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Capitolo 4 Attraverso gli occhi degli africani

4.3 Cina come prototipo/egemone

L’approccio cinese allo sviluppo ha mostrato che pesanti investimenti nel settore dei media possono andare di pari passo con uno stretto controllo, creando meno problemi ai governi locali e alla stabilità politica. Il sistema mediatico cinese è progressivamente emerso come un prototipo, un esempio che gli altri stati possono seguire per sviluppare i propri sistemi. L’approccio cinese ai mezzi di comunicazione, sebbene ispirato ai principi di sicurezza dello stato e armonia sociale, non rappresenta necessariamente un insieme di norme e di principi pronti per essere esportati. Ma questa mancanza di unità non impedisce alle pratiche e ai valori che hanno formato il sistema mediatico in Cina di influenzare le pratiche che altri stati adottano per sviluppare i loro media. Questo può essere particolarmente vero in paesi come l’Africa, che stanno lottando per trovare un equilibrio tra le crescenti pressioni per

liberalizzare i sistemi mediatici e il rischio che le tensioni sociali e politiche potranno trovare nuove forme di espressione nei canali di notizie “indipendenti”.31

La dimensione della Cina come egemone, con un potere globale in crescita, è vista sia

positivamente sia negativamente all’interno dell’Africa. Bisogna ricordare che l’egemonia, al di là della connotazione negativa che può avere in qualche caso, è definita come un rapporto di scambio asimmetrico con evidenti benefici per tutti i partecipanti. Gli Stati egemonici sono quegli stati che sono stati in grado di utilizzare le loro risorse e le loro caratteristiche per raggiungere una posizione dominante rispetto agli altri stati del sistema internazionale. Gli Stati egemoni perseguono politiche estere che si occupano della costruzione e del

mantenimento di un sistema internazionale tale da continuare a servire i loro interessi nazionali32. L’interpretazione negativa di questo termine, invece, si riferisce ad una struttura

30 Ibidem.

31 Iginio GAGLIARDONE, Nicole STREMLAU, Daniel NKRUMAH, “Partner, prototype or persuader? China’s…”, op.cit.

unidimensionale di costrizione da parte di uno stato dominante su altri stati meno potenti materialmente, ad unico vantaggio dello Stato dominante.

“Questo 21° secolo è il secolo per la Cina di guidare il mondo. E quando voi siete leader nel mondo, noi vogliamo esservi alle spalle. Quando state per andare sulla luna, noi non vogliamo essere da meno”, così parla Olusengun Obasanjo, Presidente della Nigeria33. In queste parole, l’idea è che la Cina, in linea con la politica del non porre condizioni, serva da polo alternativo al ruolo finora dominante dell’Occidente all’interno del sistema internazionale.

“I cinesi sono dappertutto. Se gli inglesi erano i nostri padroni coloniali ieri, i cinesi sono arrivati e hanno preso il loro posto”, Trevor Ncube, giornalista dello Zimbabwe34. In queste parole, invece, si esprime il lato negativo della Cina percepita come egemone.

Ritornando all’esempio del Ghana, dalla promulgazione della nuova Costituzione nel 1992 e dall’abrogazione della Legge sulla Diffamazione nel 2011, questo paese è diventato uno dei sistemi mediatici più liberi in tutto il continente africano. Eppure il panorama mediatico ghanese è ancora fragile e volubile. La liberalizzazione della stampa e dei media elettronici ha avuto delle conseguenze non sempre positive: mentre i media più affermati hanno

mantenuto un certo grado di professionalità, alcune stazioni radio e giornali con meno risorse, che hanno proliferato negli ultimi dieci anni, sono spesso diventati vittime di interessi politici e, in alcuni casi, hanno sfruttato le tensioni esistenti all'interno della società per attirare il pubblico. Gabby Otchere-Darko, ex redattore del The Statesman, un giornale privato, ha fornito un esempio di questa strategia:

