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scudi267. Anche in questo caso si fa riferimento ad un artista già rappresentato nella raccolta ma la specifica di questa opera appare utile per completare il panorama culturale del cardina le Orsin i.

Uno dei gener i magg iormente rappresentati ne lle raccolte del tempo è quello m itologico, testimoniato nella quadrer ia romana del prelato da un solo elemento documentat o, mentre per quant o riguarda l’esperienza decorativa de l palazzo di Napol i saranno molteplic i le raffiguraz ioni riferibili a queste tematiche. Nella racco lta romana, “

” rappresentava infatt i la , opera del pistoiese di Luigi Garzi (1638-1731)268. Il dipinto, acquistato nel 1742 per la somma di 14 scudi circa, fu uno dei prim i che entrarono nella co llezione Ors ini ad opera de l cardina le269. Luigi Garz i, anche se impegnato prevalentemente in opere d i carattere religioso, non disdegnò tuttavia i dip inti di carattere mito logico, eseguit i pre valentemente per le famiglie nobil i romane e caratterizz ate da cura del detta glio con richiam i alla scuola em iliana. Le sue opere dovettero colpire favore volmente il gusto del tempo, in quanto erano in grado di uni re alla cura tecnica uno stile in grado di salvaguardare gli aspetti de l barocco e di controlla rli con i primi indici che aff ioravano nel l’ambito classic ista270.

Un’altra tipolog ia scarsamente rappresentata nella racco lta del card inale, per chiari motiv i attinenti a l suo ruolo, era quel la delle battag lie, rappresentate in due quadri acquistat i nel 1746 dal mercato d’arte ed eseguiti da Michelangelo Cerquozzi (1602-1660), noto anche come

o 271. Il pittore , allievo del Ca valier D’Arpino, aveva frequentato prima il fiammingo Jacob de Hase (1575-1574), dal quale aveva appreso la difficile arte di rappresentare episodi bellici, e poi Pieter van Laer, esperto artista nel genere dei bamboccianti272. Cerquozzi dovette interessare in modo particola re il card inale o coloro che erano incaricat i di reper ire opere per la sua raccolta, tanto che del medesim o artista acquisterà, nel 1748, altre due opere, in questo caso co n 273.

A questo ultimo genere si riferiscono altre due opere, acquistate nel 1746, presenti in collezione ed eseguite da un non meglio identi ficato “ ”274. Pochi anni dopo, nel

267

Appendice documentaria 1: doc. 29.

268

Rubsamen 1980, p. 122 n. 1 09.

269

Appendice documentaria 1: doc. 6.

270

Sestieri 1994, pp. 75-76; Rybko 1990 C, pp. 731-732.

271

Appendice documentaria 1: doc. 10.

272

Svizzi 1979, pp. 344-352 ;Briganti 1983, p. 75, pp. 113-145.

273

Appendice documentaria 1: doc. 15.

274 Appendice documentaria 1: doc. 10.

un qua dro per tr averso di palmi 1½ e 2 con cornici a tre ordini d’intaglio Ga latea

Michelangelo dell e Batt aglie delle Bambocciate

bambocci ate

novembre 1754, la tipolog ia de lle visibili ne lla quadreria de l card inale si arricchisce di due importanti lavori di Paolo Monal di (1710-post 1779), acquistati per la somma di scudi 24275. Questo pittore, vicino ai modi di Andrea Locate lli, caratte rizzò le sue opere con u na corretta rappresentazione delle figure inserite ne i paesag gi, prerogat iva in grado conferire alle stesse immedi atezza e comunicativ ità, qualità che resero le sue opere particola rmente apprezzate dalle magg iori casate dell’ambiente romano, tra le quali vale ricordare la fam iglia Ch igi276.

