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Classificazione delle possibili tipologie di adeguamento antisimico

Cerniere plastiche

3. Classificazione delle possibili tipologie di adeguamento antisimico

Per adeguamento sismico si intendono quindi tutte quelle misure volte a rendere le strutture più resistenti all’azione sismica, ossia al movimento del terreno dovuto a un terremoto, pertanto si dovrebbe cercare di fare in modo che vengano migliorate le prestazioni sismiche dell’edificio. Tra i sistemi di adeguamento più comuni, ne vengono descritti di seguito alcuni tra cui: 1. Isolatori sismici;

2. Dissipatori; 3. Controventi.

Isolatore sismico

Il concetto di isolamento sismico, spesso chiamato isolamento alla base, risale a più di cento anni. Il primo brevetto, infatti è stato depositato nel 1909 da un medico inglese che ha proposto la polvere di talco come mezzo per isolare le pareti di carico dalle loro fondamenta. L’applicazione dell’isolamento sismico a progetti reali ha avuto inizio verso la fine degli anni ‘70. Da allora, circa 2000 edifici a livello mondiale sono stati isolati, soprattutto in Giappone (1500 edifici adeguati sismicamente con sistemi di isolatori sismici, a seguito del terremoto di Kobe – 1995), Stati Uniti, Europa e Nuova Zelanda.

L’isolamento sismico è caratteristico per la sua efficacia semplicità concettuale. Si immagini un edificio fondato sui cuscinetti a sfere. Durante un terremoto l’edificio rimane quasi stazionario, mentre le sue fondamenta, soggette all’energia delle onde del terremoto, si muovono violentemente e con il suolo. Il movimento rotatorio dei cuscinetti a sfera ospita lo slittamento relativo tra sovrastruttura e massa (Figura 2). L’isolamento verticale non è necessario data l’ottima resa (in generale) degli edifici alle scosse sismiche verticali. Anche se il concetto è semplice, la sua implementazione è più complessa. Se l’interfaccia tra sovrastruttura e fondazioni è quasi senza frizioni, cosa succede durante una tempesta di vento?

Ogni sistema di isolamento sismico, pertanto, deve essere resistente al vento. Dovrebbe anche possedere un meccanismo di centraggio che costringe costantemente la sovrastruttura isolata a ritornare alla sua posizione originale durante una sollecitazione. Infine è necessaria un’azione di smorzamento che riduce la risposta sismica della sovrastruttura e le relative deflessioni orizzontali che devono essere progettate per i cuscinetti ed altri dettagli strutturali ivi compresi. In edifici isolati quasi tutto il movimento relativo tra fondazioni e il tetto si verifica al piano di isolamento. La sovrastruttura tende a muoversi come un corpo rigido in forte contrasto con un edificio a base fissa dove si verificano significative derive (slittamenti) inter-piano. Non c’è da meravigliarsi se l’isolamento sismico è un’opzione interessante per gli edifici che necessitano di operatività immediatamente dopo un violento terremoto. Sebbene concettualmente impegnativo, l’isolamento sismico non è sicuramente una panacea per tutti i mali sismici.

Fig. 2. Movimento relativo tra il terreno e un edificio perfettamente isolato su cuscinetti a sfere e un edificio a base fissa (convenzionale)

Le seguenti considerazioni limitano la sua applicabilità:

• Gli edifici flessibili, (generalmente con più di dieci piani) con periodi di vibrazioni naturali superiori a 1,0 secondi, potrebbero non beneficiare sufficientemente de canaonico “periodo di risposta” che varia tra i 2,0 e i 3,0 second;

• Il costo di un edificio “adeguato sismicamente” è generalmente superiore di almeno il doppio rispetto un edificio a base fissa. Ma, come specifica Ron Mayes:

<< points out, if a client decides against earthquake insurance, income from saved annual premiums that is invested can repay the cost of isolation within three to seven years. When a damaging quake occurs poss ibly uninsurable business disruption costs “will overwhelm any first cost consideration especially if the building contents have any significant value” >> 18.

