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San Marco

3.5 ELEMENTI MORFO-STRUTTURALI SOTTO COSTA

3.5.2 COLATE LAVICHE SUBACQUEE

L’area studiata è ampiamente ricoperta dai prodotti lavici riferibili alle diverse fasi, più o meno recenti, che hanno caratterizzata l’attività dell’Etna.

All’interno dell’area studiata i prodotti vulcanici sommersi posti più a nord si rinvengono in corrispondenza di Riposto e sono rappresentati dal deposito vulcanoclastico denominato Chiancone (le cui caratteristiche generali sono state descritte in precedenza).

Poco più a nord dell’abitato di Pozzillo, in corrispondenza dello sbocco a mare del torrente Fago, si individua un limitato deposito grossolano: probabilmente si tratta di materiale vulcanoclastico trasportato dal torrente stesso durante le fasi di piena oppure è riconducibile ad una colata lavica che si è messa in posto prima o durante il Chiancone. Le prime colate laviche si rinvengono in prossimità di Pozzillo, dove, in corrispondenza del porticciolo, si individuano tre fronti differenti.

Quello posto più a nord ricopre con uno spessore di un paio di metri una superficie di circa

0.1 km2, estendendosi in lunghezza per quasi 800 m e in larghezza per circa 200 m e

raggiungendo una profondità massima di 14 m. Tale fronte si appoggia su un ampio TDS, occupandone una limitata porzione del tetto. La morfologia sommersa di questa colata (ampiamente modellata dal moto ondoso e dalle correnti marine) fa pensare al prodotto di un’eruzione non troppo recente.

Immediatamente a sud di questa colata se ne individua una seconda, la quale ricopre una modesta superficie del fondale antistante l’abitato di Pozzillo. La porzione meridionale di questa colata è erosa dalla testata del Canyon di Pozzillo. Più a sud, si individua il fronte di un’altra colata lavica sovrapposto al precedente. Esso ricopre una superficie di circa 0,4

km2 estendendosi parallelamente alla costa per circa 2 km contornando in tutto il suo

sviluppo il promontorio lavico situato tra Pozzillo e Stazzo; l’estensione massima perpendicolare a costa raggiunge i 350 m in corrispondenza del porticciolo di Stazzo, mentre il ciglio è posto a circa -20 m. Il fronte di questa colata (in realtà si tratta della paleofalesia) ricopre quasi completamente, con uno spessore che in alcuni punti supera i 15 m e che diminuisce notevolmente nelle zone esterne, il tetto del sottostante TDS, eclissandone il ciglio; quest’ultimo è individuabile solo in due punti: subito a sud del

porticciolo di Pozzillo e a nord di quello di Stazzo. In alcuni tratti i prodotti di questa colata ricoprono anche la scarpata frontale del TDS, raggiungendo considerevoli profondità. La porzione nord-orientale di questo fronte appare dislocata da una faglia che genera una piccola scarpata di circa 1-2 m (fig. 3.20).

Fig. 3.20 Vista 3D del fronte di una colata lavica sommersa, tagliato da una faglia (in rosso), nei pressi di Stazzo. Da notare la sovrapposizione di questa colata (in blu) su quella più antica (in giallo) e sul TDS (in viola). Equidistanza 10 m; esagerazione verticale 1,5 x.

Immersioni subacquee effettuate in loco hanno permesso di rilevare nella parte centrale del fronte, in corrispondenza di un assottigliamento della colata, numerose protusioni laviche, poste ad una profondità compresa tra 20 e 70 m, alcune delle quali formano dei canali lavici ben conservati (fig. 5.15); queste strutture si estendono in lunghezza per qualche decina di m assumendo direzioni diverse e si mostrano abbondantemente riempite dai sedimenti sabbiosi.

La morfologia esterna di questa colata subacquea, nel complesso abbastanza scoriacea, permette di attribuire ad essa un’età piuttosto recente.

Il fondale sotto costa collocato tra Stazzo e S. Tecla è occupato da un esteso fronte lavico, ricoperto nella parte più a nord dalla precedente colata. Il fronte di questa colata

sommersa ricopre una superficie di circa 0,55 km2, estendendosi parallelamente alla costa

per circa 2 km e perpendicolarmente ad essa per circa 400 m e mostrando il ciglio ad una profondità di 30-35 m; lo spessore medio è stimabile in circa 15-20 m.

Nella porzione più a nord i prodotti di questa colata ricoprono completamente il tetto del sottostante TDS e in alcuni tratti anche la porzione superiore della scarpata frontale,

mentre nella zona antistante S. Tecla diminuisce di molto la loro estensione verso il largo, permettendo così di localizzare il ciglio del TDS. La morfologia di questa colata sommersa indica che si tratta di un corpo messo in posto in tempi relativamente recenti, ma certamente successivi a quelli della colata precedentemente descritta, che lo ricopre. A sud di S. Tecla il TDS è ricoperto dai prodotti di una colata lavica sommersa che si sviluppa parallelamente alla costa per circa 1,5 km e parallelamente ad essa per un massimo di 300 m. L’aspetto della porzione esterna della colata fa supporre che si tratti di una colata piuttosto antica. Essa nella parte più a nord sembra essere ricoperta dai prodotti lavici di un’altra colata molto più recente, ma di limitata estensione.

