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Capitolo 4 Attraverso gli occhi degli africani

4.4 Cina come persuasore/competitore

Il ruolo della Cina in Africa può essere analizzato, infine, in base alle capacità e modalità della Cina di comportarsi come un persuasore, plasmando le opinioni in modo da favorire la propria immagine all’estero oppure una particolare causa che vuole supportare. Questa terza dimensione rientra nell’ambito della diplomazia pubblica, che la Cina ha recentemente intensificato attraverso l’espansione della portata e del contenuto delle sue emittenti internazionali, e attraverso la continua formazione di istituti Confucio e programmi che offrono borse di studio agli studenti e ai giornalisti stranieri per studiare in Cina. Ad esempio, il lancio della CCTV Africa rappresenta un audace tentativo di offrire notizie sia al pubblico africano sia a quello globale. Piuttosto di offrire solamente notizie e contenuti in un mercato che è già pieno di competitori, la Cina ha mostrato oltretutto la sua capacità di innovare e di sfruttare nuove nicchie. Alcuni esempi di ciò, sono il lancio in Kenia del “Mobile

Newspaper” dall’agenzia Xinhua, dalla Huawei e dalla Safaricom, così come i maxi schermi LCD che la Xinhua ha installato nei luoghi più strategici del continente africano.38

“La Cina è sia un’opportunità allettante sia una minaccia terrificante” afferma Moeletsi Mbeki, un importante uomo d’affari sudafricano.39

Per alcuni africani, specialmente quelli con interessi commerciali stabiliti che sono in grado di competere a livello internazionale, la Cina rappresenta una sfida allettante. Le imprese sudafricane di costruzioni, di telecomunicazioni e di estrazione mineraria hanno perso, a livello di affari, mettendosi in competizione con quelle cinesi, ma, più recentemente, per ovviare a questo problema, alcune hanno intrapreso delle strategie di cooperazione attraverso le joint-venture. Allo stesso tempo, per alcune aziende africane, per alcuni lavoratori africani e per i funzionari sindacali, l’arrivo della Cina come una forza economica nel continente ha significato una forte concorrenza e, in alcuni casi, un disagio personale. I bassi costi di produzione hanno fatto sì che moltissimi operai tessili africani si trovassero senza lavoro, e che molte fabbriche chiudessero. La reazione degli uomini d’affari africani è diversa rispetto a quella dei lavoratori.

“I cinesi lavorano molto duramente. In Africa, la nostra fondazione è una fondazione pigra. Noi l’abbiamo utilizzata per avere terra, per avere cibo, così la gente non si è preoccupata di lavorare sodo. Gli africani devono rimboccarsi le maniche per soddisfare gli standard della

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Ibidem.

96 situazione mondiale attuale”, così afferma Mohammed Kadala, un commerciante della

Tanzania che lavora ad Hong Kong.40

Le preoccupazioni dei sindacalisti e dei lavoratori, invece, si riflettono nelle perdite di posti di lavoro nelle imprese africane e nel trattamento dei dipendenti africani:

“Ogni giorno si perdono posti di lavoro nel settore tessile a causa della massiccia e incontrollata importazione di prodotti tessili cinesi a basso costo”, ha affermato Willie Madisha, Presidente del Congresso dei Sindacati Sudafricani.41

Anche per quanto riguarda il commercio al dettaglio dei prodotti cinesi ci sono pareri contrastanti: c’è chi è preoccupato, perché i beni di consumo cinesi a basso costo mettono fuori gioco gli stessi beni africani; e c’è, al contrario, chi ritiene che i cinesi stiano portando nel continente africano dei beni necessari, che prima di allora gli africani non possedevano. Secondo un sondaggio della BBC World Service, in cui si è monitorato come i paesi chiave sono percepiti a livello internazionale, l'immagine globale della Cina è peggiorata negli ultimi anni42. L’Africa, tuttavia, ha mostrato una tendenza opposta. Alcuni sondaggi condotti in Ghana, in Nigeria e in Kenya hanno indicato che la percentuale di intervistati che

