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La raccolta dei questionari e la loro revisione

Nel documento LA CONTA DEGLI ITALIANI (pagine 99-102)

Capitolo 6 - Le operazioni sul campo

6.3 La raccolta dei questionari e la loro revisione

Per quanto riguarda gli Ucc, nel paragrafo 6.1 sul ruolo degli organi periferici, mi sono limitato ad osservare che ad essi spettano compiti prettamente operativi (non a caso sono stati definiti “organi esecutivi del censimento”). In altri paragrafi mi sono peraltro premurato di precisare il tipo di contributo da essi fornito nella co-struzione delle basi territoriali (paragrafo 4.1), nell’organizzazione del lavoro svol-to dai rilevasvol-tori (paragrafo 6.2) e – lo farò nel prossimo paragrafo – sul versante del confronto censimento-anagrafe.

Una volta completato il ritiro dei fogli di censimento, quando in qualche modo si chiude la fase “esterna” delle rilevazioni censuarie, a questi uffici è stato richie-sto di curare altri adempimenti, anch’essi di grande importanza.

Un posto di rilievo è stato occupato, ad ogni censimento, dalla revisione dei modelli di rilevazione che si è talvolta sviluppata in due fasi. Si è parlato di revi-sione “preliminare” con riferimento a quella fatta giornalmente, in concomitanza col ritiro dei questionari, modello per modello allo scopo di accertare che i modelli stessi siano stati compilati in ogni loro parte e di eliminare qualsiasi discordanza ed errore rilevabile sulla base di un esame sommario ed immediato.16 Per quelli risul-tati “irregolari” sono chiamati in causa i rilevatori ai quali viene richiesto di recarsi nuovamente presso le unità demografiche per i necessari perfezionamenti.

16 È bene ricordare che un tale controllo doveva essere già stato effettuato dai rilevatori al momento del ritiro dei fogli di censimento.

Le operazioni sul campo 99

A questo punto gli Ucc hanno sempre provveduto a riepilogare, sulla base di appositi modelli ausiliari, alcuni primi risultati a carattere provvisorio che sono sta-ti comunicasta-ti – talvolta con il filtro degli Upc – all’organo centrale.

Subito dopo parte la revisione “definitiva”, quantitativa e qualitativa. La pri-ma ha lo scopo di accertare con ogni mezzo possibile, che nessuna unità demogra-fica sia sfuggita al censimento o sia stata censita due volte. In merito alla seconda, si è sempre trattato di effettuare un esame critico delle notizie rilevate per verifica-re che esse siano state indicate in conformità alle istruzioni e rispecchino la vera situazione delle unità demografiche in ordine ai vari aspetti presi in considerazione. Gli errori riscontrati sono eliminati mediante informazioni assunte direttamente presso le persone interessate.

Per dar conto degli altri adempimenti affidati alle cure degli Ucc, non si può non scendere nel dettaglio dei singoli censimenti essendo state modificate nel tem-po le scelte di titem-po organizzativo. Qui di seguito mi occuperò in particolare del la-voro che essi hanno svolto per lo spoglio dei dati prima e per la codificazione poi, rinviando al paragrafo 7.1 la trattazione di aspetti di altro tipo (il loro coinvolgi-mento, ad esempio, nella registrazione dei dati).

Sino al censimento del 1921 lo spoglio dei dati effettuato a mano, è stato ripar-tito con criteri diversi tra organi periferici e organo centrale.

Il sistema adottato per le rilevazioni del 1861 e del 1871 comportava “come prima fase di lavoro la trascrizione delle notizie dai modelli di rilevazione sulle car-toline di spoglio, che permettevano i vari raggruppamenti secondo i caratteri previsti ai fini della compilazione delle tavole di spoglio. I relativi lavori furono eseguiti dai Comuni e i dati ottenuti venivano poi riassunti per Provincia dagli Uffici di prefettura e quindi per compartimenti e per territorio nazionale dall’Ufficio centrale”.

“Lo spoglio dei dati avvenne attraverso fasi di lavorazione quanto mai laborio-se e macchinolaborio-se. Tali fasi erano le laborio-seguenti: a) classificazione delle schede per cen-tri, casali e case sparse; b) copiatura delle schede; c) classificazione delle cartoline (di colore diverso per maschi e femmine) e corrispondente compilazione delle ta-vole di spoglio. La parte più impegnativa degli spogli a mano, effettuata presso i Comuni, fu costituita dalla classificazione delle cartoline, attraverso la quale si ot-tenne di conoscere la popolazione secondo i più importanti caratteri. Le diverse classificazioni non sempre venivano effettuate con riferimento alla stessa modalità territoriale, in quanto taluni dati venivano determinati per Comune, altri invece di-stintamente per i centri abitati e le case sparse” (Ceccotti, 1957).

