• Non ci sono risultati.

4. Committenza e concorrenza americana

4.3. Committenza e concorrenza nordamericana

Dall'ultimo decennio del XIX secolo anche il mercato nordamericano rappresentò un'importante fonte di lavoro per i laboratori di Pietrasanta.

La richiesta riguardò soprattutto l'esecuzione di arredi ecclesiastici. In questo senso la domanda fu veramente consistente, una rilevante opportunità di lavoro non solo nell'ambito della scultura, ma anche e soprattutto dell'architettura e dell'ornato. Un flusso di commissioni che interesserà i laboratori di Pietrasanta a lungo fino al Concilio Vaticano II, pur con periodi critici legati agli eventi storici delle due guerre mondiali1.

Va detto infatti che, agli inizi del secolo, sia nell'America del Nord che in quella centromeridionale, anche se in questa in misura minore, si generò una consistente domanda di opere d'arte sacra, legata alla forte emigrazione di molti europei di religione cattolica in questi paesi e al bisogno di edificare nuovi luoghi di culto per i cattolici espatriati in terre a matrice religiosa prevalentemente luterana e calvinista.

La Chiesa cattolica quindi fu impegnata ovunque in un rinnovato sforzo di evangelizzazione e di radicamento; proprio per questo, finanziò la costruzione di cattedrali, chiese e cappelle con arredi interni ed esterni molto elaborati. Di questo genere di manufatti Pietrasanta diventò, dai primi anni del Novecento, il principale centro produttore.

E' comunque da sottolineare che, mentre la committenza nordamericana fu dunque rappresentata, nella maggioranza dei casi, da enti ecclesiastici, quella centro e sudamericana fu legata prevalentemente alla domanda di una borghesia emergente in cerca di visibilità sociale o a grandi commesse pubbliche. In entrambi i casi a questa tipologia di committenze si affiancò una richiesta

1 Sono interessanti le lettere di Martino Barsanti scritte durante il primo conflitto bellico. Le commissioni dall'America in realtà continuano ad arrivare, ma è un problema per Barsanti portarle ad esecuzione a causa della leva obbligatoria dei giovani che aveva sottratto manovalanza al laboratorio di Martino dove molti giovani erano impiegati. Barsanti, in più occasioni, si adopera per chiedere l'esonero di alcuni suoi dipendenti, vedi lettere dell'11 settembre 1918 e quella del 6 dicembre 1918, Copialettere N°84. In una lettera addirittura emerge l'intenzione di Martino di impiegare in alcune mansioni, come la lustratura, le donne per supplire alla mancanza di uomini. Lettera del 20 aprile 1918, Copialettere N°83.

55

connessa alla realizzazione di arredi e rifiniture marmoree per ville private ed edifici pubblici.

Tutto ciò si inserì in un'epoca di particolare fermento artistico che riguardò in special modo il Nord America e che si estese tra la Columbian Exposition del 1892-93, a Chicago, alla Panama Pacific Exposition del 1915, a San Francisco.

Negli Stati Uniti, oltre a verificarsi "una rivitalizzazione delle molte attività legate alla costruzione e al mantenimento delle residenze di lusso"2, si creò un'atmosfera particolarmente favorevole ad un'intensa fioritura artistica. Non solo il Campidoglio e le cattedrali, ma anche le chiese, le biblioteche, le banche, le stazioni, gli alberghi, i teatri erano tutti il frutto di una straordinaria unione delle arti3.

In questo contesto, Barsanti, già nel 1895, consapevole delle enormi potenzialità del mercato nordamericano, rientrando dal suo primo viaggio in Centroamerica, passò per NewYork, meta ambita, col preciso scopo di intessere anche lì rapporti commerciali e far conoscere il suo nome.

Il suo primo committente newyorkese fu un certo signor D. Colombani, titolare di una ditta di marmi ben conosciuta e stimata presso il ceto cattolico statunitense, per il quale lavorava Egisto Battelli, pietrasantino emigrato in America4.

L'attività per Colombani proseguì per alcuni anni, fino alla morte di quest'ultimo (1900) e Martino, sia per rientrare del suo credito verso la ditta Colombani, che ammontava a circa quarantasette mila lire, sia perché di indole ambiziosa, si impegnò in prima persona. Aprì un suo proprio ufficio a New York, prima rilevando la ditta Colombani, in società con Battelli, con il nome di "The Ecclesiastical Art Works", ed in seguito da solo la "Ecclesiastical Arts". Inoltre avviò anche un deposito a Filadelfia che fece gestire ad un dipendente 5.

