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3. CAPITOLO III: Il dibattito politico e le leggi sull’emigrazione

3.2. Dall’Unità in poi

L’interessamento commerciale che era apparso nei confronti dell’emigrazione in epoca pre-unitaria andò scemando quando la classe politica italiana si ritrovò impegnata nel processo di unificazione. Negli anni successivi all’Unità il governo era troppo occupato a costruire il paese per potersi dedicare ad una tematica che ancora non era così urgente e così il fenomeno passò di fatto inosservato per i primi anni, tanto che la prima statistica ufficiale al riguardo arrivò ben quindici anni dopo.

267 Di tale progetto si parla in Sori E., L’emigrazione italiana, dall’Unità alla seconda Guerra

Mondiale, Bologna, Il Mulino, 1984 o in Nitti F.S., L’emigrazione e i suoi avversari, 1888.

268 Sori E., L’emigrazione italiana, dall’Unità alla seconda Guerra Mondiale, Bologna, Il Mulino,

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Un “primo grido d’allarme” fu lanciato dall’On. Ercole Lualdi il 30 gennaio 1868, quando espose per la prima volta ai suoi colleghi le sue considerazioni su un fenomeno che a detta sua non bisogna ignorare. Tuttavia il discorso di Lualdi “era una specie di pietra lanciata in mezzo ad uno stagno ancora tranquillo.”269

Io ho reputato urgente esporre queste cose, cogliendo l’occasione da questa discussione del bilancio di agricoltura e commercio. Perché realmente un male che va ogni giorno ingrossando e su cui occorre portare il più serio esame onde farlo subito diminuire.270

Da qui in poi l’azione della classe dirigente italiana fu un continuo mediare tra le potenze agrarie, anti-emigrazioniste e quelle navali, che invece nel settore dell’emigrazione avevano trovato una grande fonte di guadagno. Tra queste due potenze vi erano però i protagonisti di tale fenomeno, ovvero i contadini i quali con l’arrivo della crisi agraria sempre più forte fecero sentire il loro malcontento attraverso scioperi e manifestazioni, che preoccupavano la classe padronale a tal punto da chiedere l’intervento dello Stato e di vietare l’emigrazione.271

Temendo l’aggravarsi di un conflitto sociale nascente la classe politica dovette occuparsi della materia migratoria, che era ormai diventato uno degli argomenti preferiti dagli agrari e dai meridionalisti di Sinistra, i quali usavano questo tema per attaccare la Destra liberale.

La classe dirigente liberale si trovò quindi nella situazione di dover rispondere agli attacchi della Sinistra e alle richieste di tutela dei proprietari terrieri, ma allo stesso tempo difendere la loro ideologia liberale.272

I rappresentanti politici dell’epoca ritenevano che in un paese libero come l’Italia ognuno dovesse essere libero di andare dove meglio credeva.273 La risposta della Sinistra e degli agrari a questo atteggiamento fu aggressiva e il Governo liberale si

269 Filipuzzi A., Il dibattito sull’emigrazione, polemiche nazionali e stampa veneta, Firenze, Felice Le

Monnier, 1976, p. VIII.

270 Rendiconti del Parlamento Italiano - Discussioni della Camera dei Deputati, X Legislatura -

Sessione 1867 (11/01/1868 - 21/02/1868), Volume (IV) Prima della legislatura dal 11/01/1868 al 21/02/1868 Firenze, Tipografia EREDI BOTTA 1868, p. 3861.

271 Marchese di Cosentino, Delle perdite morali e materiali cagionate all’Italia dall’emigrazione,

Roma, 1874, op. cit. Vitiello M., Le politiche di emigrazione e la costruzione dello Stato unitario

italiano, in Percorsi storici, rivista di storia contemporanea, n.1. 2013. p.10.

