) und da stehn ja dann (.) hundert (.) dinger

(it.) e lì poi ci sono cento cosi

In questi casi i parlanti scelgono di esprimere un concetto esagerandone la portata quantitativa, perché c’è un intento comunicativo ironico o in altri casi polemico che deve essere evidenziato. Si tratta dunque di usi in cui è ben riconoscibile l’intenzionalità del parlante, che sceglie di esprimere un concetto in forma esagerata, perché esprimendolo

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con un riferimento quantitativo realistico non otterrebbe l’effetto comunicativo desiderato. Questi usi catturano l’attenzione del destinatario, proprio perché così marcati rispetto agli altri elementi dell’enunciato, e la loro sproporzione amplifica il contenuto e lo scopo comunicativo dell’intero messaggio. Ciò significa che se, di base, l’enunciato è positivo, l’effetto sarà di amplificare il messaggio positivo, cordiale, o divertente; se invece si tratta di un giudizio o una valutazione negativa, quella componente polemica sarà amplificata dall’esagerazione, come in (41).

(41) die tüte deine mutter verwendet die tüten ja auch (.) ungefähr hundertmal odder41

(it.) la busta anche tua madre usa le stesse buste tipo cento volte no?