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Eventi che hanno turbato l’andamento delle operazioni censuarie

Nel documento LA CONTA DEGLI ITALIANI (pagine 109-112)

Capitolo 6 - Le operazioni sul campo

6.5 Eventi che hanno turbato l’andamento delle operazioni censuarie

Non ho la necessità di sottolineare ulteriormente la complessità delle opera-zioni censuarie. Si tratta di operaopera-zioni che, senza considerare i rispondenti, coin-volgono per molti mesi diverse decine di migliaia di persone. Per il censimento del 2001, ad esempio, sono state diffuse dall’Istat dodici circolari che coprono un in-tervallo di tempo che va dal giugno 2001 al dicembre del 2002. I tempi connessi alla raccolta dei dati (consegna e ritiro dei modelli di rilevazione) sono

28 Nel 2001 è stato ad esempio elevato lo scarto tra dato provvisorio (987.363) e dato definitivo (1.339.889) relati-vi ai cittadini stranieri residenti.

Le operazioni sul campo 109

te più ristretti ma vi sono adempimenti, che questa fase precedono e seguono, che non sono di esclusiva competenza dell’ufficio che al centro ha la responsabilità di guidare il processo. Si pensi soltanto alla stampa dei questionari, alla loro distribu-zione presso i Comuni, al loro inoltro ai centri di registradistribu-zione ed al loro definitivo immagazzinamento.

Tutto questo per dire che tutto il lungo iter procedurale della rilevazione è ine-vitabilmente esposto a rischi di varia natura con impatto negativo, a volte grave, sul buon andamento delle operazioni censuarie. Non mi riferisco a incidenti che pos-sono riguardare l’attività dei rilevatori e dei coordinatori (da questo punto di vista, nel 1991 – e non è certamente l’unico caso – è stato l’art. 39 del regolamento di esecuzione a prevedere che i responsabili degli uffici provinciali di censimento e i loro collaboratori impegnati nell’attività ispettiva, i rilevatori e i coordinatori, fos-sero coperti da una assicurazione contro gli infortuni connessi con la loro attività, dai quali poteva derivare la morte o una invalidità permanente) ma ad eventi, più o meno naturali, che hanno avuto conseguenze talvolta tragiche con le quali il censi-mento ha dovuto fare i conti. Senza alcuna pretesa di esaustività, mi cicensi-mento nel tentativo di richiamarne alcuni di differente importanza.

Il 14 febbraio 2010 abbiamo appreso dai giornali e dalle cronache televisive che una grossa frana si era abbattuta sul Comune di San Fratello in Provincia di Messina, costringendo 2 mila persone ad abbandonare le loro case. A proposito della lunga storia del dissesto idrogeologico del nostro territorio, pochi forse sanno che nel corso delle operazioni censuarie del 1921, il materiale di censimento con la casa municipale e gran parte dello sventurato paese fu sepolto da una frana che provocò lo scivolamento a mare di un’ampia parte del centro cittadino (si costituì così la frazione di Acquedolci poi eretta in Comune autonomo). Sempre nel corso del censimento del 1921, andò persa la documentazione censuaria dei Comuni di Berteggi in Provincia di Genova (distruzione prodotta dallo scoppio di una polve-riera) e di Lotzarai in Provincia di Cagliari (incendio degli uffici comunali).

Nel 1951 in diverse aree le autorità locali si videro costrette a richiedere la cessazione o almeno la sospensione delle operazioni di censimento. In Calabria e in alcune zone della Sicilia e della Sardegna, si abbatterono, proprio all’inizio delle operazioni censuarie, nubifragi e alluvioni che scompaginarono la vita di molti cen-tri abitati, con conseguente esodo delle relative popolazioni in cerca di asilo ovun-que ve ne fosse possibilità. La situazione più grave riguardò il Polesine con oltre 100 mila ettari di superficie allagata, 84 vittime e un gran numero di profughi (tra le 180 e le 190 mila unità). Nell’intera Provincia di Rovigo e nel Comune di Ca-varzere (Venezia) “la violenza delle alluvioni ebbe ragione dell’abnegazione degli addetti alle operazioni di censimento, che dovettero essere abbandonate per essere riprese e condotte a termine a circa un anno di distanza” (Istat, 1958).

Alcuni disastrosi eventi degli anni successivi (diga del Vajont, ottobre 1963; terremoto del Belice, gennaio 1968; terremoto del Friuli, maggio 1976; terremoto dell’Irpinia, novembre 1980; terremoto di Umbria e Marche, settembre-ottobre 1997) non hanno avuto grosse ripercussioni sulle vicende censuarie.29 Solo per il terremoto che ha colpito la Campania centrale e la Basilicata centro-settentrionale,

29 Lo stesso dicasi per il terremoto di Messina e Reggio Calabria del dicembre 1908 e per quello della Marsica del gennaio 1915.

110 La conta degli italiani nei 150 anni dall’Unità

il censimento del 1981 ha trovato molte realtà comunali ancora in piena emergenza (c’erano d’altro canto stati quasi 300 mila sfollati). Nel volume “Atti del censimen-to” della rilevazione per l’appunto del 1981, compare, tra i quesiti di maggiore in-teresse posti dai Comuni, ai quali l’Istituto ha ritenuto di dare visibilità, il seguente quesito che fa riferimento proprio alla situazione dell’area colpita dal sisma:

“Se una parte della popolazione di un Comune (A) a seguito di calamità naturali (terremoti, alluvioni, bradisismi eccetera) alla data del censimento si trova alloggiata temporaneamente in baracche o in altri alloggi situati su territorio di altro Comune (B) confinante o meno con il primo, da quale Comune dovrà essere censita?

Limitatamente a tali casi specifici la rilevazione censuaria compete al Comune (A), cioè a quello cui le persone risultano iscritte nell’anagrafe della popolazione residente, il quale prenderà per gli aspetti operativi i necessari contatti con il Co-mune (B) che evidentemente censirà tali persone come temporaneamente presenti”. Completo la mia rapida carrellata rievocando due casi capitati nel corso del censimento del 1991:

- Quando era già terminata la fase di raccolta dei dati, nella sede del Comune di Grugliasco in Provincia di Torino, si è sviluppato un incendio che ha di-strutto buona parte del materiale censuario: l’Istat ha ovviamente dato im-mediate disposizioni per la ripetizione del censimento.

- A più di un anno dalla data del censimento, la ditta incaricata della regi-strazione dei dati ha subito il furto di circa 40 mila questionari relativi ai Comuni di Boscoreale, Casalnuovo di Napoli, Caivano e Sant’Antimo (tut-ti della Provincia di Napoli): necessaria pure in questo caso la ripe(tut-tizione del censimento.

CAPITOLO 7

LA FASE SUCCESSIVA ALLA RACCOLTA DEI DATI

Nel documento LA CONTA DEGLI ITALIANI (pagine 109-112)