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Chiara Ferragni e il suo The Blond Salad

3.3 Case Studies

3.3.2 Chiara Ferragni e il suo The Blond Salad

Il web 2.0, la facilità di accesso ad internet più in generale, sono stati elementi che hanno scalfito un muro duro da valicare, quello di accesso al sistema moda. In un tempo relativamente breve, meno di dieci anni, i blog di moda hanno creato fenomeni come il

fashion blogging ed hanno assunto una valenza sociale, culturale ed economica

incredibile. Hanno di fatto ridefinito i confini del fashion, e i blogger sono entrati a far parte degli “addetti ai lavori” nel campo della moda, luogo che più di altri si è dimostrato impermeabile da influenze che non provenissero dall’interno. Tale processo non è stato sicuramente semplice e privo di forti critiche, soprattutto da parte di coloro che hanno intrapreso una lunga gavetta per diventare, a pieno titolo, voci autorevoli nel settore moda. Fatto sta che è accaduto. Queste nuove personalità hanno attirato un numero sempre maggiore di interlocutori, hanno creato una vera e propria conversazione con persone interessate alla loro visione della moda, al loro stile, al loro modo di comunicare il loro personale gusto. Il tutto magari al di fuori di quello che si mostrava essere il gusto “predominante”, presentato dalle riviste più autorevoli. Mentre proprio l’autorevolezza di queste “voci fuori campo” aumentava, velocemente. A questo punto il concetto di “condivisione” si ampliava anche per coloro che da anni facevano parte del mondo

fashion: la condivisione di uno spazio che non era più elitario, che appannava i suoi

confini e faceva entrare altre voci, la cui capacità comunicativa era data principalmente dal gusto personale, espresso attraverso immagini - tante - e la propria opinione personale sotto forma di testi scritti.

Il primo fashion blog in Italia è nato nel 2009 ed è attualmente il massimo riferimento nel nostro Paese oltre ad essere uno dei più famosi sulla scena internazionale per ciò che riguarda il settore moda. Si chiama The Blond Salad e nasce da un’idea della giovane ed intraprendente Chiara Ferragni.

Chiara Ferragni, classe 1987, è originaria di Cremona e concepisce il suo blog mentre è ancora una studentessa in giurisprudenza all’Università Bocconi di Milano. Tutto nasce inizialmente dalla volontà di Chiara di condividere la propria passione per la moda attraverso la presentazione di un outfit diverso ogni giorno, con una estrema attenzione ai dettagli. Ai suoi follower presenta foto arricchite da un testo scritto sia in italiano che in inglese, per facilitare la lettura di eventuali visitatori stranieri, e in meno di due anni The Blond Salad raggiunge una media di 110.000 visualizzazioni giornaliere.

La forza del blog è inizialmente la sua presenza quotidiana, nel vero senso della parola: non c’è giorno in cui Chiara non pubblichi un post. A questo si aggiunge un’ottima conoscenza dell’inglese, che fin da subito dona quel respiro internazionale al blog e che

funge da fiore all’occhiello per una già ottima capacità comunicativa in termini di contenuti. Il seguito che crea è rapido e, come già detto, internazionale quasi fin da subito. Nel 2010 viene invitata da Piero Chiambretti nel suo salotto televisivo (il “Chiambretti Night”) dove parla proprio del fenomeno fashion blogger, e lo stesso anno viene invitata da MTV Italia per presentare il premio “Best Look” ai TRL Awards. Comincia quella che sarà la prima di una lunga serie di collaborazioni, inizialmente con la rivista “A”, in cui ha la possibilità di proporre la propria opinione e visione sulla moda e sui giovani. Inizia inoltre a partecipare alla Settimana della Moda a Milano come ospite. A distanza di solo un anno dalla nascita di The Blond Salad la Ferragni crea la sua prima collezione di scarpe, che prende il suo nome “Chiara Ferragni” e che rappresenta il frutto di una credibilità riconosciutale a livello internazionale e, nonostante il brevissimo tempo, molto forte.

Da qui il percorso è stato tutto sapientemente in discesa.

Nel 2011 la Ferragni diventa testimonial per la stilista italiana Alberta Ferretti, partecipando alla sua sfilata come modella in rappresentanza delle “donne normali”; diventa inoltre madrina di brand importanti come Yamamay, Furla, Hogan (e la lista non finisce qui), e crea un marchio – Werelse – assieme alle blogger Andy Torres di “Style Scrapbook” e Carolina Engman di “Fashion Squad”.

Il 2012 è l’anno del suo formale ingresso nella scena internazionale. Continua a cooperare con diversi marchi italiani ma il blog comincia ad essere scelto per collaborazioni con marchi come Luis Vuitton, Burberry, Yves Saint Laurent e, come se non bastasse, viene invitata alle più importanti Settimane della Moda di tutto il mondo: New York, Parigi, Londra, Mosca.

Da allora The Blond Salad diventa un vero e proprio business, per non dire un impero dai numeri vertiginosi. La passione per la moda, per la condivisione, unita ad un’ottima e giornaliera capacità comunicativa, hanno trasformato il suo amore per la moda in un vero e proprio affare.

