• Non ci sono risultati.

SVILUPPO TERRITORIALE E STRATEGIE DI MODERNIZZAZIONE

COESIONE, CRESCITA E PROTAGONISMO DEI LUOGH

Se questo è il quadro delle criticità nel quale vanno analizzate le più recenti strategie di sviluppo territoriali, occorre a questo punto indirizzare l’interesse verso le possibili innovazioni che l’Europa ha inteso introdurre nei suoi più recenti piani per la crescita e la coesione sociale. Qui si prenderà a riferimento il caso campano e della città di Napoli. L’UE nel 2010, con la Comunicazione Europa 2020 (Commissione Europea, 2014a), si è posta obiettivi ambiziosi che, nelle intenzioni, dovrebbero spingerla fuori dalla crisi, innovando settori strategici nel contesto della competizione globale. Le novità si riferiscono all’individuazione di un set di indicatori sulle dimensioni prioritarie della programmazione con target da raggiungere4 e all’organicità degli interventi da attuare.

Europa 2020 indirizza in modo più chiaro l’uso dei fondi comunitari a livello regionale per

il raggiungimento di risultati che rientrano in quello che si potrebbe definire il modello europeo di società, cioè: inclusiva, multi-culturale, sostenibile, tecnologicamente avanzata, della piena occupazione (Rifkin, 2004).

Per quanto concerne il ciclo di finanziamenti 2007-2013 appena trascorso, diverse comunicazioni della Commissione hanno evidenziato le debolezze da correggere. Nello specifico, la Sesta relazione sulla coesione economica, sociale e territoriale del 2014, al capitolo ottavo, sottolinea come ingenti risorse (un terzo del bilancio) saranno destinate al raggiungimento degli obiettivi 2020 concentrandosi, però, molto di più sui risultati, monitorando specifici indicatori e agevolando lo snellimento delle procedure burocratiche nell’ottica di attivare collaborazioni territoriali tra istituzioni locali e stakeholder socio-economici. I territori sono quindi individuati come luoghi che, nella logica della sussidiarietà, saranno coinvolti nell’attuazione e monitoraggio di azioni ritagliate sul contesto locale. In questo quadro il “territorio” assume un ruolo strategico poiché le azioni di sviluppo dovranno considerare il capitale territoriale da poter mobilitare e incrementare in modo concertato con gli attori locali (Grasso et al., 2013; Grea e Milotti, 2007; Perulli e Pichierri, 2010).

Nell’attuale programmazione, inoltre, riemerge con forza la dimensione urbana. La città, quale unità territoriale nevralgica in cui si concentrano gli aspetti problematici relativi al benessere della popolazione e le risorse più importanti per la crescita economica, ha trovato nel legislatore europeo attenzione sin dagli anni ’90. I programmi Urban I (1994-1999) e II (2000-2006) hanno di fatto rappresentato delle sperimentazioni a sostegno di una prima Agenda Urbana nel seconda metà degli anni Novanta. Una visione più articolata e prospettica sul ruolo degli agglomerati urbani sarà diffusa nel 2007 attraverso la Carta di Lipsia sulle città europee sostenibili, volta a stabilire principi

125

e indicazioni per una città inclusiva e sostenibile già in linea con quelli saranno gli intenti di Europa 2020. Più di recente, nel 2014, con la comunicazione La dimensione

urbana delle politiche dell’UE (COM(2014) 490 final) l’Unione sembra spingere nel

considerare strategica non solo la dimensione urbana in sé, ma il coordinamento di attività d’attuazione di programmi e iniziative all’interno di contesti che non coincidono con il limite amministrativo delle città (Calafati, 2014)5. Un mutamento di prospettiva peraltro giustificabile in rapporto al monitoraggio degli stessi obiettivi Europa 2020, che mostra come le priorità individuate siano state raggiunte solo in parte e in alcuni ambiti (in particolare, sembrano mancati gli obiettivi relativi a ricerca e sviluppo, occupazione e riduzione della povertà; Commissione Europea, 2014b).

In Italia le Città metropolitane, per le maggiori conurbazioni urbane, appaiono come luoghi elettivi in cui applicare le strategie comunitarie. Lo stesso Programma Operativo Nazionale Città Metropolitane 2014-2020 (PON METRO) conferma questo indirizzo fissando obiettivi specifici ripresi nei Programmi Operativi Regionali. Nel caso specifico della Campania il FESR-POR 2014-2020 sottolineano come la città rappresenti un nodo strategico importante dell’intera azione regionale. Degli undici Obiettivi Tematici (OT) relativi all’impiego dei Fondi, ad esempio, quattro rientrano nell’Asse X “Sviluppo urbano”, con dotazione finanziaria pari al 17,1% del totale, la più ampia del FESR-POR. Nell’insieme, l’odierna programmazione individua: il rafforzare l’area metropolitana di Napoli come centro di offerta di servizi e trasporti, e il potenziamento delle funzioni delle “Città Medie”, nodi della rete policentrica regionale. Questi aspetti sono declinati in termini di innovazione tecnologica (smart city), sostenibilità ambientale (riduzione dei consumi energetici ed emissioni di CO2) e sociali (occupazione e inclusione). Dimensioni problematiche rispetto a questa programmazione sono ravvisabili in due livelli: quello delle policy europee e quello dell’applicazione delle politiche nelle aree urbane. Nel primo caso la difficoltà di raggiungere gli obiettivi più sociali sembra evidenziare come l’adozione di un orientamento neoliberale “soft” non permetta di raggiungere i risultati dichiarati. Se da un lato, ad esempio, la richiesta di maggiore flessibilità del mercato del lavoro accompagnata da politiche di workfare è intesa a rendere più dinamico il mercato del lavoro per una maggiore occupazione, dall’altro l’economia governata dai dettami neoliberali in momenti di crisi (congiunturale o strutturale) non consente di mantenere i livelli occupazionali se non a spese di una riduzione notevole del livello delle retribuzioni e di peggioramento della qualità del lavoro. Rispetto alle politiche urbane i coni d’ombra risiedono nella necessità di seguire le indicazioni europee che riconoscono interessi strategici che possono non trovare una corrispondenza con i territori; ma anche dalla contraddittorietà di voler perseguire, come nel caso campano, lo sviluppo della Città metropolitana e le “aree interne” invertendo un trend di depauperamento di queste ultime che potrebbero trovare una risposta solo oltre le indicazioni di razionalizzazione della spesa.

126