Il card inale Ors ini dovette essere molto accorto nel gest ire l’allestimento della sua collezione dato che si rivolgeva ad artisti di buon nome anche per i gener i all’apparenza meno importanti, segno di un’adeguata conoscenza dell’ambiente pittorico romano. A queste sue scelte non dovette essere estraneo Fabio Rosa, il maestro di casa della fam iglia Ruspoli, e fratello del p ittore S igismond o.

Sarà proprio Fabio Rosa ad acquistare, per conto del cardinale Orsini, ne l 1748, due quadri di

“ ”277, il pittore Pieter van Bloemen, fratello di Jan Frans, detto , già ricordato in quanto presente co n numero se opere nella raccolt a Ors ini278.

Uno dei due quadri di van Bloemen appena citati potrebbe essere identif icato con i l dipinto (fig. 31), presente nel catalogo d’asta della galleria Lurat i, relativo alla vendita Ors ini del 1932279, caratter izzato da una suggestiva composizione nella quale appare equi librata la disposizione delle figure in rapporto allo scorcio paesagg istico e l’ambiente di riferimento. Queste opere, vere scene quotidiane, erano ricercat e per l’immediatezza della narraz ione e per i gustosi episodi che in esse veni vano raff igurat i.

Sempre tramite Fabio Rosa il card inale integra la sua racco lta con quattro quadri “ ”, acquistati nel 1748280. Si fa chiaramente riferimento in questo caso, alle nature morte, tipolog ia ampiamente diffusa nelle racco lte del tempo e rappresentata in alcuni cas i da pittor i di buon nome. Valga in tal senso la presenza nella collezione di “

”281 di Ludovico Stern (1709-1777), commiss ionato nel 1754 e pagato scudi 14.35. Questo artista dispone di un’importante produzione nel settore mitologico, religioso e del

275

Appendice documentaria 2: doc. 10, novem bre.

276

Busiri Vici 1 976, pp. 45-50; Rangoni 1990A, pp. 799-800.

277

Appendice documentaria 1: doc. 15.

278

Busiri Vici 1 960, pp. 279 -287; Busiri Vici 1 974.

279

Lurati 193 2, p. 10, tav. X IV, fig. 33

280

Appendice documentaria 1: doc. 15.

281 Appendice documentaria 2: doc. 10.

bambocciate

animali di Monsù Stendardo l’Orizzo nte La sosta di frutti un quadro di fiori al naturale

ritratto, anche se i dipinti floreali rappresentano la maggior parte del suo catalogo282. È quindi

interessante rintracc iare ne lla raccolta Ors ini una sua natura morta, costituita sicuramente dal class ico mazzo di f iori inser ito in un vaso, tip ico del maestro romano e po ssibile soluz ione per l’opera citata de lla quale non esiste attuale riscontro.

Nell’inventar io della racco lta le nature morte ricordate sono almeno una dozzina283 e tra queste era proba bilmente compresa anche quella raffigurante “ ”, documentata dalle fonti archivistiche ed eseguita dal pittore Giovanni Francesco Briglia284 (1737-1794) e acquistata nel 1756 per scudi 16.40285. Le nature morte assegnate a questo pittore si distinguono per la forza nar rativa delle raffigurazioni, caratter izzate da elementi def initi con sapienti contrasti cromatic i e plast ici, ne i qual i compaiono spesso cani o gatti impegnati a

contendersi i cibi rappresentati. Il fatto che fossero presenti in collezione quattro dipinti de llo stesso artista lascia traspar ire la considerazione che erano preferite dal card inale opere dotate di una sicura personal ità, tanto da essere identif icate come tali dai competenti v isitator i. Nella stessa collezione trovavano comunque posto anche tele di autori minori, come testimonia la presenza di un quadro rapprese ntante una lepre, acquistato nel gennaio 1748 ed eseguito da Francesco Vivarelli286, artista del quale non esistono allo stato attuale riferimenti bibliografici.

