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Tra gli italiani americani, nella letteratura contemporanea statunitense, Rita Ciresi merita un posto di rilievo. Per generazione e sensibilità, fa parte di una nuova leva di scrittori e scrittrici che narrano le loro storie con uno sguardo nuovo, ironico, sulla realtà207. Realtà che Ciresi racconta per quella che è, senza banalizzarla e senza eludere drammi e conflitti. Anche mettendo a nudo il codice del silenzio radicato nella cultura dell’Italia arcaica lasciata alle spalle dagli emigrati italiani in America, ma ancora presente nelle comunità italiane americane208. Storie, quelle dei suoi racconti e dei suoi romanzi, ricche di momenti di gioia e di momenti di dolore, di esperienze felici, ma anche di esperienze tragiche. Che provocano emozioni complesse, talvolta confuse, apparentemente contraddittorie e paradossali.

È proprio la sua ironia agrodolce che funge da cerniera tra vicende felici e vicende tragiche. Il suo stile narrativo, in cui dolce e amaro coesistono e arrivano persino a fondersi, dà un tratto unico alla sua opera e una nuova

207 Cfr. Mary Jo Bona, Claiming a Tradition. Italian American Women Writers, Southern Illinois

University Press, Carbondale 1999, pp. 163-165.

impronta alla letteratura italiana americana. Espressione di una cultura che, come afferma Fred Gardaphé, è tradizionalmente contrassegnata da una irony deficiency e che ha iniziato solo di recente a guardare alla propria storia anche con umorismo209.

Registro a cui fanno ricorso, come si è visto, anche Emine Sevgi Özdamar e Yasemin Şamdereli.

Nel caso di Rita Ciresi è fondamentale per comprendere lo sguardo dell’artista sulla realtà, la sua visione del mondo e il sentire dei suoi personaggi – in costante conflitto interiore. Figure talvolta non coscienti delle proprie emozioni e dei propri sentimenti.

Proprio perché nuova nella letteratura italiana americana, perché unica nel suo modo di unire tragico e comico, sarà sull’ironia della scrittrice che si focalizzerà l’attenzione.

Perché sia messo in risalto il suo sguardo peculiare sulla realtà degli italiani americani, tra i suoi romanzi saranno analizzati in particolare Blue

Italian210 e la raccolta di racconti Sometimes I Dream in Italian, dove Ciresi narra il vissuto della migrazione dall’Italia agli Stati Uniti «di seconda mano», di seconda mano in quanto è filtrata attraverso

209 Cfr. Gardaphé, Italian American Humour. From Sceccu to Chooch: the Signifying Donkey,

cit., pp. 354-355.

l’esperienza degli immigrati italiani di seconda generazione (oltre alla loro vita vissuta)211.

Emblematico è anche il racconto Mother Rocket, significativo per una intellettuale che, come può accadere in un caleidoscopio di etnie come gli Stati Uniti, volge lo sguardo oltre il perimetro della comunità di appartenenza per narrare il vissuto di figure di altre provenienze, ma confinanti e contigue – quella ebraica in particolare212. La cultura ebraica, peraltro, è stata ed è una componente importante della formazione e della biografia stessa di Rita Ciresi. Parte dei suoi parenti sono ebrei, il marito è ebreo. Inoltre, la comunità italiana del Connecticut, dove l’artista è nata e cresciuta, è vicina a quella ebraica213.

Mother Rocket dimostra che l’opera della scrittrice è un interessante

prisma narrativo dell’interetnicità. Sarebbe fuorviante ridurla alla sfera socio-culturale della sua comunità d’origine. Al contrario, è una lente che consente di leggere la complessità delle relazioni interetniche.

Docente di scrittura creativa all’università della South Florida, Ciresi collabora attivamente con le principali istituzioni culturali italiane

211 Rita Ciresi, Sometimes I Dream in Italian, Delta, New York 2001; Intervista dell’autrice a

Rita Ciresi, Chicago 1° maggio 2015.

212 Rita Ciresi, Mother Rocket, Delta, New York 1993. 213

americane, l’Italian American Writers Association, l’American Italian

Historical Association e la rivista di cultura e storia Italian Americana.

