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Imprenditori italiani e stranieri a Pietrasanta: nascita di un centro internazionale della lavorazione artistica del marmo

L'apertura ai mercati d'oltreoceano dette notevole impulso al settore lapideo pietrasantino. Proprio tra l'ultimo ventennio dell'Ottocento e il primo del Novecento si assisté all'apertura di nuove ditte e alla crescita di realtà già esistenti che, da botteghe artigianali con pochi dipendenti, si ampliarono e si modernizzarono, diventando veri e propri stabilimenti industriali. Di particolare interesse, a questo proposito, le parole con cui Nino Malagoli descrisse la situazione nella sua guida sulla Versilia del 1905.

"A Pietrasanta, l'industria della lavorazione del marmo ha assunto in breve volger di anni, una importanza tale, da poter gareggiare, senza timore di sfigurare, con tutte le altre regioni marmifere (...) Basti dire che con un progresso veramente meraviglioso, dovuto alla ferrea tenacia di questi abitanti, oggi si contano a Pietrasanta oltre 40 e più laboratori di marmo, ove si eseguiscono lavori di scultura, architettura, ed ornato di massima importanza artistico-industriale. L'affluenza dei clienti è grande perchè i modesti prezzi che in generale si usano, fanno si che i più meticolosi inglesi possono soddisfare ai loro desideri, certissimi di accoppiare l'arte all'economia (...) cosicchè tale industria porge lavoro e agiatezza agli abitanti del paese e dei comuni limitrofi. Fra i laboratori avvene alcuni di somma importanza che impiegano da soli da 4 a 500 operai. L'esportazione si fa in tutto il mondo e non è vana lusinga il ritenere che, dato lo sviluppo che d'anno in anno cresce a dismisura in questo Mandamento, la Versilia abbia ad assurgere al primo posto per ciò che riguarda l'arte scultoria"1

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Malagoli fornisce dunque un'importante testimonianza del forte sviluppo del settore marmifero pietrasantino, innescato dalla sempre più larga rete di contatti internazionali che gli artigiani-impresari locali seppero attivare. Tra i motivi del crescente successo dei laboratori di Pietrasanta in quegli anni, sono da sottolineare, come accenna lo stesso Malagoli, i prezzi più bassi effettuati nella cittadina versiliese rispetto a quelli della più rinomata Carrara. Lo stesso Martino Barsanti lo conferma già in una sua lettera del 19 ottobre 1888 dove scrive ad un

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cliente: "Se per il monumento che tempo fa aveste a domandarmi il prezzo avessi avuto un disegno preciso avrei potuto darvi un prezzo giusto, è certo che se a Carrara fu fatto per £ 680, qui potevate risparmiare un cento lire circa. I prezzi che pratica la piazza di Carrara sono assai più elevati stante le paghe maggiori che danno agli operai e perchè ancora i carrarini sono abituati a guadagnare bene"2

. Sebbene dunque Carrara fosse ben nota e godesse di ampia fortuna nelle Americhe, Pietrasanta riesce da questo momento a farsi conoscere e a ritagliarsi la sua parte di commesse. Sono gli anni in cui la piccola cittadina versiliese inizia ad “oscurare” il primato assoluto della ben nota Carrara, ormai “marchio registrato” nell' escavazione e lavorazione del marmo, attirando su di sé l'attenzione di una clientela nazionale ed internazionale. Succedeva anche che famosi laboratori carraresi si rivolgessero a Pietrasanta per l'esecuzione di lavori tanto che la corrispondenza Barsanti contiene alcuni esempi di rapporti di lavoro tra la ditta di Martino e rinomati laboratori di Carrara3

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A testimonianza della capacità attrattiva e concorrenziale che l'ambiente pietrasantino stava assumendo, significativa fu la presenza nella cittadina versiliese di un importante scultore e impresario di Carrara: Araldo Fucigna. Costui, che aveva una sua ditta e una filiale a New York, già dal 1903 aveva un suo agente, tal Armando Pardini, a Pietrasanta4. Qui Fucigna faceva eseguire numerosi lavori e, intorno al 1904, vi aprì un suo laboratorio, infatti, nel 1905, lo stesso Malagoli ne parlava come di uno dei laboratori impiantati in città più di recente e fra i più importanti5.

