• Non ci sono risultati.

Registrazione, messa a punto qualitativa e spoglio dei dati

Nel documento LA CONTA DEGLI ITALIANI (pagine 112-117)

Capitolo 6 - Le operazioni sul campo

7.1 Registrazione, messa a punto qualitativa e spoglio dei dati

“Le cure poste dall’Istituto nella compilazione delle norme impartite alla peri-feria, norme minuziose, dettagliate, spesso ribadite in varie parti fino ad apparire a volte pedanti e di una elementarità giudicata – a torto – eccessiva tanto esse ap-paiono evidenti; nella chiarezza e nella semplicità della formulazione dei quesiti, per evitare dubbi di interpretazione e facilitare il più possibile le risposte da parte degli interessati; nel perfezionamento dei sistemi di controllo di carattere quantita-tivo e qualitaquantita-tivo applicati prima, durante e dopo la fase di rilevazione, se hanno portato indubbiamente ad un miglioramento del materiale di rilevazione, certo non esimono l’Istituto dal sobbarcarsi un oneroso e gravoso lavoro di revisione di tutto il materiale, revisione che deve considerarsi un insieme di operazioni complesse, strettamente legate alla rilevazione, anzi si potrebbe dire che ne formino parte inte-grante, data l’importanza che esse rivestono. È accertato che almeno un terzo del lavoro che viene compiuto al centro dall’Istituto, è assorbito dal controllo e dalla correzione delle notizie inviate dalla periferia: controllo e verifiche che accrescono notevolmente il costo dei servizi e provocano ritardi nella pubblicazione dei dati” (Reverberi, 1957).1

Per quanto possa essere ben organizzata l’elaborazione dei dati raccolti, è ben difficile colmare le eventuali lacune concernenti il momento dell’acquisizione. Se è certamente importante diramare disposizioni chiare, non si può certamente coltiva-re la speranza che l’esistenza di una normativa pcoltiva-recisa garantisca in modo automa-tico il corretto svolgimento delle varie operazioni. Ciò spiega la decisione dell’organo centrale di integrare la revisione compiuta in periferia con attenti con-trolli programmati a livello centrale. In occasione del censimento del 1931, ad esempio, per il lavoro di revisione effettuato dall’Istat, sono state, in media, impie-gate 500 persone. Per il censimento del 1951 si è calcolato che il lavoro di revisio-ne, per il quale l’Istituto si è avvalso del contributo fornito da personale comandato (costituito quasi esclusivamente da insegnanti elementari di ruolo) e da diurnisti, abbia richiesto 480 mila ore di lavoro.2

Mi pare interessante richiamare due singolari forme di controllo che hanno ri-guardato, una il censimento del 1861 e la seconda quello del 1951. Nel primo caso si deve far riferimento allo stato di sezione provvisorio, “documento questo che

1 Per dirla con Keyfitz (1981) “a census is an intricate affair, hedged about arbitrary definitions, enumerated by people who through human fallibility add their own errors to those provided them by the respondents”.

2 Alcuni decenni fa, presso l’Istat, la qualifica iniziale di quella che allora si chiamava “carriera di concetto”, era quella di “Vice Revisore”.

112 La conta degli italiani nei 150 anni dall’Unità

be essere chiamato il diario giornaliero dell’ufficiale di censimento, in quanto su di esso vengono registrate cronologicamente tutte le vie della sezione affidatagli, i nu-meri civici esterni ed interni dei singoli fabbricati, l’indicazione dell’uso cui sono de-stinati i vari locali corrispondenti a ciascun numero, l’indicazione delle famiglie che vi abitano alle quali l’ufficiale di censimento ha provveduto o dovrà provvedere (nel caso di assenza di tutti i membri) a consegnare il foglio di famiglia. Nel censimento del 1861 tale documento veniva compilato in alcune sue parti nel periodo precedente la distribuzione dei fogli, al fine di eseguire una indagine preliminare compiuta a cu-ra di verificatori, per elencare, per ogni sezione di censimento, tutte le case abitate, appartamenti, famiglie o fuochi. Le altre parti venivano compilate successivamente dai commessi di censimento all’atto della consegna e del ritiro delle schede e costi-tuiva la garanzia che nessuna abitazione – e quindi nessuna famiglia – era stata di-menticata né all’atto della distribuzione né all’atto del ritiro delle schede, in quanto, per quest’ultima operazione, i nominativi delle persone cui erano state consegnate dovevano essere di volta in volta cancellati dallo stato di sezione. Nei censimenti successivi (a partire da quello del 1901) tale indagine preliminare, che si rivelò co-stosa e al tempo stesso una duplicazione del lavoro affidato ai rilevatori, fu abbando-nata” (Reverberi, 1957).

