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due quadri di 6 e 5 per alto rappresentanti uno il presepio, maniera d i Agostino Masucci, et altro il trionfo della fede, maniera di Giuse ppe Chiari

Presepe

Madonna Addolorata154,

Adorazio ne dei Magi

Adorazio ne dei Magi

aggiungere il dipinto con la e la 155, insieme ai due ritratti di papi già trattat i nel paragrafo precedente156. È da ricordare, inoltre un ulteriore contatto tra il cardina le Ors ini e Agostino Masucci in occasione di un’imp ortante commissione del 1750, quando l’artista

roman o esegue una tela centinata di grandi dimensioni raffigurante a

(fig. 38) per l’altare magg iore del monastero di S. Maria de lle Graz ie di Farnese157, del quale il card inale infatt i era protettore158. È quest o uno dei casi in cui il pre lato dimostra interessi reali e prat ici per strutture collocate in aree per iferiche rispetto alle due grandi città nelle qual i si svolse in misura predo minante il suo ruolo di mecenate, Roma e Napoli. Anche per la sce lta di Agostino Masucci valgono i presupposti stilistici che erano alla base deg li ideali estet ici del cardina le e che ispireranno in maniera determ inante le sue scelte.

Questo pittore era infatt i l’ultimo erede diretto di Car lo Maratt i, de l quale seguì la tendenza a purif icare lo stile barocco tramite le fonti classiche, in un impianto classicistico inser ito nella poetica raffaellesca e reniana, stemperato comunque da elementi rococò. La tendenza class icheggiante, l’ordine e la chiarezza compositiva sono di fatto gli indici di una personalità artistica che può essere definita proto-neoclassica ma che sostanzia lmente rimane legata alle tendenze artistiche de i primi decenni de l Settecento159.

Sempre nel mese di settembre del 1747 il committente acquista da Giuseppe De Marchis, per la cifra di 36 scudi, un’ulteriore opera di Giuseppe Chiari, un quadro in “ ” rappresentante una . Negli inventar i a disposiz ione vengon o in verità citate alcune tele con il medesimo soggetto e corr isponde nti alla misura de lla tela in esame, ma di esse non si cita l’autore. Nel l’inventar io de l 1817 viene ancora ricordata un’ opera di G iuseppe Chiar i rappresentante una 161, che non corrisponde certamente alla ricordata della quale non esiste traccia nella documentazione

successiva.

”, (Archivio di Stato di Roma; 30 notai capitolini; Franciscus Fiammetta ; ufficio 6, gennaio 1789). Parte del testamento di Domenico Orsini, compresa la notizia sopra citata, è stato pubblicato in Tugba ng 2004, p. 71.

155

Rubsamen 1980, p. 122 nn. 10 0-101.

156

Rispettivamente Bene detto XIII Orsini, insig ne antenato del cardinale e Bened etto XIV Lambertini, che lo aveva eletto cardin ale, (Rubsam en 1980, p. 12 3 n. 139 -140).

157

Paese in provincia di Viterbo.

158

Ricci 200 5, pp. 24-29.

159

Clark 198 1, pp. 259-264; Rangoni 199 0, pp. 788 -789; Sestieri 1994, pp . 122-124.

160

Appendice documentaria 1: doc. 12.

161 Rubsamen 1980, p. 127 n. 3 7.

Poesia Pittura

La Trinità tra l Vergine dolente, S. Francesc o, S. Chiara, con una anonima consorella e angeli

tela da testa Sacra Famigli a160

Madonna SS.ma che recita il Salter io

Sacra Famiglia

La scelta di Giuseppe Chiari collima in parte con la precedente di Agostino Masucci, dato che possono essere identif icate assonanze tra i due artisti riconducibil i ai motiv i che determinavano le sce lte de l cardina le e che sono stati precedenteme nte enunciati. Il moti vo unificante è da rintracc iare sempre in Car lo Maratt i de l quale Giuseppe Chiari fu il principa le erede e che trasse dal maestro l’orientamento profondamente classicista che lo caratte rizzò. Il suo stile, però, si evolse verso forme più attual i, in partico lare ne lla ricerca di un vago eclett ismo, determinato in parte dall’attenzione rivolta alla scuola bolognese e a Pietro da Corto na. L’operare di Giuseppe Chiari, in sintesi , si dist ingue dallo stile de l maestro per i toni più dolci e intim i, per una minore magni loquenza e per una prope nsione verso il rococò162. Il cardina le con queste acquisiz ioni sembra dunque avere particolare interesse per la trad izione marattesca che era inoltre presente in forme dirette nella collezione dove compariv ano alcuni dipinti de llo stesso Maratti : una tela con , una raffigurante e

un’altra il .

