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Capitolo 3 La Cina nel panorama mediatico africano

3.3 Panorama mediatico africano

Quando si parla di Africa, ci si riferisce ad una moltitudine di Stati, ciascuno dei quali possiede forme politiche, economiche, sociali e culturali differenti. Anche per quanto riguarda la sfera dei media e delle comunicazioni, quindi, non esiste un modello valido per tutto il continente africano, ma si possono trovare delle caratteristiche uniformi presenti in tutta l’Africa.

Risalendo alle tradizioni africane del giornalismo e dello sviluppo mediatico, un tema fondamentale è quello della comunicazione indigena, ossia di tutte le tradizioni e le pratiche di comunicazione, e il modo in cui queste potrebbero essere incorporate nei meccanismi di valutazione dei media. Ad esempio, il termine “Ubuntu”22, che in lingua bantu significa “benevolenza verso il prossimo”, indica una filosofia che caratterizza le culture dell’Africa e che influenza in modo significativo gli schemi della comunicazione. “Ubuntu” esprime i concetti di umanità verso l’altro, di lealtà e di compassione, e porta a vivere come parte di una comunità interconnessa più grande. Questo stile di vita comune, questa ideologia è stata spesso trascurata dai cinesi, durante le loro borse di studio, nel considerare le pratiche di comunicazione e il ruolo dello stato in Africa. Inoltre, questi approcci dovrebbero essere tenuti in considerazione anche quando si analizzano i sistemi dei media africani. Ad esempio, le vignette di satira politica sono spesso trascurate quando si parla di media e politica in Africa; esse sono, invece, uno strumento importante per un criticismo piuttosto sottile.23 Nel caso del coinvolgimento cinese in Africa, esse hanno spesso rivelato i sentimenti contrastanti degli africani nei confronti di questo fenomeno, e l’esistenza di una gamma diversificata di opinioni diffuse tra i media africani e il pubblico. Alcuni dei temi importanti in queste

vignette sono, infatti, l’occupazione cinese del Tibet, la natura inaffidabile dei prodotti cinesi e il desiderio della Cina per le risorse naturali africane. I vari metodi di comunicazione indigena possono quindi aiutare a comprendere il punto di vista del popolo africano e il modo in cui quest’ultimo potrebbe beneficiare della libertà dei media.

Dal 1990 il panorama mediatico africano è cambiato molto, sia per quanto riguarda la quantità dei media e delle notizie, sia per quanto riguarda la qualità delle stesse e del

personale. In quegli anni, infatti, si è assistito alla reintroduzione di politiche multipartitiche

22Iginio GAGLIARDONE, Maria REPNIKOVA, Nicole STREMLAU, “China in Africa: a New Approach to Media Development?”, report on a workshop organised by the Programme in Comparative Media Law and Policy (PCMLP) and Stanhope Centre for Communications Policy Research, University of Oxford, 2010. 23 Ibidem.

66 e alla liberalizzazione del settore dei media, avvenimenti che hanno conseguentemente portato alla proliferazione di giornali privati e alla liberalizzazione del settore delle

telecomunicazioni e a quello audio-visivo. L’Africa è tanto enorme quanto complessa, quindi, oltre a non esserci un sistema mediatico valido per tutto il continente, non ci sono nemmeno dati rigorosi, scientifici e ricerche metodologiche sull’argomento, ma esistono ricerche fatte da degli studiosi all’interno e all’esterno del continente. Nonostante la vastità del territorio, si possono riscontrare delle trasformazioni comuni nelle varie nazioni per quanto riguarda i media attuali: quantitativamente, c’è stata una tremenda crescita dei media in Africa, anche se questi sono ancora caratterizzati da problemi di sostenibilità e di diffusione nazionale non uniforme; qualitativamente, ci sono stati significativi cambiamenti nel livello di

professionalità del personale di questo ambito, nonostante i mezzi di comunicazione in Africa siano ancora coinvolti in battaglie etniche e religiose, per cui c’è ancora la tendenza da parte di alcuni giornalisti di sacrificare i propri livelli professionali per “servire” interessi diversi.24

Per quanto riguarda le relazioni tra Stato e mezzi di comunicazione, mentre alcune modifiche legislative hanno favorito la proprietà privata dei mezzi di comunicazione in tutta l’Africa, alcuni governi africani, attraverso la fornitura di assistenza finanziaria ai media privati, hanno continuato ad intervenire nel sistema mediatico, attraverso il tentativo di mantenere e

migliorare il controllo sulla stampa.

Un’altra caratteristica presente in tutta l’Africa, che riguarda i media e le comunicazioni, consiste nella moltitudine di “sistemi mediatici di transizione” diffusi su tutto il territorio. Questi sono sistemi che sono rimasti “in continuo movimento e mutamento con vari gradi di difficoltà e di ostacoli strutturali, sociali, economici e politici che ritardano il loro ulteriore sviluppo ed evoluzione in sistemi mediatici completamente democratici, aperti e gratuiti”25. Questi sistemi mediatici attuali africani possono essere raggruppati nel Modello Pluralista Polarizzato26, le cui caratteristiche sono: un forte ruolo dello stato nel settore dei media; i mezzi di comunicazione fungono da strumento di lotta politica; lo sviluppo limitato della circolazione di massa della stampa; e la relativa debolezza delle norme professionali comuni tra i giornalisti. Ci si chiede a questo punto come possano evolversi in futuro questi sistemi. Dal momento che i sistemi mediatici di tutto il mondo cambiano al cambiare di alcune

24Teke NGOMBA, “Differing Paradigms of Media Systems Development in Contemporary Africa: Does the ‘Chinese Model’ Have a Place?”, in Journal of Asian and African Studies (JAAS), Article, Vol.47, 2012, pp. 52 – 67.

25

Ibidem. 26 Ibidem.

variabili all’interno della società, è possibile, analizzando le evoluzioni di quest’ultime, provare a capire come si svilupperanno i mezzi di comunicazione. Tra queste variabili rientrano: gli sviluppi e i cambiamenti dell’assetto politico; i cambiamenti nella legislazione relativa ai media; gli ampi cambiamenti socio-economici; i cambiamenti tecnologici; le variazioni nella cartografia geo-politica della nazione; e il ruolo di “poteri esterni” nella nazione. Per quanto riguarda i potenziali impatti sugli sviluppi dei sistemi mediatici, le ultime due variabili stanno acquisendo sempre più importanza e attenzione, soprattutto se ci si riferisce al rinnovato impegno cinese sul territorio africano. Dal momento che la Cina sta aumentando il suo impegno nel continente e sta ampliando lo scopo delle sue relazioni con l’Africa, aggiungendo una dimensione mediatica ai suoi rinnovati legami con il continente, ci si può chiedere se si è sul punto di assistere all’esportazione nel territorio africano del

“modello cinese” del sistema mediatico.