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Cefalee Primarie e Personalità

La ricerca empirica sulle caratteristiche personologiche del paziente cefalalgico, inaugurata con Wolff nel 1937, è proseguita fino al XXI secolo; fino a quando l’eterogeneità e la divergenza dei dati non ha chiaramente messo in luce l’impossibilità di tracciare un profilo personologico caratteristico del paziente cefalalgico. Questo filone di ricerca, che ha tentato di connotare il paziente cefalalgico attraverso un profilo tipico, si è avvalso di numerosi reattivi psicometrici al fine di approfondire le caratteristiche di personalità, primo fra tutti il “Minnesota Multiphasic Personality Inventory” (MMPI e MMPI-2) (Pini M. , 2006). Il Minnesota Multiphasic Personality (MMPI) (Hatway & McKinley, 1940) (Hathaway & McKinley, 1942) (Hatway, S.R.; McKinley, J.C., 1942) è un test ad ampio spettro che consente di valutare le principali caratteristiche strutturali della personalità e i disordini di tipo emotivo. Rappresenta uno degli strumenti più utilizzati in ambito clinico e peritale. Esistono molte versioni del test perché è stato sottoposto a più revisioni nel corso del tempo. L’MMPI- 2 (Hatway & McKinley, 1997) è formato da 567 item a doppia alternativa di risposta (“vero”; “falso”) ed è composto da 8 scale di validità, 10 scale di base, 16 scale supplementari, 15 scale di contenuto e 5 scale PSY. Le scale di validità servono ad accertare con quale accuratezza e sincerità il soggetto ha compilato il questionario e sono le seguenti: scala L (valuta la tendenza a fornire un’immagine di sé socialmente accettabile); scala F (indice della validità del test); scala K (evidenzia l’atteggiamento difensivo verso le indagini psicologiche); scala Fb (valuta l’attenzione durante la somministrazione); scale VRIN e TRIN (valuta la tendenza a rispondere vero o falso alle domande per dare un’immagine non credibile di sé); scala Fp (“Frequenza-psicopatologica”); scala S (valuta l’approccio difensivo assunto nella compilazione del questionario). Le scale di base vanno a dispiegare le dimensioni più significative della personalità e sono: Hs (ipocondria); D (depressione); Hy (isteria); Pd (deviazioni psicopatiche); Mf (mascolinità/femminilità); Pa (Sintomi paranoidi); Pt (psicastenia); Sc (schizofrenia); Ma (mania); Si (introversione sociale).

Le scale supplementari approfondiscono i problemi clinici e i vari disturbi e sono le seguenti: A (Ansia); R (Repressione); Es (Forza dell’Io); MAC-R (Alcolismo/Tossicodipendenze); O-H

50 (Ostilità ipercontrollata); Do (Leadership); Mt (Disadattamento scolastico); Gm e Gf (scale dei ruoli sessuali); Pk e Ps (scale di disagio coniugale); APS (scala di tossicodipendenza potenziale); AAS (scala di ammissione di tossicodipendenza); Ho (Ostilità). Le scale di contenuto permettono di descrivere diverse variabili di personalità e sono: Anx (Ansia); Frs (Paure); Obs (Ossessività); Dep (Depressione); Hea (Preoccupazioni per la salute); Biz (Pensiero bizzarro); Ang (Rabbia); Cyn (Cinismo); Asp (Comportamenti antisociali); Tpa (Tipo A); Lse (Bassa autostima); Sod (disagio sociale); Fam (Problemi familiari); Wrk (Difficoltà di lavoro); Trt (indicatori negativi di trattamento). Le scale PSY-5 consentono rilevanti collegamenti teorici con i modelli di personalità e della psicopatologia, e sono: AGGR (Aggressività); PSYC (Psicoticismo); DISC (Alterazione dell’Autocontrollo); NEGE (Emozionalità negativa/Nevroticismo); INTR (Introversione/Bassa emozionalità).

