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2. Casi di studio: alcuni creat

2.2 Cleto Munar

Nato a Gorizia nel 1930, industriale dell’oreficeria, è una figura di collezionista, mecenate, inventore, che ha conosciuto Carlo Scarpa negli anni Settanta e inizia così a realizzare oggetti per la casa in materiali preziosi. Cleto Munari negli anni ha prodotto oggetti di altissima qualità che attualmente fanno parte delle collezioni permanenti di importanti musei, come il Metropolitan Museum of Art e il Museum of Modern Art di New York202.

Per capire l’entità del suo operato ci si può rifare alla mostra “Dandy Design - Cleto Munari”, inaugurata il 15 maggio 1997 nelle Scuderie di Palazzo Reale di Napoli a cura della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici di Napoli e Provincia, con l’allestimento a cura di Aldo Cibic. In questa occasione vengono esposti argenti, gioielli, e altro ancora dalle collezioni di Cleto Munari: il percorso espositivo ha inizio con la sezione dedicata proprio agli argenti di famosi designer come Carlo Scarpa e Ettore Sottsass; quindi si possono ammirare i gioielli

201 E. Biffi Gentili, Cleto Munari. Dandy design... op. cit., p. 63. 202

Food design, catalogo della mostra a cura di Stefania Portinari (Vicenza, Casa Cogollo detta del Palladio, 12 giugno - 18 luglio 2010), Vicenza 2010, p. 8. Cfr. anche Silver and architects in the Cleto Munari Collection, Istituto italiano di cultura di Toronto, Art Gallery of Ontario, 1986; B. Radice, Gioielli di architetti. Dalla

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d’oro di Richard Meier o Alessandro Mendini e tutta la collezione dei vetri di Murano. Erano inoltre presenti, nella sezione design, tavole, lampade, orologi e alcuni prodotti ideati per la Zanussi progettati direttamente dal designer vicentino. Cleto Munari si presenta come un amico degli artisti. Oggi si può dire che la maggior parte dei designer più noti a partire dagli anni Settanta hanno dato un contributo specifico alla straordinaria impresa della collezione di Munari. Non a caso Vicenza, città di grande tradizione artigianale nella lavorazione dell’argento e dell’oro, è stata prescelta da Cleto come luogo delle sue attività, ispirazioni ed aspirazioni203.

Il collezionista si è fatto ritrarre per il libro di Biffi Gentili, Cleto Munari. Dandy

design, con le tre posate di questo servizio nel taschino. Questo episodio riportato

da Biffi Gentili può valere come un fatto “sentimentale” in quanto quelle posate sono i “primi”oggetti della sua produzione, e i simboli di una svolta di vita. E inoltre lo stesso amatissimo Scarpa era solito infilare come stilografiche nel taschino le posate d’uso e con quelle andare in trattoria in una eccentrica interpretazione della figura del dandy. La sofisticata bellezza del servizio di Scarpa per Cleto trova compiuta spiegazione in quanto oggetto personale, d’eccezione e d’affezione, che arriva ad essere portato come un gioiello, indossato204

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La tradizione delle arti decorative, deposito inesauribile e sempre attivo di progetti, ha fornito alla collezione di Munari diversi modelli. Tra questi, i “modelli architettonici” da centro tavola, i trionfi, gli epergne destano fatale attrazione per

203 A. Mendini, C. Munari, Alessandro Mendini + Cleto Munari: Micromacro, Arca, Lavis (TN) 2003, p. 35. 204

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gli architetti. Non stupisce quindi che siano impressivi i centrotavola o gli oggetti “architettonici” nelle edizioni di Cleto Munari: dalla “torre” del 1984 di Hans Hollein all’“arena” dello stesso anno di Luigi Pellegrin, dal vassoio “colonnato” di Mario Bellini del 1979-80 (fig. 80) a molti servizi da the e caffè, a partire da quello di Vittorio Gregotti sempre del 1979, che precedono quel tipo di ricerca sfociata, in un’altra meno preziosa, materialmente ma non progettualmente, manifattura come Alessi, nella serie non a caso denominata Tea and coffee piazza205.

Una clamorosa novità del catalogo della mostra a cura di Enzo Biffi Gentili, è la “scoperta” di Cleto Munari designer in proprio, progettista di oggetti in materiali “vili”, a basso costo, utili, alcuni dei quali entrati nella collezione del Museo d’Arte Moderna di New York. È una folgorante contraddizione con il suo più noto ruolo di editore di oggetti lussuosi e “superflui”. Cleto Munari designer deve molto non solo a Carlo Scarpa, ma anche alla sua precedente esperienza di lavoro in una industria di armamenti. Munari, alla sua prima esperienza come designer, nel 1970, ha adottato la forma sferica. Una piccola brocca prodotta da Lion Pilter, un’azienda di Brescia che produceva peltro e della quale egli era direttore, fa dell’impugnatura un solo elemento strutturale continuo con il resto della sagoma, inscrivendola in una circonferenza ideale206. Il libro di Biffi Gentili illustra per la prima volta, a differenza di quelli precedentemente a lui dedicati, non solo la sua attività di editore di progetti altrui, ma anche quella di designer in proprio (e grafico). Il suo

205 Ivi, p. 23. 206

Ivi, p. 55. Ed è curioso che invece nella sua collezione d’argenti affollata di progettisti non esista oggetto così

geometricamente “radicale”. Il solo che fa esplicite dichiarazioni a favore della “geometria elementare” è Roberto Sambonet, ma i cilindri del suo servizio da bibita del 1980 sono, rispetto alla brocchetta di Cleto Munari, quasi barocchi.

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design è funzionale ed egli si preoccupa moltissimo dell’efficienza e dell’affidabilità di un oggetto: se progetta una grattugia (fig. 81), il formaggio deve centrare il piatto e non muoversi sulla tesa o fuori; se disegna un cache-pot, prevede un colletto all’imboccatura che impedisca la fuoriuscita d’acqua durante le operazioni di innaffiamento. Come dice Biffi Gentili “È la sua personale forma di dandismo: un editore di oggetti suntuari e d’eccezione d’arte applicata affronta l’avventura come designer con oggetti pratici a basso costo e alta tiratura”207

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