Nell’offshore antistante l’abitato di S. Maria La Scala si osserva il fronte di una colata con estensione limitata che si è messo in posto su un TDS poco sviluppato in ampiezza, coprendolo quasi del tutto.

Il fondale a largo della Timpa di Acireale è caratterizzato dalla presenza di diversi fronti di colate subacquee. Uno di questi si trova di fronte la località di Pietra Monaca: esso ricopre

una superficie di circa 0,3 km2, raggiungendo una profondità massima di 70 m e

ricoprendo il sottostante TDS (fig.5.16). Un secondo fronte, di limitata estensione, è localizzato in corrispondenza di S. Caterina: esso si presenta parzialmente dislocato da una faglia orientata circa NE-SO.

Un’altro fronte di colata si rinviene più a sud in prossimità del Villaggio “La Perla Jonica” e del paese di Capo Mulini; qui il fronte lavico sommerso occupa una notevole superficie

(circa 1 km2), formando una scarpata (paleofalesia) alta più di 15 m. Questo fronte appare

ripetutamente dislocato da faglie che rigettano la colata anche di 15-20 m formando ripide scarpate alcune delle caratterizzate dalla presenza di indicatori cinematici rilevati tramite immersioni subacquee. Queste ultime hanno permesso tra l’altro di osservare numerose fratture circa perpendicolari alla superficie della colata, dovute al riequilibrio isostatico del corpo lavico.

Alla base della Timpa di Acireale, lungo tutto il suo sviluppo, si individuano altri prodotti lavici, attribuibili al detrito di versante della sovrastante falesia e/o a colate laviche molto antiche, notevolmente dislocate dalle faglie presenti. In corrispondenza della località di S. Caterina, si osservano affioramenti di lave colonnari situati ad una profondità compresa tra 5-10 m a circa 50 m di distanza dalla linea di costa; questo affioramento è stato rilevato solo tramite immersioni subacquee essendo localizzato in un settore poco profondo non coperto dai dati multibeam.

Il basso fondale antistante la costa che va dalla “Rupe di Acicastello” al porticciolo di Ognina (Catania) è caratterizzato dall’evidente sovrapposizione di due colate laviche diverse. Quella stratigraficamente più bassa (e quindi più antica) è visibile a partire dalla zona centrale del tratto di costa esaminato fino ad Ognina. I prodotti di questa colata si osservano fino a profondità di circa 40 m ed appaiono ampiamente modellati dal mare. Quella più recente, invece, borda il fondale di tutta l’area in considerazione, ricoprendo

parzialmente il fronte della precedente colata. La superficie occupata è di circa 0,5 km2,

essendo la colata estesa in lunghezza per più di 4 km ed in larghezza per un paio di centinaia di metri al massimo; il ciglio della colata è posto a circa 15-20 m di profondità, mentre lo spessore raggiunto supera in alcuni tratti i 20 m. La morfologia scoriacea di questo corpo lavico suggerisce che si tratti di una colata relativamente recente.

Il fondale antistante il promontorio compreso tra Ognina e l’abitato di S. Giovanni Li Cuti è caratterizzato dalla presenza di un fronte lavico spesso mediamente 30 m che si imposta sull’ampia piattaforma continentale catanese (fig. 3.21); esso ricopre una superficie di

circa 0,2 km2 e si estende in larghezza mediamente per circa 150 m, mostrando il ciglio a -

10-15 m e la chiusura a -40-45 m.

A largo di S. Giovanni Li Cuti, ad una profondità compresa tra 25 e 35 m sono state osservate, tramite immersioni subacquee, delle caratteristiche protusioni laviche longitudinalmente molto allungate con orientazioni molto variabili; si tratta di lava tubes e canali lavici sommersi, larghi circa 5 m e lunghi in alcuni casi più di 50, simili a quelli visti nei pressi di Stazzo (fig. 5.15). La morfologia di questa colata indica che si tratta di una colata relativamente recente; la geometria complessiva di questo flusso lavico sommerso è simile a quella di un delta e testimonia la recente messa in posto della colata.

Più a sud, in corrispondenza del limite meridionale dell’area studiata, si individua un altro fronte lavico, coperto solo parzialmente dal rilievo batimetrico; esso mostra uno spessore che aumenta gradualmente verso sud e che raggiunge il valore massimo di circa 20-25 m in corrispondenza della stazione ferroviaria di Catania.

3.5.3 RILEVAMENTO GEOLOGICO ALL’INTERNO DELL’AMP ISOLE DEI