2 Copialettere N°10.

3 Una lettera del 29 novembre 1898, Copialettere N°32, riporta trattative con il laboratorio Baratta per l'esecuzione di un monumento funebre, così come un'altra del 21 marzo 1902, Copialettere N°41, contiene un preventivo al laboratorio Caniparoli per l'esecuzione di due cappelle.

4 Lettera del 9 gennaio 1903, Copialettere N°42.

5 "Il laboratorio che Araldo Fucigna, ha impiantato a Pietrasanta è dei più recenti, ma è indubbiamente fra i più importanti. Araldo Fucigna, dopo avere brillantemente compiuti i corsi della Real Accademia di Belle Arti della nativa sua Carrara, disertava dal letto paterno per recarsi a Parigi ove lavorò per ben tre anni presso i principali scultori della grande capitale. Formatosi un discreto peculio, egli rifece la strada della patriaed impiantò un laboratorio che in breve non bastò più alle numerose ordinazioni che da ogni parte piovevano al giovane e già valente artista. Ed ecco perchè Araldo Fucigna, intuendo, del resto, l'importanza straordinaria che l'industria del marmo stava prendendo nella Versilia, trasportò le sue tende a Pietrasanta, ove fece costruire diversi caseggiati e laboratori che possono contenere centinaia di artisti ed operai. Ed è da quello stabilimento, dalla mano e dallo scalpello stesso di Araldo Fucigna, che escono annualmente dei veri capolavori che prendono generalmente la via dell'America e vanno a portare alto, in terre lontane, il nome dell'arte italiana inarrivabile". Malagoli 1905, p. 101.

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Il grande fermento economico del settore lapideo pietrasantino è testimoniato anche dall'apertura di un ufficio di rappresentanza in città, che aveva lo scopo di servire da anello di congiunzione fra i committenti e gli artisti-artigiani esecutori. Si tratta dell'ufficio di Arturo Palla, citato nella rivista, completamente dedicata alla cittadina versiliese, intitolata Arte, Industria e

Commercio del 19076.Costui, attivo già dal 19037, assunse la rappresentanza di

importantissime ditte italiane ed estere, specialmente statunitensi8 .

Il mercato locale diventò così interessante da far sì che anche imprenditori europei, emigrati negli Stati Uniti, aprissero loro filiali direttamente a Pietrasanta, facendo concorrenza a quegli stessi laboratori a cui in precedenza si erano affidati per soddisfare le richieste della clientela americana.

A questo proposito è interessante ancora una volta quanto scrive Barsanti nel 1902: "C'é un pellegrinaggio continuo di inglesi, francesi, americani, è da casa del diavolo, che incettano tutta la produzione che scende dalle cave e se non basta vanno anche sulle cave stesse a marcare i blocchi (...) io non sò dove andremo a finire se dura questa febbre di marmo"9

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Il lavoro dunque non mancava, malgrado ricorrenti momenti di crisi legati a periodi di recessione dell'economia mondiale10, a tal punto che da una lettera del 27 marzo 1906 all'onorevole Giovanni Montauti, Barsanti scriveva che "la maggior parte del prodotto di questa Regione, specialmente per quanto concerne i marmi greggi e lavorati, è destinato per gli Stati Uniti d'America"11. Nella medesima missiva Martino sosteneva inoltre che "almeno un quattrocento spedizioni annue vengono da qui eseguite per New York e paesi dell'Unione". In conseguenza di ciò Barsanti faceva presente a Montauti come fosse sentita la

6 "In una città come Pietrasanta, che vanta un'immensa produzione di lavori in marmo, era necessario un ufficio di rappresentanza che servisse di anello di congiunzione tra i committenti e gli artisti esecutori e garantisse (ciò che è più) la perfetta e coscienziosa esecuzione delle opere d'arte commissionate". Arte, Industria e Commercio 1907, pp. 22-23.

