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Capitolo 4 – Valle della Caffarella: soil radon test-site

4.7 Cavità sotterranee

Sia nel periodo etrusco, sia, successivamente, nel periodo repubblicano e imperiale, con l'espansione della città e l'urbanizzazione del territorio circostante, vennero intrapresi i grandi lavori di realizzazione di condotti idrici sotterranei, e venne iniziato lo sfruttamento intensivo del sottosuolo nei dintorni della città, mediante lo scavo di cave in sotterraneo per ricavare materiali da costruzione, soprattutto pozzolane e tufi litoidi. Vennero scavati infine, per le esigenze del culto, cimiteri e ipogei di vario tipo, alcuni dei quali riutilizzavano vecchie cave abbandonate, ma che in genere si differenziavano da quest’ultime per ampiezza, altezza, sviluppo longitudinale (Ventriglia, 2002). Le cavità sotterranee scavate in epoca romana vennero poi riutilizzate, nel corso dei secoli, sia per attività estrattive, sia in tempi recenti come rifugi d'emergenza, comandi e depositi militari durante il periodo bellico, e successivamente come fungaie o depositi per attività industriali.

Non è possibile fornire le esatte ubicazioni, estensioni, profondità ed altezze di tutte le cavità esistenti nelle vulcaniti nel sottosuolo del Comune di Roma e non soltanto perché sono numerosissime, ma anche perché nel corso dei tempi si è perduto il ricordo della loro esistenza e inoltre in diversi casi, franamenti e zone pericolanti ne rendono impossibile il rilevamento. Si può fornire soltanto un elenco delle zone particolarmente interessate dalla presenza di tali cavità sotterranee; soltanto in alcuni casi si possono fornire più dettagliate indicazioni sulla base di quanto acquisito con sondaggi, indagini geofisiche di superficie, rilevamenti topografici di vuoti accessibili. Nelle aree interessate dai tufi e dalle pozzolane dovute all’attività del Vulcano Laziale e dove questi prodotti hanno sufficienti spessori, è stata accertata la presenza di vecchie lavorazioni in sotterraneo: in tutte queste aree e non soltanto nei punti esplorati è probabile o molto probabile la presenza di cavità sotterranee (Ventriglia, 2002).

Nell'area del Parco Regionale dell’Appia Antica e nel limitrofo quartiere romano Appio Latino, sono presenti numerose cavità sotterranee appartenenti a diverse tipologie; alcune di esse hanno imbocchi visibili in superficie (figura 12), altre sono individuabili in base a segni di dissesti superficiali, altre ancora, infine, sono citate nelle fonti bibliografiche, oltre che descritte nelle campagne di sondaggi ed indagini geognostiche condotte nell'area considerata in occasione della realizzazione di opere pubbliche [13].

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Figura 12. Ingresso di una cava abbandonata in valle della Caffarella, scavata nell’unità eruttiva di “Villa Senni”.

Le cave nel settore considerato si sviluppano nei livelli di pozzolane, caratterizzate da maggiore facilità di lavorazione, e nei tufi litoidi [13]. Sono costituite da grandi camere, comunicanti fra loro, il cui tetto è sostenuto soltanto da pilastri disposti, in genere, senza alcuna regola o da una fitta rete di gallerie disposte in modo da realizzare maglie nella maggior parte dei casi irregolari. Per la notevole potenza delle singole formazioni ed anche perché vi erano più litotipi utilizzabili, si riscontrano oggi più ordini sovrapposti di gallerie e, per la maggior parte dei casi, non vi è corrispondenza in verticale fra i pilastri dei diversi livelli. Le estrazioni delle piroclastiti con cave in sotterraneo sono state spinte in profondità il più possibile secondo le condizioni locali. In alcuni casi esse hanno raggiunto la falda acquifera che ha impedito il loro ulteriore approfondimento (Ventriglia, 2002). Le dimensioni delle gallerie variavano a seconda della litologia interessata: nel caso delle pozzolane si scavava fino ad una larghezza di 2-3 metri e ad un'altezza di 3-5. Le gallerie comunque si sviluppavano per la maggior parte entro i primi 15 metri dal piano campagna. In superficie erano visibili, un tempo, solo gli imbocchi delle gallerie principali, ma durante il corso dei secoli, a seguito di cedimenti delle volte (modalità principale di dissesto dovuta al progressivo degrado e assottigliamento dei pilastri), si sono formate depressioni superficiali anche di grande estensione, ben visibili in alcune aree (figura 13). Esemplificativa di tale situazione è l’area della valle della Caffarella, nella quale l’assetto geomorfologico è notevolmente

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Figura 13. Sprofondamento superficiale in valle della Caffarella, dovuto alla presenza di cavità sotterranee.

Nell'area considerata sono conosciuti alcuni esempi di cunicoli scavati a scopo di drenaggio o per captazione di sorgenti. I canali erano realizzati in muratura e il loro fondo era rivestito con laterizi; un rivestimento delle pareti veniva realizzato quando lo scavo attraversava terreni poco consistenti. Tali caratteristiche costruttive hanno fatto sì che le condutture si conservassero nel tempo tanto da giungere ai giorni nostri in buono stato di conservazione. I cunicoli idraulici raggiungono i 2 metri di altezza e il metro di larghezza e sono spesso interrotti da pozzi di aerazione. La loro pendenza è generalmente modesta e costante e risultano quasi tutti scavati nei livelli superficiali [13].

Tutta la zona delimitata dal fosso della Caffarella a N e ad E, dalla via dell’Almone e dalla via di Cecilia Metella a S, dal fosso di Tor Carbone ad W, è interessata, oltre che dalle estesissime catacombe (S. Callisto, S. Sebastiano, etc.), da numerose ampie cave scavate nelle pozzolane e nel tufo litoide.

Nella zona detta dei Cessati Spiriti, sono segnalate estese gallerie di cava, site tra la marrana della Caffarella e la via Appia Nuova. Inoltre, un centinaio di metri prima dell’incrocio della via Appia Nuova con l’antica via Latina esistevano alcuni ipogei realizzati nell’unità delle “Pozzolane Rosse”, oggi perduti, di cui si trovano indicazioni in letteratura, tra i quali il cosiddetto “ipogeo anonimo presso i Cessati Spiriti” (Ventriglia, 2002).

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