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Sensibilizzazione dei rispondenti

Nel documento LA CONTA DEGLI ITALIANI (pagine 46-58)

I censimenti pongono l’esigenza di comunicare estesamente, efficacemente e correttamente con il pubblico: distacco dalle istituzioni, scetticismo sulla riserva-tezza dei dati, diffidenza verso il rilevatore (aprire la porta ad uno sconosciuto), ignoranza dell’effettiva rilevanza del censimento eccetera. Vi è insomma la neces-sità di creare un clima di fiducia nei confronti dell’operazione censuaria. Così av-viene un po’ ovunque.

Nel secondo semestre del 2010, anche la nostra stampa ha ad esempio dato, con ampio risalto, notizia dell’avvio delle operazioni censuarie in molti paesi (è stagione dei censimenti in tutto il mondo). Abbiamo così appreso che il censimento era partito in Cina con la discesa in campo di ben sei milioni di rilevatori e che pu-re negli Stati Uniti la macchina organizzativa stava funzionando a pieno pu-regime.

Bello lo “spot” realizzato a vantaggio del censimento statunitense con la fotogra-fia, pubblicata dai media, del Presidente Obama alle prese, nel suo studio, con la compilazione del questionario censuario. Lo stesso è capitato al Presidente Putin, ri-preso nel salotto della sua residenza, insieme alla moglie, a colloquio con una giova-ne rilevatrice. Devo dire che mi ha pure colpito la foto degli automezzi di Census 2010 che girano per gli Stati Uniti allo scopo di informare la gente sull’importanza del censimento. Sulla loro fiancata si legge it’s in our hands, slogan efficace che me ne ha richiamati alla mente altri: pour préparer l’avenir, tout le monde compte (Fran-cia), it counts because you count (Regno Unito)…

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Sino al censimento del 1931, a dire il vero, si ha notizia solo di poche isolate ini-ziative. Per il censimento del 1881 si possono ad esempio segnalare due circolari;14 con la prima, inviata ai Prefetti presidenti dei Consigli provinciali scolastici, il Mini-stero dell’istruzione pubblica invitò i maestri elementari e i professori delle scuole secondarie classiche e tecniche a collaborare “alla grande indagine demografica con tutti i mezzi di morale influenza che possono impiegare presso le famiglie dei loro allievi” (“i professori e i maestri potrebbero prendere cognizione del regolamento e del modello di scheda di famiglia che si trovano presso ogni ufficio municipale, e spiegarne le disposizioni e l’uso ai loro allievi, adoperandosi soprattutto a rimuovere i pregiudizi popolari che potrebbero fare ostacolo al buon successo dell’operazione”); con la seconda, inviata ai capi di tutti gli uffici dipendenti dal dicastero, il Ministero dei lavori pubblici auspicava che i funzionari e gli agenti del Governo “coadiuvasse-ro alla buona riuscita del lavo“coadiuvasse-ro, sia, quando ne fosse“coadiuvasse-ro richiesti, col far parte delle Commissioni comunali di statistica, o di associarsi alle medesime, sia adoperandosi, ognuno nei limiti delle proprie conoscenze personali, a rimuovere i pregiudizi volgari che ordinariamente ostacolano il buon esito dell’inchiesta demografica”.

La musica cambia – mi si passi l’espressione – con il censimento del 1931, quando l’Istat curò in modo particolare la propaganda che fu intensa e molteplice. Per coordinare il lavoro, accogliendo proposte formulate dal Consiglio superiore di statistica, si procedette alla nomina di un’apposita Commissione.15 Si intervenne con diversi mezzi:

- Pubblicazione di un numero unico dal titolo “Il Censimento”, contenente articoli di divulgazione e illustrazione del censimento (fu stampato in 250 mila copie diffuse gratuitamente).

- Diramazione di apposite circolari da parte di varie amministrazioni centra-li. Anche le Associazioni professionali e sindacali e le Federazioni nazio-nali non mancarono di svolgere attiva opera di illustrazione del censimen-to (si distinse la Federazione nazionale fascista della proprietà privata con un opuscolo sul “Primo censimento fascista”).

