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3. VIVERE E RACCONTARE “SOTTO IL CIELO DI ROMA”: traduzione e analisi d

3.3. Proposta di traduzione

3.3.8. Anche chi non ha colpe ne subisce le conseguenze

Così quella sera i due andarono a mangiare a “La Grande Capitale”. Come sempre, appena entrati chiacchierarono un po’ con il proprietario. In quel periodo in Cina era scoppiato lo scandalo del latte contaminato, così alcuni politici italiani avevano cavalcato l’onda, invitando tutti a non andare più nei ristoranti cinesi. Yingxi colse l’occasione per chiedere al proprietario se questa pubblicità negativa dei media avesse influenzato gli affari. Il proprietario rispose che naturalmente era stato così, poi fece un esempio dicendo che la sera prima era venerdì e di solito il locale era molto affollato, con circa centoventi tavoli occupati, mentre la sera scorsa ce n’erano soltanto poco più di venti. «Così esagerato? Una pubblicità con effetti immediati!» esclamò lei allarmata. Il proprietario continuò dicendo che negli anni dell’allarme SARS aveva sentito al telefono alcuni suoi colleghi in Germania e Francia e aveva saputo che i loro affari andavano bene come sempre. Nonostante i tedeschi e i francesi avessero aperto molti dibattiti sulla SARS, continuavano comunque ad andare a banchettare nei ristoranti cinesi; solo in Italia fu diverso, semplicemente perché il tumulto e la pubblicità negativa dei media erano stati troppo forti e avevano scatenato il panico nelle persone. In passato a Roma c’erano più di 450 ristoranti cinesi, a causa dei pochi affari del periodo della SARS, 200 erano stati chiusi e ne erano rimasti circa la metà.

«Maledetti italiani, quanto amano ricamare sui fatti, non mollano la presa, ingrandiscono le cose, e colgono l’occasione per creare caos attorno alla tua attività cinese, così ti rovinano!»

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Disse gesticolando il proprietario indignato. «Questa storia del latte è proprio un’ingiustizia! Cosa c’entriamo noi? In quale piatto mettiamo il latte? E se lo usassimo, useremmo quello fresco del posto…»

«Gli italiani sono molto prevenuti, appena sentono soffiare il vento, credono subito si tratti di un acquazzone.» Yingxi era molto dispiaciuta per gli affari del proprietario, si guardò intorno e in effetti i clienti erano diminuiti di molto.

«Speriamo che questa tempesta passi in fretta.» Disse avvilito il proprietario, poi giunse le mani e le scosse due volte, pregando non si sa chi.

Mentre mangiavano, Dano disse a bassa voce: «Secondo me quelli che hanno aggiunto le sostanze chimiche nel latte sono fuori di testa, sapevano perfettamente che quella roba era velenosa, per poi darla da mangiare a bambini senza difese immunitarie, questa cosa prima o poi sarebbe venuta fuori, e per cosa? Per pochi spicci? Follia, questa è follia!» Poi continuò: «Poi non c’è da meravigliarsi che l’Occidente pensi sempre che quando si tratta di sviluppo economico la Cina sia senza scrupoli. Stavolta ne hanno dato un’altra prova!»

«Anche tu hai ragione, i cinesi si sono sempre lamentati che gli occidentali avessero pregiudizi verso di loro, ma non si sono mai fatti un esame di coscienza su quello che fanno. Io non capisco, ma questa gente che lavora nell’azienda del latte, le loro famiglie, i loro figli, i loro parenti e amici, i figli dei loro parenti e amici, che latte bevono? Ah, mi ricordo che due anni fa mia cugina ebbe un bambino, quando tornò dall’America guardai nella sua valigia e vidi che c’erano molti contenitori di latte in polvere, in quel momento pensai che avesse fatto una cosa inutile: ‘Ma come? In Cina non si trova il latte in polvere?’ Adesso ho capito, ma le persone come fanno a stare tranquille così? Bisogna essere preparati a tutto, che realtà frustrante!”

«È anche complicato, con la popolazione così numerosa che ha la Cina, per garantire la distribuzione di cibo bisogna organizzare una produzione veloce e abbondante, quindi diventa difficile garantire la qualità…»

Il lunedì dopo il lavoro, mentre Yingxi chiacchierava con la sua brava collega Chiara, venne di nuovo fuori l’argomento del latte contaminato, Yingxi raccontò del ristorante che aveva subito un’ingiustizia per questa storia, Chiara ci pensò un po’ e poi disse: «Però, anche se i ristoranti cinesi di Roma non hanno legami diretti con questo latte contaminato, questo scandalo fa nascere dei dubbi negli italiani riguardo alla produzione legale e sicura del cibo cinese…» Yingxi riportò che il proprietario aveva detto che gli italiani ingigantiscono sempre le cose, per

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esempio durante il periodo della SARS gli affari dei ristoranti dei suoi colleghi in Germania e Francia non erano cambiati. Chiara rispose ridendo: «Gli italiani sono molto esigenti sul cibo e danno molta importanza alla salute alimentare, i tedeschi cosa ne capiscono di cibo? Loro mangiano di tutto. E i francesi? Sono i più sporchi d’Europa…» Alla fine entrambe si misero a ridere e non ne parlarono più.