La tendenza al class icismo sembra in qualche modo essere rafforzata da lla presenza, tra gli artisti vicini al cardina le, di Placido Costa nzi, con il quale il pre lato entra in contatto almeno dal 1742, anno nel quale Costanzi realizza l’affresco rappresentan te la

(fig. 36), per la cappel la di San Barbato nella Basilica di San Giovanni in Laterano, opera certamente realizzata per volere di Domenico Ors ini, in qual ità di massimo rappresentan te della famiglia164.

I rapporti t ra i due sono d ocumentati poi dal novembre del 1748, quand o l’art ista viene pa gato 12 scudi per la “ ”165 esegu ite ne l dip into di paesag gio realizzato per il cardina le da Jan Frans Van Bloemen, di cui si tratter à ne l parag rafo dedicat o a questo genere pittorico. Due anni più tardi, nel 1751, a Costanzi viene commissionato un qua dro di soggetto religioso destinato alla collezione del prelato, una “

”, per la quale il pittore ricevette circa 63 scudi, includend o nella cifra la cornice a due ordini d’intagl io166. Pochi mesi dopo Costanzi realizza per l’Orsin i il dipinto rappresentante (fig. 33), donato nello stesso anno dal

cardina le a Benedetto XIV Lambertini167. Del dip into in questione rimase in collezione il “bozzetto” originale, al quale si affiancheranno anche opere dello stesso artista di soggetto

162

Sestieri 1994, pp. 51-54; Ragusa 199 0, pp. 664 -665; Debenedetti 1991, pp. 37-47.

163

Rubsamen 1980, p. 119 n. 3 1.

164

Chracas Luca Antonio, , 30 giugno 1742, n. 3 888, pp. 3-4. 165

Appendice documentaria 1: doc. 15.

166

Appendice documentaria 1: doc. 18.

167 Appendice documentaria 1: doc. 22.

San Francesc o Sant’Andre a SS.mo Sacrame nto163

SS.ma Concezione tra San Barbato e i Beati Fedele da Sigmaringa e Giuseppe da Leonessa

facitura di due figurine

Visitazione di S. Elisabetta con diverse altre figure

Allegori a del trattato di Aquileia

non religioso, come ad esempio il quadro rappresenta nte la , realizzato nel 1753168. L’inventar io di palazzo Orsini, redatto nel 1794, ricorda ancora due opere di Placido Costa nzi raffigurant i 169, una delle qual i identi ficabile con “

” per la quale, nel magg io del 1758, il mastro cornici aio Car lo C iotti realizza una cornice model lo Sa lvator Rosa170.

Placido Costa nzi, visto il numero delle opere presenti in collezione, risulta senza dubbio uno degli artisti più stimat i dal cardina le Ors ini e i rapporti tra i due si protrassero in maniera continuativa almeno fino all’aprile 1759171, pochi mesi prima della morte del pittore avvenuta nell’ottobre dello stesso anno. Durante il decennio della loro frequentazione, i docume nti registrano trasporti ricorrent i di quadri tra lo studio del Costa nzi e la dimora del cardina le172, dovuti anche al fatto che il cardina le Ors ini affidava alla bottega dello stesso artista lavori di restauro o pulitura de i quadri della sua collezione173. In tale studio professionale operava anche un allievo de l Costanzi, il pittore Teodoro Rusca, che eseguirà spesso copie di dip inti per il cardina le Orsini: ne l 1754, come anticipato, Rusca aveva esegu ito per il cardina le due copie di ritratti, uno di papa Benedetto XIII e l’altro di papa Benedetto XIV174, mentre l’anno successivo eseguirà una copia del dip into di Pietro Paolo Agab iti175 rappresentante una

176

. Nel 1757, lo stesso Rusca realizzerà una copia in piccolo di un dipinto commissionat o dal card inale a Pompeo Batoni, opera che verrà trattata in segu ito nella sede opportuna. La cospicua presenza in collezione di opere di Placido Costanzi caratter izzò ancor più lo spirito che caratteri zzò l’intera racco lta apportan do alcuni aspetti formal i che l’artista aveva consolidato durante la sua formazi one: allievo di Trevisani e de l Luti, dal quale aveva ripreso le compo nenti sti listiche, seppe essere attento anche al le sug gestioni riferibili al Conca e al Gau lli. Esigenze classicistiche lo avevano poi portato a meditare sulle opere di Raffae llo,

168 Appendice documentaria 1: doc. 29. 169

Rubsamen 1980, p. 120 nn. 44-45. 170

Appendice documentaria 2: doc. 14, mag gio.