Il “temperamento” rappresenta la componente della personalità maggiormente connessa alla biologia dell’individuo, cioè alle caratteristiche innate della personalità; le caratteristiche temperamentali sono evidenti già dall’infanzia e restano stabili per tutto il corso della vita proprio perché di derivazione biologica. Studi sui gemelli riportano un ereditabilità compresa fra il 40 e il 60% (Health, Cloninger, & Martin, 1994) (Stallings, Hewitt, Cloninger, Healt, & Eaves, 1996). Uno dei costrutti del temperamento più avvalorati è quello proposto da Robert Cloninger, genetista e psichiatra americano, il quale considera la personalità come “un complesso sistema gerarchico che può essere naturalmente suddiviso nelle due distinte dimensioni psicobiologiche del temperamento e del carattere” (Cloninger, C.R.; Svrakic, D.M.; Przybeck, T.R., 1993). Il suo modello prevede la ripartizione del temperamento in tre dimensioni geneticamente indipendenti ed ereditabili che correlano con risposte comportamentali agli stimoli ambientali stabili e specifiche. Le tre variabili proposte da Cloninger sono: “Novelty Seeking” (“NS”- “ricerca di novità”: tendenza a reagire con eccitazione verso le novità); ”Harm Avoidance” (“HA” - “evitamento del danno”: tendenza a rispondere intensamente agli stimoli avversivi; per cui si agisce con cautela); “Reward Dependence” (“RD” – “ricerca della ricompensa”: tendenza a rispondere intensamente alle situazioni che generano ricompense e gratificazioni, soprattutto di tipo socio-affettivo); Persistence (“P” – “persistenza”: tendenza a perseverare nonostante la frustrazione e la fatica). Tali dimensioni, per l’autore, sarebbero correlate a tre principali sistemi neurotrasmettitoriali: NS correla con una bassa attività dopaminergica; HA con un’elevata attività serotoninergica; RD correla con una bassa attività basale noradrenergica; P è legata al sistema del glutammato e della serotonina. Le dimensioni temperamentali proposte da Cloninger vengono misurate attraverso il “Temperament and Character

Revisione della letteratura: aspetti psicologici delle Cefalee Primarie

51 Inventory” (TCI) (Cloninger, Przybeck, Svrakic, & Wetzel, 1994). Si tratta di un questionario self-report composto da 240 item dicotomici, le cui possibili risposte sono “vero” o “falso”: 116 item esplorano i quattro tratti temperamentali; 119 valutano i tre tratti del carattere; 5 sono indicatori della presenza di DP. La Scala Likert è composta da 5 punti. La somma degli item a cui il soggetto ha risposto “vero” fornisce il punteggio grezzo delle sette scale; i punteggi grezzi vengono poi trasformati in punteggi T standardizzati che, riportati su di un grafico, forniscono un profilo di personalità. Le scale riguardanti il temperamento corrispondono ai quattro tratti temperamentali (NS; HA; RD; P) individuati da Cloninger ed esposti precedentemente. La “Novelty Seeking” comprende le seguenti sottoscale: “Eccitabilità” (NS1); “Impulsività” (NS2); “Eccentricità” (NS3); “Disordine” (NS4). L’”Harm Avoidance” è suddivisa nelle seguenti sottoscale: “Ansia Anticipatoria” (HA1); “Paura dell’incertezza” (HA2); “Diffidenza verso l’estraneo” (HA3); “Affaticabilità” (HA4). La “Reward Dependence” è così composta: “Sentimentalismo” (RD1); “Ostinazione” (RD2); “Attaccamento” (RD3); “Dipendenza” (RD4). Le scale del TCI che valutano il carattere sono: “Self-Directedness” (“SD” - “autodirettività”: capacità di adattare il comportamento in base ai propri obiettivi); “Cooperativeness” (“C” – “cooperatività”: identificazione e accettazione degli altri nonché disponibilità alla cooperazione); “Self Trascendence” (“ST” – “trascendenza di sé”: è indice di creatività, altruismo e spiritualità). Un tratto temperamentale che incontreremo poi nella visione della letteratura è quello del “Sensation Seeking”; tale costrutto è stato introdotto negli anni ’60 da Marvin Zuckerman a partire dalle sue ricerche sulla deprivazione sensoriale. Il “Sensation Seeking” definisce un tratto del temperamento centrato sul bisogno di sperimentare sensazioni varie, nuove e complesse, presumibilmente gratificanti, ed è composto da quattro dimensioni: “Thrill and Adventure Seeking” (ricerca di avventure); “Experience Seeking” (ricerca di esperienze); “Boredom Susceptibility” (sensibilità alla noia); Disinhibition (disinibizione comportamentale). Le prime due dimensioni riguardano motivazione e curiosità verso la conoscenza; le altre due componenti sono da considerarsi avversative poiché comportano eccessiva disposizione verso il rischio e predisposizione verso l’insorgenza di forme di dipendenza (Zuckerman, 1994) (Zuckerman, M., 1999) (Pini, M.; Pullarà, M.; Margaron, H., 2000). I livelli di “Sensation seeking” sono differenti da soggetto a soggetto e secondo Zuckerman quelli elevati sarebbero determinati da uno stato di basso arousal, generato da un ambiente monotono. La tendenza a ricercare emozioni forti avrebbe quindi il fine di aumentare l’arousal. È un concetto questo che si va ad opporre alle teorie pulsionali classiche per cui l’elevato arousal è considerato come uno stato di tensione spiacevole. Per misurare il