Negli stessi anni (1897) il laboratorio di Ferdinando Palla aveva, come committenti da New York, i "Piccirilli Brothers"6, fratelli appartenenti ad una

2 Vedi Soria 1997, p. 91

3 Ibdiem.

4 Colombani era probabilmente italiano, visto il cognome e vista anche la corrispondenza in lingua italiana.

5 Lettera del 10 aprile 1901, Copialettere N°38.

56

famiglia di scultori carraresi emigrata a New York fin dal 1888, dove erano riusciti ad avviare una fiorente attività aprendo ben due laboratori.7

Con i Piccirilli ebbe contatti e in parte lavorò anche lo stesso Barsanti che, proprio tramite loro, strinse rapporti con la "Tompkins-Kiel Marble Company", altra ditta operante negli Stati Uniti nel settore del commercio lapideo di cui Martino diventò fornitore8.

Oltre a Barsanti, anche il pietrasantino Raffaello Battelli fu tra i primi ad esportare marmi greggi e lavorati negli Stati Uniti e a far conoscere il nome di Pietrasanta come centro di lavorazione del marmo nel Nord America. Presente a New York fin dai primi anni Novanta dell' Ottocento, con l'apertura di una galleria nel 1905, Battelli coinvolse molti colleghi pietrasantini nell'esecuzione dei suoi lavori9.

Dai primi del Novecento poi, a New York, era presente anche il carrarese Araldo Fucigna, titolare di un laboratorio che mandava ad eseguire a Pietrasanta le commissioni aggiudicatosi in America; con costui Barsanti si trovò in concorrenza, tanto più che Fucigna finì successivamente per aprire un laboratorio a Pietrasanta10.

Altri mediatori da cui i laboratori di Pietrasanta iniziarono ad ottenere commesse importanti in questi anni furono la "The Church Art Work & Co", una compagnia per lavori artistici da chiesa di proprietà di Dimond Giuseppe, con

artigiana. Tra i tanti che solcarono l'oceano i Piccirilli raccolsero il maggior successo economico. Figli di Giuseppe Piccirilli, uno scultore di Massa-Carrara, i sei fratelli anticiparono il viaggio del proprio padre e avviarono una valida ditta a New York. Due dei fratelli, Attilio e Furio, si imbarcarono per New York nel 1888 e raggiunsero il fratello Ferruccio per intraprendere insieme l'avventura americana. Dopo pochi mesi anche gli altri fratelli arrivarono negli Stati Uniti per ricongiungersi ai primi tre e per rispondere all'impellente domanda di artigiani da parte degli studi artistici americani. I fratelli Piccirilli divennero un vero marchio di qualità e dopo soli 18 mesi dal loro arrivo nel Nuovo Continente aprirono uno studio tutto loro sulla Sixth Avenue e 39th Street. Il successo economico arrise alla numerosa famiglia di artigiani toscani che in pochi mesi aprirono un nuovo studio nella 142nd Street all'angolo con Brook Avenue, nel Bronx. Il laboratorio era il più grande d'America e rappresentava il primo esempio di bottega di artigianato artistico toscano trapiantata negli States. Da I Piccirilli Brothers. Una famiglia carrarese protagonista dell'arte americana da www.ciaoit.com/index.asp?lang=O&idsottomenu=329&id. Per la storia di questa famiglia vedi anche Soria 1997, p. 98.

7 Dell'attività del laboratorio di Ferdinando Palla per i Piccirilli se ne ha notizia da una lettera del 5 agosto 1897, Copialettere N°30.

8 La ditta Tompkins-Kiel Marble Company aveva sede al 505 fifth Avenue New York City. Vedi quarriesandbeyond.org/.../tompkins-kiel...

9 Vedi Arte Industria e Commercio 1907, p. 10. 10 Su Araldo Fucigna vedi Cap. 5.

57

sede a New York11, la "Frederick Pustet & Company" sempre di New York e molti altri che verranno esaminati successivamente.

Dalla corrispondenza di Barsanti emerge che dal 1905 in poi diventarono veramente numerosi i nomi di ditte che si posero come intermediarie tra clienti nordamericani e laboratori di Pietrasanta. Dalle lettere di Martino si capisce che non solo il laboratorio Barsanti, ma che anche le altre ditte del comprensorio ebbero, direttamente o indirettamente, a che fare con queste società mediatrici.

