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3. CAPITOLO III: Il dibattito politico e le leggi sull’emigrazione

3.6. La Chiesa cattolica e l’emigrazione

“La religione e l’emigrazione: ecco i due soli mezzi che potranno per l’avvenire salvare la società da una grande catastrofe.”353

349Atti del Parlamento Italiano - Discussioni della Camera dei Deputati, XXII Legislatura - Sessione

1904 - 1905 (10/06/1905 - 30/07/1905), Volume (IV) I Sessione dal 10/06/1905 al 30/07/1905 Roma, Tipografia Camera dei Deputati 1905, pp. 4625-4678, p.4637.

350 Soresina M., (2016) Italian emigration policy during the Great Migration Age, 1888–1919: the

interaction of emigration and foreign policy , Journal of Modern Italian Studies, 21:5, 723-746, p.16, 2016, DOI: 10.1080/1354571X.2016.1242260

351 Grassi Orsini F., Introduzione a Il fondo archivistico commissariato generale dell'emigrazione

(1901-1927), Archivio Storico Diplomatico, Ministero degli Affari Esteri, Roma, Istituto Poligrafico e

Zecca dello Stato, 1991, p.7.

352 Cfr., lettera di Visconti Venosta a Bodio del 31 maggio 1904, Biblioteca Nazionale Braidense,

Archivio Luigi Bodio, op.cit. in Soresina M., Italian emigration policy during the Great Migration Age, 1888–1919: the interaction of emigration and foreign policy , Journal of Modern Italian Studies, 21:5, 723-746, p. 740. 2016,DOI: 10.1080/1354571X.2016.1242260

353 Mons. Sclabrini, op.cit. Sori E., L’emigrazione italiana dall’Unità alla seconda guerra mondiale,

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Se l’emigrato medio dimostrava rimostranze nell’affidare la propria tutela agli organi istituzionali, questo dimostrava meno diffidenza nei confronti delle associazioni private, soprattutto se collegate alla Chiesa Cattolica.

Dopo l’Unità lo Stato aveva cercato di confinare il potere della Chiesa al solo Vaticano, impedendogli di partecipare alla vita politica italiana.354 Inizialmente la

Chiesa si schierò con il fronte antiemigrazionista, spaventata dal veder partire orde di suoi fedeli verso terre sprovviste di luoghi di culto e che avrebbero potuto facilmente allontanarli dalla fede. I parroci delle zone rurali italiane si schierarono quindi con la borghesia nel voler dissuadere i contadini dal partire verso l’America e qualora non ci riuscissero rilasciavano a coloro che partivano santini e libretti di catechismo.355

Nonostante questa imposizione c’era chi tra i ranghi religiosi cercò di aiutare la causa dei poveri emigrati, come il vescovo di Piacenza Scalabrini, il quale iniziò nel 1887 a conciliare l’azione politica con quella religiosa in America aprendo la pista alla stagione dell’assistenzialismo cattolico all’emigrazione, opera poi portata avanti anche dal vescovo Mons. Bonomelli.356

Secondo Monsignor Scalabrini la religione poteva sostenere l’emigrazione per evitare il sorgere di grosse crisi sociali in Italia e per aiutare coloro che espatriavano dall’Italia a vivere l’esilio con il supporto della fede. D’altra parte, gli emigrati avevano paura di perdere il senso di comunità che li aveva sempre circondati nei loro villaggi di appartenenza e quindi erano loro stessi che richiedevano che fossero mandati in missione da loro preti italiani, così da conservare la loro tradizione e come a voler riprodurre la propria parrocchia dall’altra parte dell’oceano.357

L’aiuto della Chiesa si concretizzava nell’opera delle associazioni di carità, che si dimostrarono tra gli organi più efficaci nell’aiutare gli emigrati e la cui azione non fu

354 Sori E., L’emigrazione italiana, dall’Unità alla seconda Guerra Mondiale, Bologna, Il Mulino,

1984, p.244.

355 Franzina E., La grande emigrazione, Venezia, Marsilio, 1976, pp.261-263.

356 Sanfilippo M., Chiesa, ordini religiosi ed emigrazione, in Aa.Vv., Storia dell’emigrazione italiana,

2001, p.127.

