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Capitolo 4 – Valle della Caffarella: soil radon test-site

4.4 Unità litologiche

Per il presente lavoro è stata presa a riferimento la Carta geologica del Comune di Roma, volume 1, scala 1:10000, a cura di R. Funiciello e G. Giordano (2005). Di seguito è riportata la legenda di tale cartografia, relativa alla sezione CTR 374110, dalla quale sono stati tratti gli stralci delle tavole I e XI (vedere tavole alla fine del volume).

Depositi alluvionali (a2)

Depositi siltoso-sabbiosi e siltoso-argillosi delle pianure alluvionali. Nella piana alluvionale del fiume Tevere e del fiume Aniene la litologia di questi depositi è nota da dati di sondaggio ed è prevalentemente costituita da depositi fini siltoso-argillosi alternati a livelli sabbiosi e a livelli di torbe a diversa profondità. Alla base sono frequenti livelli ghiaiosi e sabbiosi. Spessore fino a 60 m. (Olocene)

Successione del Tavolato (TAL)

Depositi da massivi a mal stratificati, sabbioso-ghiaiosi ad elementi vulcanici mediamente classati con lenti conglomeratico-grossolane, clasto-sostenute, da debris flow e da flusso iperconcentrato. I depositi si possono relazionare alla rimobilizzazione di materiale vulcanoclastico contemporanei e successivi alle ultime eruzioni freatomagmatiche del maar di Albano con meccanismi di deposizione di lahar. Alla base della successione è presente un deposito da surge freatomagmatico. Spessore massimo 10 m. (Pleistocene superiore - Olocene)

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Unità di Vitinia (VTN)

Sabbie fluviali ad elementi vulcanici, ghiaie calcaree e silicee a matrice sabbiosa ad elementi vulcanici, limi con abbondanti resti di vertebrati e concrezioni travertinose. Spessore fino a 20 m. (Pleistocene medio)

Successione di Capo di Bove (FKBa)

Litofacies a) lave grigio scure, da tefritiche a K-foiditiche (Fornaseri et al., 1963; Triglia et al.,

1995), da microcristalline a porfiriche, da compatte a vacuolari, con contenuto variabile di fenocristalli di leucite spesso in individui centimetrici, clinopirosseno ed occasionalmente olivina. Litofacies b) depositi di scorie e ceneri da ricaduta e rimaneggiati. (Pleistocene medio)

Unità di Villa Senni

Membro delle Pozzolanelle (VSN2)

Deposito massivo, di colore da viola a nero, a composizione da tefrifonolitica a fonotefritica (Triglia et al., 1995), a matrice cineritico grossolana-lapillosa, povero in fini e ricco di cristalli di leucite, biotite e clinopirosseno, contenente grosse scorie nere, generalmente incoerente. Lapilli e blocchi di litici lavici e olocristallini possono raggiungere il 30% del deposito. Spessori massimi 30 m. Spesso sono presenti gas-pipes. “Tufo di Villa Senni” e “Pozzolanelle” auct.

Membro del Tufo Lionato (VSN1)

Deposito a composizione da K-foiditica a tefrifonolitica (Triglia et al., 1995), massivo, litoide, a matrice cineritico-lapillosa con abbondanti pomici gialle, scorie grigie, litici lavici e olocristallini a gradazione inversa, di colore da giallo a rosso a marrone in gradazione verticale, spesso fino a 25 m. Localmente, nella parte alta del deposito, sono presenti fiamme.

Gas-pipes, laminazioni e impronte di tronchi sono spesso presenti nelle zone distali e nelle

paleo valli. “Tufo Lionato” auct.

Unità delle Pozzolane Nere (PNR)

Unità piroclastica di colore nero, massiva e caotica, localmente con gas-pipes, a composizione tefrifonolitica (Triglia et al., 1995), costituita da un deposito a matrice scoriaceo-cineritica,

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nella quale sono dispersi scorie di dimensioni fino a 15 cm, litici lavici, piroclastici, olocristallini e sedimentari termometamorfosati di dimensioni fino a 10 cm e cristalli di leucite e clinopirosseno. Al tetto è frequente una zona litoide per zeolitizzazione. La geometria del deposito è tabulare. Spessori tra i 5 e i 20 m. Al tetto sono localmente presenti depositi vulcanoclastici massivi tipo debris flow derivanti dal rimaneggiamento dell’unità. L’unità è riferibile ad una eruzione ignimbritica di grande volume. (Pleistocene medio)

Successione di La Storta (LTT)