52 “Sensation seeking” è stato costruito un questionario self-report, la “Sensation Seeking Scale di Zuckerman” (Zuckerman, 1994); come per le variabili di Cloninger, anche per questo costrutto è stato proposto un modello biochimico (Zuckerman, M., 1996) che ne spiega il funzionamento. Tale modello mette in relazione l’impulsività, l’aggressività e la ricerca di gratificazione con i sistemi neurotrasmettitoriali dopaminergici, serotoninergici e noradrenergici.

Letteratura

In una ricerca italiana del 1987, è stato somministrato l’MMPI ad un campione di 58 cefalalgici tensivi prima e dopo il trattamento farmacologico. Dai risultati è emerso che al follow-up i soggetti che sono risultati resistenti al trattamento hanno ottenuto valori all’MMPI maggiori dei controlli nelle seguenti scale: Ipocondria (Hy), Depressione (D), Isteria (Hy) e Psicastenia (Pt) (Gallotta, et al., 1987).

Nattero et al. ipotizzano che vi sia un particolare background psicologico che sottende i soggetti affetti da cefalea con prevalenti sintomi nel week-end. A tal fine sono stati esaminati 104 pazienti giunti in prima visita ambulatoriale: 46 affetti da mal di testa solo nel fine settimana (M = 23; F =23) e 58 soggetti con emicrania senza predilezione per il fine settimana. Sono state effettuate una valutazione clinica ed una quantitativa con i seguenti strumenti: MMPI; BDI; STAI-x1; STAI-x2. Sono state riscontrate differenze significative fra i due gruppi ed in particolare un’elevazione maggiore nell’area nevrotica all’MMPI nei soggetti con cefalea da week-end. Da un punto di vista clinico, i sintomi dei cefalalgici con cefalea da week-end si sono rivelati simili a quelli con emicrania comune, ma il numero era decisamente superiore. Gli autori confermano l’importante ruolo dei fattori psicologici nella patogenesi e nello sviluppo dell’emicrania e concludono che la tensione psichica è coinvolta nella cefalee da week-end (Nattero, et al., 1989).

Lo studio di Puca et al. ha coinvolto 540 soggetti con cefalea cronica (emicrania; cefalea tensiva; cefalee miste). I ricercatori si sono avvalsi della Symptom Checklist 90-R (SCL-90 R). Sono stati messi in relazione sesso, età, insorgenza e durata della cefalea. Nei soggetti di sesso femminile emerge una correlazione positiva della somatizzazione con l’età attuale della paziente, con l’età di insorgenza e la durata della cefalea, oltre ad una correlazione negativa fra sensibilità interpersonale, ostilità, ideazione paranoide ed età del soggetto ed età in cui si presenta la cefalea. Negli uomini è stata osservata una correlazione negativa fra tratti ossessivo-compulsivi e tratti paranoici e l’età dei soggetti e l’età in cui insorge la malattia (Puca, et al., 1989).

