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4 GEOLOGIA DELLA COSTA IONICA ETNEA

4.2 LINEAMENTI STRUTTURAL

L’area studiata è caratterizzata dalla presenza di numerosi lineamenti strutturali appartenenti sia al sistema di faglie delle Timpe sia a quello di Messina (Bousquet et al., 1987); altre strutture, inoltre, sono da ricollegare al lento ma continuo processo di scivolamento verso E-SE che coinvolge l’intero versante orientale dell’Etna (Borgia et al., 1992; Lo Giudice & Rasà, 1992).

Nel contesto del censimento delle strutture presenti nell’area si è cercato di distinguere le zone soggette a rotture cosismiche da quelle caratterizzate da fenomenologie di fratturazione asismica.

Le strutture rinvenute nell’area studiata vengono di seguito descritte in forma analitica in funzione della loro posizione geografica ed a prescindere dalla loro genesi.

Tra aprile e magio del 2009 si sono osservate diversi fenomeni di fratturazione al suolo nell’aria di Acitrezza che hanno condotto, tra l’altro allo sgombero di alcune case e palazzine. In questo periodo le stazioni permanenti GPS montate sull’Isola Lachea hanno misurato una deformazione a scatti verso est di circa 5 cm (Bonforte et al., 2009). Un dettagliato rilevamento delle aree soggette a fratturazione è stato realizzato in loco ed ha permesso di individuare delle direttrici preferenziali di deformazione (fig. 4.9).

Fig. 4.9 Mappa delle fratture rilevate (Azzaro et al., 2009)

Il sistema di faglie denominato delle Timpe, che taglia il basso versante orientale dell’Etna, è considerato la continuazione subaerea della Scarpata Ibeo-Maltese (Cristofolini et al., 1979; Lo Giudice et al., 1982; Lanzafame and Bousquet, 1997); esso è costituito da numerose faglie normali orientate circa NNO-SSE, molte delle quali si ritrovano all’interno dell’area studiata. All’interno di questo sistema strutturale è possibile individuare diversi segmenti, il più evidente dei quali, denominato “Timpa di Acireale”, si estende nel territorio dell’omonima città, dalla località Acque Grandi (a

nord di Capo Mulini) fino a S. Tecla, formando una scarpata costiera alta in alcuni tratti più di 200 m e lunga circa 6,5 km (fig. 4.10).

Fig. 4.10 Vista frontale del tratto centrale della Timpa di Acireale.

Il tratto settentrionale di questa struttura (a nord di S. Maria La Scala) è orientato circa NNO-SSE ed è mantellata dalle vulcaniti relative alla colata del 394 a.C., mentre quello meridionale mostra una direzione circa N-S; all’estremità meridionale, in corrispondenza del villaggio “La Perla Jonica”, dove la faglia disloca la colata di Aciplatani, essa ruota in senso antiorario assumendo una direzione circa NO-SE. La porzione centrale della Timpa di Acireale è caratterizzata dalla presenza di due piccoli graben: il primo è orientato circa N-S e si estende da Acireale fino a Madonna delle Grazie dislocando sia le vulcaniti appartenenti al Sintema Concazze sia la colata di Aciplatani; il secondo, orientato NE-SO ed esteso dalla località di Pietra Monaca a quella di S. Caterina, ribassa la successione lavica da entrambi i lati di più di 50 m. Circa 2 km a nord dell’abitato di S. Maria la Scala la faglia ruota in senso antiorario assumendo una direzione preferenziale NO-SE, formando la Timpa di S. Tecla estesa per circa 4,5 km ed alta fino a 220 m (fig. 4.11).

Fig. 4.11 Porzione meridionale della faglia di S. Tecla.

In questo tratto è esposto in modo evidente il piano di faglia che mostra strie e fratture di Riedel indicanti movimenti obliquo-destri (Lanzafame et al., 1996).

Più a nord questa faglia si interrompe per circa 3 km, prima di ricomparire a sud di S. Venerina, dove forma una scarpata, denominata Timpa di Moscarello; questa struttura si estende per circa 2,5 km e disloca oltre a due colate laviche (colate di Dagala e di Pozzillo) anche la porzione più occidentale del Chiancone.

