• Non ci sono risultati.

Il censimento e la presenza straniera

Nel documento LA CONTA DEGLI ITALIANI (pagine 75-80)

Dopo l’unificazione, il nostro Paese ha alimentato, per molti decenni, cospicue correnti migratorie verso l’estero. Tra il 1871 e il 1970 circa 26 milioni di nostri connazionali hanno lasciato l’Italia. Nel corso degli anni Settanta dello scorso seco-lo, l’Italia conosce un’inversione di tendenza nei movimenti migratori: da paese di emigranti diventa gradatamente area di immigrazioni adeguando, anche sotto que-sto profilo, la propria situazione a quella dei paesi maggiormente sviluppati.

Se, come mi riservo di evidenziare nel paragrafo 6.4, per un assai lungo inter-vallo temporale un problema non secondario per il censimento è stato quello di enumerare correttamente la popolazione delle aree nelle quali erano più consistenti i flussi in uscita diretti all’estero, e ciò per ragioni che più avanti avrò modo di ri-chiamare, le rilevazioni censuarie degli ultimi decenni hanno dovuto fronteggiare nuove esigenze conoscitive25 determinate da una presenza straniera in costante cre-scita. Si pensi che dai 47.177 stranieri residenti censiti nel 1951 si è passati a più di 5 milioni di stranieri iscritti in anagrafe all’inizio del 2010.

Come ho già ricordato, il quesito sulla cittadinanza – ovviamente indispensabi-le per la quantificazione degli stranieri – compare sui questionari sin dal 1881. A partire dal 1951 il quesito è stato esteso alle persone temporaneamente presenti, con la sola eccezione del 1961, censimento per il quale non vi è perciò stata la pos-sibilità di enucleare il numero degli stranieri all’interno della popolazione presente. Con il 1951 il quesito sulla cittadinanza compare perciò anche sulla “scheda indi-viduale per ospite di esercizio alberghiero”. Ciò detto, devo però aggiungere che, in sede di elaborazione dei dati, il piano di spoglio ha previsto la diffusione di dati sugli stranieri presenti nel 1951 ma non nel censimento del 1971.

Per quanto riguarda queste tre rilevazioni censuarie, disposizioni specifiche hanno riguardato particolari categorie di stranieri:

- il personale diplomatico e consolare di nazionalità straniera: nel 1951 si è stabilito che l’enumerazione dovesse essere effettuata, rispettivamente dal Ministero degli affari esteri e dalle Prefetture, per le persone che abitava-no negli edifici delle ambasciate e dei consolati mentre per il restante per-sonale il compito restava in capo ai Comuni; nel 1961 e nel 1971 si decise di escludere dal censimento il personale munito di passaporto diplomatico (viene chiarito che l’esclusione riguarda anche il Corpo diplomatico ac-creditato presso la Santa Sede) e di affidare all’Ufficio di censimento

24 “Nel 2001 i Comuni potevano richiedere le immagini delle pagine di questionario in cui era riportato l’indirizzo del luogo di studio o di lavoro e procedere a partire da esse all’acquisizione e codifica dei testi per la ricostruzione della mobilità intracomunale” (Mastroluca e Verrascina, 2010).

25 È questa circostanza che mi ha spinto a prevedere uno specifico paragrafo nel quale prenderle in esame. Mi ri-faccio a un mio lavoro che in buona parte riproduco dopo aver eliminato alcune imprecisioni (Cortese, 2008).

I contenuti informativi 75

munale il compito di procedere per gli stranieri che alloggiavano nella se-de diplomatica o consolare;

- i militari stranieri: nel 1951 l’indicazione è che “i Comuni non devono oc-cuparsi dei militari alleati che si trovano in Italia e degli eventuali compo-nenti delle rispettive famiglie”; nei due successivi censimenti si precisa invece che “i militari stranieri appartenenti alla Nato e le loro famiglie, non devono essere censiti se vivono in convivenza”.

Solo limitate novità sono da segnalare per il censimento del 1981:

- per quanto riguarda gli stranieri facenti parte del corpo diplomatico e con-solare accreditati, se ne conferma l’esclusione che viene opportunamente estesa a quanti, con le stesse caratteristiche (passaporto diplomatico), ope-rano presso organizzazioni internazionali o missioni speciali;