Per lo spoglio dei dati del censimento 1881 si è proceduto in modo diverso dal momento che lo spoglio fu fatto per una parte a cura delle Giunte comunali di stati-stica e per una parte molto maggiore dall’Ufficio centrale. Le Giunte comunali fe-cero eseguire sotto la loro diretta sorveglianza i lavori seguenti:

- lo spoglio delle notizie relative alle case, alle abitazioni, agli ambienti abi-tabili ed al numero delle famiglie;

- la somma del numero dei presenti per ciascuna frazione, distinti sulla base del tipo della dimora (abituale o occasionale) e del numero degli assenti dal Comune, e la determinazione della popolazione residente nel Comune; - lo specchio della popolazione di fatto presente nei singoli centri, frazioni,

parrocchie e mandamenti, distinguendo per ogni frazione la popolazione agglomerata dalla sparsa;

100 La conta degli italiani nei 150 anni dall’Unità

- la trascrizione delle notizie particolareggiate di ciascun individuo sulle car-toline di spoglio17 (Dirstat, 1885).

Al censimento del 1901, furono affidati ai Comuni gli spogli per la determina-zione dei dati sulle abitazioni e sulle famiglie, dei dati della popoladetermina-zione presente di ciascuna frazione, nonché dei dati sugli assenti temporaneamente dalla famiglia, distinguendo coloro che si trovavano presso altra famiglia nello stesso Comune, in altro Comune italiano o all’estero; dei dati sulla popolazione presente e su quella residente per frazioni e parrocchie, nonché per i mandamenti in cui fosse suddiviso il Comune, distinguendo per ciascuna frazione la popolazione presente in accentra-ta e sparsa. Ai Comuni, infine, spettò il compito di determinare il numero delle fa-miglie con cittadinanza italiana che facessero uso di un idioma diverso dalla lingua o dai dialetti italiani. La parte restante del lavoro di spoglio fu poi svolta a Roma (Ceccotti, 1957).

Anche lo spoglio delle notizie raccolte con i due successivi censimenti, quello del 1911 e quello del 1921, venne suddiviso tra Uffici comunali e Direzione gene-rale della statistica. Per quanto riguarda il censimento del 1911, il lavoro affidato ai primi – che sulla base di quanto stabilito dall’art. 10 della legge 8 maggio 1910, n. 212, si poterono avvalere di impiegati “giornalieri” – è chiaramente precisato nell’art. 53 del regolamento di esecuzione. Nel 1921 ai Comuni fu richiesto soltan-to di effettuare gli spogli per determinare la popolazione presente e residente nel Comune, nelle singole frazioni (accentrata e sparsa) e nelle circoscrizioni parroc-chiali, nonché gli spogli relativi alle abitazioni. Tutte le altre elaborazioni furono eseguite dall’Ufficio centrale temporaneo del censimento.

La situazione muta completamente nel 1931 quando per la prima volta lo spo-glio dei dati fu accentrato presso l’Istat che lo realizzò per mezzo di macchine per-foratrici e selezionatrici con cartoline a 45 colonne. Sul punto tornerò più avanti. Qui mi interessa evidenziare come la disposizione di far determinare l’ammontare della popolazione censita dai Comuni, al fine di utilizzare l’unico esemplare di cia-scun foglio di censimento nel tentativo di riordinare le anagrafi, avesse impedito all’organo centrale di eseguire revisioni e controlli che, a partire dal 1931, si pote-rono invece effettuare dal momento che si stabilì di far compilare i fogli di censi-mento in duplice esemplare.18 Tutto il materiale fu inviato alle Prefetture “per esse-re sottoposto a nuova, accurata e sostanziale esse-revisione” (Istat, 1933). Questa prassi è stata rispettata nei censimenti successivi – solo in epoca recente il materiale è sta-to talvolta inviasta-to direttamente ai centri di registrazione individuati dall’Istat – an-che se agli Upc è stato richiesto esclusivamente di verificare an-che fosse stato rego-larmente confezionato.19

17 Per dare un’idea della mole dei lavori che dovette compiere l’Ufficio centrale per lo spoglio e la revisione dei documenti del censimento, basti dire che esso dovette fare 21.714 spedizioni, per respingere le cartoline indivi-duali errate o mancanti di qualche notizia richiesta.

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“In realtà la duplice copia dei questionari censuari fu disposta col censimento del 1921 ma allo scopo soprattutto di utilizzare al centro una copia per gli spogli meccanografici di nuova istituzione che, venuti a mancare, obbli-garono alla trascrizione delle notizie su apposite cartoline individuali per poter effettuare gli spogli a mano” (Reverberi, 1957). Tutto il materiale, sistemato in apposite scaffalature con 850 “caselle”, occupava cinque grandi sale; il peso complessivo era di circa 2 mila quintali.

19 La vigilanza sul corretto svolgimento delle operazioni di revisione in ambito comunale è stata garantita dagli Upc per il tramite dei propri ispettori.

Le operazioni sul campo 101

Essendo stato assunto dall’organo centrale l’onere di provvedere completa-mente allo spoglio dei dati, dal 1931 in poi gli Ucc hanno continuato a farsi carico solo delle revisione dei questionari. In occasione del censimento 1971, essi sono stati comunque coinvolti nella codificazione dei modelli per lettore ottico utilizzati per lo spoglio totale mentre sulle spalle degli Upc è ricaduta la responsabilità della codifica dei fogli di famiglia campione e di tutti i fogli di convivenza. Nei censi-menti del 1981 e del 1991 la codifica dei questionari censuari è stata invece curata dagli Ucc e ciò anche in relazione alla facoltà che gli enti locali avevano di prov-vedere, previa autorizzazione, alla registrazione dei dati.

Nel documento LA CONTA DEGLI ITALIANI (pagine 99-102)