Le normative attuali, limitano i potenziali vantaggi dei sistemi di isolamento sismico, intaccando l’entusiasmo dei progettisti propensi ad applicarli sempre più spratutto in edifici di elevato pregio storico. Fortunatamente questa situazione sta migliorando. Esistono diversi si temi di isolamento sismico, tra questi si definiscono:

- isolatori elastomerici;

costituiti da strati alterni di lamierini in acciaio e di elastomero, e possono avere all’interno un nucleo in piombo, sono caratterizzati da una ridotta rigidezza orizzontale, per garantire l’incremento del periodo proprio della struttura, ed elevata rigidezza verticale, al fine di ridurre l’abbassamento sotto carico. Il nucleo in piombo ha lo scopo di limitare gli spostamenti elastici e conferire un’adeguata capacità dissipativa per diminuire ulteriormente l’energia in ingresso. Vanno utilizzati insieme ad elementi ad attrito (slitte) che garantiscono la rigidità orizzontale sotto azioni orizzontali modeste (vento). Richiedono ispezioni periodiche per verificarne la 18 Mayes, R.L. (2006). Implementation of higher performance structural systems in the United States. Proceedings of the 8 th US National Conference on Earthquake Engineering, April 18–22, San Francisco, California. Paper no. 2180, 10 pp.

Fig. 3. Differenti tipologie di isolatori:

3.1_Isolatore in gomma HORB (High Rubber Bearings) 3.2_ Isolatore in gomma a piombo LRB (Lead core RB) 3.3_ MLRB (multi layer low damping rubber bearings)

funzionalità e dopo un evento sismico possono risultare danneggiati e/o presentare spostamenti residui. In questo caso è necessario la loro sostituzione ed il ricentraggio dell’edificio.

- isolatori a pendolo scorrevole;

Sono costituiti da una coppia di superfici curve che scorrono l’una sull’altra, sfruttano la legge fisica del moto del pendolo per allungare il periodo naturale della struttura isolata; hanno la duplice funzione di dissipare energia per attrito e di generare la forza di richiamo per il ricentraggio della struttura attraverso l’azione della gravità, non richiedono ispezioni periodiche per verificarne la funzionalità, sono meno costosi degli elastomerici.

Occorre quindi prevedere la possibilità di sostituzione, e dunque predisporre la struttura in modo che sia possibile trasferire temporaneamente alla sottostruttura, attraverso martinetti opportunamente disposti, il carico gravante sul singolo isolatore e prevedere un adeguato spazio per le operazioni necessarie alla rimozione e sostituzione. Per ridurre o annullare gli spostamenti residui a seguito di un terremoto è inoltre necessario verificare la presenza o prevedere appositi elementi strutturali di contrasto contro cui fare forza per ricollocare la struttura nella sua posizione originaria. Deve essere garantita la rigidità strutturale nel piano orizzontale dei piani immediatamente al di sotto e al di sopra del sistema di isolamento, al fine di garantire una distribuzione regolare degli sforzi tra i diversi isolatori ed a distribuire correttamente le forze degli eventuali dispositivi ausiliari (che sono in genere in numero limitato) tra gli elementi strutturali che debbono assorbirli.

Il corretto funzionamento di una struttura con isolamento sismico si realizza solo a condizione che la massa isolata, ossia quella della sovrastruttura, possa muoversi liberamente in tutte le direzioni orizzontali per spostamenti almeno pari a quelli di progetto. Questa condizione deve essere continuamente verificata in tutte le fasi progettuali, realizzative e di collaudo. In particolare è importante controllare che elementi non strutturali e/o impianti non riducano o annullino le possibilità di movimento della struttura previste nella progettazione strutturale. In tal senso è richiesta la massima sensibilizzazione e la piena consapevolezza delle modalità di funzionamento di una struttura con isolamento sismico, da parte di tutti i progettisti, inclusi quelli architettonici e impiantistici.

Fig. 4. Isolatore a curvatura semplice Fig. 5. Isolatore a doppia curvatura

Al riguardo occorre prestare molta attenzione ai dettagli delle condutture, in corrispondenza dell’attraversamento dei giunti, adottando delle giunzioni flessibili e comunque che possano subire gli spostamenti relativi di progetto senza determinare danni e perdite. È inoltre importante controllare i coprigiunti e gli elementi di attraversamento orizzontale (dispositivi di giunto) e verticale (scale, ascensori), affinché siano concepiti e realizzati in modo da non creare impedimento al libero movimento della sovrastruttura.

L’innovazione tecnologica, oggi ha permesso grazie agli studi condotti dal Prof. Paolo Clemente et al., di avere un sistema di isolamento sismico molto efficace.