171 Appendice d

ocumentaria 2: doc. 15, aprile.

172 Appendice documentaria 2: doc. 8, dicembr e; doc. 9, febbraio

-marzo; doc. 10 gennaio-marzo; doc. 11 luglio;

doc. 13, settembre-ottobre-novembre ; doc. 14 aprile.

173

Appendice documentaria 2: doc. 15, marzo.

174

Appendice docume ntaria 2: doc. 10, ge nnaio.

175

Pietro Paolo Agabi (Sassoferrato 1470-Cupramontana 1540 ), fu attivo soprattut to a Sassoferrato e a Jesi. Da quest’ultima città potrebbe prove nire il dipinto dell’ Agabiti fatto copiare dal cardinale Or sini, dato che nella

stessa Jesi si conserva un ritratto dell’Orsini eseguito da Vince nzo Milione p er il monastero della Purificazione, a

testimonianza d el lega me che il pr elato avev a con la città cfr. n . 1, (Z ampetti 1960, p. 35 8). 176 Appendice documentaria 2: doc. 11, luglio.

Matema tica

Teste di Apostoli la testa di San

Pietro copiata dal Signor Placido Costanzi

Annibale Carracc i e Domenichino, pervenen do così ad un serrato controllo della proposta

rococò, da cui derivò una compo sizione armonica, equilibrata e di prudente libertà forma le. Tutto ciò spinge a caratterizza re il Costanzi come precursore della poetica del Wincke lmann, pur rimanendo c onforme a d uno stile ricco di prez iosism i pittor ici177.

La serie dei dipinti religiosi comprese una nutrita varietà di temi tratti dalla trad izione mariana, tra i qual i è da ricordare “

”178, commissionat o dal cardinale nel 1751 a Stefano Pozzi (1699-1768), per la cifra di 40 scudi, opera presente nella quadreria de l pre lato nella terza anticamera de lla dimora romana, come ricorda l’inventar io de l 1794179. Il dipinto, oggi disperso, risulta essere l’unica opera commissionata dal card inale a questo pittore, allievo del Masucci e accademi co di San Luca, collegato allo stesso clima cu lturale romano dal quale cercò di affrancars i per la ricerca di una maggiore grazia ne l senso plastico e cromatico, vicina in qualche mod o ad un class icismo scevro da enfatic i accademismi180.

Tramite il mercante d’arte e col lezionista Fabio Rosa i l cardina le entra in contatto con un altro importante artista, Corrado Giaquinto, per il qua le il 14 luglio 1752 fa acquistare una tela per il quadro che “ ”181 e il 26 settembre emette un pagamento di 60 scudi a favore del Giaquinto per un quadro, “ ”, rappresentante l’ , destinato alla cappel la del palazzo182. Il dipinto non è citato negli inventar i del 1794 e del 1817, dove invece compare un “ ”, di palmi 5 e 3½, munito di una cornice a tre ord ini d’intagl io, attribuito all’artista in questione183. Giaquinto risulta autore di vari dip inti raffiguranti la Vergine Assunta, ma nessu no di questi riferibile con certezza al dipinto commissionat o dal cardina le Orsini.

Desta tuttavia interesse la sce lta del prelato di rivolgersi a un pittore dell’area partenopea, a lui nota per i rapporti intercors i con tale ambiente, ricca di provocazioni stilistiche magg iormente attente all’aspetto cromatico e utili per soddisfare i pol iedrici interess i formal i del card inale.

Corrado Giaquinto, di Mo lfetta, si era formato a Napoli sotto Nico la Maria Rossi e soprattutto

sotto il So limena, dal quale aveva der ivato la composizione monumentale e i panneggi

177

Rybko 1990, pp. 681 -682; Sestieri 199 4, pp. 65-66. 178

Appendice documentaria 1: doc. 21.

179

Rubsamen 1980, 1 20 nn. 60 -61. 180

Pacia-Susinno 199 6.

181

Appendice documentaria 2: doc. 8, luglio.

182

Appendice documentaria 1: doc. 24.

183 Rubsamen 1980, 1 19 n. 34.

un quadro in tela da testa rappresentante la Concez ione della SS.ma Vergine

deve fare il signor Corrado

in tela da testa Assunta

consistenti, che lui mitigati con colori brillanti desunti da Luca Giordano. Entrato in contatt o con il Conca, riceve importanti sollecitazioni dal punto di vista invent ivo, mentre la frequentazione con Francesco Trevisan i porta prof icui contributi ne l campo lumin istico, riprendendo da questi l’uso di una luce delicata e di color i tenui. Giaquinto guarda alla tradiz ione barocca di Lanfranco Gaul li e Pietro da Corto na e que sta particola re formaz ione, unita alle sue qual ità, lo portano a diventare uno dei migliori pittori de l rococò europeo, dallo stile raffinato, dalle compo sizioni di ampio respiro e da lle soluz ioni dinamiche ed elegant i. Sotto il pontificato di Benedetto XIV (1740-1759) si ass iste ad un rafforzamento dello stile class ico, tramite la prefe renza data dal giaquinto ad altri artisti, tra i quali si poss ono evidenziare, Costanzi, Manc ini e Batoni184.

