• Non ci sono risultati.

Certo Anche perché probabilmente hai un’altra età, per cui

2.a Daniele D OLORES V AN C ARTIER

Venerdì 17 facciamo due numeri (saluta Massimo-Minerva) D: Ah, il prossimo?

D: Certo Anche perché probabilmente hai un’altra età, per cui

D/D: Hai capito?! Per cui... Poi sai cosa vedo anche, una cosa? Che più andiamo avanti, più il fatto di portare i tacchi, o tutte queste cose, si fatica ah! Perché l’età va avanti! Cioè, io ho iniziato a 27 anni e adesso ne ho 31: però, ragazzi miei (si fa due conti) - sì, 2007 abbiamo iniziato - però guarda: veramente, cioè... e infatti se ora uno mi dice: "Ma vuoi farmi 5 o 3 serate?" | "Pian toso: fasemone tre, dopo..."

D/D: Cinque? Eventualmente all’inizio e alla fine, perché... amore santo: truccarsi... va beh, a me non piace truccarmi per cui comunque; però devi vestirti, devi fare, devi sapere; poi quando hai il microfono in mano... Io sono dell’idea: sto piuttosto zitto un po’ di più, però non voglio dire cose che dopo possono andare a scontrarsi... perché anche dopo, sai: quando sei là, poi ti c_ - ti carburi un attimo...

D: … e poi quando è detto è detto!

Sfortunatamente, alla fine dell'intervista (complessivamente durata circa un'ora) mi ac- corgo che il registratore si è bloccato dopo poco più di mezz'ora. Rinuncio subito all'idea di replicare il colloquio, ma cerco di riavvolgere mentalmente il mio registratore mnemonico per fissare gli argomenti discussi a partire dalla fine. Di conseguenza, alla fine della tra- scrizione, ho inserito un riassunto per punti di quanto discusso - omettendo a mia discre- zione i fatti di natura più personale o comunque non inerenti l'argomento della ricerca.

Vita professionale:

la prima volta da Drag Queen era imbarazzatissimo - soprattutto perché indossava abiti inadatti e perché, oltre ad essere inesperto, non ama cantare;

l’inverno scorso ha fatto una comparsata al Carnevale di Abano: vigili e pompieri, in coda per farsi la foto con la Drag Queen; il sindaco, che non poteva farlo - ma era dietro le transenne con le lacrime agli occhi per le risate...

con gli amministratori locali contratta la sua presenza come Drag Queen a manife- stazioni pubbliche: o il giusto compenso, o il teatro comunale gratuito per una delle sue rappresentazioni, o niente;

di Abano dice che è una città piccola, dove, sia come regista/attore che come Drag Queen, più di tanto non si può osare;

del Village dice che è un covo di vipere - dove prima sono tutti "ci-ci-ci" ma poi ti pu- gnalano alle spalle; di alcuni colleghi, che non identifica, dice che "Ci sono quelle che Oddio, se parlo mi si rovina il trucco!"

gli occhiali neri coprono quelli da vista: ama i Ray-Ban ma odia le lenti a contatto e il luccichio continuo delle luci di scena; per questo, avendo deciso di indossare gli oc- chiali anche in scena, ne ha fatto l’accessorio-simbolo per il suo personaggio Drag.

Vita privata:

✔ ha avuto relazioni ed avventure sia con uomini che con donne: con i primi, non ama né assumere né subire un ruolo erotico passivo e, potendo, lo evita; alle seconde ha in- vece rinunciato, perché sentiva che si sarebbe trattato di andare contro natura;

ritiene che fare la Drag Queen sia un problema per la vita sentimentale: pochi sono infatti disposti ad accettare una relazione con un uomo che lavora vestito da donna in locali in qualche modo considerati equivoci;

ci sono ragazzi che fanno le Drag Queen di nascosto dai genitori, o che, per farlo, sono andati a vivere in un’altra città;

si è dichiarato con i propri genitori come Drag Queen: il padre lo segue agli spetta- coli sia teatrali che in Drag; la madre è solitamente presente al Village e lo aiuta nella confezione dei vestiti sia teatrali che Drag;

✔ con i propri genitori non si è dichiarato come omosessuale: con un pizzico di inge- nuità mi chiede se, secondo me, sua madre può averlo capito.

Altri elementi:

✔ ha avuto un percorso scolastico accidentato: prima le bocciature a Ragioneria, poi la scuola serale, con i compagni che diventano compagni di palcoscenico;

✔ racconta memorabili viaggi, 2 in Senegal e 3 negli Stati Uniti: in quella fase, però, "Dolores ancora non c’era";

✔ sorride delle mirabolanti avventure con Nanà: loro che partono da un minuto all’altro per fare uno spettacolo a centinaia di chilometri di distanza; che si vestono e si truccano per strada, alternandosi alla guida; o lui da solo, che si chiude per un’ora nella toilette di una stazione - dove si trucca e poi scrocca un passaggio in città da un capotreno;

ama i film ("libri no, ma DVD tanti!"), tanto che talora li avvia nel lettore per non de- primersi con il telegiornale; quanto a Drag Movie come Le avventure di Priscilla, la Regi- na del Deserto o A Wong-Foo, Grazie di tutto, Julie Newmar, li considera dei capolavori.