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53 Nel 1991 Ginsburg e Pollak-Fels hanno somministrato la “Sensation Seeking Scale” (V form) a 26 pazienti con cefalea tensiva cronica e a 26 soggetti sani. Questi hanno rilevato valori significativamente più bassi per la “Sensation Seeking” nel gruppo sperimentale rispetto al gruppo di controllo. In questo studio vengono confermati i risultati provenienti dagli studi che si sono avvalsi del “Temperament and Character Inventory” (TCI) di Cloninger che avevano rilevato la tendenza in questo tipo di soggetti ad evitare stimoli e situazioni nuove (Ginsburg, N.; Pollack-Fels, S., 1991).

Pfaffenrath e colleghi hanno condotto un’analisi trasversale su 434 pazienti con diversi tipi di cefalea primaria: 160 con emicrania; 95 con cefalea tensiva; 3o con cefalea a grappolo; 149 con cefalea di tipo misto. Da questo studio non sono emerse differenze significative fra i gruppi nei punteggi dell’MMPI, per cui, secondo questi autori è impossibile distinguere i diversi tipi di cefalea in base ai profili personologici dei soggetti osservati. Nei soggetti con cefalea a grappolo i valori delle scale nell’area nevrotica (Hs; D; Hy) sono lievemente più elevati ma risultano comunque compresi nel range normativo (Pfaffenrath, Hummelsberger, Pöllmann, Kaube, & Rath, 1991).

Formisano et al.10 hanno cercato di valutare i cambiamenti nel profilo di personalità di due

gruppi di soggetti, uno con cefalea tensiva e l’altro con emicrania, sottoposti a trattamento farmacologico. Al follow-up, dopo 6 mesi di trattamento, i cefalalgici tensivi non hanno ottenuto miglioramenti clinici e hanno presentato un incremento nei valori della scala della Depressione (D) dell’MMPI. I soggetti con emicrania hanno invece mantenuto al follow-up gli stessi valori ottenuti alla base-line nella scala della D; si sono mantenuti valori alti sia nel pre che nel post trattamento. Tale studio suggerisce un coinvolgimento della depressione nell’insorgenza del dolore nei soggetti emicranici (Formisano, et al., 1992).

De Benedittis & Lorenzetti hanno esaminato la relazione fra problemi di vita quotidiani e patterns di personalità. Sono stati osservati 83 soggetti con cefalea primaria. Il confronto fra i sottogruppi del campione indica che i soggetti con mal di testa tensivo hanno più probabilità degli emicranici di aver fatto esperienza dei microstress quotidiani. I pazienti affetti da mal di testa tensivo, rispetto agli emicranici, hanno riportato punteggi più elevati nelle scale dell’ipocondria, dell’isteria, della psicoastenia, ma non della depressione (MMPI- 2). I soggetti che avevano fatto esperienza di molti fastidi quotidiani sembravano essere più

10 Altri risultati: Nei soggetti con cefalea tensiva, dall’elettromiografia (EMG) sono emersi diversi pattern di contrazione muscolare del collo in condizioni di riposo, in condizioni di stress o in condizioni di massima attività muscolare. Dato non riscontrabile nei pazienti normali e in soggetti con emicrania (Formisano, et al., 1992).

54 depressi e ansiosi (valori alti nella depressione e nella psicastenia all’MMPI-2) rispetto ai soggetti meno esposti a tali fattori. Dato che non ci sono state differenze significative per sesso, età, storia e status sociale, eccetto che per la densità del mal di testa (gravità x frequenza), è più probabile che alti livelli di microstress quotidiani conducano verso sindromi cefalalgiche gravi piuttosto che lievi. Gli autori supportano l’ipotesi per cui umore depresso e ansia potrebbero essere una terza variabile interveniente nella relazione tra stress e cefalee croniche (De Benedittis, G.; Lorenzetti, A., 1992).