Di seguito ne viene riportata una breve descrizione19

19 “Struttura di isolamento sismico per edifici di nova realizzazione”, Brevettato da: Prof. P. Clemante, ENEA e Politecnico di Torino,2017

L’idea che si propone come base dell’invenzione è la realizzazione di una piattaforma isolata sotto al piano delle fondazioni di un singolo edificio o di un aggregato strutturale di dimensio- ni anche grandi. Quest’ultima è una situazione tipica dei nostri centri storici. Da una trincea scavata al lato dell’area di interesse dove viene realizzata un’apposita struttura di contrasto, si inseriscono tubi in orizzontale per tutta la lunghezza interessata dall’intervento. Successiva- mente si crea un piano di discontinuità in corrispondenza del piano diametrale orizzontale, in corrispondenza del quale vengono inseriti i dispositivi di isolamento sismico. Più in dettaglio, le fasi esecutive sono le seguenti:

1. Inserimento mediante tecnica “spingitubo” o “micro-tunneling” di tubi in c.a. o altro materiale, a conci di diametro interno sufficiente per consentire la posa in opera degli isolatori e la successiva ispezionabilità. L’inserimento va effettuato previo scavo di una trincea lungo un lato dell’area in esame; la scelta della tecnica più idonea dipen- de dalle caratteristiche del sottosuolo; i tubi, affiancati o a distanza opportuna per il successivo inserimento degli isolatori, vanno inseriti ad un profondità da definire caso per caso, che lasci inalterata l’intera costruzione e consenta, ove necessario, la realizzazione di un efficace collegamento tra la fondazione dell’edificio e i tubi stessi ed eventualmente anche di ricavare un piano interrato. I tubi devono essere composti da due settori cilindrici (nel seguito calotte), superiore e inferiore, connessi tra di loro tramite elementi rimovibili, opportunamente ancorati ai due settori cilindrici in corrispondenza delle due direttrici di imposta. Tali elementi devono essere composti di parti agevolmente separabili e smontabili in modo da facilitare sia la creazione dell’alloggiamento per gli isolatori sia la creazione della discontinuità tra le due ca- lotte stesse, dopo l’inserimento dei dispositivi di isolamento. I tubi possono anche avere sezione diversa dalla circolare, per esempio rettangolare ed essere composti da due elementi ad U. In ogni caso, la superficie interna dei tubi potrà essere sagomata in modo da facilitare il successivo montaggio dei dispositivi di isolamento, limitando al minimo la necessità di ulteriori elementi di connessione tra le calotte adiacenti. Infine, in casi particolari, i tubi possono essere irrigiditi da nervature metalliche o tramite puntelli provvisori disposti in sito.

2. Inserimento dei dispositivi di isolamento sismico e sconnessione tra calotte superiori ed inferiori In corrispondenza delle posizioni dei dispositivi di isolamento, si rimuovono gli elementi di collegamento tra le calotte e si eseguono elementi di collegamento (in c.a. o altro materiale) tra le calotte inferiori adiacenti, avendo cura di predisporre gli alloggiamenti per le zanche degli isolatori. A tal fine è opportuno che gli elementi di collegamento tra calotta inferiore e superiore di cui al punto 1, presentino già inizial- mente delle discontinuità, o parti facilmente rimovibili, proprio in corrispondenza della posizione dei dispositivi oppure essere composti di parti di dimensioni minime che lascino ampia libertà sulla disposizione degli isolatori. Dopo aver messo i dispositivi di isolamento di realizzano gli elementi di connessione (in c.a. o altro materiale) tra le calotte superiori adiacenti, nei quali restano annegate le zanche superiori degli isolatori. Al fine di evitare pericolose coazioni nelle calotte, i dispositivi devono essere messi in carico con particolare cura. Infine si smontano gli elementi di collegamento, creando la discontinuità tra calotte superiori e inferiori, che restano collegate esclusivamente tramite gli isolatori. Cordoli di completamento uniscono, quindi, le calotte inferiori adiacenti nei tratti tra un isolatore e l’altro; lo stesso per le calotte superiori.

3. Realizzazione di pareti doppie verticali lungo i quattro lati dell’edificio. Lungo il peri- metro dell’edificio, a una distanza opportuna da esso da valutare caso per caso, vanno realizzate due serie di pareti: quelle interne vanno collegate alle calotte superiori, con le quali costituiscono una “vasca” che contiene l’edificio ed è isolata simicamente alla base e libera lateralmente grazie ai giunti che la separano dalle pareti esterne; queste vanno collegate alle calotte inferiori. Se necessario, la spinta delle calotte superiori può essere assorbita mediante opportune catene. Tra le due pareti va previsto lo spazio per l’accesso al sistema di isolamento, preferibilmente per ciascun tubo.