7 Il nome di Arturo Palla compare nella corrispondenza di Barsanti a partire dal 1903.

8 Dalle lettere di Barsanti si viene a conoscenza ad esempio che fu rappresentante di "McBride Studios".

9 Lettera dell'8 aprile a Giuseppe Giunta in Salvador, Copialettere N°40.

10 Vedi Orlandi – Forli 2001, p. 30. Ad esempio già nel 1909 ci fu un periodo di crisi che portò alla chiusura di alcuni laboratori di Pietrasanta. Vedi quanto scrive Barsanti nella lettera del 22 gennaio 1909, Copialettere N°54. "La crisi del resto è generale perchè quasi tutti si sono ridotti con pochi operai e i Tomagnini il Fucigna ed altri hanno perfino chiuso. Vi sono oltre quattrocento operai a spasso".

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necessità di una subagenzia degli Stati Uniti in città "alla quale ricorrere per la vidimazione e il rilascio delle fatture e certificati consolari senza che a tale scopo debbano recarsi a Carrara e a Livorno"12.

A conferma del notevole volume d'affari con le Americhe13, la corrispondenza Barsanti ci parla anche delle maestranze pietrasantine impegnate negli Stati Uniti per seguire la messa in opera dei lavori eseguiti a Pietrasanta14.

In questo clima di fervore economico, anche gli stranieri si spinsero ad investire capitali a Pietrasanta; oltre alla ditta Daprato, di cui si è già ampiamente trattato15

, vi furono i "F.lli Ellrich", "McBride Studios", i "The Benziger Brothers" che vi aprirono laboratori assumendo un gran numero di maestranze locali.

I "Fratelli Ellrich" furono tra i primi stranieri ad arrivare a Pietrasanta per aprirvi una propria ditta, attirati dal grande sviluppo del settore marmifero16

. I due fratelli, Ugo e Walter, di origini tedesche, avevano iniziato la loro attività a Lucerna17

. La corrispondenza di Barsanti attesta la loro presenza a Pietrasanta fin dal 190518

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Gli Ellrich furono, insieme ai laboratori locali, artefici e testimoni del forte sviluppo del settore marmifero di Pietrasanta, fino al 1915, anno in cui dovettero abbandonare l'Italia a causa della guerra in corso.

L'informazione ci è fornita da Martino in una sua lettera del 1915 in cui aggiorna il figlio Gino, a New York, sulla situazione degli affari a Pietrasanta19. In questa missiva, Barsanti riporta che Ugo e Walter, vista la loro nazionalità

12 Copialettere N°49.

13 Nella medesima lettera, indirizzata all'onorevole Montauti, Barsanti scrive come nel collegio elettorale, comprendente i Comuni di Seravezza, Stazzema, Pietrasanta e Viareggio, fossero presenti "oltre duecento cave di marmo in esercizio ed oltre cento laboratori ed altrettante segherie, senza parlare di altre industrie pure fiorenti".

14 Alcuni di loro furono richiesti e assunti direttamente dalle ditte statunitensi. E' interessante notare che gli spostamenti degli operai specializzati in pochi casi si trasformavano in emigrazione stabile negli Stati Uniti. Le maestranze, dopo un periodo di tempo legato alla durata della messa in opera dei lavori, ritornavano a Pietrasanta viste le possibilità di impiego che esistevano in loco.

15 Vedi Cap. 4. 5.

16 Il loro laboratorio era situato in via Oberdan, nei capannoni che fino al 1963 occupavano l'area del mercato coperto. (Fig. 56) L'abitazione degli Ellrich si trovava sul lato opposto di via Oberdan dove è ora il laboratorio di Paolo Nello Galeotti.

17 La bibliografia sugli Ellrich, ad oggi esistente, è esigua. Sono la corrispondenza di Martino e i cataloghi Ellrich, conservati nell'archivio del laboratorio Barsanti, ad aggiungere nuovi particolari su questa ditta. Alcuni dei cataloghi, riportano Lucerna in Svizzera come la sede amministrativa centrale della ditta.

