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Cerniere plastiche

2. Criticità e prospettive di ricerca

“(…) Il nostro abitare, secondo una non recente definizione di Guido Nardi1 è caratterizzato da

una condizione di disagio che sempre più diffusamente è provocato dalle case in cui viviamo, dalle fabbriche e dagli uffici nei quali lavoriamo, dalle città nelle quali abitiamo. Bisogna porre attenzione al processo edilizio che interessa sia la sfera pubblica che quella privata (…)”. Ciò è ancora più evidente nel caso della sicurezza sismica, tema attuale e ricorrente in cui si evidenziano “vuoti”, tecnici e normativi, su cui il dibattito scientifico, specie nel nostro paese, si sta costantemente confrontato. E per tale motivo l’ambito di riferimento, su cui si è articolata tutta la prima sezione della tesi, è il territorio italiano, di cui si è ampliamente discusso in termini di:

- prevenzione del rischio sismico;

- tecniche e tecnologie costruttive applicate agli edifici di nuova e vecchia costruzione; - normativa tecnica delle costruzioni.

Emergono, pertanto, diverse possibili uscite e di seguito ne vengono argomentate alcune: ≥ Il rapporto tra configurazione architettonica (forma) e progettazione strutturale

sismica (comportamento sismico) dell’edificio.

La questione legata al rapporto tra forma e struttura è quasi una “mistificazione” di ciò che dovrebbe essere una prassi comune rispetto la progettazione dell’intero organismo edilizio. Utilizzare forme semplici, che non abbandonano il carattere estetico e l’aspetto decorativo dell’edificio, diventa una scelta pratica e non più filosofica. Alla base ti tale processo vi è il controllo del progetto (dal punto di vista strutturale e funzionale), e forme troppo complicate, spesso, fanno perdere al progettista questo controllo. Forse oggi, si trascura proprio quest’aspetto

1 Nardi G., “Costruire distrattamente. Incongruen ze e contraddizioni nell’impiego odierno delle tecniche pro- gettuali e costruttive”, in Baglioni /Piardi (1993).

privilegiando l’apprendimento del calcolo matematico e strutturale piuttosto che il progetto nella sua concezione processuale. Il tema della configurazione di un nuovo linguaggio architettonico dei presidi anti-simici è, quindi, attuale ed approfondito soprattutto in paesi extra-europei: California, Nuova Zelanda, Cina, mentre nel nostro paese necessita di ulteriori sviluppi.

I 10 cantieri di Casa Italia.

Un Programma di lungo periodo volto a coordinare e integrare le attività di promozione della sicurezza, sulla “casa”, luogo sicuro per eccellenza e sulla sicurezza a fronte di eventi sismici2.

La scelta del progetto Casa Italia spiega il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni - è quella di intervenire sugli edifici esistenti, riducendone la vulnerabilità e di fare affidamento sulla resilienza delle comunità, assicurando la vivibilità degli insediamenti. È un approccio più oneroso, ma oggi compatibile con la disponibilità di informazioni analitiche e di tecnologie innovative (diagnostica, materiali, …). Per attuare il programma sono stati scelti 10 luoghi nei quali avviare i cantieri sperimentali. Al programma sono destinati 25 milioni di euro, già individuati. L’avvio dei dieci cantieri persegue l’obiettivo di ridurre la vulnerabilità degli edifici, migliorando la qualità dell’abitare. Il progetto, che coinvolge il Gruppo G124 coordinato dal Senatore Renzo

Piano, intende sperimentare sul territorio metodi diagnostici e soluzioni progettuali innovative, privilegiando interventi non invasivi che consentano alle persone di poter continuare a vivere nel proprio ambiente. Le tipologie costruttive oggetto della sperimentazione saranno edifici residenziali di proprietà pubblica.3

Per realizzare il progetto, sono stati individuati 10 Comuni, in base a 4 criteri:

1. pericolosità sismica, privilegiando comuni localizzati nelle aree a più alta pericolosità

2 Con questo slogan il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ha presentato il progetto “Casa Italia” in una conferenza stampa al Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia ‘Leonardo da Vinci’ di Milano, insieme al project manager della struttura di missione Giovanni Azzone e al senatore a vita Renzo Piano. 3 Paolo Gentiloni, 2017. Conferenza c/o Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia “Leonardo da

sismica;

2. molteplicità delle fonti di pericolo, selezionando comuni che uniscano al rischio sismico quello idrogeologico e, in almeno uno dei casi, fenomeni di tipo vulcanico o di maremoto; 3. caratteristiche sociali e demografiche, con l’obiettivo di attuare la sperimentazione in aree

che uniscano alle problematiche ambientali anche alcuni aspetti significativi di vulnerabilità sociale e di esposizione demografica;

4. dispersione territoriale, limitando i casi a non più di uno per Regione.