Un altro studio sui profili personologici è stato condotto con l’utilizzo della versione ridotta dell’MMPI e risale al 1992, Mongini e collaboratori hanno osservato 157 pazienti con mal di testa cronico e dolore al viso. Dai risultati è emerso che i soggetti con nevralgie presentavano valori più alti nelle scale cliniche dell’MMPI rispetto ai soggetti con cefalea, per cui solo per questi erano individuabili alterazioni personologiche correlate al dolore (Mongini, F.; Ferla, E.; Maccagnani, C., 1992).

Merikangas et al., attraverso la Symptom Checklist 90 (SCL-90) e il Freiberg Personality Inventory (FPI) hanno rilevato maggiori tassi di nevroticismo (FPI) e di somatizzazione (SCL-90) negli emicranici rispetto ai controlli. L’emicrania con aura risulta essere caratterizzata da un maggior disadattamento psicologico (SCL-90) e da una maggiore compromissione generale (SCL-90; FPI) sia rispetto ai controlli, sia rispetto ai cefalalgici tensivi. Nei soggetti con cefalea tensiva non è stata rilevata alcuna differenza significativa rispetto ai soggetti sani (Merikangas, Stevens, & Angst, 1993).

Nel 1994, in Turchia, sono stati indagati i tratti di personalità nei cefalalgici utilizzando due gruppi sperimentali, ovvero soggetti con cefalea tensiva ed emicrania, e un gruppo di controllo. I risultati ottenuti hanno mostrato che i soggetti con cefalea tensiva hanno ottenuto punteggi significativamente più alti rispetto al gruppo di controllo nelle scale del “nevroticismo” dell’MMPI: Ipocondria (Hs); Depressione (D); Isteria (Hy). I soggetti con emicrania hanno invece ottenuto differenze statisticamente significative rispetto ai controlli solo nella scala Hy. Non ci sono state differenze significative fra il gruppo dei cefalalgici tensivi e quello degli emicranici, per cui si può dedurre che i sintomi nevrotici si presentino con maggiore frequenza nei soggetti cefalalgici piuttosto che nella popolazione generale (Inan, Soykan, & Tulunay, 1994).

Lanzi et al. hanno esaminato le caratteristiche di personalità di un campione composto da 30 ragazzi cefalalgici (16 maschi e 14 femmine) con età media di 13,7 anni. Di questi 30 soggetti, 21 sono emicranici (13 senza aura e 8 con aura) e 9 sono affetti da cefalea tensiva cronica. Dai risultati emerge che il 43,3% dei ragazzi mostra un’organizzazione nevrotica

Revisione della letteratura: aspetti psicologici delle Cefalee Primarie

55 della personalità mentre un altro 40% un’organizzazione di tipo borderline. Gli emicranici osservati disponevano di meccanismi difensivi che si dispiegano su un continuum che va dalla presenza di meccanismi di difesa adattivi ed evoluti a pattern difensivi meno evoluti; a quest’ultimi si associa una maggiore frequenza di manifestazioni somatoformi dell’ansia (Lanzi, Balottin, Pitillo, & Zambrino, 1994).

In un altro studio sono stati suddivisi i soggetti tra cefalalgici che hanno chiesto una consultazione medica (pazienti) e cefalalgici che non avevano chiesto assistenza negli ultimi due anni (controllo). I due gruppi non differivano per età, istruzione, sesso e numerosità; l’unica differenza fra i gruppi stava nel fatto che i soggetti sperimentali avessero valutato più intenso dei controlli il loro mal di testa. È stato usato un disegno di ricerca 2x2: pazienti- controllo; emicrania-cefalea di tipo misto. Il gruppo sperimentale (pazienti) ha ottenuto punteggi significativamente più elevati rispetto ai controlli nelle scale dell’MMPI-2 dell’ipocondria (Hs), dell’Isteria (Hy), della Depressione (D), della Psicastenia (Pt) e nell’Introversione sociale (Si). Attraverso l’analisi della covarianza (ANCOVA) questi autori hanno potuto affermare che la gravità dell’emicrania non è responsabile del dato ottenuto. Per quanto riguarda le diverse forme di cefalea, non sono state riscontrate differenze significative nel profilo all’MMPI-2. E’ stato concluso che i fattori personologici emersi fossero determinanti nello scegliere di chiedere una consultazione medica per la propria cefalea (Ziegler & Paolo, 1995).