Un argomento a parte riguarda le copie di alcuni dipinti commissionate dal cardinale per motivaz ioni spesso legate ad interesse diretto o per aver visto tali opere in racco lte da lui

frequentate. Si può in tal senso giustificare la spesa di 60 scudi consegnati ad Anton van

Maron287 (1733-1808) nel settembre del 1764 per la “

”288. Il soggetto così come ricordato nel document o si riferisce ai di Caravag gio a quei tempi in collezione Barber ini. In tal caso è comprensibil e il ricorso ad un pittore di alta levatura, visto il sog getto da copiare e l’autore del medesimo. Anche in questo frangente emerge la competenza del cardina le, volenteroso di posse dere un’opera importante e pronto ad impegnarsi econo micamente per avere una copia della medesima qualità . L’ interessante notizia testimonia inolt re un inaspettato interesse per Carav aggio in queg li anni.

282

Busiri Vici 1 975, pp. 18-26; Fumagalli 19 90, pp. 63-76.

283

Rubsamen 1980, pp. 117-129.

284

Consigli Valente 1987, pp. 54-55.

285

Appendice documentaria 2: doc. 12, settembr e-novem bre.

286

Appendice documentaria 2: doc. 4, g ennaio.

287

Schmittmann 200 0, pp. 398-399.

288 Appendice documentaria 2: doc. 20, settembr e.

robe mangiative

copia fatta del quadro rappresentante il famos o Barro dell’Ecc. casa Barberini fatto in tela d’imperatore

Le fonti archivistiche in alcuni casi presentano situazioni complesse nel trattare le copie, tanto da non permettere di identif icare con sicurezza il pittore autore dell’opera da riprodurre. In un docu mento del 1769, ad esempio, si certifica che il card inale pa ga 41 scudi “

”289. L’artista autore della copia è identif icabile con il faent ino Giovanni Gottard i (1733-1812)290, mentre non è chiaro a chi ci si riferisca per l’autore dell’opera originaria. La possibil ità che si tratt i di Miche langelo Bonarroti potrebbe essere giustificata dall’assenza di attributi o apposizioni al

nome, unita alla capac ità del Gottardi di impegnarsi preva lentemente in opere sacre e al costo della medesima copia : non sarebbe infatt i giustificabile l’importo di 41 scudi per un soggetto di scarso va lore.

È più chiaro invece il riferimento alla di Raffael lo, la cui copia viene richiesta dal cardina le al pittore Pannisi291 nel 1772, al quale vengono consegnati 10 scudi per acquistare tela e telaio necessari per il quadro che “

”292, opera ricordata nell’inventar io del 1794 con le m isure: “p.mi 9½ e 12¼”293. Nello stesso inventario si ricorda un’ulteriore copia eseguita da l Pannisi di “un quadr o di traverso di palm i 5 e 7 rappresentante il Conv itto delli Dei del Rubens”294. È superfluo evidenz iare l’impo rtanza delle opere copiate, mentre risalta la loro diversità, riguardando la prima un tema di alta teo logia e la seconda un argomento mitolog ico di forte impatto emozionale. S i torna in effetti ad esa ltare il gusto del card inale che offre in alcuni cas i

spunti di sof isticata analisi coincidente in mod o pressoc hé palmare con i l suo l ivello cu lturale. Alcuni de i dip inti in collezione rappresentavano scene in qualche modo riferibili all’ambiente praticato dal cardina le, con diretto riferimento a episodi che vedevano coinvolti suoi autorevoli conoscenti, uniti a rappresentazioni riguardanti gli interess i e in alcuni casi anche gli svagh i dell’illustre pre lato.

È il caso di due opere di Giovanni Paolo Panini raffigurant i la prima una (fig. 26) e la seconda

(fig. 28).

289

Appendice documentaria 2: doc. 25, settembr e.

290

Tambini 2002, pp. 139 -141.