Dalla sperimentazione sono stati esclusi i comuni che appartengono alle “aree di cratere” interessate da eventi sismici verificatisi a partire dal terremoto del 2009, per evitare interferenze con le azioni di ricostruzione già in corso. I luoghi scelti per i cantieri sono: Catania, Feltre, Foligno, Gorizia, Isernia, Piedimonte Matese, Potenza, Reggio Calabria, Sora, Sulmona. L’ammontare degli interventi è stato stimato (utilizzando come riferimento i costi degli interventi di aumento della sicurezza sismica degli ultimi anni) in circa 2,5 milioni di euro per ciascun cantiere e, quindi, complessivamente in 25 milioni di euro per l’intero programma, risorse che sono già state individuate. La ricerca scientifica effettuata attraverso la cooperazione tra Università ed Enti Statali, potrebbe essere la chiave di volta per costruire prototipi edilizi (per nuove costruzioni) sismo-resistenti che permangano nel tempo.

L’ edilizia scolastica nei territori vulnerabili: le 14 nuove scuole post-sisma.

Dopo l’ultimo sciame sismico verificatosi nei territori del centro Italia, lo Stato ha deliberato, sotto ordinanza di Vasco Errani, Commissario del Governo per la ricostruzione nei territori interessati dal sisma del 24 agosto 2016, la costruzione ex-novo di 14 scuole anti-sismiche. In particolare, è stato chiesto alle Università una collaborazione tecnica che ha garantito il sostegno allo Stato da parte delle stesse attraverso la donazione dei progetti architettonici, strutturali ed impiantistici delle nuove scuole, con centrale di committenza degli appalti integrati: Invitalia.

Alle Università (Bologna, Camerino, Firenze, IUAV, Napoli Federico II, Parma, Perugia, Politecnico di Milano, Politecnico di Torino, Reggio Calabria -Mediterranea, Roma La Sapienza, Roma Tor Vergata, Roma Tre), sono stati richiesti circa i progetti, elevati standard costruttivi a livello energetico; sicurezza sismica (vita di riferimento 100 anni); durablità. I comuni hanno messo a disposizione le aree su cui tali complessi sorgeranno, ma spesso tali aree risultano essere problematiche dal punto di vista geomorfologico e naturalistico- ambientale (vincoli, corsi d’acqua, viadotti…). Obiettivo comune, imposto nelle ordinanze deliberate è la sicurezza e la funzionalità.

In questo scenario di riferimento mi sono chiesta, se fosse possibile, in linea con quanto il dibattito scientifico sta denunciando, paragonare ed analizzare le nuove scuole in fase di costruzione nel centro Italia rispetto i progetti ed i bandi ad essi relativi al fine di definire delle

“best practices” per le successive che si andranno a costruire, fornendo agli uffici tecnici o

agli Enti preposti, uno strumento (di intervento sui bandi di progettazione) che possa rendere il carattere (attuale) di emergenza della costruzione ex-novo, una prassi costruttiva da perseguire nel tempo valida per l’intero territorio nazionale.

La classificazione del Rischio Sismico delle costruzioni4

È uno strumento di agevolazione fiscale che il Governo ha attuato per incentivare la messa in sicurezza del costruito italiano. Partendo dalla valutazione della situazione del patrimonio edilizio il focus approfondisce gli aspetti, le caratteristiche e le peculiarità delle Linea Guida attraverso il contributo di autorevoli esperti e numerosi esempi di classificazione sismica nonché esempi di interventi di adeguamento e miglioramento sismico.