Quanto al censimento del 1951, va ricordato che furono predisposti appositi modelli per la segnalazione dei censiti residenti e temporaneamente assenti, ai Co-muni di presenza temporanea e, reciprocamente, per la segnalazione ai CoCo-muni di residenza delle persone censite in altri Comuni come presenti temporaneamente. Ciò permise di individuare numerosi casi di irregolarità, sia nei riguardi di una stessa persona censita come residente in due Comuni diversi, sia di omissione di rilevazione.

Fissare dei “paletti” può a questo punto risultare opportuno anche per non in-generare dubbi nell’incolpevole lettore. Nei primi censimenti, per garantire la qua-lità del materiale raccolto si è intervenuti con la revisione affidata essenzialmente agli Uffici comunali. Solo nel 1931 (prima i fogli di censimento non pervenivano al centro), si è manifestato un ulteriore livello di revisione che, come ho in parte più sopra accennato, ha pesantemente coinvolto l’organo centrale. Sul fronte dell’esaustività della conta, ad integrazione di quanto già riferito, è ad un certo momento divenuto importante il contributo degli Uffici provinciali che con i loro ispettori hanno ad esempio effettuato saltuari controlli presso le famiglie dislocate in zone disagiate per accertare che effettivamente il rilevatore fosse passato presso di esse a rilevare i dati.3

Nuove esigenze di controllo si sono poste con l’abbandono del sistema manua-le di spoglio – portato avanti sino al 19214 – che consisteva nel trascrivere su una apposita “carta di spoglio individuale” i dati ricavati dal foglio di famiglia. Bastava quindi smistare a mano le “carte”, formarne dei gruppi e dei sottogruppi e

3

Ancora nel 1931 e nel 1936 alcuni Comuni avevano provveduto a fare la rilevazione “a tavolino” consultando i fogli anagrafici. Abusi nella compilazione d’ufficio del questionario censuario, prevista dalle disposizioni per persone temporaneamente assenti alla data del censimento, si sono verificati pure in seguito in relazione anche al diverso criterio fissato nello stabilire la scadenza entro la quale l’assenza poteva ritenersi temporanea.

4 Si è proceduto, quando è stato possibile, con l’ausilio delle macchine da calcolo (addizionatrici). Al riguardo vale la pena di ricordare che in occasione del censimento del 1881 fu sperimentato per la prima volta un contatore meccanico ideato e fatto costruire da Luigi Perozzo, valido collaboratore del Bodio.

La fase successiva alla raccolta dei dati 113

re al loro conteggio. Il risultato veniva trascritto su apposti prospetti che a loro vol-ta venivano quadrati e confronvol-tati fra di loro.5

Nel 1931 viene adottato per lo spoglio un sistema meccanico a selezione sem-plice che consisteva nella sostituzione delle “carte di spoglio” con schede perforate e col passaggio di queste in macchine selezionatrici con contatori. Erano indivi-duabili tre fasi: perforazione delle schede, verifica delle stesse, classifica dei dati (Gaggiotti, 1957).

Con il censimento del 1951, il nuovo sistema meccanico a selezione multipla lascia invariate le prime due fasi ma introduce elementi nuovi nella terza: lo smi-stamento delle schede mediante combinazioni di codici esistenti su due o più co-lonne della scheda; la lettura contemporanea di più coco-lonne della scheda; l’accumulazione dei dati su 60 contatori e la stampa dei risultati; la riepilogazione dei risultati su nuove schede mediante perforazione automatica. Qualche cenno an-cora va riservato alla codificazione per la quale sono stati utilizzati tre distinti mo-delli. Prima del loro invio alla perforazione essi sono stati sottoposti ad un attento controllo per l’eliminazione di tutte le eventuali discordanze tra le varie notizie co-dificate, dipendenti sia da errori esistenti nei fogli di censimento e sfuggiti in sede di revisione, sia da errori commessi dal rilevatore.

