• Non ci sono risultati.

Diario Ordinario

muratore, scalpellino, falegname, ferraro, scultore e stuccatore della sepoltu ra che dovrà

”. La “

” doveva essere larga “ ” 13 palmi e alta 18,

comp osta da “ ” coperti da una volta a

schifo guarnita con riquadri di stucco e stemmi del cardinale . Nella facciata della cappel la di fronte all’ingresso, era stata poi progettata una “

” mentre “

” dovevano essere po sti “ ”.

Nel progetto era inclusa la sca la per discendere nella sepoltura e “

”.

Nell’archi vio Orsin i della Specia l Col lection dell’Università della Ca liforn ia di Los Angeles, è stata rinvenuta, durante il presente studio, una pianta che può riferirsi al docu mento sopra citato (fig. 37), apportan do significativi contribu ti all’esame della struttura. Il disegno reca in alto la scritta “

” e, in basso, la firma de llo stesso cardina le. La pianta non riporta indicaz ioni inerenti Paolo Posi , ma è da annoverare tra i progetti che l’architetto ese guì per la realizzaz ione della cappel la, come si può dedurre dall’accenno ai

, riportato nel document o citato.

Il disegno eseguito dall’arch itetto presenta gli aspetti forma li e tecnic i del document o d’e poca presentan dosi, di fatto, come contributo storico importante, in grado cioè di affiancars i con efficacia alla descriz ione del lavoro svolto. Un’anal isi diretta della cappel la, abbinata ai docu menti ancora ricordat i costitu isce un’ottima esperienza di indagine stor ico artistica, permetten do di compiere i passagg i logici nelle condizioni m igliori. L’esame quindi permette di riconoscere nella struttura le caratte ristiche essenz iali de i progett i riferibili a Pao lo Posi345, basati sulla richiesta di monu mentalità voluta dai committenti, corretta con adeguati accorg imenti tecn ici e adattata alle necessità stilistiche de l vicino neoclassic ismo, con la cura essenziale dell’aspetto cromatico e plastico. L’effetto risultò in linea con la basi lica che ospitava la cappel la propo nend osi come elemento agg iunto di buo n livello artistico e adeguato alle richieste de l prelato.

Gaetano Moroni, in questo senso, nel redigere la biog rafia de l cardina le Ors ini, lo ricorda come “libera le e munifico colle chiese alla sua cura sottomesse” e questa generosità si esplicò in partico lare verso i monasteri laziali delle clarisse legate ai Farnese e definite quindi

345

Sull’attività dell’architetto sen ese vedi Contardi-Curcio 19 91, pp. 422 -424; Kieven 1991, p. 63 n. 33; Kieven-

Curcio 2000, pp. 224-225.

farsi di nuovo nella Cappella dell’E.mo, e R.mo Sig.r Cardinale Orsini esistente in San Giov anni in Laterano … secondo i disegni veduti, ed approvati dall’Em.za Sua stanza ad uso di sepoltur a di vano per ogni verso

quattro muri lavorati e tavolozz a con suoi contrafforti

piccola mensa di stucchi con quadro di sopra bassor ilievo parimen te di stucchi rappresentante una Pietà due sportelli di noce guarniti con tutti i suoi ferri nel vano della Balaustr ata

due lapidi di marmo bianco lisce … con telaro attorno di pietra detta ba rdiglio co n last ra giallo di Siena

Pianta della Cappel la dell’E.mo e R.mo Sig.re Cardinale Orsin i in Sa n Gio.ni

Laterano

dise gni veduti, ed approvati

Monache Farnesiane, di cui era protettore346. Per questa famiglia monastica il card inale fece

eseguire una serie di dipint i affidando ne la realizzazione ad Agostino Masucci e a Domenico

Corvi.

Al primo, già presente nella collezione del pre lato, l’Orsini commissionò una monumentale tela per l’altare magg iore de l monastero di S. Maria de lle Graz ie, a Farnese, paese in provincia di Viterbo che dalla stessa famiglia prendeva il nome e che dette i natali alla prom otrice delle Costituzioni prat icate dalle consorel le. Il dip into, raffigurante

a (fig. 38), è

datato al 1 750, come si e vince da lla scritta posta sul retro : “E.mo Orsini Protettore/ F. A. Trin. Visitatore 1750/ S. M. Anna della Croce Abbadessa/ Agostino Masucci Romano Pinse”347. Il dipinto, per l’alta qualità esecuti va e compositiva, oltre che per le notevoli dimensioni, è da annoverare tra la migliore produzione del pittore romano e corrisponde per gl i aspett i tecn ici e stilistici alle sue opere già trattat e in precedenza. In questa veste, la co llocazione in un centro periferico dell’area viterbese assegna allo stesso luogo una valenza storica artistica di alto valore. Alla bottega del Masucci e alla committenza Orsin i, potrebbe essere ricondo tta, in via attributi va e per assonanze stilistiche, un’altra tela rappresentante una singolare

(fig. 39), conservata anch’es sa in un monastero farnesiano, quello di Santa Maria della Prov videnza a Fara Sab ina.