E' infatti da notare che, se ad avere le commissioni erano in realtà i laboratori maggiori e, come dice Barsanti nelle sue lettere12, i maggiori erano ai primi del Novecento, oltre al suo, quello di Palla, Arrighini e Tomagnini, costoro poi le subappaltavano in parte o interamente ai "minori". La raccolta dei Copialettere contiene infatti numerose missive in cui vengono riportati prezzi concordati, tempi di consegna, accordi e contratti intercorsi tra Barsanti ed altri laboratori. Ciò avveniva perchè in certi periodi la richiesta fu veramente consistente in termini numerici. Così, anche per mantenere le tempistiche di consegna del lavoro contrattato, le ditte, che avevano ottenuto per prime la commissione, necessitavano della collaborazione di altri laboratori sia per l'esecuzione in tempi congrui sia per non subire penalità. Le richieste di questo tipo di committenza riguardarono tutto ciò che poteva servire come "arredo" ecclesiastico in marmo13.

In questa situazione la cittadina versiliese diventò anche centro di attrazione per molti imprenditori stranieri, ditte mediatrici che, in concorrenza tra loro, si spartirono il mercato del commercio lapideo nord americano14. Questi mediatori, che scelsero Pietrasanta per l'esecuzione delle loro opere, innescarono

11 Contro Dimond che risultava insolvente, Barsanti promuoverà una causa commerciale presso il Tribunale di Massa.

12Vedi ad esempio lettera del 26 novembre 1903, Copialettere N°43. 13 Vedi Cap. 7. 2.

14 Ne è una conferma una lettera del 15 novembre 1913 scritta dal Barsanti ai Benziger Brothers. Martino scrive che è a conoscenza che i Benziger hanno perso molti ordini in concorrenza con Daprato e che gli dispiace, ma lui ha fatto i soliti prezzi sia ad uno che all'altro."I note what you say about having lost many of the order in competition with Daprato. If you whish to insinuate that you have lost the order on my account, probably because I have quoted you highter prices then I did to Daprato, you are on the wrong side". Copialettere N°69.

58

anche tra i laboratori della cittadina versiliese, la competizione per aggiudicarsi le commesse migliori15.

Gli stessi titolari delle ditte americane soggiornarono di frequente a Pietrasanta per trattare di persona con gli imprenditori del settore lapideo, scegliere marmi, visionare progetti e lavori in esecuzione.

Fu in conseguenza di questi rapporti commerciali che alcuni di loro aprirono in momenti successivi delle attività a Pietrasanta.

15 "Come potei capire da Brunetto il Palla ha fatto offerte direttamente alla Borgia e visto che il Brunetto gira qui a Pietrasanta deve avere abbassato il suo prezzo e pare che abbia offerto £ 17000 per i tre altari incluso le statue. Non so ancora se in questo prezzo è anche incluso il quadro di mosaico ma anche senza quello sarebbe un lavoro proprio a rimessa e non posso capire come quel stupido di Nando [Ferdinando Palla] possa fare questi prezzi e sciupare in questa maniera sempre di più il mercato (...) farei in caso osservare alla Borgia che quei marmi che usano gli altri non è Bianco P, ma soltanto Bianco Chiaro". Lettera scritta da Giovanni Santini,capo ufficio di Barsanti, a Gino, del 23 aprile 1915, Copialettere N°74.

59

4.4. I mediatori nordamericani

Ad una ricerca più approfondita riguardante l'identità dei vari mediatori nordamericani, i cui nomi si ricavano dalla corrispondenza del laboratorio Barsanti, emerge come molti di loro fossero imprese strettamente legate al mondo ecclesiastico cattolico. Questi mediatori, per il loro tipo di attività, avevano quindi rapporti ben collaudati con architetti, costruttori, committenti di fiducia del clero.

Si nota inoltre come queste ditte fossero in gran parte di proprietà di europei emigrati, anche da generazioni, nel nuovo mondo, artigiani che avevano portato in America Settentrionale la loro esperienza.

Fra questi merita attenzione Frederick Pustet che, proveniente da una famiglia di origini tedesche, aveva fatto dell'editoria il suo business. Frederick si era specializzato nelle pubblicazioni liturgiche, esportando la sua firma a New York fin dal 18651. Era così entrato in stretti legami con il clero cattolico statunitense e fu probabilmente questo aspetto a permettergli di diventare anche fornitore di arredi liturgici.

Come Frederick Pustet, importante per le commissioni procurate ai laboratori pietrasantini, fu la ditta "Benziger Brothers". Quest'ultima, nata nel 1792 in Svizzera come casa editrice cattolica, ampliò la propria attività negli Stati Uniti, a partire dalla seconda metà dell'Ottocento, diventando anche fornitrice di arredi liturgici. La loro sede newyorkese iniziò, nel 1873, la pubblicazione di cataloghi illustrati di ornamenti da chiesa2. I Benziger aprirono poi, nel corso degli anni Venti, un loro laboratorio a Pietrasanta3.