272 Ciuffoletti Z., L’emigrazione nella storia d’Italian 1861/1975, Firenze, Vallecchi, 1979, p. 30. 273 Ibidem.

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vede costretto ad andare contro i propri principi e iniziò ad intervenire più concretamente sulla materia migratoria.274

Si ha quindi un cambio di atteggiamento a cavallo tra anni ’60 e ’70 dell’Ottocento, quando la classe politica abbandonerà questo atteggiamento di laissez-faire per cercare di contrastare quello che si prospettava come un esodo di massa. Come scritto da Vitiello, in un paese nato da l’unione di parti così diverse fra loro, l’emigrazione andò a diventare il primo fenomeno a carattere nazionale e popolare che unì tutta la penisola.275

Inizialmente non si cercò di affrontare la questione attraverso una legge unica in materia, anche se diversi disegni di legge furono presentati senza mai passare l’esame delle Camere,276 ma attraverso più piccole circolari che non proibivano direttamente l’emigrazione, ma che avrebbero dovuto limitare l’azione degli agenti.

Esse però non ebbero il risultato desiderato, ma al contrario dovettero assistere all’inesorabile aumentare delle dimensioni del fenomeno migratorio.277

Un primo esempio ne fu la circolare Manerba del 1868, la quale impediva l’espatrio a coloro che non erano in grado di potersi sostenere economicamente una volta all’estero.278 A seguire venne la circolare Lanza emanata nel 1873, che ribadiva le

imposizioni della precedente e limitava l’emigrazione artificiale e quindi incoraggiata da armatori e agenti d’emigrazione chiedendo esplicitamente a prefetti e sindaci di fermare l’emigrazione verso l’America meridionale,279 sperando in tal modo di

“reprimere l’industria malefica degli agenti d’emigrazione.”280

274 Ciuffoletti Z., L’emigrazione nella storia d’Italian 1861/1975, Firenze, Vallecchi, 1979, p. 30. 275 Vitiello M., Le politiche di emigrazione e la costruzione dello Stato unitario italiano, in Percorsi

storici, rivista di storia contemporanea, n.1. 2013. p.16.

276 Come il disegno di legge del 1877 proposto da Nicotera o quello dell’anno successivo che proponeva

l’istituzione di un “ufficio per l’emigrazione”.

277 Vitiello M., Le politiche di emigrazione e la costruzione dello Stato unitario italiano, in Percorsi

storici, rivista di storia contemporanea, n.1. 2013. p.9.

278 Freda D., La regolamentazione dell’emigrazione in Italia tra Otto e Novecento: una ricerca in corso,

in Historia et Ius: rivista di storia giuridica dell’età medievale e moderna, n.6, 2014, p.4.

279 Vitiello M., Le politiche di emigrazione e la costruzione dello Stato unitario italiano, in Percorsi

storici, rivista di storia contemporanea, n.1. 2013. p.9.

280 Circolare Lanza, 18 gennaio 1873, op.cit. in Ciuffoletti Z., L’emigrazione nella storia d’Italian

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Successivamente nel 1876 venne emanata la circolare Nicotera, che seppure si dimostrava più permissiva in materia di passaporti, persisteva nell’abbandonare il cittadino italiano al suo destino una volta giunto in terra straniera.281

Negli anni ’70 dell’Ottocento, oltre le circolari sopracitate, si susseguirono varie proposte di legge, le quali però non portarono a nulla di concreto.282 Come denunciato

da Sonnino in un articolo pubblicato nel giornale La Rassegna, queste circolari erano impotenti contro la forza travolgente dell’ondata migratoria e piuttosto che limitare le partenze spingevano gli italiani a partire clandestinamente o attraverso i porti delle nazioni limitrofe, come Marsiglia, Le Havre o Antwerp.283 Sonnino continua scrivendo che se il Governo non aveva la forza per imporre ai proprietari terrieri di aumentare il salario per i propri coloni, ancor di meno avrebbe avuto la forza di reprimere le partenze poiché “l’impulso ad emigrare è più forte di quelli compressi nel vincolo della cittadinanza o della nazionalità.”284