- Cinema e Radio: l’Istituto “Luce” realizzò un filmato e furono trasmesse alcune “radiocomunicazioni”.

- Stampa: tanto nei più grandi organi nazionali, quanto nei più modesti giorna-li di provincia, furono pubbgiorna-licati numerosi articogiorna-li.

In occasione del censimento del 1936 furono previste delle Commissioni comu-nali e provinciali di propaganda; agli ufficiali di censimento, che dovevano conside-rarsi “collaboratori dell’Istituto centrale di statistica – che dipende dal Duce – e dell’Amministrazione comunale” fu richiesto “di togliere dall’animo dei censiti ogni preoccupazione o diffidenza sulle finalità del censimento che non si propone alcun recondito fine di carattere fiscale”. Pure in questo caso alcuni Ministeri, rivolgendosi ai loro uffici, insistettero sulla necessità di contribuire ad evitare “la diffidenza dei cittadini verso gli scopi del censimento”. Quanto all’Istat, inviò ai Prefetti del Regno una circolare alla quale era allegato un testo – preparato dal Prof. Luzzatto Fegiz –

14 È comunque la Direzione generale della statistica a segnalare che il censimento “fu fatto col concorso di tutti i cittadini ed è giustizia riconoscere che si ritrovò generalmente la più spontanea adesione, senza che facesse d’uopo applicare le sanzioni penali comminate dalla legge” (Dirstat, 1885).

15 A livello locale una vasta opera di propaganda, specialmente presso i ceti industriali e commerciali, la svolsero i “Consigli provinciali dell’economia corporativa”.

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“che espone in modo conciso, ma chiaro ed esauriente, le ragioni, le caratteristiche e le principali modalità del censimento”. “Esso – si proseguiva – si presta ottimamente a quella propaganda generica, che deve essere intensificata in questi giorni, per crea-re quell’atmosfera di compcrea-rensione e di collaborazione che è condizione pcrea-reminente per la piena riuscita del censimento. Pertanto, è sommamente opportuno che l’E.V. esamini la possibilità di far tenere in tutti i centri della Provincia (da professori, stu-denti universitari, altre persone capaci di parlare efficacemente in pubblico) nelle se-di dei Dopolavoro e in altre riunioni abituali o da inse-dire, delle conferenze nelle quali dovrebbero essere sviluppati o illustrati i diversi punti accennati nel testo allegato. Il testo in questione potrebbe servire, infine, per la compilazione di manchettes cui la stampa locale dovrebbe dare, nell’impaginazione del giornale, quel posto di risalto adeguato allo scopo”.

Come nel 1931, pure nel 1936 furono numerose le “radiocomunicazioni”. Par-ticolarmente attivo fu il Ministero per la stampa e la propaganda che curò la diffu-sione sulla stampa quotidiana di “ frasi di propaganda” fra le quali le seguenti tre di Mussolini: “Una nazione esiste non solo come storia o come territorio ma come mas-se umane che si riproducono di generazione in generazione”; “Il destino delle nazioni è legato alla loro potenza demografica”; “ Noi vogliamo che attraverso la fredda cor-nice delle cifre e le linee sintetiche dei diagrammi si senta ovunque il palpito possen-te di questa Italia Nuova”.

Con il censimento del 1951 fu realizzata una vera e propria campagna pubbli-citaria. Risultano eloquenti le seguenti parole tratte dal volume degli “Atti”. “L’esperienza insegna che anche fra i popoli più evoluti molto spesso l’idea di un censimento è accolta con diffidenza se non addirittura con ostilità… Più sospettosa e ostile è la popolazione, più difficile e importante diventa la campagna pubblicitaria. Il compito della propaganda è un compito di educazione al censimento, che deve es-sere estesa a tutta la popolazione, sia pure con mezzi volta a volta diversi, e non esse-re limitata alle categorie più aresse-retrate… Circa i mezzi di propaganda, è necessario che siano mobilitati tutti indistintamente quelli esistenti, purché di indubbia efficacia e confacenti all’importanza e alla dignità di quel fondamentale atto che nella vita del-la Nazione è costituito dal censimento deldel-la popodel-lazione… Naturalmente lo sviluppo della campagna pubblicitaria deve seguire di pari passo lo svolgimento delle opera-zioni di rilevazione... È necessario evitare qualsiasi improvvisazione e preordinare ogni cosa in maniera tale da trarre da ogni aspetto della pubblicità il massimo van-taggio possibile” (Istat, 1958).

