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Documentazione disponibile e struttura del capitolo

1. Introduzione

1.1. Documentazione disponibile e struttura del capitolo

Il presente capitolo si inserisce nell’ormai consolidato filone di studi che tenta la fusione tra topografia e geoarcheologia1. Nei territori di nostro interesse, solo quello modenese e bolognese hanno già conosciuto approcci di questo tipo, come visto nei capitoli precedenti. Il cesenate risulta, invece, come per altri aspetti già discussi, piuttosto sguarnito sotto questo profilo, se si eccettuano alcuni spunti di Antonio Veggiani (cfr. Capitolo 2). Tuttavia, per quanto riguarda nello specifico l’interazione tra fonti scritte, cartografia storica e geoarcheologia sul tema ‘colto – incolto – gestione delle acque’, il quadro si fa generalmente più fumoso. Fare luce su questo particolare aspetto sarà dunque l’obiettivo preciso delle prossime pagine.

Lo spoglio dei testi è stato effettuato su base toponomastica. Nel caso modenese, si è partiti dalle indicazioni fornite da Tiraboschi nel suo Dizionario topografico-storico degli Stati Estensi; nel caso bolognese, invece, un appoggio fondamentale è stato trovato nella sezione curata da Mario Fanti all’interno del primo volume de Le carte bolognesi del secolo XI (FANTI 2001); per quanto riguarda il cesenate, infine, la raccolta si è presentata decisamente più faticosa anche a motivo di una gravissima carenza nella documentazione altomedievale, conseguente, secondo Dolcini, al sacco operato dai Bretoni nel 1377 (DOLCINI 1983, p. 26). In molti casi, i territori in esame si sono rivelati conservativi sul piano toponimico; in altri, le indicazioni fornite dai suddetti Autori sono state prese per buone quando si presentavano come incontrovertibili (toponimi antichi associati a località non conservative ma menzionati, in sede documentaria, insieme ad altri che, invece, sono sopravvissuti fino a oggi) ma anche nei casi in cui non si era in possesso di strumenti per verificarle. Tuttavia, considerando la scala del lavoro, la singola associazione toponimica errata non dovrebbe aver influenzato in modo preoccupante le ricostruzioni proposte.

Come si evince dal titolo del capitolo e come già premesso, i testi selezionati sono stati scandagliati alla ricerca di elementi che descrivessero le caratteristiche ambientali dei luoghi citati, con riferimento particolare alla presenza di boschi e paludi, corsi d’acqua naturali e/o artificiali, prati e spazi agricoli. Com’è noto, per quanto concerne la problematica in esame e soprattutto se ci rivolgiamo alla documentazione privata, i testi alto e pieno medievali forniscono sostanzialmente due tipi di dato: esistono indicazioni puntuali, in cui il singolo elemento paesaggistico viene considerato a sé e inserito in un quadro toponimico definito; e, parallelamente, talvolta nello stesso testo, indicazioni formulari che forniscono elenchi di elementi. Quest’ultimo caso è particolarmente frequente nei documenti riassuntivi come le conferme di beni facenti parte di grandi proprietà. È bene sottolineare, però, che tale formularità non implica, di per sé, un grado minore di affidabilità né di precisione, come dimostrato dal fatto che non sono mai state rintracciate descrizioni contenenti elementi implausibili per il territorio di riferimento.

La tabella sottostante riporta i titoli delle opere consultate per lo spoglio documentario. In linea generale, i secoli considerati vanno dal VI al XIII. Non per tutti i quadranti è stato possibile reperire materiale su un così ampio arco cronologico e, d’altra parte, tale ampiezza non ha sempre coinciso con una maggiore densità di informazioni. Il periodo che ha fornito dati sostanzialmente commensurabili per tutte le aree in esame va dal X al XIII secolo.

Modena - TIRABOSCHI G. 1784, Storia dell’Augusta Badia di S. Silvestro di Nonantola, 2 voll., Modena.

- VICINI E. P. 1929 (a cura di), Respublica Mutinensis (1306-1307), Milano. - CAMPORI C.1864, Statuta Civitatis Mutine anno 1327 reformata, Parma. Bologna - CENCETTI G. 1936, Carte bolognesi del secolo decimo, Bologna;

- FEO G. 2001 (a cura di), Le carte bolognesi del secolo XI, 2 voll., Roma;

- FANTI M.,PAOLINI L. (a cura di) 2004, Codice Diplomatico della Chiesa Bolognese: documenti autentici e spuri, secoli IV-XII, Roma;

- FRATI L. (a cura di) 1869, Statuti di Bologna dall’anno 1245 all’anno 1267 per cura di Luigi Frati, 3 voll., Bologna.