17.08.2012 - La prova del Drag Show di questa sera è poco più di una formalità, ma mostra Daniele in versione regista teatrale. Sicuro ma non impositivo, controlla un po’ tutto - dalla coreografia alle musiche ai costumi; studia con attenzione le prove delle Drag ospiti - che da tutti c’è da imparare; e ne approfitta per rimanere beatamente in calzoncini e in- fradito - che truccarsi, ormai si sa, non è la sua passione.

Il primo numero, è una classica performance in playback su Siamo donne, hit anni '80 delle allora bombe sexy Sabrina Salerno e Jo Squillo - proposta dall'eterna coppia bionda / mora. Una coppia in cui un semplice vestitino rosso esalta la bionda leggerezza de La Bratz, mentre una mise più complessa sottolinea la mora carnalità di Dolores - illuminata da un top in pailettes multicolore ed uno strascico bianco ad ali di cicala, ma gravitata dalla pelle nera di una minigonna inguinale e di un paio di scarpe più anfibio che stivale.

Il secondo numero si divide compone invece di due momenti volutamente contrappo- sti. Nella prima parte, La Bratz e Dolores sono due suorine prese a prestito da Sister Act - film degli anni ‘90 in cui una cantante di night club è costretta a vestire i panni di una Car- melitana. Mentre però La Bratz recita la parte seria, Dolores si dedica a quella comica - fingendo ora un’estasi mistica, ora una crisi etilica, ora uno svenimento: evidente trasposi- zione in chiave Drag dell’esperienza di Daniele nel teatro leggero. Nella seconda parte, il ritmo dance di American Generation regala a Dolores un body dorato, parrucca nera ta- gliata corta e, eccezione che conferma la regola, niente occhiali. Il dato più interessante è però la foggia del body, da cui traspaiono chiaramente sia la realtà del corpo maschile (nello slip volutamente non contenitivo, come nella scollatura aperta sui pettorali senza seno finto) che l’evocazione di quello femminile (nella decorazione leopardata e in lamé). Un non-look (perché il bello dell’androgino è che «c’è il look, ma non c’è il look») studiato per gratificare Daniele («Io adoro molto il nudo artistico maschile») e confondere lo spetta- tore («"Ma... maschio o femmina?", "Non capiamo...". Un po’ come un ibrido»).

Per il finale, si sfila a ritmo di mambo. Dolores ricompare in abito lungo, sempre in cop- pia con La Bratz. Questa sera il passeggio tra il pubblico non crea problemi, anzi: come a fare strada e scudo a La Bratz, Dolores scende per prima; l’attende a fine corsia; la invita a una giravolta; la precede sul ritorno; e infine la accoglie sul palcoscenico.

24.08.2012 - «Amore, stasera mi tocca fare due numeri per il Drag Show!» Aiuto Danie- le a trasportare gli abiti in camerino, mentre lui mi racconta i retroscena di un Drag Show e poi mi lascia in custodia borsa e cellulari: uomini... en travesti, ma uomini... Le bizze delle ospiti - «Eh sì, Priscilla Splendor... la signora fa solo uno show di 5-6 minuti, che invece un Drag Show dovrebbe durare un’ora!»; la pazienza delle residenti - «Perché stasera lei fa l’animazione e a me hanno avvertito ieri»; e la corda, che più di tanto non si può tirare - «Che poi ogni numero dovrebbe avere il suo vestito, ma se non mi danno il cachet...» Il rapporto diretto lo vedo dal vivo, durante le prove - con Daniele che un po’ guarda, un po’ snobba, un po’ sistema sedie sul palcoscenico. Demarcazione del territorio.

Il primo pezzo è un playback medley della Carrà. Per la prima volta vedo Daniele in parrucca bionda - perché qui non c’è lui che fa Dolores, ma lui che fa Dolores che fa la Carrà. E se Carrà vuol dire caschetto biondo, occhi truccati e vestiti piumati, fare la Carrà vuol dire anche polsi che roteano, braccia che si riavvolgono e la testa che si scuote di sotto in su. Segni e gesti precisi, che rendono l’imitazione riconoscibile per chi la guarda e immutabile per chi l’esegue: «Tanto ormai la Carrà la faccio a memoria».

Daniele appare invece nelle scelte: le ballerine, invece dei ballerini delle Drag Queen ospiti; le scarpe a tacco alto - abbandonate per l’ultimo brano, perché a piedi nudi si danza meglio; due passi in platea, sguardo fisso in camera e l’osservatore che diventa referente dell’osservato. Finisce il numero e Mizzy Collant trasforma sua madre ne «la signora Van Cartier! Perché si sa: dietro una grande Drag Queen c’è sempre una grande mamma!»