Alternanze di piroclastiti primarie cineritico-lapillose di scorie grigie e pomici da ricaduta e livelli vulcanoclastici rimaneggiati, con orizzonti pedogenizzati. Spessori fino a 10 m. (Pleistocene medio)

Unità di Fosso del Torrino (FTR1)

Ghiaie, sabbie e limi poligenici in facies fluviale e fluvio-lacustre a riempimento di canali, con elementi vulcanici derivanti prevalentemente dall’erosione delle unità eruttive delle Pozzolane Rosse, delle Pozzolane Nere e del Tufo Rosso a Scorie Nere; silts calcarei a luoghi fortemente cementati e argille in alternanze irregolari che passano lateralmente a depositi di travertini fitoclastici e livelli cementati. Formazione di S. Cosimato auct. Spessore fino a 20 m. (Pleistocene medio)

Unità delle Pozzolane Rosse (RED)

Unità piroclastica massiva e caotica, semicoerente, da rosso a viola vinaccia a grigio scuro, a matrice scoriacea povera della frazione cineritica, con scorie di dimensioni fino a 15 cm, litici lavici, sedimentari termometamorfosati e olocristallini di dimensioni fino a 20 cm e abbondanti cristalli di leucite, clinopirosseno e biotite. Composizione tefritico-leucititica (Fornaseri et al., 1963), spessore fino a 15 m in affioramento e 35 da dati di sondaggio. La geometria del deposito è tabulare. Al tetto sono localmente presenti fino a 3 m di depositi stratificati cineritici e scoriacei da ricaduta e rimaneggiati. L’unità è riferibile ad una eruzione ignimbritica di grande volume. (Pleistocene medio)

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Successione di Sacrofano (SKF)

Depositi piroclastici lapillosi e cineritici in strati contenenti scorie e litici lavici di dimensioni centimetri che da ricaduta, intercalati a livelli vulcanoclastici rimaneggiati, orizzonti pedogenizzati e depositi limno-palustri. Nella parte intermedia della successione i livelli primari sono costituiti da pomici di ricaduta bianco-giallastre a sanidino e clinopirosseno in tre banchi con areali di affioramento differenziati (Granturchi auct.). Spessori fino a 14 m. (Pleistocene medio)

Unità del Palatino (PNO)

Deposito piroclastico a matrice cineritica grigio-nerastra con scorie grigie o nere, cristalli di leucite alterata, pirosseno e biotite, clasti centimetrici di lava, massivo, generalmente coerente o litoide. Localmente sono presenti clasti di ghiaie calcaree del substrato. Alla base sono frequenti impronte di tronchi d’albero. Verso l’alto è presente intercalato un livello cineritico ricco di lapilli accrezionari spesso fino a 30 cm. Spessore massimo 10 m. L’unità è riferibile ad una eruzione ignimbritica a componente freatomagmatica. (Pleistocene medio)

Unità di Tor de Cenci (TDC)

Deposito piroclastico, grigio-giallastro, da massivo a caotico a stratificato, con lapilli accrezionari fino a 3 cm in diametro, sia nella matrice che in livelli stratificati. Lo scheletro è composto da litici lavici e scorie di diametro < 3 cm e cristalli di leucite analcimizzata, clinopirosseno e biotite (≤ 1% in volume). Frequenti impronte d’albero. Alla base è presente un deposito di scorie da ricaduta. Spessori massimi 10 ÷ 15 m. Chimismo K-foiditico. Il deposito è riferibile ad una eruzione freatomagmatica di grande volume con meccanismi di deposizione da colata piroclastica (De Rita et al., 2002). “Tufi Antichi” e “Tufi Pisolitici” auct. (Pleistocene medio)

Unità di S. Cecilia (CIL)

Alternanze ed interstratificazioni di conglomerati, sabbie e limi di ambiente fluviale ad elementi vulcanici (zona di Ponte Galeria). Alternanze di strati cineritici a lapilli accrezionari, pomici e ceneri avana con orizzonti pedogenizzati (zona Flaminia). Spessori fino a 40 m. (Pleistocene medio)

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Per quanto riguarda l’area romana nella quale è stata effettuata l’indagine, di particolare interesse sono risultate le due importanti unità in colata piroclastica del Vulcano Laziale, denominate unità delle “Pozzolane Rosse” e unità di “Villa Senni”. I monitoraggi di lunga durata del soil radon e gran parte delle misure che hanno consentito lo studio del parametro, sono stati effettuati nell’unità eruttiva del “Villa Senni” (VSEU), analizzata in dettaglio nel lavoro di Watkins et al. (2002), di cui è riportata la stratigrafia schematica in figura 11. I prodotti più importanti di VSEU sono due depositi di flusso definiti come membro del “Tufo Lionato” (VSN1) e membro delle “Pozzolanelle” (VSN2). Un intervallo di tempo molto breve intercorre tra la messa in posto dei due depositi ignimbritici, dedotto dalla mancanza di paleosuolo o di evidenze di rimaneggiamento fluviale al loro contatto (Watkins et al., 2002).