Da un altro studio che si è avvalso dell’MMPI-2 per studiare i fattori personologici implicati nella cefalea primaria è risultato che: i soggetti con cefalea tensiva presentano punteggi più alti per l’ansia rispetto ai soggetti con emicrania, cefalea cervicogenica e cefalea a grappolo; i soggetti con cefalea cervicogenica presentano punteggi più elevati per la somatizzazione rispetto agli altri gruppi. Nel campione globale è stata riscontrata una correlazione positiva fra le scale dell’area nevrotica e il numero di giorni mensili con cefalea (Zwart, Ellertsen, & Bovim, 1996).

Nylander e collaboratori hanno utilizzato il modello di Cloninger per studiare le caratteristiche del temperamento di 26 soggetti emicranici (gruppo di controllo n = 87). In questo studio non sono state ottenute differenze significative nelle variabili di primo ordine (NS: ricerca di novità; RD: dipendenza dalla ricompensa; HA: evitamento del danno; P: persistenza; SD: autocontrollo; C: cooperatività; ST: autotrascendenza) fra emicranici e controlli. Solo nelle sottoscale NS1 (“Eccitabilità”- p < .05) e NS2 (“Impulsività” - significativo) gli emicranici hanno ottenuto punteggi maggiori rispetto ai controlli. Secondo

56 questo studio la somatizzazione dell’ansia correla positivamente con la ricerca di novità (NS), in particolare con l’impulsività (NS2) (Nylander, et al., 1996).

Mongini e collaboratori, in uno studio del 2000, ci mostrano un’elevazione nelle scale dell’area nevrotica (Hs; D; Hy) nei soggetti con cefalea cronica quotidiana (Mongini, Ciccone, Ibertis, & Negro, 2000).

Uno studio italiano di Granella e collaboratori ha coinvolto 120 pazienti con cefalea a grappolo e 120 soggetti di controllo. Lo studio, oltre alla somministrazione dell’MMPI, prevedeva la misurazione del cranio e di varie parti del corpo. Lo scopo era quello di individuare i soggetti con cefalea a grappolo in base alle loro caratteristiche fisiche. I profili all’MMPI sono risultati normali e nessuna misurazione corporea ha fornito differenze (Granella, 2000).

Muller et al, hanno condotto uno studio basandosi sulla prospettiva di C.G. Jung sui tipi psicologici (Jung, 1921). Oltre ai tipi generali, ovvero all’introversione e all’estroversione, Jung aveva ipotizzato l’esistenza di quattro tipi funzionali che possono presentarsi ognuno in due modalità alternative, che corrispondono alle quattro funzioni della psiche: intuizione; pensiero; sensazione; sentimento. Lo studio ha quindi previsto la somministrazione del “Myers-Briggs Type Indicator” (MBTI), strumento basato sulla teoria junghiana. Il test individua 16 possibili tipologie di personalità. L’MBTI è stato somministrato a 25 soggetti di sesso maschile con diagnosi di cefalea a grappolo grave. Il 76% dei soggetti è rientrato nella tipologia “Sensazione” (Mueller, Gallagher, Steer, & Ciervo, 2000). Sebbene il risultato possa suscitare un certo interesse il principale limite di tale studio, ovvero la poca rappresentatività del campione, non permette di giungere a conclusioni certe. Tale cluster personologico poi è frequentemente rilevato anche in altri disturbi (Mueller, Gallagher, Steer, & Ciervo, 2000).