- nella sezione del foglio di famiglia e del foglio di convivenza riservata al-le persone temporaneamente presenti (e, paralal-lelamente, sulla scheda in-dividuale per ospite di esercizio alberghiero) viene inserito un nuovo que-sito sul motivo della temporanea presenza (“lavoro” o “altro”) di sicuro interesse per mettere meglio a fuoco la condizione degli stranieri censiti. Il fatto saliente è rappresentato dalla numerosità delle elaborazioni che hanno riguardato la presenza straniera. Sui fascicoli regionali e sul fascicolo nazionale del volume Dati sulle caratteristiche strutturali della popolazione e delle abitazioni, compaiono infatti numerose tavole sugli stranieri residenti classificati secondo i principali caratteri rilevati dal censimento; vengono pure separatamente considerati gli stranieri temporaneamente presenti. L’Istat ha inoltre reso disponibili per gli utenti altre tavole non pubblicate e, con riferimento a quelle pubblicate, ha offerto agli utilizzatori la possibilità di richiederne l’elaborazione “a livello territoriale immediatamente inferiore”, garantendo in tal modo una più ampia diffusione dei risultati censuari. Tenuto poi conto di quanto previsto dalla legge 864/1980 sul fi-nanziamento del censimento circa la possibilità da parte di Regioni, Province e Comuni di acquisire dati individuali, è da ritenere che ulteriori elaborazioni siano state effettuate in sede locale.

L’importante novità del censimento 1991 è stata rappresentata dall’adozione di un nuovo questionario aggiuntivo, il “Foglio individuale per straniero non re-sidente in Italia”, che è stato somministrato agli stranieri che sul foglio di fami-glia o sul foglio di convivenza si erano per l’appunto dichiarati temporaneamente presenti nel nostro Paese.

Sul “Foglio”, tradotto in sei lingue oltre l’italiano, sono stati inseriti 13 quesiti tra i quali meritano di essere segnalati quelli concernenti la durata della presenza in Italia, il motivo prevalente della presenza e la presenza di parenti nel nostro Paese. Il questionario è stato suddiviso in due parti: la parte A è stata progettata per tutti gli stranieri, dalla parte B sono stati esclusi gli stranieri ospiti di albergo da meno di un mese. In tal modo si è cercato di isolare la componente “occasionale” (per affari o turismo) della presenza straniera considerando a parte la quota di stranieri “non radicati”.

Per quanto concerne gli stranieri residenti, va poi ricordata l’introduzione sul foglio di famiglia e sul foglio di convivenza di un quesito sull’anno del trasferi-mento della dimora abituale in Italia.

I contenuti informativi 77

Va altresì dato atto all’Istat della cura posta nella gestione delle field opera-tions. Apprezzabile è ad esempio stata l’idea di predisporre un “Foglio di informa-zione” (ne sono stati pubblicati sette numeri tra novembre 1989 e giugno 1991) in-viato a tutti gli Uffici comunali di censimento. Con questo bollettino, ha precisato l’Istat, “ci si propone di dare periodicamente puntuali informazioni sullo stato di avanzamento dei lavori in modo che i funzionari ai quali sarà affidata la cura dei vari adempimenti, possano conoscere in anticipo e per il tramite di un canale non burocratico quanto si va predisponendo, possano di conseguenza prepararsi a fron-teggiare le future esigenze e abbiano, inoltre, l’opportunità di far conoscere il loro pensiero in ordine alle diverse operazioni”. Ne faccio cenno perché uno dei temi più frequentemente toccati, allo scopo di sensibilizzare gli Uffici comunali di cen-simento, è stato proprio quello del censimento degli stranieri. Sul piano operativo, si è in particolare raccomandato agli Organi periferici di seguire con speciale atten-zione il censimento degli stranieri senza tetto: è stata sottolineata l’esigenza di una specifica formazione per le persone cui sarebbe stata affidata la sezione di censi-mento ad hoc prevista dalle disposizioni, è stata richiesta una preventiva ricogni-zione del territorio al fine di individuare le aree nelle quali era più diffusa la pre-senza di immigrati (stazioni ferroviarie, parchi pubblici eccetera) e si è insistito sul-la necessità di contattare tutti quegli organismi che, per il fatto di svolgere attività di tipo assistenziale, avrebbero potuto in qualche modo favorire opportunità di con-tatto con persone che non sarebbero state per altra via facilmente contattabili. In proposito si è rivelata utile la previsione normativa di cui all’art. 26, quarto comma, del regolamento di esecuzione: “Per il censimento degli stranieri senza tetto, il rile-vatore può essere affiancato da persone della stessa madre lingua, che coadiuvano

78 La conta degli italiani nei 150 anni dall’Unità

il rilevatore medesimo nei casi in cui sia necessario acquisire le informazioni trami-te intrami-tervista”. Il risultato è stato quello di individuare nell’ambito dei 287.755 stra-nieri temporaneamente presenti (che si sommano ai 356.149 strastra-nieri censiti come residenti) 22.545 senza tetto.

A dispetto di quest’ultimo dato, si può forse affermare che il piano di diffusio-ne dei risultati censuari non è stato all’altezza delle aspettative create dall’introduzione sui questionari di numerosi quesiti (è infatti abbastanza ridotto il numero delle tavole sugli stranieri che compaiono sui fascicoli provinciali e su quelli regionali, nelle quali comunque si è mantenuta la distinzione tra stranieri re-sidenti e stranieri temporaneamente presenti) anche se occorre ricordare che per i Comuni di maggiore ampiezza demografica sono per la prima volta stati pubblicati appositi fascicoli con dati a livello subcomunale – relativi anche agli stranieri – ri-feriti alle rispettive suddivisioni toponomastiche e che è stata confermata la possi-bilità per gli Uffici di statistica di Regioni, Province e Comuni (ai quali sono stati associati in questa occasione quelli delle Camere di commercio) di ottenere i dati relativi alle singole unità censite sul territorio di rispettiva competenza.