Intervallo: a parziale risarcimento per una performance imprevista e non pagata, Da- niele ottiene di proiettare il trailer del spettacolo teatrale attualmente in cartellone. È un ne- goziatore nato: con il sindaco, ad Abano; con Francesca, qui al Village; e con me, la setti- mana scorsa a cena, per coinvolgermi nel progetto di un film di cui vorrebbe che scrivessi la sceneggiatura. Perché l’antropologo, si sa, scrive.

Il secondo pezzo è invece su Giuni Russo: playback ed un personaggio poco caratte- rizzato non funzionano. Un’ora più tardi Daniele torna a fare l’androgino con abito a rete, intimo femminile e crestina di capelli rossi al posto della parrucca. «La cosa dell’ibrido che mi attrae è... far rimanere la gente (...) a bocca aperta!».

31.08.2012 - Se l’abito per l’accoglienza è libero ma accurato, quello per l’animazione dev’essere accattivante ma vincolato - cioè rigorosamente corto, preferibilmente allusivo e rigorosamente a tema per tutte le Drag. E così, dopo la serata nero e oro e quella tutina e crestina, oggi tocca ai supereroi: o meglio, alle supereroine. Daniele escluso, che si trave- ste da Wolverine: lupo mannaro con jeans strappati, canottiera bianca e giubbino nero; piastrine militari, guanti artigliati e parrucca corta; e soprattutto basettoni neri disegnati a matita e occhiali d’ordinanza. «Così evito di truccarmi»: e, forse, di indossare l’anima di un personaggio che non si vuole cancelli la persona. Penso che se gli altri personaggi sem- brano il punto d’arrivo del gioco d’artista, Dolores è piuttosto l’alter ego di Daniele - libero di esprimere una dualità altrimenti destinata a zittirsi o a implodere. Come nei sei servizi fotografici milanesi: «che sono tutti diciamo un po’ collegati; dentro ci metto la Dolores o Daniele, e a fianco la Dolores e Daniele, in ogni servizio c’è un altro mio amico.»

01.09.2012 - É il momento dell’intervista di rifinitura, mentre Leo Mizzy e La Bratz si sgolano a cantare Patty Pravo con Anna: l’accoglienza ad personam...

Seconda intervista a Daniele / Dolores Van Cartier

DONATELLA: Allora, dicevamo: l’evoluzione dei costumi dell’animazione...

DANIELE / DOLORES: L’evoluzione di questi costumi... semplicemente è il seguente: purtrop- po io i costumi di scena come quelli, gli abiti da sera (che ne ho...), però ho visto che li sfrutto... quasi niente!

D: Ma dai...

D/D: Nel senso che lo uso per la serata che me lo faccio; ci può essere una, due serate, però più di tanto: ballare come un matto, non puoi; devi passeggiare, fare la bella statuina; non me ne frega niente (carica molto la negazione)... Poi c’è anche un altro di- scorso: le parrucche, io sto iniziando a non sopportarle più di tanto - e per cui cosa succede? Facendo questi look un po’ androgeni, allora automaticamente o mi colo- ro i capelli miei, oppure mi faccio i tatuaggi con le aqua color, automaticamente pre- vedono... Però sai: su un abito da sera, la sua parrucca conciata ci sta bene - per cui cosa ho deciso? In seconda serata, il Venerdì e il Sabato, ho detto: "Ma perché quest’anno al Padova Pride Village non cerchiamo di fare un look che va mezzo cubista, mezzo androgeno, mezzo nudo, mezzo...?" Naturalmente, che va un attimo al di fuori con lo stile Mizzy Collant, Minerva, Bratz e... tutto il resto. E naturalmente ho deciso que- st’anno, perché l’anno scorso non avevo fatto questo qua, avevo fatto molto donna (un look molto donna) - e ti devo dire la verità, mi è piaciuto. In riferimento al vestito di ieri sera, che ho fatto Wolverine - perché c’era la Marvel, avevamo fatto i costumi

Marvel; dovevo vestirmi da Cat Woman: a dirti la verità però, Cat Woman non avevo

tutta la struttura pronta - per cui, per non fare una scarpa e uno zoccolo (che non veniva fuori una Cat Woman come mi piaceva, perché la volevo stile Halle Berry; ma quello che aveva la Roberta in negozio lo aveva venduto; ma poi non mi andava bene perché era una M, io avevo bisogno di una L; robe del genere), automatica- mente ho detto: "Beh senti, facciamo Wolverine!" E mi è venuto in mente perché il

jeans me lo sono strappato la mattina, automaticamente la canottiera ce l’avevo, ca-

tene robe, parrucca me l’ha fatta la Crisandra al momento - però ti dico, è stata una cosa non programmata molto...

D/D: "Va beh, facciamo Wolverine!"

D: Esatto... perché poi invece l’altra cosa che volevo chiederti, allora: io ho iniziato a sbo-