291

Pittore sconosciut o della seconda metà del Settece nto del quale non sono stati rintracciati riferimenti

bibliografici. 292

Appendice documentaria 2: doc. 27, luglio

293

Rubsamen 1980, p. 118 n. 9. 294Rubsamen 1980, p. 124 n. 1 57.

per copia originale di un quadro rappresentante un fatto di Michelangelo d’alcun i antiquari, qual copia fatta da un quadro di detto Michelangelo da un certo pittore Gottardi

scuola di Atene

deve copiare rappresentante la scuola d’Atene nel vaticano

Visita di Benede tto XIV alla fontana di Trevi L’estrazione del lotto in piazza Montecitorio

I due dipinti, esegu iti nel 1747 dal pittore piacentino, fanno diretto riferimento ai rapporti tra la fam iglia Ors ini e Giovanni Paolo Panini, che trovano corrisponde nza nel testame nto del prelato, dove si cita un quadro, “ ”, lasciatog li in fidecommess o e rappresentante la “

”295, realizzato probabilment e nel 1725, su commissione o dello stesso Benedett o XIII o per volere del nipote Filippo Bernualdo, padre del cardina le Ors ini. La tela in questione (fig. 27), oggi co llocata nelNorth

Carol ina Museu m of art di Raleigh, è una delle prime opere in cui l’artista si cimenta nella raffiguraz ione di eventi ufficiali contemp oranei, ed è ricordata anche nell’inventar io della collezione Orsini del 1794, dove viene specif icato che le figure del quadro erano opera di Pier

Leone Ghezzi296.

Tornando alle prime due opere citate c’è da precisare che il dipinto rappresentan te

(fig. 26), era stato commissionato dal cardinale Ors ini ne l 1747 al Pan ini, secondo un documento dell’ottobre dello stess o anno nel quale si legge che il quadr o viene portato a palazzo Orsin i e, esattamente un mese più tardi, il pittore è retribuito con 150 scudi a cui si aggiunsero altri 6.50 scudi per corredarlo di una ricca cornice a tre ordini d’intagl io297. C’è da precisare che la fonte, oltre a permettere una corretta datazione dell’opera, ricorda con precis ione “

”298.

Il cardina le Orsini doveva ritener e il dip into tra le m igliori oper e della sua collezione, dato che lo espose a Roma nel Giubi leo del 1750299. Il quadro rimase nella raccolta de l palazzo per alcuni anni dopo la morte del cardinale, tanto che nel 1795 il

registra un dono effettuato dal duca di Gravina a Pio VI Braschi , consistente in due qua dri: un

“ ”300.

Del quadro in esame sono attualmente note due versioni, una conservata in collezione privata301 e l’altra nel museo Puskin di Mosca302, alle qual i è da aggiungere un bozzetto

295

(Archivio di Stato di Roma ; 30 notai capitolini; Franciscus Fiammetta ; ufficio 6, genn aio 17 89).

296

Rubsamen 1980, p. 123 n. 1 37.

297

Appendice documentaria 2: doc. 3, ottobre-novembre .

298

Appendice documentaria 1: doc. 14.

299

Waga 1968, p. 6; Arisi 1986, p. 416 n. 371.

300 Chracas Luca Antonio, , 18 aprile 1 795, n. 211 8 p. 5.

301

Arisi 1986, p. 41 6 n. 371.

302 Arisi 1986, p. 44 9 n. 441.

di palmi 10 ½ e 13

Consacrazione della Sacros anta Basilica di San Giovan ni in Laterano fatta da detta S. M. di P.P. Benedet ti XIII di Gio. Paolo Panini

Benede tto

XIV visita la fontana di Trevi

un quadro da tela da 7 e 5 per traver so rappresentante la fontana di Trev i con più figure

Diar io Ordinario di Roma

S. Girolamo del Guerci no e vedu ta della Fontana di Trev i del Panin i

preparatorio conservato nel Museum of Fine Arts di Boston303. Dalle fonti non possiamo dedurre con certezza quale sia tra i due il dip into commissionato dall’Orsini , ma Ferdinando Arisi ipotizza che quello in collezione privata sia la prima versione realizzata per il prelato, mentre i l modello e il dipinto in Russia siano posteriori 304.

