• Non ci sono risultati.

4. CAPITOLO IV: Latitanza diplomatica e inerzia burocratica

4.4. Molte navi, pochi consoli

Per riuscire quindi a tutelare la comunità d’italiani presenti all’estero era necessario l’uso della diplomazia classica, quindi “civile”426 come definita da Incisa di Camerana

o “sociale” come definita da Franzina,427 a cui quella navale è subordinata. Visto però

il prestigio delle mansioni, il personale diplomatico preferiva rimanere nel Vecchio Continente: così nel 1870, mentre nella sola Francia vi erano 15 consolati, in tutto il continente americano ve ne erano solamente 6 (compresi i viceconsolati).428

424 Ferrero G., Nell’America del Sud, articolo tratto da “Il Secolo, del 22 dicembre 1902.

425 Tamburini F., La cuestión cerruti y la crisis diplomática entre colombia e italia (1885-1911),

Revista de Indias, 2000, vol. LX, núm. 220, p. 731.

426 Cfr. Incisi di Camerana L., La diplomazia, in Bevilacqua P., De Clementi A., Franzina E., Storia

dell’emigrazione italiana, Vol.II, Arrivi, Roma, Donzelli, 2002, p.457-479.

427 Cfr. Franzina E., Gli italiani al nuovo mondo: l’emigrazione italiana in America 1492-1942, Milano,

Mondadori, 1995, pp. 187-213.

428 Cfr. Incisi di Camerana L., La diplomazia, in Bevilacqua P., De Clementi A., Franzina E., Storia

LATITANZA DIPLOMATICA E INERZIA BUROCRATICA ITALIANA

126

In Brasile vi è solo un funzionario accompagnato saltuariamente da un segretario e sostenuto da solo quattro uffici consolari; tra questi il console della regione del Paranà Tancredi Castiglia denunciava come vista la mancanza di personale gli era praticamente impossibile conoscere in maniera pratica i dintorni della propria residenza, figurarsi la propria giurisdizione che si estendeva per un intero stato.429 Quello che avrebbe dovuto essere il rappresentante del Regno in Argentina era contemporaneamente accreditato anche in Uruguay e Paraguay.430 Se si volesse

paragonarle alle ambasciate italiane in Europa dell’epoca, queste ultime risulterebbero decisamente affollate.

Là dove ci arrivarono, le missioni della Chiesa Cattolica aiutarono a sopperire questa mancanza di personale:

Noi certo non abbiamo né i mezzi né la possibilità di organizzare il nostro servizio in modo così esteso come conviene al clero; […] Un giovane console in Caxias non avrà mai la pazienza evangelica di un provetto parroco.431

Tutto ciò era dovuto alla ristrettezza economica che i primi governi di Destra imposero e che investì in primo luogo quelle che erano ritenute le aree geografiche meno prestigiose. C’era chi però si rendeva conto che questa negligenza da parte del Governo italiano non faceva che intaccare il suo prestigio internazionale:

Sono miserie che ci umiliano all’estero e che nelle società meno

incivilite, dove la mise-en-scène s’impone, servono disgraziatamente ad aumentare l’opinione che questa Italia non sia che un serbatoio di bocche affamate.(…) Solo chi ha viaggiato può dire quanto prestigio ci aggiungerebbe qualche consolato di più sparso all’interno di paesi come il Brasile e l’Argentina , quale ravvivamento potente del sentimento nazionale esso darebbe, quanti abusi impedirebbe, quanti cittadini ormai benestanti e perduti per la patria esso conserverebbe. (…) Negli

429 Ministero degli affari esteri, Commissariato dell'emigrazione, Emigrazione e colonie: raccolta di

rapporti dei RR. Agenti diplomatici e consolari. Vol. 3.1, America – Brasile, Roma, Cooperativa

Tipografica Manuzio, 1908, p.179.

430 Incisa di Camera, L’Argentina, l’Italia e gli italiani, Roma, ISPI, 1998, p.342.

431 Console Pietro Antonelli al Ministro degli Affari Esteri, Rio de Janeiro 22 maggio 1899, in Archivio

storico diplomatico del MAE, p.282, Rapporti Ufficiali, Brasile 1896.1901, fascicolo 35, in Franzina E., Gli italiani al nuovo mondo: l’emigrazione italiana in America 1492-1942, Milano, Mondadori, 1995, p. 213.

127

stati del Sud-America, dove più rilevante è la nostra emigrazione, le scale degli uffici dei consolati sono sempre piene di gente.432

Nello specifico caso colombiano l’Italia non aveva all’epoca abbastanza consoli sparsi nel territorio della Colombia che la rappresentasse e i cittadini italiani che prima di Cerruti avevano presentato reclami al governo colombiano, non sapendo a chi rivolgersi, cercarono tutela nel console francese.433

I pochi consoli presenti sul territorio latino-americano denunciavano la mancanza dei mezzi e l’assoluta ignoranza in merito alla grande potenzialità che questo continente avesse per l’Italia. Sulla carta l’Italia aveva la possibilità di prosperare e raggiungere quel tanto agognato prestigio internazionale; Roma però perseguiva ignorando.

Il Console di Florianopolis, Caruso Mcdonald con molta tristezza scriveva al Ministero della differenza che vi era tra le colonie tedesche e quelle italiane. La Germania infatti si era impegnata affinché il governo brasiliano fornisse le infrastrutture adeguate allo sviluppo delle comunità dei propri emigrati, mentre altrettanto non si poteva dire del governo italiano.434

(Il Governo italiano) ha assistito apatico e indifferente alla vergognosa tratta dei bianchi. Che trafficanti nazionali e stranieri facevano liberamente alla piena luce del sole, pur di far numero per riempire le loro vecchi carcasse.435

Bisogna comunque considerare che le difficoltà che dovettero affrontare i consolati italiani erano assai maggiori rispetto a quelli degli altri paesi. Nazioni come la Germania avevano ben meno emigrati da tutelare, come l’ispettrice del Commissariato generale dell’emigrazione Amy Allemand Bernardy poté notare durante una sua missione:

432 Macola F., L’Europa alla conquista dell’America Latina, Venezia, Ongania, 1894, p.236.

433 Atti Del Parlamento Italiano - Discussioni della Camera dei Deputati, XV Legislatura - Sessione

1882 - 1886 (06/02/1886 - 16/03/1886), Volume (XVI) I Sessione dal 06/02/1886 al 16/03/1886 Roma, Tipografia CAMERA DEI DEPUTATI 1886, pp. 16947-16978, p.16961.

434 Ministero degli affari esteri, Commissariato dell'emigrazione, Emigrazione e colonie: raccolta di

rapporti dei RR. Agenti diplomatici e consolari. Vol. 3.1, America – Brasile, Roma, Cooperativa

Tipografica Manuzio, 1908, p.243.

435 Grossi V., Storia della colonizzazione europea al Brasile e della emigrazione italiana nello stato di

LATITANZA DIPLOMATICA E INERZIA BUROCRATICA ITALIANA

128

Data questa emigrazione, essa porta seco nell’ufficio del regio

rappresentante all’estero tutta una serie di problemi che la funzione consolare d’altri paesi non conosce e non comporta. […] contrasta dalla resistenza interessata o passiva di autorità e privati; […] dalla sua propria insufficienza di mezzi; […] si può dire quotidianamente bandiera di combattimento; e attraverso ogni maniera di peripezie svolgere la sua vita ufficiale, che da un estremo attraverso le agenzie e gli uffici di corrispondenza tocca la più randagia miseria della nomade Italia.436