Modalità operative non dissimili sono state seguite nel 1961. “Il controllo delle notizie codificate in ciascun modello è stato eseguito riga per riga. In pratica gli operatori addetti al controllo hanno ripetuto, con la massima diligenza e scrupolosi-tà, tutte le operazioni previste dalle norme di revisione e codificazione per ciascun tipo di questionario. Il controllo è stato effettuato normalmente sul 30 per cento dei questionari e solo nei casi di frequenti errori tale percentuale è stata aumentata fino a raggiungere il 100 per cento” (Istat, 1970).

Per il censimento del 1971, più che ribadire concetti già espressi, mi limito ad osservare che:

- si è ridotto il peso della codifica a seguito delle modifiche apportate ai fo-gli di censimento (quesiti a risposte predeterminate) e per effetto dello spoglio totale effettuato con un modello per lettore ottico: problemi vi sono stati per l’eliminazione delle incoerenze fra professioni, posizioni nella professione e attività economiche in sede di spoglio campionario dal mo-mento che sul modello per lettore ottico era stato considerato solo il ramo di attività economica e non era stato riportato il dato concernente la profes-sione;

- si è usufruito – lo stesso è ovviamente avvenuto pure in seguito – di nuove tecnologie con la comparsa sul mercato sia di elaboratori elettronici note-volmente più sofisticati, sia di supporti di programmazione agili e molto potenti;

- si è riservata maggiore attenzione all’esame critico dei dati “tendente, da una parte, a saggiarne la validità e l’attitudine a soddisfare gli scopi del censimento e, dall’altra, a metterne in luce le eventuali discordanze o in-congruenze” (Istat, 1977).

5 Sino al 1911 non si può parlare di operazione di codificazione. Nel 1921, pur perdurando lo spoglio dei dati con metodo manuale, si cominciò, in certo qual modo, a fare ricorso alla codificazione. Infatti, nelle schede varia-mente colorate, adottate per lo spoglio, già compaiono trascrizioni di dati ricavati dai fogli di censimento, me-diante impiego di numeri convenzionali o di indicazioni simboliche.

114 La conta degli italiani nei 150 anni dall’Unità

Sono in particolare due gli aspetti da segnalare con riferimento al censimento del 1981:

a) Tenuto conto della eterogeneità degli enti (Regioni, Amministrazioni provinciali e comunali) che si sono fatti carico della registrazione dei dati, ovviamente “al fine di assicurare la massima corrispondenza tra le notizie riportate nei questionari di rilevazione ed il dato registrato, è stato effet-tuato un ulteriore controllo attivando una particolare procedura di control-lo di qualità consistente nell’effettuare una nuova verifica su un campione di materiale registrato. Detta procedura si è basata sull’estrazione casuale, su certi quantitativi prefissati di fogli di censimento, di n sezioni di censi-mento all’interno delle quali sono stati estratti m questionari in sequenza a partire da un numero d’ordine scelto casualmente all’interno della sezione stessa. Analoga estrazione è stata fatta dal nastro dei record da campiona-re. Sottoponendo successivamente il campione di record a verifica diretta con i corrispondenti fogli di famiglia, è stato individuato il numero delle battute diverse e, conseguentemente, la percentuale di esse sul totale delle battute campionarie. Tale operazione ha consentito di accertare che il li-vello di errore attribuibile alla registrazione dell’input è risultata general-mente inferiore al 5 per cento” (Istat, 1987).

b) Assecondando una tendenza in atto, “il controllo finale sulla validità dei risultati è stato attuato attraverso una procedura elettronica. I record regi-strati sono stati sottoposti al vaglio di un complesso programma di con-trollo che prevedeva l’imposizione automatica, sotto determinate condi-zioni, dei codici eventualmente mancanti o non validi e l’aggiustamento dei codici registrati in caso di accertata incongruenza. Tale controllo este-so agli incroci tra le modalità previste dal piano di pubblicazione, è stato dapprima effettuato all’interno del singolo tipo record e poi esteso tra tipi record. In altri termini si è assicurata:

- la completezza delle risposte per singolo quesito all’interno dello stesso record;

- la congruità delle risposte fornite relativamente a ogni tipo record scegliendo all’interno di esso un carattere come fondamentale;

- la congruità delle risposte fornite tra i record relativi alla stessa fami-glia o convivenza, in corrispondenza di alcuni quesiti ritenuti come fondamentali.