La Legge di Stabilità 2017, approvata il 21 dicembre 2016, ha inteso fare del Sismabonus l’occasione per un piano volontario dei cittadini, con forti incentivi statali, di valutazione e prevenzione nazionale del rischio sismico degli edifici. Lo strumento attuativo è il decreto del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, da adottare entro il 28 febbraio 2017, sentito il Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, con cui sono stabilite le Linee Guida per la

classificazione di rischio sismico delle costruzioni nonché le modalità per l’attestazione, da parte di professionisti abilitati, dell’efficacia degli interventi. Il decreto, con le Linee Guida allegate, firmato oggi dal Ministro e pubblicato sul sito del Mit, avrà efficacia dal 1° marzo 2017. Le Linee Guida forniscono lo strumento di regolamentazione degli incentivi fiscali, legati alla misura del cosiddetto Sismabonus, con uno specifico riferimento all’edilizia privata e produttiva, costituendo il primo strumento di attivazione di una concreta politica di Prevenzione Sismica del patrimonio edilizio abitativo e produttivo del Paese. La misura fiscale a cui si legano le Linee Guida rappresenta una novità per l’Italia: per la prima volta si può attuare, su larga scala e senza graduatorie di accesso ai benefici, un’azione volontaria con forti incentivi statali di prevenzione sismica sugli edifici esistenti privati. Le Linee Guida consentono di attribuire ad un edificio una specifica Classe di Rischio Sismico, da A+ a G, mediante un unico parametro che tenga conto sia della sicurezza sia degli aspetti economici:

- classe A+ (meno rischio); classe A; classe B; classe C; classe D; classe E; classe F; classe G (più rischio).

Queste forniscono indirizzi di massima sulla progettazione e associano ai livelli di sicurezza un costo convenzionale in base ai dati del monitoraggio della ricostruzione a seguito del terremoto del 2009 in Abruzzo. I due metodi per la determinazione della Classe di Rischio Sismico al fine di accedere ai bonus fiscali:

1. Metodo convenzionale: applicabile a qualsiasi tipologia di costruzione, basato sull’applicazione dei normali metodi di analisi previsti dalle attuali Norme Tecniche e consente la valutazione della Classe di Rischio della costruzione, sia nello stato di fatto sia nello stato conseguente all’eventuale intervento, consentendo il miglioramento di una o più classi di rischio.

2. Metodo semplificato: basato su classificazione macrosismica dell’edificio, è indicato

per una valutazione economica e speditiva (senza specifich e indagini e/o calcoli) della Classe di Rischio e può essere utilizzato sia per una valutazione preliminare indicativa, sia per la determinazione della classe di rischio in relazione all’adozione di interventi di tipo locale, consentendo al massimo il miglioramento di una sola classe di rischio.

Dal punto di vista dei contenuti tecnici, le Linee guida costituiscono: uno strumento efficace e di facile comprensione; non richiedendo strumenti e concetti diversi rispetto a quelli già utilizzati dai professionisti nell’applicazione delle vigenti norme tecniche per le costruzioni; consentono la pronta attuazione al disposto della Legge di Stabilità 2017.

Il metodo di valutazione fornisce un valore che indica la classe di rischio a cui l’edificio si riferisce. Rimandando al progettista o al tecnico la possibile applicazione/scelta del presidio antisismico che aderisce di più alle problematiche riscontrate, al fine di intervenire per risolvere il gap strutturale desunto. Questa procedura tecnica è finalizzata all’accreditamento della classe di rischio per il finanziamento del futuro adeguamento.

3. La proposta

Alla luce di tali considerazioni si è ritenuto approfondire gli aspetti legati alla Classificazione del Rischio Sismico degli Edifici (D.M. n°58 del 28/02/2017 e s.m.i.), uno strumento fornito ai tecnici per determinare la classe di Rischio dei soli edifici in muratura, al fine di mitigare o ridurre le condizioni di rischio; salvaguardare la vita umana ed assicurare l’uso dell’organismo edilizio, dopo eventi sismici di modesta entità.

