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Cefalee Primarie e Alessitimia

La parola “Alexhitymia” è di derivazione greca e sta a significare “mancanza di parole per le emozioni” (Sifneos, 1973). Tale costrutto nasce nei primi anni ’70, quando John Nemiah e Peter Sifneos, studiando le malattie psicosomatiche “classiche”, riscontrarono che sedici dei venti pazienti osservati mostravano difficoltà ad esprimere verbalmente le emozioni, scarsità di fantasie e uno stile comunicativo incolore, caratterizzato da un’estrema attenzione per i più piccoli dettagli degli eventi esterni (Nemiah & Sifneos, 1970). Le ricerche che si sono susseguite nel tempo sono state moltissime e hanno permesso di tracciare in maniera più specifica e dettagliata le caratteristiche che contraddistinguono un soggetto alessitimico (Taylor, Bagby, Ryan, & Parker, 1990). La prima peculiarità di queste persone riguarda la difficoltà a discriminare un’emozione dall’altra e gli stati somatici dalle emozioni. Gli alessitimici mostrano un’attenzione selettiva e un’amplificazione delle componenti somatiche delle emozioni; a questo si assocerebbe una predisposizione ad incrementare

62 l’agire motorio per scaricare la tensione interna. Questo spiegherebbe perché tendono a sviluppare disturbi di somatizzazione, comportamenti compulsivi, anoressia nervosa, ipocondria e abuso di sostanze (Porcelli, 2005). L’altra caratteristica che contraddistingue tali persone è la presenza di un vocabolario emotivo limitato, che comporta difficoltà a comunicare verbalmente le emozioni. Mostrano poi uno stile comunicativo incolore, privo di emotività, in cui mancano riferimenti a vissuti interiori (Apfel & Sifneos, 1979). Anche di fronte ad indagini approfondite questi soggetti non sembrano avere consapevolezza dei propri stati emozionali. Va segnalata poi la presenza di processi immaginativi coartati, con scarsa o assente attività fantastica; il colloquio che deriva dall’interazione con le persone alessitimiche è rigidamente circoscritto a determinate tematiche. La limitata capacità immaginativa riduce poi notevolmente le loro possibilità di modulare l’ansia e le altre emozioni (Krystal, 1988) (Mayes & Cohen, 1992). Gli alessitimici si contraddistinguono anche per il fatto di avere uno stile di pensiero concreto orientato verso la realtà esterna (Parker, Taylor, & Bagby, 2003). La concentrazione verso ciò che è al di fuori della vita psichica si manifesta attraverso il “pensiero operatorio” (Marty & de M'Uzan, 1963); un pensiero così razionale che si riflette in racconti di esperienze di vita prive della componente affettiva, come se in qualche modo la persona fosse uno spettatore della propria vita (Todarello & Porcelli, 2002). Ultima caratteristica che li caratterizza è il conformismo sociale, che si manifesta con una stretta aderenza alle regole (Todarello & Porcelli, 2002). La convinzione per cui le caratteristiche alessitimiche fossero peculiarità delle “malattie psicosomatiche classiche”, le c.d. Holy Seven (ulcera gastroduodenale; artrite reumatoide; patologie tiroidee; neurodermatite; rettocolite ulcerosa; ipertensione essenziale; asma), è stata superata negli anni per diverse ragioni. La ricerca ha dimostrato che l’alessitimia è un concetto transnosografico che riguarda tutte le patologie: non può essere considerata una sindrome psicopatologica a sé stante perché è una caratteristica di personalità non immediatamente correlata ad alcuno specifico disturbo (Taylor, G.J.; Bagby, R.M., 2004) (Carretti & La Barbera, 2005). A ciò si aggiunge il fatto che sia stata riscontrata una certa prevalenza anche nella popolazione generale (Loas, Fremeaux, Marchand, Chaperot, & Dardennes, 1993). Un altro motivo importante per cui l’alessitimia non possa essere considerata una peculiarità esclusiva delle “malattie psicosomatiche classiche” deriva dal fatto che nel tempo sia cambiata la concezione di malattia psicosomatica (Fava & Sonnino, 2002). Oggi c’è accordo nel ritenere che le malattie psicosomatiche siano determinate da diversi fattori psicosociali che non sono connessi direttamente con la patologia in senso psico-genetico, ma assumono un peso diverso per ogni individuo nel determinare la