In aderenza ai criteri ora sommariamente richiamati, l’Istat ha previsto e predi-sposto un organico piano di pubblicità di portata nazionale, al fine di rendere noti ai cittadini gli scopi esclusivamente statistici e l’importanza del censimento. È stata co-stituita una “Commissione per la propaganda dei censimenti”16 della quale hanno fat-to parte rappresentanti dei Ministeri interessati, delle organizzazioni sindacali, della Rai, dell’Istituto nazionale luce e anche “un rappresentante dell’Autorità

16 Commissioni di propaganda hanno operato pure a livello provinciale e comunale. Nel 1961 e nel 1971 sono state costituite Commissioni provinciali e comunali di censimento con il compito di svolgere opera informativa sulle finalità del censimento. Nel 1981 una Commissione di questo tipo è stata costituita in ogni Comune capoluogo di Provincia e negli altri Comuni con popolazione residente non inferiore a 20 mila abitanti. Nel 1981 e nel 1991 ha operato unaCommissione regionale di censimento con compiti tecnici che non escludevano però iniziative per un’azione informativa e divulgativa.

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ca, per la grande importanza e valore dell’appoggio – si disse – che può essere dato dai parroci e dagli ordini religiosi”. Si è operato attraverso la stampa, la radio, il ci-nema e sono pure state coinvolte le scuole. Per i manifesti murali è stato indetto un concorso a premi per la realizzazione del bozzetto. Gli appassionati di filatelia ricor-deranno infine l’emissione di due francobolli commemorativi, uno per il censimento della popolazione e l’altro per il censimento industriale e commerciale che è tradi-zionalmente abbinato a quello demografico.

Non molto dissimile è stata la campagna organizzata per il censimento del 1961 per il quale scese in campo la televisione che ha provveduto alla trasmissione dei vari comunicati dell’Istituto ed ha effettuato servizi speciali sotto forma di in-terviste e di documentari. L’Istituto nazionale luce ha realizzato due cinegiornali, uno in bianco e nero “La grande conta degli italiani” e l’altro a colori “Il censimen-to del centenario”. I due documentari sono stati proiettati in tutte le sale pubbliche a partire dalla metà di settembre. Il cinegiornale in bianco e nero è stato anche proiettato da alcune cinemobili della Presidenza del Consiglio, in località sprovvi-ste di sale pubbliche.

Il tema del centenario è stato ripreso pure dal manifesto pubblicitario la cui vi-gnetta è stata riprodotta su apposite locandine e cartoline, anch’esse a carattere pubblicitario.

Nessuna particolare novità anche nel successivo censimento del 1971 anche se va ricordato il maggiore spazio concesso alla televisione con trasmissioni nelle quali è stata sottolineata l’importanza del censimento ai fini di una migliore conoscenza della realtà socioeconomica del Paese e ci si è adoperati per illustrare le modalità per la compilazione dei fogli di censimento. Nell’ambito del piano di pubblicità predi-sposto, l’Istituto ha poi previsto la diffusione di un dépliant illustrativo al fine di ren-dere ancora più efficace l’azione propagandistica. A renderla più incisiva ha inoltre contribuito la collaborazione data all’Istat dal Ministero delle poste e delle comuni-cazioni con l’utilizzazione di particolari “annulli postali”.

Una svolta vi è invece stata con il censimento del 1981 perché l’Istituto ha de-ciso di farsi assistere da un’agenzia pubblicitaria che è stata incaricata di gestire il budget fissato per l’attività di comunicazione. La strategia adottata si è incentrata su due linee essenziali:

- la necessità di creare l’immagine specifica del censimento;

- la necessità di sensibilizzare il target allo scopo di ottenere un consenso ed una partecipazione consapevoli dei cittadini.