Il D.M., determina Le Linee Guida sulla CRSE, che forniscono in maniera esaustiva le metodologie ed i criteri da seguire per effettuare la Classificazione Sismica di una costruzione. L’attenzione è posta sulle modalità con cui il professionista incaricato è tenuto ad attestare il lavoro svolto, inserendo i propri dati e la Classe di Rischio ottenuta su un modello di asseverazione precompilata. Un documento, dunque, destinato negli archivi degli Uffici Tecnici Comunali, che sembra essere semplicistico di fronte all’importanza di un lavoro che si pone invece come strumento di tutela dell’incolumità pubblica.

Bisognerebbe prevedere documenti che contengano, in primo luogo, delle informazioni più dettagliate sull’identificazione del problema, considerando le condizioni al contorno dell’edificio che si sta esaminando; le tipologie strutturali (che non possono fermarsi alle costruzioni in muratura); la valutazione e l’analisi delle fondazioni, applicando se servono dei carotaggi sui materiali impiegati nella costruzione; e in secondo luogo, tali schede di valutazione, dovrebbero essere incrementate con soluzioni possibili che riguardano i presidi di adeguamento anti-simico, in relazione alla problematica precedentemente rilevata. Permettendo non solo al tecnico- progettista di avere costantemente aggiornato il controllo dell’edificio, ma anche all’utente che aumenterà la consapevolezza e l’importanza della prevenzione e della mitigazione del rischio sismico.

IL CAMPO DI INDAGINE: la classificazione sismica ed energetica

1. Premessa

1.

Premessa

Considerazioni sulle NTC

Dallo studio della normativa italiana e dei regolamenti pre-unitari è emersa una ciclica alternanza di atteggiamenti di estrema tutela del patrimonio edilizio, in seguito ad ogni evento sismico, e atteggiamenti di completo abbandono delle tematiche relative alla sicurezza degli edifici. Si può dire che il terremoto del Friuli del 1976 ha innescato il processo di revisione della classificazione sismica del territorio nazionale, attraverso il Progetto finalizzato geodinamica, Pfg del Cnr. Ha posto inoltre l’attenzione sul consolidamento dei singoli edifici esistenti, fino ad allora esclusi da tale intervento se non giudicati “degni di attenzione”.

Ha inoltre affrontato per la prima volta il problema dell’adeguamento associato alla riparazione dei danni, in una logica di prevenzione purtroppo ancora oggi poco radicata. A partire dagli anni ottanta, in seguito a un ventennio di disastri sismici, emerse l’inadeguatezza della normativa sismica vigente, la l n.64 del 1974, la quale si riferiva esclusivamente alla progettazione antisimica degli edifici realizzati ex novo, in relazione alle macrozone classificate come sismiche. Ai sensi del decreto Dm 3/3/1975, attuativo della legge n.64 del 2/2/1974, venne attribuita alla prima categoria il grado di sismicità S uguale a 12 e alla seconda il grado 9. Con il successivo Dm 21/1/1981 le classi di rilevanza sismica sono state innalzate a tre, aggiungendo una a sismicità 6. La nuova classificazione era basata non più sul riferimento dei terremoti storici ma sulla base dell’effettiva sismicità del sito, ricavata dal Cnr/Progetto finalizzato geodinamica, Proposta di classificazione sismica del territorio nazionale, Esa, Roma, 1980.

Gli eventi sismici deli anni settanta-ottanta sono i primi dopo il grande terremoto di Messina e Reggio Calabria del 1908 ed anche per questo costituirono un enorme archivio da cui trarre dati per l’elaborazione delle nuove norme sismiche e di nuovi metodi di intervento. Molti comuni gravemente colpiti infatti non erano classificati in zona sismica, mentre altri che lo erano subirono danni agli edifici che erano stati costruito secondo la norma sismica allora vigente. Ciò imponeva una profonda revisione di tali norme. Lo stesso tipo di considerazioni sono state fatte dopo il sisma del 1997 di Umbria e Marche, evento che permise di sperimentare le tecniche utilizzate dopo gli eventi del ventennio precedente, aprendo ancora nuovi spunti di ricerca e

considerazioni sulla qualità degli interventi realizzati. Si può affermare dunque che la spinta verso lo studio del comportamento sismico degli edifici murari è stata fornita dai terremoti degli anni settanta - ottanta, quando l’urgenza ha innescato la necessità dell’intervento; il “collaudo” di tali interventi, invece, è stato reso possibile dal sisma del 19971.