4. Realizzazione di una connessione rigida tra struttura e sistema di isolamento. Se ne- cessario, il collegamento tra la struttura e la vasca, può essere realizzato in vari modi, ad esempio, attraverso un diaframma rigido in corrispondenza del solaio di base, se

esistente o da realizzare, evitando possibilità di oscillazioni orizzontali relative tra gli stessi. In alternativa o in aggiunta, le fondazioni potrebbero essere collegate al sistema d’isolamento mediante strutture opportune (micropali o altro) o irrigidimento / consoli- damento del terreno (iniezioni o altro) o anche alle pareti laterali interne: tali soluzioni, però, hanno bisogno di adeguate valutazioni nei vari casi di fondazioni e di sottosuolo. Tra le fondazioni dell’edificio e le calotte superiori dei tubi, potrebbe anche ricavare un volume interrato utilizzabile in vario modo, o vie di transito per veicoli. Si ribadisce che le dimensioni dei tubi garantiscono l’accessibilità e, quindi, l’ispezionabilità e la sostituibilità dei dispositivi. La sequenza allegata può rendere sommariamente l’idea di cui si tratta.

La procedura proposta consente di realizzare un sistema d’isolamento sismico su edifici esistenti con i seguenti vantaggi:

• la struttura e l’architettura dell’edificio non vengono minimamente intaccate; come già sottolineato, questo è un dettaglio importante soprattutto per gli edifici di interesse storico- artistico;

• anche eventuali locali sotterranei non vengono toccati e fanno parte della sovrastruttura isolata

** A seguire viene illustrato il procedimento di realizzazione del dispositivo di cui argomentato20

20 Fonte immagini: ENEA, Recenti sviluppi nell’isolamento sismico degli edifici esistenti.

1 – Inserimento mediante tecnica “spingitubo” o “micro- tunneling” di tubi in c.a. o altro materiale, a conci di diame- tro interno sufficiente per consentire la posa in opera degli isolatori e la successiva ispezionabilità

1a – Scavo trincea e inserimento tubi

1b - Completamento inserimento tubi

2 – Inserimento dei dispositivi di isolamento sismico e sconnessione tra calotte superiori inferiori

1a

2a – Rimozione elementi di collegamento e inserimento isolatori

2b – Completamento inserimento isolatori

2a

3 – Realizzazione di pareti doppie verticali lungo i quattro lati dell’edificio

4 – Realizzazione di una connessione rigida tra struttura e sistema di isolamento

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Dissipatore sismico

I dissipatori sono dei sistemi che assorbono (dissipano) buona parte dell’energia che il sisma trasmette alla struttura. Questi trovano applicazione laddove siano possibili spostamenti, seppur minimi, tra due elementi strutturali durante una sollecitazione di carattere dinamico. È chiaro che il numero di dissipatori da inserire in una struttura dipende fondamentalmente dall’entità dei carichi verticali.

Assorbono l’energia di vibrazione nel sistema, riducendo l’accelerazione e il movimento. Trasformano l’energia dinamica in calore, riducendo gli spostamenti orizzontali negli edifici (riducendone quindi il danneggiamento), o consentendo ai progettisti di specificare elementi strutturali più sottili. I dissipatori possono anche essere collocati all’interno delle strutture creando delle sovrastrutture; forse come elementi diagonali all’interno di una nuova configurazione in una configurazione esistente per assorbire l’energia e ridurre gli spostamenti interpiano. I dissipatori a fluido viscoso21 sono costituiti da un pistone in acciaio inossidabile, all’interno di un cilindro a tenuta stagna, pieno di un fluido altamente viscoso (ad esempio olii siliconici). Questo tipo di dissipatori hanno riscontrato, nell’ultimo decennio, un netto incremento riguardo la loro introduzione in strutture civili al fine di ridurre l’effetto delle azioni indotte dai terremoti. Ulteriore vantaggio di questi dissipatori è dovuto al fatto che non richiedono alcuna manutenzione, garantendo le loro prestazioni anche dopo diversi cicli di sollecitazione. Dal punto di vista analitico, il modello meccanico usualmente utilizzato per la modellazione dei dissipatori a fluido viscoso è il modello di Maxwell, composto da un elemento elastico posto in serie ad un elemento dissipativo.