Figura 11. Stratigrafia schematica dell’unità eruttiva di “Villa Senni” (Watkins et al., 2002). La colonna di sinistra riporta un’interpretazione della stratigrafia dei prodotti dei Colli Albani meno recente rispetto a quella illustrata in figura 10, relativa al lavoro di Giordano et al. (2010).

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Nell’area di indagine in valle della Caffarella sono stare riscontrate in affioramento le litologie di cui di seguito si riporta una breve descrizione, integrata da indicazioni ottenute tramite analisi diffrattometrica.

Depositi alluvionali recenti del fiume Almone (a2)

Depositi da sabbiosi ad argillosi derivanti perlopiù da rimaneggiamento di materiale vulcanico e ricchi in materia organica. Da analisi al diffrattometro le fasi mineralogiche principali risultano essere augite e leucite. Il suolo alluvionale presenta fenomeni di argillificazione (aumento della halloysite) e analcimizzazione. Dati di sondaggio indicano uno spessore massimo nel fondovalle di 10 ÷ 12 metri (Ventriglia, 2002).

Membro delle “Pozzolanelle” (VSN2) dell’unità eruttiva di “Villa Senni” (VSEU)

Deposito massivo, litoide nell’area d’indagine, a matrice cineritico grossolana-lapillosa con litici lavici e cristalli ben formati (leucite e subordinati biotite e clinopirosseno), contenuto in scorie variabile. Denominato anche “tufo ad occhio di pesce” per l’elevato contenuto di cristalli di leucite, in realtà nell’area di indagine è stato riscontrato un maggior contenuto di analcime con scarsa leucite. Zeolitizzazione con presenza di phillipsite ed herschelite (litificazione). Alla base è stato osservato uno spessore di 20-30 cm di breccia vulcanica di colore grigio, da alcuni autori definito “Pozzolanelle”. Spessore in settore di indagine: 150 cm.

Membro del “Tufo Lionato” (VSN1) dell’unità eruttiva di “Villa Senni” (VSEU)

Deposito massivo, litoide, a matrice cineritico-lapillosa, con scorie grigiastre e pomici giallo- arancio, litici lavici e cristalli ben formati. Tipico colore fulvo. Evidente zeolitizzazione (soprattutto cabasite), argillificazione (abbondante halloysite) e analcimizzazione. Spessore in settore di indagine: 230 - 250 cm. Riscontrate due diverse facies in valle della Caffarella.

Facies litoide: evidenti scorie, macrocristalli di analcime (derivante da leucite), di pirosseno

(augite) e biotite. Facies alterata: è un tufo molto alterato, le scorie tendono ad essere molto meno visibili; cabasite scomparsa, augite e halloysite in minor quantità, analcime completamente rimossa o quasi.

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Unità delle “Pozzolane Nere” (PNR)

Tra VSN1 e RED è presente uno strato di spessore variabile costituito da un deposito di materiale incoerente, a matrice cineritica, di colore da grigio a nero. Nel settore di indagine l’unità ha uno spessore estremamente ridotto (circa 1 m).

Unità delle “Pozzolane Rosse” (RED)

Deposito massivo semicoerente di colore rosso violaceo, struttura caotica, a matrice scoriacea povera della frazione cineritica, con litici lavici e sedimentari termometamorfosati, abbondanti cristalli di leucite e augite. Scorie e litici di dimensioni fino a decimetriche. Fenomeni di argillificazione (abbondante halloysite). Riscontrata nell’area di indagine una

facies fortemente analcimizzata, con diminuzione del tenore di leucite.

Inoltre nell’area di indagine si riscontra estesa presenza di terreni di riporto (RIP), che coprono litologie vulcaniche e alluvioni, e abbondanti soprattutto nel settore in prossimità della via Latina. Si tratta di materiali eterogenei, perlopiù a matrice vulcanica. Dati di sondaggio indicano in questo settore uno spessore di 4 ÷ 6 metri (Ventriglia, 2002).