357 Dore G., Some Social and Historical Aspects of Italian Emigration to America, in Journal of Social

IL DIBATTITO POLITICO E LE LEGGI SULL’EMIGRAZIONE

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osteggiata nemmeno dalla parte più intransigente, e inizialmente antiemigrazionista, del Vaticano, in quanto questo poteva essere un modo per mantenere un controllo su coloro che partivano.358 L’avvicinamento del Vaticano alla questione migratoria era dovuta anche al senso di arretratezza che esso sentiva nei confronti delle altre Chiese, come per esempio quella irlandese, il cui missionariato aveva collaborato con l’espansionismo e l’economia della patria.359

Messe da parte le ostilità dell’episcopato, si vide un fiorire di associazioni di carità. Tra queste una delle più importanti fu quella fondata da Scalabrini stesso, ovvero l’Associazione nazionale in favore dei missionari cattolici italiani, creata nel 1888 e che grazie alla sua dimostrata efficacia riuscì a convincere gli anticlericali crispini. Scalabrini divenne di fatto uno dei più esponenti più in vista della discussione sul tema emigratorio criticando aspramente la proposta di legge del 1888, segnalando le sue evidenti lacune.360

Altrettanto importante fu il contributo del già citato mons. Bonomelli che fondò nel 1900 l’Opera di assistenza degli emigrati italiani e che come il suo collega riteneva necessaria una conciliazione tra religione e sentimento patriottico, così che l’azione dei sacerdoti italiani all’estero andasse oltre la semplice celebrazione del culto cristiano.361

Il Governo italiano, nonostante avesse allontanato il Vaticano dalla vita politica della penisola, permise che la Chiesa espandesse la sua azione di tutela sui cittadini italiani all’estero e fece ciò sapendo che ne avrebbe ricevuto molti vantaggi. Acconsentendo l’opera religiosa nelle colonie italiane all’estero lo Stato di fatto delegava alla Chiesa il compito di assistere e tutelare l’emigrato favorendone l’insediamento, senza però fargli dimenticare le proprie origini.362 Un esempio di ciò

è dato dalla testimonianza del già nominato ambasciatore italiano in Brasile Antonelli,

358 Franzina E., La grande emigrazione, Venezia, Marsilio, 1976, p.265.

359 Sori E., L’emigrazione italiana dall’Unità alla seconda guerra mondiale, Bologna, il Mulino, 1979,

p.246.

360 Ciuffoletti Z, L’emigrazione nella storia italiana 1868-1975, Firenze, Vallecchi, 1978, p.257-258. 361 Ivi. p.280.

362 Sori E., L’emigrazione italiana dall’Unità alla seconda guerra mondiale, Bologna, il Mulino, 1979,

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il quale descriveva l’opera del parroco italiano nella regione di Antônio Rio come quella di “corrispondente consolare ufficioso”.363

La Chiesa era quindi in grado di andare a colmare le lacune della rete diplomatica e lo Stato italiano ben volentieri sfruttava questa opzione appaltando agli enti religiosi quelli che avrebbero dovuto essere le mansioni svolte dai funzionari consolari.364

Un’altra ragione che spinse la Chiesa ad interessarsi al fenomeno migratorio fu la paura che un'altra fede si stesse sostituendo negli animi dei contadini e operai che lasciavano l’Italia, ovvero il socialismo. Questa paura fu un punto d’incontro tra Chiesa e Stato, che si aiutarono vicendevolmente per sconfiggerla.365 L’emigrazione divenne quindi un campo di scontro tra i cattolici fortemente antisocialisti e i socialisti fortemente anticlericali e con l’inizio del nuovo secolo lo Stato si schierò con i primi, abbandonando la precedente neutralità.366

Con la creazione del Fondo dell’emigrazione questo schieramento divenne ancora più evidente dato che le istituzioni cattoliche ricevettero finanziamenti per la tutela che fornivano agli emigrati.367

Questo legame economico fra la Chiesa e il Cge fu aspramente criticato in Parlamento. Di fatto l’articolo 38 dello statuto del Commissariato recitava che gli enti privati a cui esso si potesse appoggiare appaltando i suoi lavori non dovessero avere “carattere politico o confessionale.” Il timore, secondo le parole espresse nell’intervento dell’On.Cabrini, era quello che già era stato profetizzato da Pantaleoni, ovvero che “i quattrini del fondo di emigrazione dovessero un giorno servire ai preti

svolazzanti con missioni del Commissariato.”368 Vi era la credenza di una parte del

Parlamento che Scalabrini e Bonomelli si fossero divisi le aree interessate ai flussi emigratori, le colonie Oltreoceano l’uno e l’Europa l’altro, e che questi sfruttassero le

363 Franzina E., La grande emigrazione, Venezia, Marsilio, 1976, p.265.

364 Sori E., L’emigrazione italiana dall’Unità alla seconda guerra mondiale, Bologna, il Mulino, 1979,

p.248.