Un’altra struttura ritenuta appartenente al Sistema delle Timpe è la Faglia di S. Nicolò che si sviluppa per qualche km a partire dal paese di Valverde fino alla costa in prossimità di Acicastello, mostrando una direzione NNO-SSE nel tratto settentrionale e NO-SE in quello meridionale; questa faglia normale disloca le ialoclastiti del Membro Ficarazzi e mostra evidenze di fenomeni di creep asismico nell’area compresa tra Ficarazzi e Nizzeti (Rasà et al., 1996).

In prossimità della costa tra S. Tecla e S. Maria La Scala si osserva la presenza di un’altra faglia normale anch’essa orientata NNO-SSE ed immergente verso est; questa struttura si estende per circa 3 km verso nord, essendo state rilevate recenti ed importanti fratture cosismiche in prossimità dell’hotel S. Tecla Palace e di numerosi casolari in località Caramma.

Tra le località di S. Tecla e di Stazzo è visibile il tratto meridionale della faglia di S. Leonardello, che dall’omonimo paese si estende per circa 9 km fino alla costa. Questa struttura disloca visibilmente le vulcaniti appartenenti alle colate di M. Ilice e di Fleri, mostrando anche evidenze di fatturazioni dovute a fenomeni di creep asismico (fig. 4.12).

Fig. 4.12 Fratturazione del manto stradale lungo il piano di faglia della faglia di S. Leonardello

In corrispondenza dell’abitato di Pozzillo Soprano si osserva la presenza di un’altra faglia normale appartenente al sistema delle Timpe, che pero mostra un’immersione verso ovest, formando, in tal modo, un graben insieme alla faglia di S. Leonardello. Questa faglia è associata a rotture sismogenetiche messe in mostra in occasione del terremoto del 2002.

Un’altra faglia, parallela alla precedente ma immergente verso est, si sviluppa per circa 1 km nei pressi di Pozzillo Inferiore dislocando la colata di Pozzillo e formando una piccola scarpata in prossimità della costa.

Nei pressi della località Praiola si osserva la presenza di un elemento strutturale curvilineo che forma la rientranza lungo la falesia costiera di Praiola. Secondo Lanzafame et al. (1996), quest’area, ampiamente modellata dal moto ondoso, rappresenterebbe l’intersezione tra i due principali sistemi di faglie del versante orientale dell’Etna, rispettivamente il sistema delle Timpe e quello di Messina.

Rilievi geologici realizzati sul posto hanno, invece, ipotizzato l’esistenza di un’unica faglia ad andamento curvilineo.

Le strutture presenti più a nord, orientate da NE-SO a circa E-W, formano un sistema di faglie en-échelon , che disloca il fan vulcanoclastico del Chiancone fino all’abitato di Torre Archirafi, formando in alcuni tratti scarpate di diverse decine di m.

Per quanto riguarda le strutture connesse con il processo di scivolamento del fianco orientale etneo, all’interno dell’area studiata si segnala la presenza del sistema di faglie Pernicana-Fiumefreddo e del tratto meridionale della faglia di Trecastagni considerati rispettivamente il binario nord e quello sud di tale processo (Rasà et al., 1996).

Il primo è un sistema di faglie, orientato circa E-O, costituito dalla terminazione orientale della faglia della Pernicana e di quella di Fiumefreddo. La Pernicana è una struttura trastensiva sinistra interessata da terremoti caratterizzati da fuochi molto superficiali e di bassa magnitudo (Neri et al., 2004); nell’area studiata si osservano i segmenti distali di questa struttura, il più orientale dei quali intercetta la strada Riposto-Schisò nei pressi di Fondachello mostrando una direzione ENE-OSO (fig. 4.13). La faglia di Fiumefreddo si sviluppa, in corrispondenza dell’omonimo paese, per circa 3 km mostrando un’orientazione circa E-O e un’immersione vero sud.

Fig. 4.13 Fratturazione del manto stradale lungo il piano di faglia della faglia della Pernicana presso Fondachello.

La faglia di Trecastagni è considerata una faglia diretta con componente trascorrente destra formata da due segmenti. Quello settentrionale, orientato circa NO-SE e immergente verso NE, forma una scarpata di circa 10 m ed è sismicamente attivo causando terremoti superficiali (Azzaro,1999); il segmento meridionale ha andamento circa E-O ed è soggetto a fenomeni di creep che interessano l’abitato di S. Gregorio. Questa faglia sembra proseguire verso sud attraverso la Faglia di Ficarazzi che da S. Gregorio di Catania si sviluppa, con un’orientazione NE-SO e un’immersione verso NO, fino alla costa in corrispondenza di Acicastello.