L’opera (fig. 26) rappresenta la visita effettuata da Benedetto XIV alla fontana di Trevi nel 1744, ricreando con maestria il clima cerimonia le in un’a mbientazione calata in una limpida atmosfera sulla quale incombe il cielo attra versato da suggest ivi cirri; è un avven imento di cronaca ufficiale e insieme evento mon dano. Nell’anno della realizzazione del dip into, la fontana progettata da Nicola Salvi (1697–1751) non era stata ancora ultimata ed è probabile che il Panini , per realizzare l’opera, si sia servito del modello conservato al Museo di

Roma305, ipotesi avvalorata dalle differenze tra la fontana realizzata ne l dip into e quella

attualmente nota. La ripresa dell’evento da un punto di vista rialzato conferisce ariosità alla comp osizione, controllata da un corretto assetto compositivo, che attenua la sontu osità dell’ev ento, nel quale s i muovono figure esegu ite con brio e pennel lata sc iolta.

Per quanto riguarda il secondo dipinto, quello rappresentante

(fig. 28), firmato e datato al 1747 e conservato attualmente in una collezione privata di Londra306, c’è da precisare che la relativa commissione del card inale Ors ini era già nota grazie ad un disegno preparatorio, conservato nel Metropol itan Museum of Art di New York, ne l quale compare la scritta: “

”307. È noto anche un secondo disegno riferibile allo stesso dipinto, attualment e conservato in una collezione privata e considerato autografo dalla critica, anche se postumo rispetto all’esecuzione del dipinto308. La documentazione a disposizione, inoltre, attesta che un facchino portò un quadro del Panini dalla sua bottega al pa lazzo del committente nel marzo 1748309, data che farebbe ipotizzare un diretto riferimento al dip into appena citato eseguito infatti l’anno prima.

Il tema trattato, all’apparenza singola re, permette invece di entrare in una problematica di carattere socia le che si era resa attuale neg li ultimi decenni per una serie di consideraz ioni

303 Arisi 1986, p. 448 n. 440. 304 Arisi 1986, p. 41 6 n. 371. 305 Arisi 1986, p. 44 8 n. 440. 306 Bowron 2 000, pp. 538-539 n. 383. 307

Draper 1969, pp. 29-33; Arisi 1986, p. 40 4 n. 436; Bowr on 20 00, pp. 538 -539 n. 38 3.

308

Di Croce 20 05, pp. 248 -249 n. 14 5.

309 Appendice documentari a 2: doc. 3, m arzo.

L’Estrazione del lotto in Piazza Montecitorio

Bozzetto Originale del Caval.e Giò Paulo Panini del Quad ro dell’Estraz ione del Lotto d Roma, da esso eseguito per l’Em.o Card inale Domen ico Orsini

storiche. Il gioco del lotto, nato con probabilità a Genova ne l XVI seco lo, era infatt i molto diffuso negli Stati italiani durante il XVI I e XVIII seco lo, ma era stato vietato nello Stato della Chiesa da Benedetto XIII Ors ini, nel 1725, perché considerato gioco immorale. Fu poi ripristinato da Clemente XII ne l 1731 e dal 1743 le estraz ioni si svo lsero nove volte l’anno, nel balcone di palazzo Montecitorio. I proventi erano utilizzati per forni re la dote a donne indigenti e per altre opere di carità, contr ibuend o poi in parte a risollevare le finanze della Stato della Chiesa in grave d ifficoltà.