I controlli di congruità e i conseguenti aggiustamenti sono stati effettuati sulla base di standard conosciuti”.6

Sulla base delle esperienze acquisite, nel 1991 è apparso ancora più chiaro che i controlli di qualità dovevano essere accuratamente pianificati e dovevano costitui-re parte integrante della fase di progettazione del censimento. Nuovi strumenti e nuove metodologie sono perciò stati adottati con l’obiettivo di costruire un sistema di controlli che tenesse conto di tutte le fasi per prevenire l’insorgenza di errori e per ridurne gli effetti sui risultati finali. In questo paragrafo è quest’ultimo aspetto a essere posto sotto la lente di ingrandimento ed è di conseguenza necessario richia-mare in primo luogo il servizio telematico “Istat Censimenti ‘91” realizzato e

La fase successiva alla raccolta dei dati 115

to dalla Società Ancitel, che ha riguardato 1.804 Comuni (quelli con popolazione superiore a 7 mila abitanti). Il monitoraggio della rete di rilevazione ha assunto una rilevanza di livello strategico avendo consentito all’Istat di seguire in tempo reale l’andamento della consegna e della raccolta dei questionari censuari, di intervenire nei casi ove se ne è man mano ravvisata la necessità e di rispondere ai quesiti che i singoli Comuni ponevano.

Accanto al monitoraggio telematico della rete di rilevazione, è stato effettuato il controllo delle attività sia interne che esterne con un Progetto per il quale ci si è av-valsi di uno specifico software per PC realizzato dalla Microsoft. Attraverso la sua gestione è stato realizzato un processo di pianificazione e controllo delle fasi operati-ve connesse all’esecuzione del censimento, favorendo la operati-verifica dello stato di avan-zamento dei lavori.

Per la procedura di correzione dei dati è prevalso, per le operazioni svolte al centro, l’approccio automatico.7 L’Istat, che aveva in precedenza utilizzato piani di compatibilità di tipo deterministico, per il censimento del 1991 ha per la prima vol-ta adotvol-tato anche piani di compatibilità di tipo stocastico implemenvol-tando presso l’Istituto un programma ad hoc denominato Scia (Sistema di controllo e imputazio-ne automatici) (Istat, 1997).

L’Istituto ha continuato ad investire su questo fronte e l’innovazione che a mio parere ha maggiormente caratterizzato il censimento del 2001, ha riguardato pro-prio la realizzazione di un Sistema di produzione in grado di gestire l’insieme delle operazioni di controllo e di correzione, nonché quelle relative alla validazione sia dei microdati che degli aggregati di diffusione.

“L’integrazione di tali operazioni all’interno di un unico sistema ha permesso, rispetto al passato, l’effettuazione di continui feed-back tra le attività e una estrema facilità nel passaggio (anche del tipo ritorno all’indietro e riesecuzione) tra con-trollo, correzione e validazione delle tavole, con un incremento della qualità dei da-ti prodotda-ti. Il sistema è stato organizzato in un datawarehouse interno al sistema, alimentato e aggiornato con i dati provenienti dal sistema di controllo e correzione alla fine di ogni fase di lavorazione, con l’importazione di dati di altre fonti, con aggregazioni di dati effettuate ad hoc in funzione dei controlli e/o della diffusione” (Egidi e Ferruzza, 2009).

Il Sistema di gestione della rilevazione (Sgr) del quale si trova traccia nel Pia-no generale di censimento predisposto per la rilevazione del 2011, dovrebbe fornire identiche garanzie.

Torno al censimento del 2001 per dare il giusto rilievo all’importante scelta di effettuare l’acquisizione dei dati attraverso la lettura ottica.8 Per l’analisi delle va-riabili di tipo testuale rilevate, si è proceduto con l’attribuzione di un codice in cor-rispondenza di ciascuna delle descrizioni archiviate il che si è realizzato con l’ausilio di sofisticati software inseriti nell’ambito delle procedure informatizzate. Come ho evidenziato nel paragrafo 5.2, alcune difficoltà si sono presentate per la codifica automatica di professione e attività economica.

7 Le centinaia di revisori che lavoravano presso l’organo centrale appartengono ormai a un passato non recente.

116 La conta degli italiani nei 150 anni dall’Unità

Nel documento LA CONTA DEGLI ITALIANI (pagine 112-117)