È stato probabilmente l’iniziale interesse delle testate giornalistiche, come quello del New

York Magazine nel 2011, che menziona la Ferragni come una delle più importanti street style dell’anno, a far rendere conto del potenziale della blogger alle aziende. Fatto sta che

il vero successo nasce dalla capacità comunicativa di Chiara, la quale è stata capace di accompagnare ai suoi scatti quotidiani un testo con grande potenziale comunicativo, in grado di trasmettere ai suoi lettori la propria passione, donando ai propri follower la sua personalissima concezione di moda, supportata da un più che riconosciuto gusto estetico. Per Chiara è stato sicuramente importante il lavoro di supporto dello staff, che ha

dimostrato una professionale conoscenza delle dinamiche del web e, più in generale, dei processi di comunicazione.

Di fatto, The Blond Salad, oltre ad esser un esempio di “buona comunicazione”, dimostra anche la potenzialità di un blog di fungere da strumento di personal branding, dove per

personal branding ci riferiamo a quel processo di identificazione, coltivazione e

comunicazione, nel miglior modo possibile, della propria persona; il cosiddetto personal

brand, che non è altro che la ragione per cui un cliente, un datore di lavoro, un partner

sceglie di lavorare con una determinata persona. Questo significa, nel concreto, avere una propensione empatica nei confronti dei propri lettori/follower, nei termini di adattamento della comunicazione a loro, con la finalità di non ferirli né entrare in contrasto con loro. Significa essere quotidianamente aggiornati in termini di contenuti e informazioni utili per rimanere al passo con la propria attività. Significa un’attività costante e giornaliera (un elemento per cui Chiara si è sempre distinta). Per ultimo, ma non in ordine di importanza, significa esporre sé stessi, rendendo tangibili le proprie competenze, cercando di ottenere attenzione e credibilità personale. Chi sa offrire un prodotto ottimo ed è in grado di comunicarlo bene, non farà altro che aggregare attorno a sé un numero crescente di utenti, partner, follower.

C’è da dire che oltre ad aver creato il prodotto “Chiara Ferragni”, in termini di costruzione di credibilità, autorevolezza e reputazione, Chiara è stata anche capace di creare una vera e propria agenzia di Comunicazione dal suo blog (la TBS Crew) oltre ad essere diventata, a partire dal 2013, il direttore creativo di una linea tutta sua di calzature prodotte interamente in Italia, per la quale afferma di guadagnare molto di più che non con l’attività sul blog.

Nonostante ciò, c’è da dire che, ad oggi, il suo blog ha una media mensile di oltre quattro milioni di pagine visitate oltre a più di seicentomila visitatori unici. La pagina di The

Blond Salad su Facebook conta 1.193.720 “Mi Piace” e su Instagram il profilo della

blogger è seguito da più di cinque milioni di utenti, attivissimi nei like e nei commenti.

Ora, nei termini in cui si presenta, il caso Ferragni può apparentemente sembrare fuorviante rispetto all’oggetto della tesi più volte ribadito. Chiaramente è quel ”apparentemente” che fa la differenza. Oltre al fatto che con il suo blog Chiara abbia guadagnato 8 milioni di dollari di fatturato solo nel 2014, c’è da dire che tante prima di lei, contemporaneamente e dopo, hanno cercato di costruire un impero come quello della ragazza di Cremona. Chiara ha sicuramente “preso in prestito” un format, o ancora meglio, una modalità di espressione della propria persona che in America era già consolidata. Lì il blogger è una figura professionale e formalizzata a livello legislativo,

oltre ad essergli riconosciuto un indubbio ruolo sociologico, di influenza di gusti e mode. Fatto sta che la Ferragni non ha stupito l’Italia, ma il mondo intero, come le attesta anche il premio vinto nel settembre 2015 – ai Bloglovin’ Awards come “blogger dell’anno” – e che la vedeva concorrere con circa 700mila blogger provenienti da tutte le parti del pianeta.

È stata indubbiamente capace attraverso una comunicazione semplice ed efficace, di arrivare alle persone. È molto significativo il fatto che benché tratti di alta moda, il suo seguito sia quanto più eterogeneo e la sua capacità di influenza e di “dettare legge in fatto di moda” non discrimini alcune fasce a dispetto di altre. Probabilmente non è stato grazie al dialogo interattivo con i propri lettori che Chiara ha individuato una nuova domanda del mercato, in fatto di scarpe sicuramente la scelta è molto vasta. Ma allo stesso tempo la linea di scarpe di cui è direttrice creativa a partire dal 2013 evidenzia già una consapevolezza, maturata indubbiamente anche attraverso la comunicazione interattiva con i suoi lettori, dell’importanza del Made in Italy – le sue scarpe vengono prodotte interamente in Italia – che tra il 2014 e il 2015 è stato sicuramente la parola chiave per molte aziende del tricolore, oltre che un lungo movimento che i tutti i produttori della penisola stanno ancora portando avanti per valorizzare l’ottima manodopera italiana e i suoi prodotti. Non solo, ma essa stessa è una sorta di “prodotto” che ha saputo vendere con grande professionalità. Il personal brand di cui parlavamo prima. La sua riconosciuta capacità di influenzare e di essere, quindi, a tutti gli effetti una influencer, è, probabilmente, una consapevolezza costruita nel tempo, fatta di feedback degli utenti del web in termini di numeri (numero di visitatori o di “mi piace” della sua pagina), ma anche e soprattutto dei commenti dei suoi lettori, i quali, come detto prima, sono attivissimi nei commenti. Questo dialogo interattivo fatto di immagini e testi efficaci è stato il motore propulsore e il motivo di successo della persona-prodotto “Chiara Ferragni”.