Dalla corrispondenza di Barsanti risulta che anche la "The E. Hackner Company"4 ebbe intensi rapporti commerciali con Pietrasanta5. Egid Hackner era emigrato dalla Germania negli Stati Uniti e, nel 1880, aveva aperto la sua ditta a

1 Vedi en-wikipedia.org/wiki/Pustet

2 Una loro filiale fu aperta dai discendenti nel 1853 a New York City e successivamente altri uffici furono attivati a Cincinnati (1860), a St. Louis (1875) e Chicago(1887). I cataloghi stampati dai Benziger riguardanti gli arredi liturgici furono all'epoca molto apprezzati a tal punto che sette di loro sono stati archiviati dalla Libray of Congress. Vedi www.ystore.org/discover/10.2307/.. e www.shipwreck.net/.../OMEPaper9...

3 Vedi Cap. 5.

4 "The E. Hackner Co., La Cross, Wisconsin: designers, manufacturers, importers of artistic ecclesiastical furnishings in marble and wood" da search.library.wisc.edu/catalog/ocm15255841 5 La corrispondenza con questa ditta inizia in maniera consistente intorno al 1909-1910.

60

La Cross nel Wisconsin. Qui si fece conoscere per la costruzione di altari e per la scultura lignea.

Dalle lettere di Martino Barsanti emergono nomi di altri mediatori americani: "The Gorham Company", "The McBride Studios".

La prima fu una delle più grandi manifatture americane di argenti e fusioni in bronzo, fondata nel 1831 da Jabez Gorham a Providence, nel Rhode Island. Nel 1905 aprì una sede nella quinta strada a New York6, quella da cui proverranno gli ordini di marmi a Pietrasanta7. La seconda, la "The McBride Studios", fu fondata a New York nel 1904 dallo stesso McBride che era stato impiegato nella filiale newyorkese di Martino Barsanti come agente con provvigione. Costui, come si approfondirà più avanti, aprì in un secondo momento un suo laboratorio a Pietrasanta8.

Una menzione particolare poi va fatta su tre altri grossi committenti dei laboratori pietrasantini, se non altro perchè appartenenti a quell'emigrazione italiana, toscana nello specifico, che contribuì, attraverso la loro peculiare arte, ad esportare il made in Italy oltreoceano. Si tratta della "A.P Nardini Company", della "Giuliani Statuary Company" e della "Daprato Statuary Company", tre manifatture fondate negli Stati Uniti da famiglie di figurinai emigrati dalla Media Valle del Serchio.

La "A.P. Nardini Company" fu fondata il 12 luglio 19059. Le iniziali, A.P., stanno per Amedeo e Pietro, due fratelli che, espatriati come figurinai da Barga, erano riusciti ad aprire una ditta che aveva sede al 715 Massachusetts Ave Boston10. Per costoro lavorarono in arredi ecclesiastici sia Barsanti che Palla e probabilmente anche altri laboratori di Pietrasanta11.

La "Giuliani Statuary Company" fu fondata dai quattro fratelli Giuliani di Filecchio a St. Paul nel Minnesota; la sede, come si evince dalle lettere di Barsanti, era al 330 East Seventh St.12. Il sito www.barganews.com, la dà come

6 Vedi en.wikipedia.org/wiki/Gorham_Manufacturing_Company

7 Nella corrispondenza del laboratorio Barsanti inizia a comparire questo nome a partire dal 1908. 8 Vedi Cap. 5.

9 Vedi www.ishcc.org/MA/Boston/a-p-nardini-company

10 Vedi A century later, still strong links with Chicago, USA, in www.barganews.com/2011/08/18/a-century-later-still-strong-links-with-chicago-usa

11 Letterra del 24 febbraio 1914, Copialettere N°63. 12 Lettera del 30 giugno 1909, Copialettere N°57

61

fondata nel 1912 e con l'intestazione "St Paul Statuary Company", mentre dai Copialettere di Martino risulta attiva già dal giugno 1909 proprio con il nome "Giuliani Statuary Company"13. Per loro Barsanti preparò molti progetti e disegni per altari, inoltre uno di loro, Ferruccio, risulta addirittura in visita al laboratorio Barsanti in compagnia di un reverendo americano per visionare un altare in elaborazione14.

Fra l'altro i Giuliani dall'America chiesero a Barsanti di mandare loro un operaio per la messa in opera dei lavori richiesti. A questo proposito partì Luigi Silicani, dipendente di Barsanti, che si trattenne negli Usa per qualche anno15.