Con il censimento del 2001 sono state apportate alcune modifiche alle defini-zioni concernenti l’universo ora preso in esame. In relazione a quanto previsto dall’art. 7 del regolamento anagrafico che lega l’iscrizione in anagrafe al possesso di un permesso di soggiorno, si è stabilito di considerare come residenti solo gli stranieri in posizione regolare. In merito alla conseguente definizione di “straniero non residente”, la scelta è stata quella di operare la distinzione tra temporaneamen-te presenti e persone occasionalmentemporaneamen-te presenti senza però individuare un critemporaneamen-terio chiaro sulla base del quale pervenire alla separazione dei due gruppi. È stato con-fermato il quesito sull’anno del trasferimento della dimora abituale in Italia al quale se ne è aggiunto un altro sul motivo principale del trasferimento.

La consapevolezza dell’accresciuta presenza straniera ha suggerito diverse ini-ziative. Un fac-simile del foglio di famiglia è stato tradotto in undici lingue (quelle “ufficiali” parlate nei paesi da cui proveniva circa il 90 per cento degli stranieri in possesso del permesso di soggiorno all’inizio del 2000) e, nell’ambito della campa-gna pubblicitaria, i poster destinati ai principali luoghi di aggregazione e passaggio sono stati tradotti in quattro lingue. Per quanto riguarda i cittadini extracomunitari, il Ministero dell’interno, d’intesa con l’Istat, ha emanato un decreto che invitava i Co-muni a trasmettere l’elenco degli iscritti in anagrafe alla questura competente per ter-ritorio, affinché i dati fossero confrontati con quelli contenuti nell’archivio della stes-sa ed integrati in caso di difformità. Sempre a livello operativo, gli Uffici di censi-mento comunali sono stati nuovamente sollecitati a contattare e coinvolgere nell’attività di informazione e sensibilizzazione dei cittadini stranieri gli organismi che, per la natura dell’attività svolta, avevano l’opportunità di entrare in contatto con realtà difficilmente raggiungibili in altro modo, e ad affidare la rilevazione dei citta-dini stranieri a rilevatori “esperti” e, nelle aree caratterizzate da una concentrazione della presenza straniera, a “mediatori culturali”.

Sul versante della diffusione dei risultati censuari della quale tratto più diffu-samente in uno specifico paragrafo, va sottolineata l’importanza dell’ampio da-tawarehouse al quale si accede dal sito dell’Istat. Quanto alle pubblicazioni, va ri-cordata la disponibilità di dati a livello subcomunale, grazie alla conferma di distin-ti fascicoli per i grandi Comuni, e si deve esprimere un giudizio posidistin-tivo sulla

scel-I contenuti informativi 79

ta di riservare un apposito volume ai dati sugli stranieri. In merito ai contenuti, è stato meritoriamente concesso grande spazio alle elaborazioni che hanno riguardato la dimensione familiare e la condizione abitativa degli stranieri residenti; per con-tro è praticamente scomparsa l’informazione sugli stranieri temporaneamente pre-senti il che può far pensare – anche sulla base dei risultati di ricerche effettuate in epoca successiva26 – ad una non buona performance del censimento su questo fron-te. È stato d’altro canto lo stesso Istat a precisare: “Il fabbisogno informativo solle-citato dal processo di stabilizzazione che nel decennio intercensuario ha interessato la presenza straniera in Italia (flussi continui, crescente presenza di famiglie, mas-sicce regolarizzazioni) ha condotto a focalizzare l’attenzione della rilevazione cen-suaria del 2001 sulla componente stanziale della presenza straniera (ovvero sui cit-tadini residenti in Italia)” (Istat, 2006a).

Per quanto riguarda il censimento 2011, ormai alle porte, ritengo scontata la decisione di confermare le definizioni adottate per il censimento del 2001. Proble-mi potrebbero ancora esservi per la conta degli stranieri temporaneamente presenti, per molti almeno degli appartenenti al cosiddetto “esercito degli invisibili”. Se il censimento degli stranieri temporaneamente presenti nelle convivenze (istituti di istruzione, alberghi, navi mercantili eccetera) dovrebbe risultare abbastanza agevo-le, è in particolare per i nomadi e i senza tetto che potrebbero esservi difficoltà. Per l’enumerazione degli stranieri residenti invece, l’impiego delle liste anagrafiche comunali dovrebbe fornire sufficienti garanzie.

5.4 Approfondimenti con specifiche sezioni del questionario o con modelli

Nel documento LA CONTA DEGLI ITALIANI (pagine 75-80)