3.3.9. “Non ho lasciato niente, tranne che un pezzo di cuore”

Quel martedì per Yingxi sarebbe stato l’ultimo giorno di lavoro, non si aspettava che anche in azienda le avessero organizzato una piccola festa d’addio. La segretaria Mara le porse un mazzo di fiori, Monica aveva preparato due torte perfette, nei giorni normali non si notava, ma quel maschiaccio risoluto e vigoroso aveva davvero talento. Una era tonda al cioccolato e venne divorata un attimo dopo essere stata servita. A sua detta, in quella torta non c’erano né uova né burro, quindi si sentiva il gusto puro del cioccolato. Anche Yingxi, che normalmente non mangiava il cioccolato, ne mangiò senza accorgersene una fetta bella grande. La seconda torta di Monica era rettangolare con le pere schiacciate, Yingxi la assaggiò: era molto delicata, i gusti delle due torte erano completamente diversi, ma erano entrambe buonissime.

Oltre a Monica, Chiara e Sergio, Yingxi non aveva detto a nessuno che sarebbe partita per l’Inghilterra, così nessuno si era preparato a salutarla, pensando che sarebbe rimasta a Roma. Molti le dissero: «I contratti per le collaborazioni ai progetti sono spesso discontinui, sicuramente tra non molto ti rivedremo, vero?» E Yingxi ogni volta rispondeva sorridendo: «Certamente! Così andremo di nuovo a pranzo insieme! Prima o poi… ahahah!» Anche Jessica dal Panama si avvicinò per darle un consiglio in disparte: «Anche io ho sempre avuto contratti a progetti. La scorsa estate ho lavorato qui per tre mesi, poi solo dopo Natale mi hanno chiamata per farmi un altro contratto a progetti, alcune volte c’è molto tempo da aspettare, puoi anche mandare il tuo curriculum altrove!» Yingxi la ringraziò.

Quel pomeriggio, Sergio andò via prima perché era influenzato. Yingxi lo accompagnò al bar di sotto a prendere un caffè e si affrettò a pagare, dicendo: «Tu offri sempre da bere a tutti, lascia offrire me una volta, altrimenti non ne avrò più l’occasione!»

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Quando fu il momento di andare, Sergio si mise gli occhiali da sole e sorridendo disse: «Io vado, ma tu abbi cura di te e quando hai ottenuto il visto fammi sapere, prima che tu parta andiamo a mangiare la carbonara! Non dicevi sempre di volerci andare?!»

«Giusto, prima di lasciare l’Italia, devo andare insieme al “Signor Carbonara” a “La Carbonara” a mangiare una volta la pasta alla “carbonara”! Altrimenti me ne pentirò per sempre! Ahahah!» Arrivati a questo punto bisogna dare una spiegazione: il cognome di Sergio è molto strano, letteralmente “Carbonara”, ma la “carbonara” è anche un piatto tipico di Roma. Da quando era piccolo, i suoi amici e compagni lo hanno sempre preso in giro. Anche ora ci sono dei maligni in azienda che urlano: «Dov’è Carbonara? Carbonara?» Una volta, Sergio e Yingxi erano entrati in un vicoletto e avevano scoperto un ristorante il cui nome era “La Carbonara” e il piatto più famoso era la pasta alla carbonara. In quel momento, trovandosi un Carbonara in piedi vicino a lei, Yingxi lo trovò così divertente che non riusciva a smettere di ridere. Subito dopo disse che una volta sarebbe dovuta andare lì con Sergio a mangiare la pasta alla carbonara.

Nel pomeriggio, Yingxi raccolse le sue cose e salutò tutti con un bacio, il che ovviamente la stancò e la rese confusa e disorientata. Al momento di uscire, Simona che era seduta di fronte a lei le chiese: «Non hai dimenticato niente?» Sentendo quella domanda, a Yingxi venne in mente di quando il gigante della letteratura Tagore lasciò la Cina e qualcuno gli fece la stessa domanda: «Hai dimenticato qualcosa?» Tagore tacque per un po’, poi rispose: «A parte il mio cuore, non ho dimenticato niente.» Yingxi ci pensò un attimo, poi scoppiò in lacrime, in quel momento tutta la sensibilità degli italiani venne fuori come un’eruzione.

Sulla strada di casa, guardò il mazzo di fiori che aveva in mano e avvertì una strana sensazione. Non avrebbe saputo dire di cosa si trattava.