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3. Discussione del dato e riflessioni cronologiche: gli elementi del paesaggio nel territorio

3.1. Colto e incolto nei secoli

Lo spoglio della documentazione nonantolana ha portato all’isolamento di 61 testi, redatti tra il 753 e il 1280 d.C. Se si eccettuano documenti come la celebre “donazione di Astolfo” – del 753, appunto – si tratta per lo più di atti destinati alla gestione di piccole proprietà. I criteri secondo cui si è operata la selezione sono stati già chiariti in sede introduttiva (raccolta di informazioni riguardo a colto, incolto, paleoidrografia e gestione delle acque); la scala territoriale ha coinciso, ovviamente, con l’estensione del quadrante in esame.

La documentazione nonantolana si mostra estremamente ricca di informazioni paesaggistiche. In linea generale e da un punto di vista puramente numerico, le informazioni più consistenti sono state raccolte per i secoli XI, XII e XIII. Riteniamo che ciò si debba, anzitutto, a una semplice questione di conservazione dei testi stessi relativamente alle cronologie più antiche; è pur vero, tuttavia, che a partire dall’XI secolo – e questo vale per tutti i quadranti studiati – i documenti cambiano decisamente tenore, iniziando a fornire informazioni di grande dettaglio, soprattutto in virtù del fatto che tendono a riguardare, come anticipato, comparti territoriali piuttosto ridotti. Si fanno molto più numerose, ad esempio, le indicazioni toponomastiche di contesto, e i confini dei singoli beni vengono espressi con dovizia di particolari al punto che, in alcuni casi, si ha l’impressione che il redattore dell’atto si sforzi di essere chiaro per aiutare il lettore a districarsi nello spazio, mettendo in relazione topografica, rispetto ai punti cardinali e ai riferimenti fissi del territorio, tutti gli elementi citati.

Passando a un’analisi dei singoli elementi di paesaggio, ma sempre rimanendo su un piano diacronico e diatopico, l’osservazione del grafico 1 permette di constatare come la stragrande maggioranza delle attestazioni riguardi gli appezzamenti coltivabili, con picchi a partire dall’XI secolo. A prescindere dai singoli valori numerici che hanno portato alla costruzione dell’istogramma (soggetti a variabili che non possiamo ponderare in questa sede), il dato da sottolineare, che ci pare valido anche da un punto di vista statistico, è proprio quello cronologico: nella documentazione nonantolana, relativamente all’areale in esame, non si rintracciano riferimenti di dettaglio ad appezzamenti coltivabili precedentemente all’XI secolo. Il che non significa, evidentemente, che non ci fossero, ma fornisce un’indicazione, forse, sulla percezione generale dello spazio; tanto più se consideriamo che i documenti anteriori al X secolo contengono, invece,

grafico 1 grafico 2 grafico 3 0 10 20 30 40

IX secolo X secolo XI secolo XII secolo XIII secolo XIV secolo

Quadrante modenese

bosco palude

fiumi canali artificiali

manutenzione rete idrica terreni coltivati

0 1 2 3 4 5 6 7 8

Carpi Asse del

Panaro NonantolaModena - Crevalcore -Sant'Agata Solara S. Felice sulPanaro

Quadrante modenese

secc. VIII-IX - sintesi

arativi vigne bosco prato/braida palude

0 2 4 6 8 10 12 14 Carpi Modena -

Nonantola Crevalcore -Sant'Agata Solara S. Felice sulPanaro

Quadrante modenese

XI secolo - sintesi

grafico 4

grafico 5

abbondantissimi e puntuali riferimenti all’incolto, segnatamente a boschi e paludi (non per forza da considerare come elementi distinti). In linea generale, quindi, il quadro offerto dalla documentazione nonantolana rientra in un modello storiografico consolidato.

Passiamo ora a un’analisi di maggiore dettaglio, raggruppando le informazioni per piccoli comparti territoriali e isolandole per secolo.

Per i secoli VIII-IX, gli elementi preponderanti del paesaggio descritto sono boschi e paludi (fig. 2). Come riportato sul grafico 2, i boschi documentati si concentravano lungo l’asse del Panaro, considerando il percorso che a Bomporto piegava verso Crevalcore; nell’area compresa tra Modena e Nonantola, dunque ancora nelle pertinenze del Panaro e, soprattutto, nella corte Gena, cui afferiva la nota e omonima selva (di cui ci occuperemo nel Capitolo 6); e nel territorio di Solara, dove aveva sede la corte del Secco. Le paludi, d’altro canto, sono menzionate solo in quest’ultima zona ma possiamo dare per certa l’esistenza di zone umide anche a valle di Nonantola (cfr. ancora Capitolo 6). D’altra parte, la letteratura disponibile ha già ampiamente descritto le caratteristiche di questi boschi planiziali, caratterizzati da estensioni anche considerevoli ma organizzati “a macchie”, per così dire, con spazi alberati intervallati a specchi d’acqua più o meno stabili.

0 1 2 3 4 5 6 7 8 Carpi Modena -

Nonantola Crevalcore -Sant'Agata Solara S. Felice sulPanaro

Quadrante modenese

XII secolo - sintesi

arativi vigne bosco prato/braida palude

0 2 4 6 8 10 12 14 16 Carpi Modena -

Nonantola Crevalcore -Sant'Agata Solara S. Felice sulPanaro

Quadrante modenese

XIII secolo - sintesi

Nell’XI secolo il quadro, come detto, si arricchisce notevolmente a scapito dell’incolto, che pure permane a punteggiare, con sparute menzioni, le aree del carpigiano, di Crevalcore, le pertinenze della corte del Secco di Solara e il territorio di S. Felice sul Panaro (fig. 3). Fanno la loro comparsa i terreni aratori, le vigne e i prati. Carpi, nel cui comprensorio doveva collocarsi la corte di Roncaglia, raccoglie il numero più alto di attestazioni, seguita dalla fascia compresa tra Nonantola e Modena, e dal crevalcorese (grafico 3)

L’immagine appena descritta muta ancora nel XII secolo (fig. 4). Continuano a permanere, nel carpigiano, le attestazioni di terra coltivabile ma si registrano residui riferimenti alla presenza di boschi e paludi sulla cui estensione, tuttavia, non possiamo esprimerci. Il settore modenese- nonantolano si arricchisce di menzioni di coltivi e di vigneti, unica produzione – lo sottolineiamo – ad essere sempre precisata. Si registra, poi, e si tratta di un dato piuttosto interessante, la presenza di un boscum stirpandum da collocare probabilmente nella zona di Albareto. Nel territorio compreso tra Crevalcore e Sant’Agata si registra la scomparsa delle attestazioni di prato e bosco; sostanzialmente immutato, nella sua “povertà”, il quadro relativo alle zone di Solara e S. Felice sul Panaro (grafico 4)

Il XIII secolo segna, in conclusione, la definitiva scomparsa delle attestazioni di incolto a favore dei coltivi, che continuano a registrarsi regolarmente nel carpigiano e nel settore modenese- nonantolano, e della vigna, fortemente rappresentata nell’area di Crevalcore (grafico 5 e fig. 5).

3.2 La gestione delle acque