Dalla fine degli anni ’70 dell’Ottocento in poi è un susseguirsi di articoli riguardanti la questione migratoria di cui la rivista La Rassegna si fece spesso portavoce. Sempre Sonnino sulle pagine di questo quotidiano denunciava come in un clima di tale confusione sulla materia migratoria a prevalere erano stati quei gruppi che avevano ben chiari i loro interessi, in questo caso quello dei proprietari terrieri, i quali riuscirono ad insinuare nella classe dirigente e nell’opinione pubblica l’ostilità nei confronti dell’emigrazione, facendo in modo che vengano ignorati invece i vantaggi che tale fenomeno aveva portato ad altri paesi.285

281 Cfr. Ostuni M.R., Leggi e politiche di governo nell’Italia liberale e fascista, in Bevilacqua, De

Clementi, Franzina (a cura di), Storia dell’emigrazione italiana cit., pp. 309-319.

282 Come la proposta del ministro Nicotera presentata nel 1877

283 Dore G., Some Social and Historical Aspects of Italian Emigration to America, in Journal of Social

History, Vol. 2, No. 2 (Winter, 1968), pp. 95-122, p.105.

284 Sonnino S., L’Emigrazione e le classi dirigenti, in La Rassegna, 23 marzo 1879, op. cit. Carravetta

P., Emigrazione, colonizzazione e identità ne “La Rassegna Settimanale” (1878-1881), in Masi G.,

Tra Calabria e Mezzogiorno - studi storici in memoria di Tobia Cornacchioli, Regio Calabria,

Pellegrini, 2007, pp. 219-220.

285 Sonnino S., op.cit. in Filipuzzi A., Il dibattito sull’emigrazione: polemiche nazionali e stampa

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Non era però solo il dibattito sulla stampa ad accendersi. Contemporaneamente si fecero sempre più frequenti e accese le discussioni parlamentari sul tema emigratorio. Da una parte l’ala conservatrice e moderata, la quale temeva l’instabilità sociale dovuta alla mancanza di forza lavoro; dall’altra parte i socialisti e sindacalisti, che erano favorevoli agli espatri. Però per ancora un altro decennio il dibattito rimase solo a livello teorico, non andandosi a concretizzare in un disegno di legge.

Un cambiamento di atteggiamento nei confronti della materia migratoria si ha con la salita al potere della Sinistra, anche se effettivamente è con l’uscita dalla scena di Depretis e la giunta di Crispi che si iniziò a discutere concretamente di possibili soluzioni al fenomeno.286

Vi è da notare un cambiamento però nelle discussioni politiche sul tema emigratorio. Se fino ai primi anni ’80 dell’Ottocento la discussione verteva sulla legalità e il diritto all’emigrazione, con l’accrescere del flusso migratorio essa si sposta più sul come poterla organizzare: dove indirizzarlo, come fare in modo che lo Stato ne traesse un profitto economico, come tutelare l’emigrato o come conciliarlo con una politica coloniale.

In tal senso bisogna ricordare la battaglia portata avanti da Luigi Luzzati che già prima dell’emanazione della legge del 1888 aveva auspicato il passaggio della materia migratoria dall’ambito della sicurezza a quello dell’economia, proponendo che la questione fosse sotto il controllo del Ministero dell’agricoltura, del commercio e dell’industria. La sua proposta di legge del 1878 fu rifiutata alla Camera, la quale era ancora troppo legata alla difesa dei diritti dei possidenti agrari per poter vedere il guadagno economico che Luzzati aveva immaginato il paese potesse ottenere dall’emigrazione.287

286 Ciuffoletti Z., L’emigrazione nella storia d’Italian 1861/1975, Firenze, Vallecchi, 1979, p. 47. 287 Soresina M., Italian emigration policy during the Great Migration Age, 1888–1919: the interaction

of emigration and foreign policy , Journal of Modern Italian Studies, 21:5, 723-746, 2016, p. 727. DOI:

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