Nasce nel 1960 a New Haven, nel Connecticut, città che fa da sfondo a molte sue opere, con al centro l’esperienza di vita di personaggi appartenenti alla comunità italiana americana. Autrice di racconti brevi, di romanzi e di saggi, è particolarmente felice nel mettere a fuoco l’esperienza di giovani donne che cercano di uscire dal microcosmo originario per lasciarsi assimilare dalla cultura americana mainstream. Protagoniste delle sue storie sono sovente americane di seconda generazione, appartenenti a famiglie cattoliche della classe operaia, molto legate alle tradizioni e alle consuetudini del Vecchio Mondo214. Attraverso i loro occhi, Rita Ciresi volge lo sguardo sulla comunità italiana americana di oggi, con una scrittura di una sensibilità che, come afferma Caterina Romeo, dà dignità ai discendenti degli immigrati italiani215. Sono italiani americani, come si è rilevato, che spesso escono dal loro perimetro etnico e territoriale, culturale, di classe, per mescolarsi e intrecciare le loro vite con quelle di altri immigrati o di appartenenti a strati sociali più elevati.

214 Mary Ellen O’Donnell, Cultural Catholics in America: Narrative, Authority and Identity

since Vatican II, A dissertation submitted to the faculty of the University of North Carolina, Chapell Hill 2006.

Come nota Anhony J. Tamburri, Rita Ciresi per molto tempo è stata, a torto, trascurata in ambito accademico216. Solamente da pochi anni è oggetto di ricerca. Tra gli studiosi di Ciresi va innanzitutto citata Mary Jo Bona, che concentra l’attenzione sull’interesse per l’etnicità, accostandola ad altre autrici di racconti italiane americane degli anni Novanta, quali Anne Calcagno e Renée Manfredi. Che ambientano le loro opere nel contesto della cultura popolare italiana americana. Per dirla con Bona, l’uso di giochi di parole e i ripetuti riferimenti alla cultura della comunità di provenienza rinforzano, nelle opere di queste scrittrici, l’importanza del tema dell’identità culturale nelle vite dei personaggi217.

Inoltre, Rita Ciresi è citata tra le autrici italiane americane che hanno dato un contributo letterario significativo al genere del memoir e che si sono distanziate dall’autobiografia tradizionale. Hanno così creato «un genere in cui il soggetto individuale, pur mantenendo la propria singolarità, diviene parte di un progetto collettivo di recupero della memoria e di riscrittura della storia da punti di vista non ufficiali»218.

216 Cfr. Anthony J. Tamburri, Beyond “pizza” and “nonna”! Or, what’s bad about

Italian/American criticism? Further directions for Italian/American cultural studies1, in «Melus», Vol. 28, N. 3, 2003, pp. 149-174; comunicazione privata con Anthony J. Tamburri, New York, Chicago, 29 aprile 2015.

217 Cfr. Bona, Claiming a Tradition., cit., p. 164. 218

Il memoir sfida il genere solo apparentemente simile dell’autobiografia tradizionale e va oltre sia la cultura mainstream americana sia quella patriarcale italiana americana nel suo valorizzare i tratti e gli aspetti, tradizionalmente considerati marginali, della vita di una comunità219. È stato sottolineato come nel mondo di Ciresi e di Helen Barolini abbiano un ruolo cruciale anche emigrate italiane negli Stati Uniti di prima generazione, chiamate in causa come madri anaffettive220.

Inoltre, sono state studiate la presenza del cattolicesimo nella sua opera e l’influenza che la religione ha avuto e ha sui suoi personaggi221.

Le sue opere sono state definite dolci-amare, tragicomiche, intense, dallo stile vitale e vivace222. Rita Ciresi ama e sa usare sia il registro colloquiale sia quello colto. La sua lingua abbonda di espressioni coniate all’interno della comunità italiana americana, dove è egemone un gergo di parole inglesi italianizzate e di parole italiane modificate in virtù del contagio della lingua inglese. Una lingua ibrida. L’italiese o italiense. Che

219 Ibid.

220 Cfr. Mary Ann Mannino, In Our Ears, A Voice: The Persistence of the Trauma of

Immigration in Blue Italian and Umbertina, in «Italian Americana», Vol. 20, No. 1, 2002, pp. 5- 13.

221 Cfr. O’Donnell, Cultural Catholics in America, cit.

222 Sybil Steiner, Fiction. Mother Rocket by Rita Ciresi, Publishers Weekly, 8 marzo 1993, p. 67.

Cfr. Ralph Sassone, Antic Longing. The characters in these stories are always ‘waiting for love to strike’, in «New York Times», 31 ottobre 1993.

riflette bene il vissuto dei personaggi delle opere, a cavallo tra due culture, in un ambiente ricco di contaminazioni.