18 Lettera del 12 settembre 1905, Copialettere N°48.

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germanica, avevano dovuto abbandonare l'Italia per tornare a Lucerna e che lasciavano procura allo stesso Martino e a Bonuccio Tomagnini per portare avanti certi loro affari pendenti20. In effetti, negli anni di assenza degli Ellrich da Pietrasanta, sono numerose le lettere con cui Martino teneva aggiornati i due fratelli sull'andamento del loro laboratorio e sull'attività dei dipendenti21

finchè, da una lettera dell'agosto 1916, si viene a sapere che un decreto luogotenenziale aveva vietato a Barsanti "ogni corrispondenza o relazione d'affari con i nemici o alleati di nemici"22

. Nel 1920 Ugo e Walter poterono finalmente rientrare a Pietrasanta e riprendere a pieno titolo la gestione dei loro affari fino agli anni 40/5023

, mantenendo rapporti commerciali e di amicizia con il Barsanti24 .

Nello specifico, a Walter Ellrich si devono alcuni modelli originali, commercializzati dalla ditta che, se per ovvi motivi, privilegiò il mercato tedesco, ebbe comunque intensi rapporti d'affari anche con le Americhe25

. I cataloghi pubblicitari della ditta, scritti, oltre che in tedesco, in francese, spagnolo e inglese, danno l'idea dell'aspetto internazionale degli affari degli Ellrich. I due fratelli risultarono infatti persone ben inserite nella comunità di Pietrasanta, tanto da avvalersi anch'essi dell'amicizia e dell'operato di Antonio Bozzano e risultare tra i finanziatori di premi per gli studenti più meritevoli26.

Altra personalità, operante nel settore del commercio dei marmi tra l'Italia e il nord America, ad aprire una sua attività a Pietrasanta fu Dennis Henry McBride27. Preziose informazioni su di lui e sui suoi rapporti con i laboratori di Pietrasanta, vengono fornite dalla raccolta di lettere del laboratorio Barsanti.

20 Lettera del 24 maggio 1915, Copialettere N°74.

21 Vedi, ad esempio, lettere del 1 dicembre 1915, del 4 febbraio 1916 , del 26 febbraio 1916, Copialettere N°78.

22 Lettra del 27 agosto 1916, Copialettere N°79. 23 Vedi Documentart Museo dei Bozzetti.

24 E' interessante notare che nell'archivio Barsanti sono contenuti anche alcuni album fotografici oltre ai cataloghi pubblicitari appartenuti agli Ellrich, testimonianza della collaborazione tra i due laboratori.

25 Barsanti, in molte sue lettere, ci dà testimionianza di ciò, come ad esempio dei rapporti commerciali che intercorrevano tra gli Ellerich e Frederick Pustet. Vedi lettere del 24 maggio 1915, 9 luglio 1915, 31 luglio 1915, Copialettere N°74.

26 Gli Ellrich furono titolari di premi nell'anno accademico 1925-1926. Vedi Flora – Paoli 1976, p. 103.

27 Il nome completo si ritrova nella corrispondenza di Martino Barsanti. Vedi ad esempio lettera del 17 maggio 1920, Copialettere N°87. Dal frontespizio di una lettera intestata, reperita sul sito www.lib.utulsa.edu/digital/robertson/Series-II/pdf/AR2.. si legge che "The McBride Studios INC" sarebbe stato fondato nel 1904. In realtà a quella data, come si dirà in questo

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Martino, infatti, nella sua corrispondenza, riporta che McBride fu, dal 1904 al 1908, l'agente con provvigione della sua filiale newyorkese, la "Ecclesiastical Arts" 28. A New York McBride procurò lavori a Barsanti, anche con la collaborazione di Angelo Dati. Costui, capoufficio della sede pietrasantina del laboratorio Barsanti, fu mandato dallo stesso Martino a New York per seguire gli affari della filiale americana. Nel 1908, però, i rapporti lavorativi tra McBride e Barsanti cessarono. L'americano tuttavia continuò i suoi affari nel settore e i suoi legami con Pietrasanta con la collaborazione dello stesso Dati, che aveva lasciato Barsanti tentando il commercio con McBride. Martino fu profondamente ferito da questa situazione a tal punto da definire "l'azione fatta dal Dati peggio di quella del Luisi"29