Sarà proprio quest’ ultimo pittore, Pompeo Batoni, a porsi al servizio de l cardina le almeno a partire dal 1752, anno in cui nel mese di novem bre viene retribuito, attraverso Paolo Posi, architetto di fiduc ia del cardina le, con circa 75 scudi per aver dip into “

” un 185, opera non ancora identificata . Second o le informazioni ricavate dai documenti, il quadro era stato concor dato per il prezzo di 60 scudi e mezzo ma, alla consegna del quadro, “

”, il cardina le ordin ò un ulteriore pagamento di circa 10 scudi186. Batoni, proba bilmente, chiese una maggiore remunerazione perché considerava la sua arte e l’opera eseguita superiore al compens o pattuito, costituendo di fatto un particola re episodio, dato che la vicenda si presenta come uno dei pochissimi cas i in cui il cardina le cede alle richieste di un artista in mer ito al compenso. L’adesione del prelato alle richieste dell’artista può essere quindi legata all’apprezzamento per l’opera citata, insieme alla volontà di conten tare l’artista per poterne beneficiare per ulte riori ed eventual i prestaz ioni.

I rapporti tra Pompeo Batoni e il committente riprendon o nel gennaio 1753, mese in cui vengono pagati dei facch ini “ ”187, effettuato per conto del cardina le. La notiz ia, pur nella sua essenzial ità, testimonia un contatto con l’artista riguardante più dip inti, il soggetto de i qual i, allo stato attuale de lle ricerche, non è stato possibile rintrac ciare.

184

Rybko 1990A, pp. 334 -335. Per una maggiore compr ensione della figura e delle oper e del pittore vedi Vi detta 1965; Amato 198 5; Scolaro 20 05.

185

Appendice documentaria 1: doc. 27. La notizia, con i dovuti riferimenti documentari, è stata pubblicata in

Barroero 2008, p. 93.

186

Appendice documentaria 1: doc. 27.

187Appendice documentaria 2: doc. 9, g ennaio.

in tela da 4 palmi ovata San Giovan ni Battista nel deserto

non essendo contentato il medesimo pittore di detta

somma

Un’ulter iore nota del 26 marzo de llo stesso anno 1753 segnala che altri due quadri escono dallo studio del pittore per essere portati a palazzo Orsini: il primo è un

, e l’altro un , entrambi non ancora identif icati188. Con molta proba bilità il , è lo stesso dipinto commissionato l’anno precedente, ritornato nella bottega del Batoni per abbinarlo all’esecuzione del , lasciando dedurre una disposizione affiancata dei due dipinti o la necessità di renderl i stilisticame nte compatibi li. Il card inale Ors ini doveva essere partico larmente legato al tema della predicaz ione del Battista nel deserto, tanto da commissionare l’anno succes sivo al pittore “

”, per l’importo di 50 scudi189.

I docu menti a disposizione testimoniano la prosecuzione del rapport o di fiducia tra Pompeo Batoni e il cardina le Orsini, che s i avvalse ripetute volte de lla bottega de l pittore lucchese. Nel febbraio del 1754, infatt i, un ulteriore dipinto esce dallo studio del Batoni : “

”, a “ ”, pagato al pittore 7 2 scudi, c ifra simile al costo della tela raffigurante 190.

Il quadro della , potrebbe identificars i una tela di uguale forma e soggetto pubblicata nel cata logo dell’artista (fig. 17)191. Il soggetto era molto diffuso a Roma nella prima metà del Settecento e presente nelle collezioni de l tempo come dipinto e devozione privata . La versione di Batoni si inser isce infatti nelle molte varianti del tema dipinte da altri importanti pittori , come Francesco Trevisan i, Sebast iano Conca, Benedetto Luti e A gostino Masucci.