I dissipatori ad attrito22 (o frizione), sono costituiti da due corpi soliti che scorrono l’uno sull’altro

con un attrito che permette di ‘’frenare’’ gli spostamenti della struttura.

Gli smorzatori visco-elastici, sono formati da una struttura caratterizzata da piatti in acciaio

21 Fonte: www.portaledesign.com

22 Di Sarno L., Di Ludovico M., Prota A. (2011) “Aspetti Di Analisi E Progettazione Di Controventi Dissipativi Per L’adeguamento Sismico Di Strutture Esistenti In C.A.”

inossidabile a cui si contrappongono degli strati di materiale viscoelastico (essenzialmente di tipo polimerico). I movimenti relativi dei piatti in acciaio inox producono una deformazione da taglio sul materiale visco-elastico con conseguente dissipazione di energia. L’altezza degli smorzatori è commisurata al numero di strati polimerici necessari a garantire gli spostamenti orizzontali massimi. Ci sono in fine i dispositivi in lega a memoria di forma formati da leghe di acciaio-titanio-nichel, che garantiscono una resistenza notevole alla corrosione.

I terremoti che, di recente, hanno colpito lo Stato Italiano, hanno fortemente sensibilizzato l’opinione pubblica sul reale rischio sismico. In parte, hanno permesso di sapere anche ai non addetti ai lavori, che esistono una serie di tecniche di protezione e prevenzione sismica. Questo fa si che cominciano a far parte del vocabolario di ogni giorno termini come ‘’dissipatore’’ o ‘’smorzatore’’ sismico. A questo dovrebbe aggiungersi, però, una cultura della prevenzione indotta da politiche mirate, da una serie di informazioni che consentano di apprezzare meglio le capacità di questi strumenti e, perché no, una serie di incentivi per l’adeguamento sismico del costruito e un maggiore controllo per le nuove costruzioni.

Controventi

I controventi sono degli elementi (sia orizzontali che verticali) della struttura dell’organismo edilizio, in grado di assorbire le forze orizzontali date dall’effetto sismico. “Si consideri un parallelepipedo ottenuto solo con aste in corrispondenza degli spigoli; se per l’azione di forze verticali può anche rimanere in equilibrio, non lo è certamente sotto l’azione di forze orizzontali. Nei confronti di queste ultime, l’equilibrio dell’elemento può essere ottenuto disponendo opportunamente aste diagonali in corrispondenza di alcune pareti, oppure mediante pannelli di tamponamento: vengono così ottenuti i controventi” 23. Dunque è una tecnica di protezione

passiva che nasce per le strutture nuove ma si adatta molto bene (forse meglio) alle strutture esistenti. A differenza dell’isolamento alla base, che punta a ridurre l’energia sismica che entra nella struttura, i controventi dissipativi lasciano tale energia immutata (possono addirittura farla crescere) ma puntano ad aumentare in modo drastico la dissipazione di energia. Quest’ultima non è conseguita attraverso il danneggiamento della struttura (duttilità) anzi la principale finalità 23 U. Alasia - M. Pugno, Corso di Costruzioni 4 © SEI, 2010

Fig.7 Dissipatori ad attrito

è proprio quella di proteggere la struttura. Ciò avviene raccogliendo, attraverso elementi di rigidezza prevalente rispetto a quella della struttura (i controventi) l’energia sismica in eccesso e indirizzandola su appositi elementi destinati a dissiparla (i dissipatori). l’idea è dunque frenare mantenendo elastica la struttura (sia in c.a. o acciaio) “braking rather than breaking”

24 appunto. L’inserimento dei dissipatori all’interno della struttura avviene per mezzo di

controventi posizionati nella maglia dei telai strutturali demandati a portar e le forze sismiche.

24 Braga F., (2006) TECNOLOGIE INNOVATIVE DI PROTEZIONE SISMICA – Università La Sapenza - Roma

Fig. 8 Dissipatore viscoelastico - applicazioni in campo civile riguardano la mitigazione del- le vibrazioni indotte dal vento (1969), consiste nell’inserimento di 10000 dissipatori visco-ela- stici in ciascuna delle due torri del World Trade Center di New York

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Fig. 9 - SCUOLA DOMIZIANO VIOLA Potenza (Progettazione 1990, Realizzazione 2003)

2. Criticità e prospettive di ricerca 3. La proposta