La "Daprato" in particolare merita un approfondimento sia perchè in un secondo momento avrebbe aperto una propria filiale a Pietrasanta sia perché, dagli inizi del secolo fino agli anni Sessanta del Novecento, fu uno dei principali tramiti fra l'America del Nord e i laboratori pietrasantini.

13 Ibidem

14 Lettera del 30 agosto 1911, Copialettere N°63.

15 Lettere del 18 agosto e 5 settembre 1911, Copialettere N°63. Nella lettera di agosto ci sono le proposte per stipulare un contratto di lavoro che Ferruccio Giuliani fa a Luigi Silicani.

62

4.5. La "Daprato Statuary Company"

Nella bibliografia locale riguardante i Daprato, si fa riferimento al fatto che si trattava di un'impresa fondata da emigrati pietrasantini o comunque versiliesi negli Stati Uniti dove avevano fatto fortuna nel settore della lavorazione del marmo. È l'analisi della corrispondenza di Barsanti che ha fatto sorgere dei dubbi sull'argomento e spinto ad approfondire la storia dei Daprato. In alcune lettere del 1905 scritte da Martino Barsanti al suo ufficio di New York, i Daprato vengono infatti definiti "stucchinari"1.

Innanzitutto si fa presente che, nei Copialettere della ditta Barsanti, la grafia del cognome risulta "Daprato", grafia presente pure nei cataloghi curati da questa impresa conservati dagli eredi di Martino Barsanti2. Tuttavia nei contributi che riguardano questa ditta il cognome è scritto "Da Prato".

La storia di questo marchio dell'imprenditoria italo-americana ha inizio con la migrazione di due dei fratelli Daprato, Pietro e Carlo, che lasciarono Barga per raggiungere Chicago dove esportarono la loro attività di figurinai. Dopo aver lavorato come venditori di "figurine" (statuette di gesso di soggetto religioso), aprirono un laboratorio per la loro produzione, assumendo alcuni dipendenti di origine lucchese. In un primo momento la ditta era stata collocata in un sottoscala, poi il giro di affari, ampliandosi, permise ai proprietari, nel 18603, di trasferire la sede in un palazzo di notevoli dimensioni, in Van Buren & Canal Sts.

La produzione inizialmente era limitata alla fabbricazione delle statuine in gesso a carattere religioso che venivano vendute "porta a porta" tramite garzoni. Raffaello Daprato, nel 1870, partì da Barga per andare a raggiungere i fratelli a Chicago; quattro anni dopo, nel 1874, arrivò anche un altro fratello, di nome Giovanni4 E' con Giovanni, partito per gli Stati Uniti disertando l'esercito italiano,

1 Sui Daprato sono state reperite informazioni attraverso siti internet debitamente citati nel corso di questo paragrafo. Le informazioni, laddove possibile, sono state confrontate con le notizie riportate nei Copialettere di Barsanti. Sui Daprato come "stucchinari" vedi più avanti, all'interno di questo capitolo.

2 I cataloghi sono conservati presso l'Ufficio Commerciale "Barsanti Marble Bronz Mosaic". 3 Il 1860 è la data di fondazione della Daprato Statuary Company che compare anche nei

cataloghi.

4 Vedi La storia della figurina lucchese esportata in tutto il mondo, in Movimenti migratori legati alla diffusione del Made in Italy, da www.globusetlocus.org/ImagePub.aspx?...

63

che l'azienda iniziò ad ampliarsi e ad assumere i connotati di una vera e propria industria.

Giovanni si integrò perfettamente nell'ambiente americano, imparò l'inglese, frequentò le scuole serali di ragioneria e seppe crearsi contatti che lo agevolarono nell'ampliamento dell'azienda5.

Nel 1893 la ditta fu venduta ai fratelli Giovanni e Giuseppe Rigali, anche questi provenienti da Barga, nello specifico da San Pietro in Campo6.

Dagli inizi del Novecento l'azienda raggiunse le dimensioni di uno stabilimento industriale con un elevato numero di dipendenti, per la gran parte provenienti dalle stesse zone lucchesi, emigrati appositamente per lavorare alla Daprato7.

La ditta sotto Rigali mantenne il nome "Daprato Statuary Company", come si nota dai cataloghi dell'azienda stessa. Alla sede principale, ubicata a Chicago, al 173 & 175 di W.Adams Street, si affiancò la succursale aperta nel 1903 a New York, al 31 Barclay Street 8.

Proprio grazie agli archivi del laboratorio Barsanti è stato possibile reperire due cataloghi pubblicitari dei primi anni del Novecento, uno del 1908, con numero di serie 9, e un altro senz'altro precedente, con numero di serie 8, la cui data di stampa non è però leggibile. Si tratta di due cataloghi molto