Si è poi perseguito l’obiettivo di avvalersi dell’occasione offerta dal censimen-to per rafforzare l’immagine istituzionale dell’Istat in termini di modernità, di effi-cienza, di capacità organizzativa, di potenzialità editoriale eccetera.

L’idea centrale di tutta la campagna pubblicitaria è stata efficacemente sintetiz-zata con la frase “apri la porta all’amico censimento”, identificato e personificato nel suo strumento più immediato: il rilevatore. Si è inoltre fatto ricorso ad altre idee-forza quali ad esempio “in dieci minuti aiuti il Paese per 10 anni” che è stato lo slo-gan comparso sul manifesto.

La campagna è stata condotta ricorrendo massicciamente alla stampa quotidia-na, alla stampa periodica, alla televisione (coinvolgendo pure le emittenti private). La copertura dei mezzi di informazione è stata in altri termini globale.

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Da segnalare infine che per verificare dal vivo l’impatto del censimento sui cittadini è stato svolto un sondaggio di opinione. Il primo dato che è emerso è stato l’elevato livello di informazione preventiva dei cittadini in merito al censimento. Un secondo dato positivo è stato quello concernente il grado di difficoltà riscontra-to nella compilazione del questionario (solo il 9 per cenriscontra-to degli intervistati ha di-chiarato di averlo trovato “difficile”).

Nel 1991 è stato messo a frutto quanto sperimentato con il precedente censimen-to. Le numerosissime azioni intraprese sul piano della pubblicità, dell’informazione e delle iniziative collaterali, delle quali non è qui il caso di dare conto in modo analiti-co, sono state attuate in modo da agire sinergicamente ed in forma interattiva sul tar-get da sensibilizzare. Per la campagna pubblicitaria è stata selezionata una nota agen-zia che ha scelto un tono di comunicazione semplice e divulgativo e non istituzionale (sul manifesto campeggiava la scritta “grazie per la collaborazione”). Tra le molte novità, oltre all’esteso e consueto utilizzo dei media, vale la pena di ricordare l’affissione di manifesti per gli stranieri presenti in Italia in quattro lingue e l’idea di un volantino, distribuito con i moduli, per pubblicizzare il Numero Verde posto a di-sposizione dei cittadini per fornire informazioni e chiarimenti.

All’insegna delle ultime e positive esperienze da ultimo richiamate, è stata rea-lizzata la campagna condotta per il censimento del 2001. Molti forse ancora ricor-deranno il piacevole manifesto con molti volti incorniciati da una “casella” che cordava quelle da barrare sul questionario e la scritta “Censimento 2001. Ogni ri-sposta è importante perché dietro ci sei tu”. Si è al riguardo osservato: “Se la valo-rizzazione sociale ed economica dei censimenti non può non passare, al giorno d’oggi, anche e soprattutto attraverso un’adeguata promozione di natura comunica-tiva, il plusvalore del servizio va certamente cercato nella sua natura di bene comu-ne, quale esso è, non solo sul piano dei processi di confezionamento ma anche e soprattutto su quello dell’utilizzo finale da parte della comunità. La comunicazione dei censimenti deve giustamente esaltare la dimensione collettiva e di pubblica uti-lità ad essi associata: al riconoscimento della centrauti-lità del cittadino nella produ-zione dell’informaprodu-zione statistica dovrebbe corrispondere la facoltà di comunicare con un pubblico ampio e non specialistico” (Morcellini, 2001).

Ci resta ora poco tempo per apprezzare le novità della prossima campagna. Nelle pagine a seguire vengono presentati i manifesti pubblicitari che hanno interessato i censimenti a partire dal 1951 e fino al 2001.

CAPITOLO 5

I CONTENUTI INFORMATIVI

Nel documento LA CONTA DEGLI ITALIANI (pagine 46-58)