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63 condizione patologica. Si può quindi affermare che attualmente la presenza di tratti alessitimici venga considerata come un fattore di rischio per lo sviluppo di molti stati patologici, che includono le malattie psicosomatiche classiche, ma anche un gran numero di altre condizioni, tra le quali: le malattie cardiovascolari, gastrointestinali, respiratorie, dermatologiche, i disturbi somatoformi, l’alcolismo, le tossicomanie, i disturbi post- traumatici da stress, i disordini alimentari, i disturbi affettivi, le perversioni sessuali, i disturbi narcisistici di personalità, la tendenza compulsiva verso attività sportive, le sindromi dolorose psicogene e anche alcune forme tumorali (Taylor, G.J., 1993) (Trombini & Baldoni, 1999) (Taylor, G.J.; Bagby, R.M.; Parker, J.D.A., 2000) (Taylor, G.J.; Bagby, R.M., 2004). Gli studi sulle cefalee primarie e l’alessitimia iniziano ad essere presenti in letteratura dagli anni ’90. Attualmente uno degli strumenti più conosciuti per la valutazione del costrutto dell’alessitimia è la “Toronto Alexithymia Scale-20” (TAS-20) (Bagby, Parker, & Taylor, 1994) (Bagby, R.M.; Taylor, G.J.; Parker, J.D.A., 1994) (Parker, J.D.A.; Taylor, G.J.; Bagby, R.M., 2003). Si tratta di un questionario self-report formato da 20 item e 3 sottoscale. Le sottoscale, legate alla definizione di Sifneos (Sifneos, 1973), sono state costruite con l’analisi fattoriale, e sono tre: “Difficulty identifying feeling” (“DIF” – difficoltà ad identificare le emozioni); “Difficulty describing feeling” (“DDF” – difficoltà a descrivere le emozioni); “Externally oriented thinking” (“EOT” – pensiero orientato all’esterno). Al soggetto viene chiesto di fornire una risposta che indichi quanto si ritiene d’accordo con l’affermazione data (1 = non sono per niente d’accordo; 2 = non sono molto d’accordo; 3 = non sono né d’accordo né in disaccordo; 4 = sono d’accordo in parte; 5 = sono completamente d’accordo). Letteratura

Wise et al. hanno osservato 100 soggetti cefalalgici. Sono stati somministrati l’”Illness Behavior Questionnaire” (IBQ), per identificare le credenze di malattia, l’”Illness Effects Questionnaire”, per quantificare gli aspetti perturbanti del mal di testa, e la “Toronto Alexithimya Scale” (TAS), per valutare la capacità di identificare e segnalare le emozioni. Sono stati riscontrati livelli significativamente maggiori di alexithymia (TAS) in tutti i soggetti cefalalgici rispetto ai controlli. Nelle scale dell’IBQ, nel TAS e nei livelli di ansia e depressione, non sono state riscontrate differenze significative fra emicranici e soggetti con cefalea tensiva. La cronicità dei sintomi è risultata associata a una maggiore irritabilità (IBQ). Le implicazioni cliniche suggeriscono che i pazienti con dolore alla testa abbiano alti livelli di stress ma posseggano caratteristiche alessitimiche che, per il ridotto insight, non gli consentono di riconoscere i propri stati interiori connessi alla malattia (Wise, Mann, Jani, & Jani, 1994).

64 Lo studio di Yucel et al. si prefigge di osservare alessitimia ed assertività in 105 soggetti con cefalea tensiva e 70 soggetti di controllo. Il campione sperimentale è stato selezionato da una popolazione di 600 soggetti con varie forme cefalalgiche, includendo i soggetti con età compresa fra 18 e 65 anni, con un livello di istruzione pari alla primaria, che soddisfacessero i criteri diagnostici dell’International Headache Society per la cefalea tensiva cronica ed episodica, e che accusassero la sintomatologia da almeno un anno. I soggetti di controllo sono stati selezionati in modo che il gruppo fosse omogeneo a quello sperimentale per età, genere e livello di istruzione. Per la valutazione della depressione e dei pensieri automatici sono stati utilizzati, rispettivamente, il “Beck Depression Inventory”e la ”Automatic Thoughts Scale”. I ricercatori hanno utilizzato poi la “Toronto Alexithimya Scale” e la “Rathus Assertiveness Schedule” (RAS): quest’ultima misura il comportamento assertivo. I soggetti con cefalea tensiva hanno ottenuto punteggi significativamente più alti dei controlli sia per la depressione che per i pensieri automatici e l’alessitimia; l’assertività è risultata significativamente inferiore rispetto ai soggetti sani. I soggetti con cefalea tensiva di tipo cronico hanno mostrato livelli di depressione e di pensieri automatici superiori ai soggetti con cefalea tensiva episodica. Per gli autori, la frequenza con cui si presentano i sintomi cefalalgici sembra incidere sulla probabilità di sviluppare depressione (Yucel, et al., 2002). Muftuoglu e collaboratori hanno cercato di esaminare le caratteristiche alessitimiche nei pazienti affetti da emicrania e verificare se l’alessitimia abbia una relazione con l’ansia e la depressione. I soggetti sottoposti all’esperimento sono stati 50 emicranici senza aura e 50 controlli sani. Tutti hanno completato il “Beck Depression Inventory”, l’”Hamilton Depression Rating Scale”, lo “State and Trait Anxiety Inventory” e la “Toronto Alexithymia Scale”. Come previsto, i pazienti con emicrania sono risultati significativamente più depressi, ansiosi ed alessitimici rispetto al gruppo di controllo. Non è stata riscontrata alcuna correlazione fra i punteggi della “Toronto Alexithimya Scale” e le variabili demografiche. In entrambi i gruppi non è stata riscontrata alcuna relazione significativa fra depressione e alessitimia. Solo nel gruppo clinico è stata evidenziata una correlazione significativa fra ansia e alessitimia. Secondo questi ricercatori l’alessitimia è frequentemente riscontrabile negli emicranici e risulta associata in maniera significativa all’ansia, ma non alla depressione (Muftuoglu, Herken, Demirci, Virit, & Neyal, 2004).