365 Ciuffoletti Z, L’emigrazione nella storia italiana 1868-1975, Firenze, Vallecchi, 1978, p.280. 366 Sori E., L’emigrazione italiana dall’Unità alla seconda guerra mondiale, Bologna, il Mulino, 1979,

p.252.

367 Ciuffoletti Z, L’emigrazione nella storia italiana 1868-1975, Firenze, Vallecchi, 1978, p.289. 368 Atti del Parlamento Italiano - Discussioni della Camera dei Deputati, XXI Legislatura - Sessione

1902 - 1904 (07/06/1904 - 01/07/1904), Volume (XIV) II Sessione dal 07/06/1904 al 01/07/1904 Roma, Tipografia Camera dei Deputati 1904, pp. 14823-14846, p.14829.

IL DIBATTITO POLITICO E LE LEGGI SULL’EMIGRAZIONE

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10 mila lire all’anno che gli arrivavano dal Commissariato per fare propaganda religiosa.

Grazie all’azione del ministro degli Esteri Tittoni nel 1903 si sancisce una collaborazione tra Chiesa e Stato in materia d’emigrazione. Lo Stato trova nell’opera cattolica un importante alleato per evitare il diffondersi di ideologia socialiste e sovvertiste atee tra le comunità di emigrati all’estero, ma anche per ostacolare l’assimilazionismo della popolazione emigrata nelle comunità locali.369

Se da una parte si raggiunse una collaborazione tra Chiesa cattolica e Stato italiano, non si può dire altrettanto per le associazioni cattoliche che operavano all’estero e le istituzioni religiose locali che avevano soprattutto in America Latina anche potere politico, le quali volevano venire oscurati da gruppi clericali esteri.370

I vescovi locali considerano gli immigrati italiani come portatori di ideologie anarchiche e socialiste e sono infastiditi dal desiderio degli enti di carità cattolica di voler aprire le loro scuole e quindi impedire l’integrazione dell’immigrato nella società, persino quando fu lo stesso Papa Leone XIII a chiedere la collaborazione tra i due gruppi.371

Se Oltreoceano vi erano contrasti tra i missionari italiani e gli ecclesiastici e autorità locali, si può dire che in Italia l’emigrazione fu il filo che riavvicinò lo Stato e la Chiesa dopo l’anticlericalismo post-unitario e che permise al primo di voltare ancora le spalle al grande esodo delegando la tutela degli emigrati.

Come si è potuto esaminare il dibattito politico italiano sull’emigrazione è stato sì ricco e acceso, ma sfortunatamente non altrettanto pragmatico. La classe dirigente, troppo occupata a costruire l’Italia ignorò la questione così come aveva ignorato quel primo grido d’allarme dell’On. Lualdi, lasciando che diversi gruppi di potere, tra tutti gli agrari e gli armatori, lottassero sulla pelle degli emigranti.

369 Sori E., La politica emigratoria italiana 1860-1973, SIDeS, «Popolazione e Storia», 1/2003, pp.

139-171. P. 158.

370 Sanfilippo M, La Chiesa cattolica, p. 484, in Bevilacqua P., De Clementi A., Franzina E., Storia

dell’emigrazione italiana, Roma, Donzelli, 2002.

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Quando lo Stato si rese conto delle dimensioni del fenomeno migratorio e del guadagno che avrebbe potuto trarre da esso il flusso era mai troppo grande per essere pienamente organizzato. Fu quindi un susseguirsi di leggi e circolari che cercarono di andare a tappare i buchi di una materia migratoria che lo stesso Governo stentava a comprendere. Così mentre in Parlamento si discuteva prevalentemente del lato teorico della questione migratoria emanando, quando non si poteva fare altrimenti una legge a mo’ di premio di consolazione, gli emigrati rimanevano abbandonati a sé stessi una volta giunti in terra straniera.

LATITANZA DIPLOMATICA E INERZIA BUROCRATICA ITALIANA

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4. CAPITOLO IV: Latitanza diplomatica e inerzia