. Ancora Barsanti ci riassume la vicenda, scrivendo il 24 febbraio 1923 ad Athos Menaboni che gli chiedeva notizie in merito a McBride: "Dopo 5 anni d'impiego, questo messere insieme ad un'altro mio tecnico inviato espressamente di qui, mi tradì rubandomi non solamente la clientela ma anche diverse migliaia di dollari. Nauseato di tutto questo dopo pochi mesi decisi la chiusura degli uffici tanto più che qui a Pietrasanta del lavoro ne avevo anche troppo. Frattanto il McBride insieme all'altro mio impiegato Dati Angelo, per quanto al corto di denaro, vennero a Pietrasanta e cedettero a qualche laboratorio diversi lavori ottenendo dalle banche un discreto fido, come del resto accade sempre in questa bella Italia a chi porta un nome estero. Dopo un certo periodo di tempo aprirono un piccolo laboratorio che tutt'ora tengono in affitto sotto la ragione sociale di The McBride Studios”30.

Nonostante l'amarezza, Martino comunque proseguì fino al 1909, seppur con presupposti e dinamiche diverse, ad eseguire lavori per la nuova ditta aperta da McBride31 a Pietrasanta nella zona della Madonnina32.

paragrafo, la ditta non esisteva ancora, e il 1904 è invece la data in cui McBride stipulò un contratto con Barsanti iniziando a lavorare nel settore come suo agente.

28 Vedi frontespizio carta intestata, reperita nel Copialettere N°54. (Fig. 44) 29 Lettera a Gino del 7 maggio 1908, Copialettere N°54.

30 Copialettere N°90.

31 La prima lettera di Martino a “McBride Studios Città” è del 5 settembre 1908, Copialettere N°54. A questa data è probabile che non si trattasse di un vero e proprio laboratorio, ma di un ufficio di rappresentanza.

32 Il laboratorio McBride si trovava nella struttura che oggi ospita la Ex Marmi (ex laboratorio Gino Lombardi) e il laboratorio Francesconi come risulta dalla testimonianza orale di Gino Barsanti.

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L'attività del "McBride Studios" si protrasse, attraverso periodi più o meno propizi, sino alla crisi del '29 che ne decretò la definitiva chiusura33. Negli anni Venti, quelli di massima espansione, impiegò fino a 400 dipendenti34. Del resto la famiglia McBride risultò ben inserita nella comunità pietrasantina, come testimoniato dall'Almanacco Versiliese35

e dal fatto che fu anch'essa finanziatrice di un premio per gli studenti della locale Scuola di Belle Arti negli anni accademici dal 1922 al 192536

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Ancora grazie alle preziose testimonianze della corrispondenza Barsanti, è possibile avere notizie interessanti sui Benziger, altri stranieri che, inizialmente mediatori d'affari tra Pietrasanta e gli Stati Uniti, aprirono una loro ditta a Pietrasanta37

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A partire dai primi anni della seconda decade del Novecento, proprio stando alle lettere di Martino, i Benziger compaiono tra i più attivi committenti di arredi architettonici e scultorei in marmo da chiesa ai laboratori di Pietrasanta. Le lettere tra Martino Barsanti e i Benziger, dal 1912 al 192038

, contengono ordini, preventivi, specificazioni riguardanti lavori commissionati. Nella corrispondenza in questione vengono anche richieste precisazioni concernenti disegni elaborati dal Prof. Alfonso Mazzei, docente di architettura e direttore della locale Scuola di Belle Arti dal 191839. Le lettere scritte da Martino testimoniano una stretta collaborazione tra loro e mettono in luce come Mazzei fosse loro punto di riferimento a Pietrasanta40, sia nell'elaborare progetti che nell'intrattenere rapporti con i laboratori esecutori41.