Ancora Lanzi e collaboratori, già precedentemente citati per i loro studi nell’ambito dell’età evolutiva, nel 2001 hanno condotto una ricerca che ha coinvolto 57 ragazzi di età compresa fra 8 e 18 anni. In questo campione 12 soggetti sono emicranici con aura, 29 emicranici senza aura e 16 sono affetti da cefalea tensiva. Sono stati somministrati: il Test di Cattel; il Children’s Depression Inventory; il Test Anxiety Inventory. Dai risultati emerge che i tre gruppi di cefalalgici osservati condividono alcune caratteristiche di personalità, e queste sono: la ridotta espressione delle emozioni e la tendenza a reprimere la rabbia (Lanzi, et al., 2001).

Di Piero et al. hanno somministrato il “Temperament and Character Inventory” (TCI) a 121 soggetti con emicrania e a 42 soggetti con cefalea tensiva. Sono stati registrati valori

Revisione della letteratura: aspetti psicologici delle Cefalee Primarie

57 significativamente maggiori in entrambi i gruppi di pazienti cefalalgici circa l’”Harm Avoidance” (evitamento del danno) (p. <.001). Negli emicranici sono stati riscontrati valori significativamente più bassi rispetto ai controlli nella “Ricerca di novità” (p <.001); mentre nel confronto con i cefalalgici tensivi, gli emicranici hanno ottenuto punteggi più elevati nella scala della “Persistenza” (p<.05). I risultati dello studio di Di Piero e collaboratori confermano un possibile coinvolgimento del sistema serotoninergico nell’Harm Avoidance e nella patofisiologia di entrambi i tipi di cefalee osservati. Ma gli autori non si limitano ad affermare questo; ipotizzano anche che la disfunzione del tono glutammatergico e dopaminergico sia una caratteristica dell’emicrania (Di Piero, et al., 2001).

Lo studio di Cao et al. ha previsto la somministrazione del “Plutchik-van Praag’s Depression Inventory” e dello “Zuckerman-Kuhlman’s Personality Questionnaire” a 72 soggetti con cefalea tensiva cronica, a 33 soggetti con cefalea episodica, a 15 soggetti con emicrania con aura, a 57 emicranici senza aura e a un gruppo di controllo formato da 58 soggetti sani. I risultati evidenziano che in tutti i cefalalgici, esclusi quelli con emicrania con aura, sono stati ottenuti valori superiori ai controlli in “nevroticismo”, “depressione” e “aggressività”. Solo gli emicranici senza aura hanno ottenuto punteggi significativamente più elevati anche nell’area dell’”aggressività-ostilità”. Come già evidenziato, gli emicranici con aura hanno ottenuto valori nella norma per tutti i tratti di personalità (Cao, Zhang, Wang, Wang, & Wang, 2002).

Mattsson ed Ekselius hanno esaminato le associazioni fra emicrania e depressione maggiore, attacchi di panico e tratti di personalità in un campione di formato da 728 donne con età compresa fra i 40 e i 74 anni. E’ stata rilevata una debole associazione fra la prevalenza di emicrania “lifetime” e i disturbi psichiatrici; nelle donne più anziane (60-74 anni) è stata riscontrata una correlazione significativa tra emicrania e una storia di depressione maggiore, ansia somatica e livelli elevati di suscettibilità allo stress. Tuttavia nelle donne più anziane, alti livelli di suscettibilità allo stress e di ansia somatica sono associati a scarse capacità adattive di coping nella gestione del dolore associato all’emicrania (Mattsson & Ekselius, 2002)

Anche Mandic, Baraban e Boranic si sono occupati di cefalee primarie in età evolutiva. Questi ricercatori si sono avvalsi dell’Eysenck Personality Questionnaire-Juniors (EPQ-J) e di un questionario di personalità croato (DAIA) che misura tratti di dominanza, aggressività, introversione e ambizione. Questi sono stati somministrati a 39 adolescenti con cefalea

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