Gli obiettivi di Gatta et al. sono principalmente due: valutare la presenza di un collegamento fra cefalea tensiva ed alessitimia nell’infanzia e nella prima adolescenza; valutare l’esistenza di una correlazione fra l’alessitimia di bambini/pre-adolescenti e quella delle loro madri. Questo studio ha previsto un gruppo sperimentale di 32 soggetti (26 femmine e 6 maschi

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65 con età compresa fra gli 8 e 15 anni; età media 11,2 ± 2) affetti da mal di testa tensivo e 32 soggetti di controllo non cefalalgici (26 femmine e 6 maschi con età compresa fra gli 8 e i 15 anni; età media 11,8 ± 1,6). L’alessitimia nei ragazzi è stata misurata attraverso la versione italiana dell’”Alexithymia Questionnaire for Children”; nelle madri, tramite la TAS-20. Sono stati rilevati tassi più alti di alessitimia nel gruppo sperimentale rispetto a quello di controllo; non è stata riscontrata una correlazione significativa fra l’alessitimia nei ragazzi e nelle madri (Gatta, et al., 2011).

Uno studio del 2013 ha avuto come scopo quello di valutare la relazione fra depressione, ansia, alessitimia, autoriflessione, insight e qualità della vita negli emicranici. Sono stati costruiti due gruppi appaiati, uno dei quali composto da 40 donne con emicrania. I risultati rivelano che le donne con emicrania, rispetto ai controlli, hanno livelli maggiori di depressione, ansia e alessitimia; riportano inoltre livelli minori di qualità della vita, autoriflessione ed insight. La qualità della vita delle donne con emicrania è predetta dai livelli di depressione e dall’abilità di esprimere emozioni e fantasie; quest’ultimo è un fattore che va a comporre il costrutto dell’alessitimia. I risultati mostrano inoltre che nel gruppo con emicrania sono presenti alti livelli di ansia, bassa qualità della vita nel dominio fisico e uno stile di pensiero concreto (Vieira, Vieira, Gomes, & Gauer, 2013).

Un altro studio di Gatta e colleghi è stato condotto per mezzo di un campione formato da 89 ragazzi, di cui 47 affetti da cefalea tensiva (11 maschi; 36 femmine; età fra 8 e 17 anni) e 42 affetti da emicrania (18 maschi; 24 femmine; età fra 8 e 17 anni). È stato considerato poi un gruppo di controllo composto da 32 soggetti che non erano affetti da cefalea (26 femmine; 6 maschi; età fra 8 e 17 anni). Ai ragazzi è stato somministrato l’”Alexithymia Questionnaire for Children”, alle loro madri la “Toronto Alexithymia Scale” (TAS-20). Sono stati rilevati tassi di alessitimia significativamente maggiori nei soggetti con cefalea tensiva rispetto ai soggetti con emicrania; i primi avevano difficoltà a identificare i loro sentimenti. Le madri dei bambini con mal di testa non hanno riportato tassi di alessitimia superiori rispetto alle madri dei ragazzi non cefalalgici. Nel gruppo di soggetti con emicrania e nel gruppo di controllo è stata riscontrata una correlazione significativa tra i tassi di alessitimia nei giovani e nelle loro madri. (Gatta, Spitaleri, Balottin, Mangano, & Battistella, 2015)

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