33 Vedi Bordoni – Laghi 1996, p. 10.

34 Vedi Orlandi – Forli 2001, p. 35. Interessante, a questo proposito, una bella foto che rappresenta una storica tavolata offerta dal laboratorio McBride. (Fig. 60)

35 Vedi Giannelli 2001, vol III, p. 118. 36 Vedi Flora – Paoli 1976, pp. 99-101.

37 Su di loro vedi anche Cap. 4. 4. I Benziger furono, dalla seconda metà dell'Ottocento, tra i più importanti fornitori di arredi liturgici.

38 Nel Copialettere N°63 la corrispondenza con la ditta Benziger inizia nell'ottobre 1912 e si protrae fino al 1920, anno in cui Martino comunica ai committenti americani la cessazione dell'attività della ditta a suo nome.

39 Costui prestò la sua opera per diversi laboratori anche stranieri. Vedi anche Cap. 6. 1.

40 Di questo tipo di attività ci dà notizia l'Almanacco Versiliese che però non cita, tra i committenti del Mazzei, né Benziger né Barsanti.

41 L'Almanacco Versiliese riporta, tra i committenti del Mazzei, la ditta Daprato, McBride, i laboratori Palla e Luisi. Per McBride, Mazzei si trasferì nel 1910 negli Stati Uniti dove rimase fino al 1912, quando fu richiamato dal sindaco di Pietrasanta a ricoprire la carica di aiuto insegnante nella sezione di architettura della locale Scuola di Belle Arti. Per altre notizie sulla

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I Benziger aprirono un proprio laboratorio a Pietrasanta, probabilmente dopo il 1920, perché, a questa data, Barsanti è ancora il loro fornitore42.

Altro mediatore impegnato nel settore del rifornimento dei marmi in Nord America, e in relazioni d'affari con i laboratori di Pietrasanta, fu "The Burgeois Company" di Omaha, nel Nebraska. Di questa impresa, che commissionò altari e ornamenti per chiese in particolar modo alle ditte Palla e Barsanti, si hanno poche notizie, reperite soprattutto nelle lettere di Martino, dove vengono citati, in modo italianizzato, come "Borgia"43

. In alcune di queste missive si parla anche di un certo Anacleto Brunetto, pietrasantino che lavorava per "Borgia" come agente in città44

. Il fatto che, negli anni accademici 1924-25 e 1925-26, tale impresa risulti anche titolare di premi per la locale Scuola di Belle Arti fa comunque presupporre una loro radicata presenza in città, probabilmente sotto forma di ufficio di rappresentanza.

Compare infine a Pietrasanta la "Munich Statuary & Altar Company" di Milwaukee, altra impresa straniera, la cui presenza è però testimoniata esclusivamente da una foto d'epoca, conservata nel Documentart del Museo dei Bozzetti. L'immagine riporta come la "Munich" avesse una propria insegna adiacente a quella del laboratorio di Luca Arrighini, situato in Piazza della Stazione. Ciò potrebbe far presupporre la rappresentanza da parte di Arrighini della compagnia straniera e non della presenza di un vero e proprio laboratorio a Pietrasanta. (Fig. 62)

La "Munich" nacque nel 1913, in seguito alla scissione di una preesistente ditta dal nome "M.H Wiltzius Company" di Milwaukee, operante nel settore della vendita e della fornitura di arredi ecclesiastici. Manager della "Munich" fu dal 1913 Frank Henry Bercker che ne diventò presidente dal 1915. Costui, nato in Germania ed emigrato negli Stati Uniti nel 1900, aveva lavorato nella "M.H.

vita e l'attività di A. Mazzei vedi, oltre a Giannelli 2001, vol III, pp. 113-114, anche Flora – Paoli 1976, pp. 245-246.

42 Tra le poche testimonianze dell'apertura della ditta Benziger a Pietrasanta è interessante una foto d'epoca che mostra maestranze al lavoro. (Fig. 61)

43 Nel Copialettere N°57 compare il nome di "Borgia", già dal 1910. Altra menzione della "The Burgeois" si trova in Flora – Paoli 1976, pp. 101 e 103 dove, anche qui, l'impresa è ricordata con il nome di "Borgia" a cui viene aggiunto "Studios".