riconoscono il ruolo della Cina come positivo è aumentata dal 66% del 2008 al 74% nel 2011. I ghanesi, pur considerando il ruolo della Cina come in gran parte positivo, tendono ad essere meno entusiasti rispetto ai cittadini intervistati in altri paesi africani. Nel 2008, il 56% degli intervistati considerava la Cina positivamente, nel 2011, le stesse domande hanno prodotto un 62% di risposte positive, quindi un aumento minimo rispetto al 200843. Secondo le opinioni di giornalisti, politici e altre figure coinvolte nel settore dei media ghanese, la percezione positiva dell’influenza cinese non sembra dipendere dai tentativi della Cina di influenzare le opinioni pubbliche mondiali attraverso i media. Secondo alcuni giornalisti africani, i cinesi sono meno proattivi di quelli americani, non possiedono una forte strategia di public relations, non rilasciano comunicati stampa e mancano di chiarezza nelle loro strategie, soprattutto in quelle della Xinhua nei confronti dei giornali locali44. La Cina trasmette direttamente all’interno del territorio ghanese; tuttavia, nel mercato ghanese, le notizie prodotte in Cina fanno ancora fatica a trovare un pubblico abbastanza numeroso e ad ottenere la sua fiducia. Il caso del Ghana sembra confermare come la Cina stia lottando per agire come un persuasore attraverso i media tradizionali, ma anche come la sua strategia si

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Ibidem. 41 Ibidem.

42 Max REBOL, “Public Perceptions and Reactions: Gauging African…”, op.cit.

43 Iginio GAGLIARDONE, Nicole STREMLAU, Daniel NKRUMAH, “Partner, prototype or persuader? China’s…”, op.cit.

stia sviluppando attraverso una serie di prove ed errori. Sostenuta da ingenti risorse, la Cina può fare quello che molte altre emittenti internazionali non possono, aprendo nuovi uffici in Africa, lanciando iniziative come la CNC World, e cercando di adattarsi a nuove nicchie. Ma, fintanto che lo stile delle sue notizie continua a seguire le linee guida del partito, è

improbabile che essa possa attirare un pubblico internazionale.

Al contrario, la Cina sembra aver avuto maggiore successo nel difendere e migliorare la propria immagine all'estero attraverso mezzi che sono al tempo stesso più visibili e più sottili rispetto ai notiziari e alle vetrine culturali. Da un lato, i suoi ambiziosi progetti infrastrutturali sono simboli potenti di un nuovo impegno in Africa; mentre, in questi ultimi anni, molti donatori occidentali hanno preferito convogliare gli aiuti in progetti meno visibili, la Cina ha privilegiato delle iniziative che sono grandiose e che attirano l'attenzione dei cittadini. Dall’altro lato, la Cina è stata in grado di sfidare alcuni degli stereotipi che caratterizzano la sua immagine all'estero, in particolare nel settore della tecnologia. A questo riguardo, un impiegato della Ghana Broadcasting Corporation, di ritorno da un viaggio formativo in Cina, esordì così:

“Prima di andare in Cina credevo che i cinesi non fossero molto avanzati. L’immagine che abbiamo noi qui dei prodotti cinesi è che questi non siano di una qualità molto buona. Ma

durante il mio viaggio, mi sono reso conto che stanno migliorando molto. In passato, pensavamo di andare solamente in Occidente per rifornirci, ma ora la Cina è diventata un

forte competitore.”45

Quindi, la figura della Cina come persuasore ottiene risultati misti in Ghana e in generale in Africa: l’influenza cinese nei media ghanesi viene ritenuta generalmente positiva, ma questo non è dovuto a come la Cina comunica con il pubblico straniero attraverso i suoi canali internazionali, ma è dovuto ai progetti infrastrutturali che sponsorizza e ai beni prodotti dal grande sviluppo della sua economia.

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