Batoni inser isce la Santa a ll’interno di una g rotta aperta sul fondo, con gli attributi de l teschio, la croce e il vaso di unguenti posti sulla sinistra de l quadro. La figura, avvolta in un morbido mantello blu, ripresa di tre quarti mentre incrocia le mani sopra al teschio, è colta nel

momento in cui volge gli occhi a l cielo, un atteg giamento che rimanda ai Santi di Guido Reni, con gli occhi rivolti verso l’alto, scelta compositiva riservata in partico lare alla diverse versioni della Maddalena penitente dipinte dal maestro del Seicento bolognese192. Nell’opera di Batoni, in part icolare, il grande senso di profondità, la sensualit à e conferiti all’immag ine, insieme alla per fezione tecnica, confermano anche la raffinatezza de l gusto del cardina le.

188

Appendice documentaria 2: doc. 9, m arzo.

189

Appendice documentaria 2: doc. 10, settembr e.

190

Appendice documentaria 1: doc. 31. Il documento è stato pubbli cato in Barroero 20 08, p. 93.

191

Clark-Bowron 19 85, p. 234 n. 90; Barroero 2 008, p. 91, p. 95. n. 71.

192

Clark-Bowron 19 85, p. 234 n. 90.

San Giovanni Battista nel desert o San Giuseppe

S. Giova nni Battista nel desert o

S. Giuse ppe

Ludovico Olandese… un quadro … dipinto in rame rappresen tante San Giovanni che

predica nel deserto

un quadro i n ovato grande rappresentante S.a Maria Maddalena penitente mezza figura

S. Giov anni nel desert o Madd alena penitente

Il documentat o rapporto di committenza tra il card inale Orsini e Pompe o Batoni può essere infine collocato al term ine del periodo della carriera dell’artista che Anthony Morris Clark definì la sua “prima fioritura”, cioè quan do ormai era ben affermato nell’ambiente romano193. Un ulteriore contat to tra il pittore lucchese e il card inale Ors ini avverrà poi, come si vedrà in seguito, tra il 1756 e il 1757 in occasione della commissione all’artista de l ritratto della figlia del card inale, Giacinta Orsin i e il quadro rappresentante

(fig. 35).

È interessante notare che i quadri di cui si è appena parlato, la mag gior parte dei quali realizzat i su tele di forma ovale e commissionati dal cardina le nell’arco di tre anni, fra il 1752 e il 1754, denota no un particolare interesse del committente ad incrementare la sua raccolta con quadri di devoz ione domestica, riguardanti pre valentemente la temati ca della penitenza. I dipinti con questi soggett i, in effetti, esaudiv ano una tendenza verso la religiosità sentimentale e emozionale, che rimase inalterata a Roma dalla Controriforma fino al XVI II seco lo inoltrato194.

Questa particola re scelta è confermata dalla citazione di un’ulteriore opera religiosa pervenuta nella racco lta de l card inale e riferibile al discorso appena enunciato: il 16 gennaio 1753, infatt i, ad Antonio Ciotti “ ” viene commissionata una cornice modello Salvator Rosa “

”, realizzata per un .

Sempre nell’ottica degli interessi religiosi, legati al ruolo svolto dal card inale e alle consuetudini tipiche deg li ambienti nobil i, emerge da i docume nti l’acquisto, nell’apr ile del 1753, da parte del prelato, di un quadr o “

”, dipinto da Sebastiano Conca (1680-1764) per 45 scudi196. Nell’anno in questione l’artista si era già trasfer ito a Napol i da due anni per lavorare a lla corte dei Borbone. Il quadro, infatti, viene acquistato da un non meglio noto “ ”197, che potreb be identif icarsi con il cug ino di Sebastiano Conca, Giovanni198, anch’es so pittore, il quale non aveva seguito Sebastiano nella città partenopea ma era rimasto a Roma, dove

193

Il pittore, infatti, si era affermato negli anni quaranta del Settece nto come uno dei principali esecutori a Roma

di opere di devozione privata e le commissioni che riceveva si dividevano fra dipinti a soggetto mitologico,

religioso e ritratti (Clark- Bowron, 19 85, pp. 22, 2 7, 29).

194

Clark-Bowron 19 85, p. 234 n. 90.

195

Appendice documentaria 2: doc. 9, g ennaio.

196

Appendice documentaria 1: doc. 28.

197

Appendice documentaria 2: doc. 9, g ennaio, febbr aio; doc. 12, luglio; A ppendice documentaria 1: doc. 28.

198

Michel 1982, pp. 234-236.

Benedetto XIV presenta l’enciclica

“Ex omnibu s” all’ambascia tore fra ncese il conte d i Choiseul

corniciaro

di palmi 7 e 6 con sue tavolette riquadrate nelle cant onate quali fanno ovato in

mezzo San Paolo Primo Eremi ta195

da mezza testa rappresentante la SS.ma Annu nziata

avendo disponibilità di opere del più famoso cugino, si poneva come tramite per la loro