“Molti di questi giornali non fanno soldi. Sono lì solo per influenzare la politica. Alcuni vendono meno di 100-200 copie, ma le notizie che pubblicano vanno oltre. Molti vengono avviati dai politici, così i loro messaggi possono raggiungere il pubblico. L’intera idea è di lavorare in prima pagina. E non vi è praticamente nulla al di là di questo, solo notizie da Internet. Quello che essi vogliono fare è di far arrivare i loro messaggi su altre piattaforme,

alla radio. Nessuno li compra ma le persone vengono a conoscenza di cosa dicono questi fogli attraverso la radio. Dato che le radio sono pigre, esse non hanno giornalisti. Quindi è anche il problema di come il sistema mediatico lavora qui che contribuisce a questo gioco.”35 Il sistema dei media ghanese è caratterizzato non solo da un’abbondante disponibilità di mezzi di comunicazione, ma anche dalle crescenti capacità dei cittadini di comunicare attraverso la radio e i telefoni cellulari. La diffusione di quest’ultimi e la proliferazione di

33 Ibidem. 34 Ibidem. 35

Iginio GAGLIARDONE, Nicole STREMLAU, Daniel NKRUMAH, “Partner, prototype or persuader? China’s…”, op.cit.

94 stazioni radio, ascoltate dall’ 86% dei ghanesi su base settimanale, hanno creato nuovi spazi in cui i cittadini possono esprimere le loro preoccupazioni e possono partecipare al dibattito pubblico. Ma queste nuove opportunità hanno portato nuove sfide. Le onde radio del Ghana sono sempre più caratterizzate dal fenomeno dei "serial callers”36, persone che hanno trasformato i dibattiti dei programmi radio in una professione e la cui presenza e

comportamento tolgono opportunità alle altre persone di intervenire in dibattiti leali. Questi “chiamanti seriali” sono, oltretutto, spesso pagati dai politici per inclinare il dibattito in onda. Queste sfide possono essere affrontate aumentando il controllo e la regolamentazione dei media, eliminando le voci estreme e quelle che nuocciono alla sicurezza dello stato e

all’armonia sociale, in altre parole, imitando alcune delle strategie che nazioni come la Cina hanno adottato per impedire la libertà dei mezzi di comunicazione, al fine di evitare tensioni sociali. Tuttavia, questo prototipo non è stato seguito. Il sistema dei media ghanese è troppo radicato in un modello occidentale di giornalismo e i ghanesi credono che il loro sistema mediatico sia in grado di curarsi da solo da questi eccessi. Un tentativo di unire gli ideali occidentali con l'aspirazione di promuovere la costruzione della nazione e la coesione sociale, può essere trovato nel principale quotidiano del Ghana, il Daily Graphic37, che è di proprietà dello Stato, ma è gestito in modo indipendente. A differenza di altri giornali di proprietà dello Stato in Africa, esso è di gran lunga la pubblicazione più popolare del paese. La struttura, i principi e lo stile di questo quotidiano, che privilegiano la cooperazione e l’autorità, mostrano delle analogie con alcuni dei principi che caratterizzano i media cinesi, come ad esempio, l’intento di riportare i risultati collettivi positivi, per invogliare i cittadini nel contribuire allo sviluppo nazionale. Il personale e i giornalisti coinvolti nei media ghanesi, tuttavia, hanno sottolineato che queste somiglianze non devono essere lette come il risultato di un tentativo da parte della Cina di esportare i principi guida del suo stile di giornalismo, o come la conseguenza di un rinnovato interesse dei giornalisti del Ghana nelle idee

provenienti da Oriente. Invece, si può sostenere che vi è risonanza tra alcuni dei principi emergenti in Ghana e in Cina, come parte delle loro particolari tradizioni di sviluppo dei media. Questa risonanza può essere utilizzata in futuro per giustificare nuove forme di collaborazione tra i media cinesi e quelli del Ghana, ma finora non ci sono prove che questo accadrà.

36

Ibidem. 37 Ibidem.