Per lo stesso Ordine, come già anticipato, il card inale Ors ini incaricò Domenico Corvi di eseguire quattro tele per il monastero romano della SS.ma Concezione ai Monti. La scelta del prelato era motivata dal fatto che la carriera de l giovane artista era stata da lui favor ita, avendolo inserito nella committenza romana di alto livello, dopo una prima fase svolta prevalentemente in provinc ia.

Tra il 1753 e il 1756 Corv i aveva infatt i inviato a Senigallia, per chiese diverse, tre pale d’altare sol lecitate da due illustri rappresentanti del la famiglia Antonel li, il conte Bernard ino e suo zio Nicola, futuro cardinale . Nel 1758 aveva concluso la realizzazione degli affreschi della chiesa del la Compagnia de l Gonfalone a V iterbo sua patria d’orig ine348.

La docu mentazione a disposizione permette di apportare significativi contributi in merito all’attività del pittore viterbese e dei suoi rapporti con il cardina le Ors ini, specif icando datazioni, destinaz ione delle opere e nuove propo ste a livello di commissioni. Le prime opere affidate al pittore viterbese, come testimoniano le fonti, furono due tele per il monastero della

346 Moroni 18 48, pp. 171-172. 347 Ricci 200 8, pp. 23-24. 348 Rudolph 19 98, 1 9 -23. La Trinità tra l Vergi ne dolente, S. Francesco, S. Chiara, con una anonima consorella e angeli

Madonn a dei Raccoman dati

SS. Concezione ai Monti, di cui l’Ors ini era protettore, rappresentanti due scene di vita della

Santa titolare de ll’Ordine : e

(fig. 40) opere entrambe conservate nel la Certosa di Vedana349.

Nel gennaio del 1758, in base ai relativi docu menti, furono corrisposti 10 scudi al pittore per

”350, anticipando il saldo di 220 scudi, effettuato nel settembre dello stesso anno, per “

”351.

Quattro anni più tardi, nel 1762, il card inale Orsini torna a far dono allo stesso monastero della Concezione di altre due tele dell’artista viterbese “

” 352, da identif icarsi con i due episodi bib lici di e (fig. 41), conservat i anch’essi nella Certosa di Vedana. La commissione del cardina le Ors ini de i quattro dipint i era già nota grazie ad un’iscriz ione posta sulla tela di che recita “Dominicus S.P.S. Cardinal is Ursinus Protector 1758” tram ite la quale era stata dedotta la realizzazione di tutte e quattro le tele a quest o anno. I documenti a disposizione hanno poi permess o di datare correttamente i dipinti, ese guiti dal Corv i neg li anni 1758 e 1762, e di attestarne la provenienza originaria dalla chiesa della SS.ma Concezione ai Monti, confu tando di fatto la presunta appartene nza al monastero di Santa Chiara di Palestrina, dove erano stati invece trasfer iti dopo la distruz ione del monastero roman o avvenuta a fine Ottocento 353.

Il card inale, come appare evidente dalla docu mentazione presentata, si servì di Domenico Corvi preva lentemente per moltepl ici committenze in chiese diverse e per circa un decennio. Sempre del 1758 è infatt i la pa la d’alta re rappresentante (fig. 42), conservata nella ch iesa romana di Trinità dei Monti, realizzata da l Corv i su probabile raccomandazione del cardinale , per la cappel la de lla sua antenata Cecilia Ors ini Pio di Savoia354.

349

Rudolph 19 98, 2 3.

350

Appendice documentaria 2: doc. 4, di cembr e.

351

Appendice documentaria 1: doc. 37.

352

Appendice documentaria 1: doc. 39.

353

Cfr. Rudolph 199 8, 23.