Il card inale Ors ini era un assiduo giocatore del lotto e fra le carte della docume ntazione a lui riferibile si incontrano spesso cedole che attestano le sue giocate : da ciò nasce probabilmente la moti vazione della richiesta di un soggetto di questa tipologia al Panin i, il quale seppe rappresentare il momento dell’estraz ione ricostruendo con maestria la partec ipazione e l’ecc itazione delle persone in attesa nella piazz a310. La ripresa de lla piazza da un punto di vista posto s ulla sinistra leggermente r ialzato, insieme a lla ricchezza c romatica e al particolare uso della luce calibrata da i morbidi trapassi tonali, confer isce un forte effetto scenografico all’intera rappresentazione, nella quale si muovo no figure riprese in vari gest i e pose che dann o movimento al la scena311.

È interessante infine notare che tra le varie tipolog ie di sog getti presenti ne lla produzione di Panini, “vedute reali”, “intern i”, “ga llerie” e “capricc i”, il card inale Orsini commissioni al pittore quadri di cerimonie o annotazioni di event i contemp oranei e celebraz ioni immersi nella realtà classica di Roma, aspetto nel quale il pittore piacent ino era part icolarmente dotato. Questi lavori test imoniano infatti la sua padro nanza nel riprodurre architetture e vedute della città, ricche di effett i atmosferic i e forza p lastica.

310

Bowron 2 000, pp. 538-539 n. 383; Di Croce 20 05, pp. 248-249 n. 1 45.

311 Bowron 2 000, pp. 416 -417.

Il card inale Ors ini fu part icolarmente legato a Benedetto XIV e all’ culturale che gravitava intorno al papa312, per una serie di motivi il primo dei quali è da ricercare ne l fatto che il prelato ave va ricevuto nel 1743, dallo stesso pontefice, la berretta card inalizia.

Nel corso degli anni l’Orsin i fece dono al papa di tre dipinti commissionati a celebri pittor i del tempo: (fig. 32) de l 1750, opera di Giovanni Paolo Panini,

l’ (fig. 33), del 1751, di Placido Costa nzi e

(fig. 35), di Pompeo Batoni, del 1757. I tre pittor i facevano parte del gruppo degli artisti prefer iti dal cardina le e già coinvolti in altre commissioni, del le qual i si è riferito precedentemente.

Questi preziosi doni, finalizzati a celebrare alcuni episodi storic i del pontificato di Benedetto XIV, nei qual i era stato coinvolto lo stesso cardinale, testimoniano il legame tra i due illustri eccles iastici, legati da stretta am icizia e interessi cultura li comuni313. C’è poi da ricordare , a tal fine, che fu propr io il card inale Ors ini, tra il 1763 ed il 1770, a soprintendere e in parte a finanzi are la realizzazione del monumento funebre di Benedetto XIV, eseguito da Pietro Bracci314.

Il primo dei dipinti sopra citati, (fig. 32), oggi conservato in una collezione privata romana, fu eseguito da Giovanni Paolo Panini ne ll’anno giubilare 1750, come si può evincere da ll’iscrizione presente nel quadr o stesso. L’opera fu pagata 200 scudi nel febbra io del 1751 e la cedola di pagamento riferisce in parte le motivaz ioni legate alla realizzaz ione del quadro: “

”315. Il docume nto oltre a chiarire gli aspetti appena ev idenziat i risulta o ltremodo utile a i fini storic i in quant o permette di restitui re all’Orsin i la committenza dell’opera, attribuita sinora al cardina le Silvio Va lenti Gonzaga, a ltro importante estimatore del Panin i316.

La composizione presenta la scena vista da una posizione angola re e leggermente r ialzata, tale da impostare la fuga prospettica che conferisce profondità all’atrio, scandito in divers i piani con un effetto di movimento alla scena e grande imponenza all’architettura, creando al

312 Biagi Maino 1998. 313 Rudolph 19 98, pp. 21-22. 314

Per questo argomento vedi p. 15 del pre sente scritto.

315

Appendice documentaria 1: doc. 17. 316 Arisi 1986, p. 43 3 n. 406.