Cesena - RABOTTI G. 1985 (a cura di), Breviarium Ecclesiae Ravennatis (Codice Bavaro), secoli VII-X, Roma.

- BENERICETTI R. 1999 (a cura di), Le carte del decimo secolo nell’Archivio Arcivescovile di Ravenna: aa. 900-957 (I), Ravenna.

- BENERICETTI R. 2002a (a cura di), Le carte ravennati del X secolo. Archivio Arcivescovile (II) aa. 957-976, Bologna.

- BENERICETTI R. 2002b (a cura di), Le carte ravennati del X secolo. Archivio Arcivescovile (III) aa. 976-999, Bologna.

-BENERICETTI R.2009(a cura di), Carte ravennati del secolo undicesimo. Archivio del Monastero di Sant’Andrea Maggiore (V) aa. 1000-1049, Faenza.

- FANTUZZI M. 1801, Monumenti ravennati de’ secoli di mezzo per la maggior parte inediti, 6 voll., Venezia.

- VESI A. 1845, Documenti editi e inediti che servono ad illustrare la storia di Romagna, Bologna.

Com’è noto, la cartografia storica rappresenta uno strumento di primaria importanza nello studio dei paesaggi per una serie di motivi: perché si consente di ragionare sulla localizzazione di qualunque elemento noi decidiamo di approfondire attraverso la conservazione della toponomastica, di studiare particolari aspetti paesaggistici come la paleogeografia o la paleovegetazione e di approfondire temi legati al popolamento antico, come la presenza o l'assenza di insediamenti in determinate aree, la viabilità e il parcellare agrario.

Nel nostro caso, lo studio della cartografia storica si è rivelato solo parzialmente utile nel senso che, per quanto concerne gli aspetti della localizzazione di toponomastica antica, il problema non si è posto dato che i toponimi citati nei documenti consultati si sono conservati fino ad oggi; per quanto riguarda poi gli aspetti paesaggistici e, nello specifico, la paleoidrografia, la letteratura disponibile e la documentazione storica si sono rivelate molto più ricche di informazioni rispetto alla cartografia storica. Per quanto concerne, invece, la paleovegetazione, è opportuno precisare che si tratta di un tema troppo “evanescente”, si passi il termine, per studiarlo attraverso la cartografia. Il nostro lavoro di ricerca si è concentrato, infatti, non solo sullo specifico di alcuni contesti vegetali ma in generale sul tema dell'incolto, cioè su entità paesaggistiche non commensurabili alla sensibilità cronologica o al dettaglio della cartografia. Per quanto afferisce, infine, all'ultimo tema citato in apertura, quello del popolamento, la cartografia storica ha fornito, stavolta sì, informazioni molto interessanti, soprattutto con riferimento alla questione del parcellare, che qui considereremo non tanto dal punto di vista morfologico, inteso nell'accezione tradizionalmente francese, quanto piuttosto sul versante della contestualizzazione geomorfologica di determinate forme; ovviamente avendo ben chiaro, si perdoni la banalità, il concetto di palinsesto.

Lo scopo del nostro spoglio della cartografia storica e contemporanea è stato triplice. In primo luogo, come già anticipato, localizzare le aree caratterizzate da persistenze centuriali e quelle sottoposte a parcellizzazioni differenti; in secondo luogo, cartografare le attestazioni di colto e

incolto; infine, sommare le informazioni raccolte e confrontare il risultato con la geomorfologia e con il dato geoarcheologico. Per ovvie questioni di affidabilità topografica e per il fatto che, cabrei a parte, essa non fornisce, in genere, informazioni utili ai nostri fini, non si è considerata, salvo un’eccezione, cartografia settecentesca o pre-settecentesca. Si è fatto ricorso, invece, allo strumento Moka GIS, un repertorio di cartografia georeferenziata disponibile all'interno del geoportale dell’Emilia-Romagna. Lo strumento si articola su due macrolivelli: la cartografia compresa tra il 1580 e il 1852, e la cartografia compresa tra il 1853 e il 1895. Per quanto riguarda i quadranti di nostro interesse, sono state sempre considerate la carta storica regionale del 1853 e la prima levata dell’IGM; nel caso di Modena è stata inoltre analizzata la carta del Ducato del 1821; nel caso di Bologna ci si è rivolti anche alla carta compilata da Chiesa nel 1762; nel caso di Cesena, infine, piuttosto sguarnito anche su Moka GIS, sono stati consultati alcuni esemplari cartografici pre- ottocenteschi provenienti dal fondo della Biblioteca Malatestiana ma, come prevedibile, le informazioni ricavabili allo scopo della nostra ricerca sono risultate nulle. In generale, lo studio è partito sempre dall’esemplare più antico disponibile.