354 Rudolph 19 98, 2 3.

Sant a Chiara respinge gli attacchi dei Saraceni San Francesco

dà la regola a S anta Chiara ,

rimbor so dello speso in due tele da dipingersi due fatti per la chiesa delle monache

cappuccine della SS.ma Concezione ai Mon ti

due quadri in tela di palmi 10 e 9 rappresentanti un o S. Francesco, che dà la regola alle Monache della SS.ma Co ncezione, e l’altro il Miracolo d i S. Chiara in Assisi quando furono fugati i Sa racen i, dal medesimo fatti di nostra commissione, e regala ti alla Venerabile chiesa delle Monache della SS.ma Concez ione ai Monti di Roma, di cui noi siamo p rotettore

rappresentanti uno il vello dè Gedeone, e l’altro la nuvoletta d’Elia

Gedeone con il vello dell’agnello Anti oco castigato da Dio

San Francesco dà la regola a Santa Chiara

Durante il corso della presente ricerca è stato possibile chiarire lo stretto rapporto del cardina le Ors ini con la ch iesa romana di San Marce llo al Corso, legame dovuto alla triste esperienza di Giacinta Orsini Boncom pagni Ludovisi, figlia del card inale, morta di parto il 9

giugno 1759. Il figlio della nobi le venne infatt i sepolto nella chiesa appena citata mentre il corpo della duchessa fu vestito con abito di monaca francescana e portato nella chiesa di Sant’Ignazio, prima di essere seppel lito nella già ricordata cappel la gentilizia de lla fam iglia Orsin i in San Giovanni in Laterano355. Nella docume ntazione inerente i pagamenti del Maestro di Casa del cardinale, inoltre , vengono registrate alcune elemosine fatte dal pre lato alla predetta chiesa di San Marcello al Corso. Per la stessa chiesa, nel dicembre del 1760, Domenico Corvi firmava il contratto per due tele destinate alla Cappel la della Madonna dei

Sette Dolor i, rappresentanti e il

(figg. 43-44)356. La commissione, a que sto punto, potrebbe essere attribuib ile al cardina le Orsin i, vista la sua ascendenza diretta sul la medesima chiesa.

I contatti tra il cardina le e il pittore si mantengono costanti per tutto il decennio successivo, come testimo niano le note di pagamento de l Maestro di Casa dell’alto pre lato, e si esprimono anche con azioni di cortes ia, come il dono del cardinale al Corv i, nell’aprile 1761, di una guantiera esegu ita dal famoso argentiere romano Vincenzo Belli357. Il regalo era stato elargito come ringraziament o per le lezioni di dise gno che Domenico Corvi impart iva al figlio del cardina le, Filippo Bernualdo, almeno dal 1758, anno in cui i docume nti segnalano un rimborso a favore del Corvi per “ ”358. L’attiv ità didattica del Corv i

355 Una “ ” conserv ata nell’archivio Boncompa gni Ludovisi ricorda che “

” la fonte narra che il corpo della duchess a fu vestito con abito di monaca franc escana e il feretro poi portato nella chiesa di San Ignazio “ ” per i funerali e gremita di nobili romani; a cantar e e suonare i musici e il coro della chiesa di San Marcello al Corso guidati dal loro maestro di cappella. Il corpo di Giacinta Orsini fu seppellito nella cappella gentilizia della fami glia Orsini, detta di San Barbato in San Giova nni in Laterano, mentre il neonato morto fu seppellito nella chiesa di San Marcello al Corso, (Archi vio Secreto Vatica no, ,632B).

356

Curzi 19 98, pp. 108-109 n. 1 8.

357

La guantiera faceva parte di una serie di argenti fatti realizz are da Vi ncenzo Belli per essere donati ai

“ ”. Oltre al Corvi beneficiarono dei regali anche un inseg nante di lingua spagnola e un maestro di legge, ai quali andarono rispettivam ente due candelieri cias cuno, (Appendice documentaria 2: doc.

17, aprile). 358 Appendice

documentaria 2: doc. 14, marzo.

Mosè abbando nato sulla riva del Nilo Sacrif icio d’Isacco

lapis pres o per il signorino

memoria L’ecc. Sig. Donn a Giacin ta

Orsini Boncom pagni Ludovisi duchessa d’Arce, passo a miglior vita, di parto, li 9 giugno 1759 alle ore 15 in circa d’anni 18 non compi uti di sua età...

tutta adornata a lutto

Arch. Boncom pagni Ludovisi

era già nota, avendo egli avviato nella sua casa un’accade mia privata, alla quale ne l 1752 partecipò anche Bernardino Antonell i, tra i primi committenti del Corv i359.

Nel 1762, come già antic ipato, il card inale si avvale dell’arte de l Corv i per commissionarg li un ritratto dell’insi gne antenato Benedetto XIII Orsin i; un secondo ritratto, di cui non viene citato il soggetto, fu realizzato dal lo stesso Corv i nel 1765360, sempre per ordine de l cardina le; nel 1768, poi , i documenti ricordano un trasporto di “ ” dallo studio del pittore a

Palazzo Farnese, residenza del cardina le361. Al 1769, infine, risale l’ultima commission e riferibile al Corv i, quando il card inale, abate commen datario della chiesa di S. Salvatore in Lauro, fa ornare la cappel la del suo antenato Latino Orsini con due laterali rappresentanti

e la

(figg. 45-46). I documenti a disposizione, a tal fine, riportano che nel novembre del 1769 Corv i stava lavorando nella cappel la, riferendosi in partico lare ad un trasporto eseguito da un facchino “

”362.

La committenza Orsini dei due dipint i era già test imoniata dall’iscrizione363 presente nella cappella , ma la notiz ia documentaria permette di datare con precisione l’esecuzione degli stessi, f ino ad ogg i riferiti a pochi anni dopo i l 1763364.

La committenza del cardinale Ors ini, oltre a Roma, si estende anche ad alcuni edifici religiosi presenti nei feudi de lla famiglia, come ad esempio nella chiesa de i Ss. Leonardo ed Erasmo situata a Roccagorga, paese in provinc ia di Latina, acquistato dagli Ors ini ne l 1722 dalla famiglia Ginetti. La ch iesa a pianta centra le, tra la fine del Seicento e gli inizi del Settecento, per volere di monsignor Giovanni Pao lo Ginett i, nipote del card inale Marzio, era stata progettata da un ignoto architetto ri feribile alla scuola romana365.

Nei pagamenti de l Maestr o di Casa del card inale Ors ini, de l 1751, si accenna alle spese per il

“ ”366 e il docume nto sembra riferirsi allo

splendido manufatto ancora visibile sull’altare mag giore della chiesa (fig. 47). La

359 Rudolph 19 98, p. 20. 360

Appendice documentaria 2: doc. 18, ottobre; ap pendice documentaria 2: doc. 21, agosto.

361

Appendice documentaria 2: doc. 14, giugno.

362

Appendice documentaria 2: doc. 25, novem bre.

363

“Latinus Cardinal is Ur sinus / Templum et Monasterium / Funda vit” e “Domenicus Cardi nalis Ursinus / Abbas Comme ndatarius / Sacellum Orna vit”.

364

Rudolph 19 82, p. 14; Rudolph 19 98, p.23; Curzi 1998, p. 12 6, n. 23.

365

Sulla chiesa dei Ss. Leonar do e Erasmo di cfr. Magnani Cian etti 19 83, pp. 183 -201; Restaini 198 5.

366 Appendice documentaria 2: doc. 7, ottobre

-novembre .

quadri

S.

Pietro nel carcere Mamer tino battezza Processo e Martiniano Libera zione di S. Pietro dal carcere

per aver portato una tenda dal festarolo Calid i alla cappel la in S. Salvat ore in Lauro per c oprire il Signor Corvi pittore ba iocchi 10

progettazione di quest o potreb be attribuirsi a Paolo Posi, che come già detto era l’architetto di fiducia de l card inale, il quale è ricordato in quegl i anni a Roccagorga impegnato nella sistemazione del palazzo baronale del cardina le Ors ini, su incarico dello stesso prelato; negli anni seguenti, inoltre , si occuperà anche del restauro del la stessa ch iesa.

Per il medesimo edificio, nell’agosto del 1752, al pittore Marco Caprinozzi367 (1712-1778) furono corrisposti 60 scudi “

”368. La

notizia, sinora inedita , fa riferimento ad un dipinto presente nella citata chiesa di Roccagorga sino a pochi anni fa, prima del furto che privò l’edificio dell’opera in questione. Della stessa esiste però prova fotografica e da ll’esame dell’immag ine, per soggetto e assonanze stilistiche, si può concordare sulla corr ispondenza di tale dip into con l’opera commissionata dall’Ors ini al Capr inozzi. Nel quadro è infatt i rappresentata una (fig. 48), la cui esecuz ione ricorda la cultura figurativa dell’artista, basata principa lmente sull’attenzione che lo stesso riservava alla def inizione cromatica e plastica delle figure, affidata preva lentemente al colore, nelle diverse tonal ità delle terre, insieme alla resa delle caratter istiche fisiche e ps icologiche dei soggett i, prerog ativa che in alcuni cas i sembra tendere al patet ismo369. I documenti hann o quindi permesso di aggiungere un’ope ra

significativa al cata logo abbastanza esiguo di questo pittore, in una fase matura della carriera ma dipendente ancora dalle soluzioni formal i proposte da un suo maestro, Pietro Bianchi, e memorizzate durante la prat ica di bottega.

Un violento terremoto, nel 1769, dannegg iò gravemente la chiesa , già messa a dura prova da una precedente scossa avvenuta sedici anni prima, provocando il crollo dei tett i, di alcuni archi intern i, de lla volta della sacrest ia e della cella campanaria370. Il cardina le ritenne quind i

opportuno inviare a Roccagorga l’arch itetto Paolo Posi, per “

”371 e nell’aprile del 1770 i documenti segnalano un’ulteriore “ ” dell’architetto nel feudo Orsini “ ”372. Allo stato attuale delle ricerche non traspare compiutamente l’azione svolta in sede di restauro da Paolo Posi e il suo costo, ma il confronto con u n disegno che ritr ae la chiesa a lla metà del Settecento (f ig. 50) e l’attuale prospett o dell’edif icio ecclesiast ico (fig. 49), test imoniano una ristrutturazione piuttosto

367

Parretti 20 07, pp. 223-228.

368

Appendice documentaria 2: doc. 8, a gosto.

369

Parretti 20 07, pp. 223-228.

370

Restaini 198 5, pp. 22-23. 371

Appendice documentaria 2: doc. 25, agosto. 372 Appendice documentaria 2: doc. 26, aprile.

per prezzo di un quadro di palmi 14 e palmi 9 rappresentante la Madonna SS.ma con bambino in braccio mandato a Roccagorga per la nuova chiesa

Madonna con Bambino tra Santi

riconoscere il danno di quella

chiesa gita

blanda, che non andò ad incidere in maniera significativa sull’aspetto della costruzione. Fu modifica la parte superiore dell’edificio trasformando il tetto a pagoda in una soluzione apica le a timpano, insieme alla ricostruzione della cella campanaria, che risultò leggermente inferiore a quella originaria, avendo perso l’elemento di corona mento. Si rafforzò inoltre un pilastro pericolante e si rinnovò la decorazione interna con festoni e stucchi floreali373, mentre il ripristino della superfic ie esterna, pur rispettando l’originar ia impostazione, determinò un appiattimento del parament o, più consono ai dettami del secon do Settecento. A Roccagorga il cardina le inviò maestranze diverse , a riprova de l suo interesse per il feudo, così come compr ovano alcuni documenti compresi tra il 1772 e il 1774, ne i quali sono registrat i una serie di viaggi effettuat i dag li arch itetti Giuseppe Palazz i374 e Zamboni, da Roma a

Roccagorga375, i quali probabi lmente dovettero sostituire Paolo Posi nella direzione dei lavori di ricostruzione e abbel limento della chiesa.

Tra gli intervent i annoverabi li alla committenza Orsin i è da includere la costruzione del pregevol e altare mag giore, in marmi policromi, con ai lati lo stemma del cardinale, che provvide a dotare lo stesso altare delle reliquie di S. Onorato martire. La notizia è anche riportata nella lapide posta nel lato destro della controfacciata della chiesa : “D.O.M. DOMINICO S.M . IN VIA LATA DIACONO CARDINALI URSINO BENED ICTI XIII

P.M. EX FRA TRE NEPO TI QUOD AD RES TAURAND UM TEMPLUM HOC PECUNIA M CON TULERI T ARA MAXI MA CONS TITERI T S. HONORA TI MAR TYRIS EXUV IIS DITARIT SACRAM SUPELL EC TILEM AUXERI T CAPI TULUM ARCIS GURGAE DYNAS TAE PA TRONO BENEFAC TORI OP TIME MERI TO A.D.

MDCCLXXX”. L’anno 1780 indica probabilmente l a fine dei lavori nella chiesa.

L’ultimo intervento del card inale Ors ini ne lla chiesa de i Ss. Leonardo ed Erasmo è riferibile alla cappel la posta subito a sinistra dell’altare magg iore, dedic ata a S. Orsola e della quale il prelato ricevette lo Ius Patronato nel 1780. Essa fu poi adornata di un altare in marmi policromi sul quale compare la scritta “DOMINICUS PHILIPP I F. URSIN US PRIOR DIACONUS CARDINA LIS ANNO MDCCLXXXIII I”. Il pre lato ritenne poi utile corredare lo stesso altare di una pala rappresentante la (fig. 51). Le fonti archivistiche, anche in quest o caso, permetto no di attribuire con certezza il dip into, togliendone dall’anonimato l’autore: nel 1780, infatt i, tra le “

373

Restaini 198 5, pp. 22-23. 374

Su Giuseppe Palaz zi, arc hitetto romano della second a metà del Settece nto vedi Missirini 182 3, p. 427.