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Completamento della prospettiva; indicazioni per i settori delle estrattive e delle costruzioni

Il settore industriale. Premessa

3. Completamento della prospettiva; indicazioni per i settori delle estrattive e delle costruzioni

Se questo finora esaminato è il quadro delle prospettive occupazionali fornite dall'industria manifatturiera, non resterebbe che ricercare qualche indicazione relativa alla situazione dell'industria estrattiva e dell indu-stria edilizia e delle costruzioni, per completare la nostra disamina.

Quanto al settore delle estrattive le soluzioni in atto ed in evoluzione del processo di integrazione europea permettono di non indugiare in accertamenti quantitativi per concludere in modo positivo

E' vero che lo sviluppo della ricerca e dello sfruttamento degli idro-carburi può comportare dei rivolgimenti tendenti a restringere per qualche branca le occasioni di lavoro. Ad esempio, 1 estrazione dello zolfo dal petrolio di Gela potrebbe far chiudere, come non convenienti, le miniere di zolfo attualmente sfruttate in Sicilia.

Si può ritenere però che, ciononostante, il settore offra sempre buone prospettive di impiego, avendo particolare riguardo al fatto che — sul mercato della Comunità Europea — la mano d opera italiana si presenta ancora concorrenzialmente avvantaggiata per la sua più bassa pretesa remunerativa, per la sua maggiore disposizione ad occupare 1 posti di lavoro più duri del sottosuolo, minatore, armatore, ecc., per le capacità professionali migliori della mano d'opera africana ad esempio, rispetto ai locali. Infatti i locali rivolgono più volentieri le proprie aspi-razioni alle occupazioni meno gravose e più redditizie che lo sviluppo economico mette a loro disposizione in altri settori. Le stesse crisi con-giunturali, in questa prospettiva, non dovrebbero esercitare sene influenze negative Anche il settore dell 'industria edilizia e delle costruzioni m genere si presenta da noi come un classico settore di assorbimento di mano d'opera. Basti pensare alla politica delle opere pubbliche (nel 1951-52 e nel 1956-57 queste hanno assorbito rispettivamente il 12,1% ed il 9 7% delle spese dello Stato), su cui si impernia tradizionalmente da noi l'intervento anticongiunturale del pubblico potere; nonché ai piani di sviluppo, per convenire sulle possibilità di occupazione del settore medesimo (dal 1950 al 1957 è stato accertato un incremento del 3 3%). In considerazione della consistenza di queste, visto che per alcune attività che nel settore rientrano si possiede qualche indagine approfondita sui mutamenti dei metodi di lavorazione (6), gioverà soffermarsi a prendere atto di alcune concrete indicazioni.

Struttura degli investimenti lordi fissi nel Nord e nel Mezzogiorno nel 1957.

(composizione percentuale)

„ „ . Centro Nord Mezzogiorno

Settori Agricoltura 13 f Industria 50 zi Trasporti e comunicazioni 19 Opere pubbliche 9 1 9 Vari 9 ® 100 100 (6) Cfr. SILVIO LEONARDI, La meccanizzazione dei movimenti di terra in Italia, Ed. Feltrinelli, 1958.

Come è noto, in tale campo una parte assolutamente prevalente delle operazioni consiste nello spostamento e nel trasporto di terrà, condi-zioni preliminari per la costruzione, cui segue poi il processo costruttivo vero e proprio, svolto, ora come un tempo, dai muratori — per i quali è difficilmente prevedibile per ora da noi una maggiore meccanizzazione — dai carpentieri, dai f erraioli, ecc.

Ora è proprio nella parte, per così dire, preparatoria del lavoro, che i mutamenti tecnologici sono stati piuttosto profondi, tali da imporsi all'attenzione di chiunque si occupi di orientamento professionale, nell'in-tento di assicurare qualificazioni di cui esista realmente necessità.

Il processo del movimento di terra è costituito dalle seguenti fasi : scavo, trasporto e compattazione.

La prima operazione può essere ugualmente svolta con lavoro umano che con macchine (escavatori universali). Si tratta di vedere se l'evolu-zione del processo tecnico consente una effettiva conveniente sostitul'evolu-zione del primo col secondo tipo di lavoro, e quali ne sono gli effetti. Ora, tenuto conto della situazione attuale dei vari costi della mano d'opera in Italia, si ha equivalenza e convenienza di sostituzione per un possibile impiego dit escavatore per la durata di 150 ore annue (300 lire per metro cubo) : nell'aumentare delle possibilità di impiego la convenienza aumenta enormemente fino a raggiungere 60 lire contro le costanti 300 lire del processo non meccanizzato. In tale situazione, supposto, com'è probabile, che tale processo di sostituzione si vada in Italia sempre più accelerando, tenuto conto anzitutto del costo crescente della mano d'opera, anche non qualificata, e del prezzo decrescente della macchina, le caratteristiche dell'occupazione in questa particolare fase produttiva subiscono un dra-stico mutamento : ad una massa ingente di mano d'opera non qualificata si sostituiscono in numero molto minore addetti specializzati, con lo specifico compito di manovratore della macchina. Tali addetti prendono nome dalla macchina che manovrano : tra essi, tenuto conto della strut-tura delle macchine italiane, prevale la figura dell'escavatorista.

« Dato il modo della loro formazione, per lo più attraverso l'addestra-mento sul lavoro, con origini quindi abbastanza comuni direttamente o indirettamente legate alle imprese che per prime hanno introdotto gli escavatori in Italia, gli escavatoristi costituiscono un gruppo professionale ben individuato, con alcuni operatori generalmente conosciuti, che si distinguono per particolare maestria, consistente, tra l'altro, nella capacità di usare ugualmente bene maccchine di marca diversa e quindi con caratteristiche diverse (per es. nel sistema dei comandi).

Questa nuova categoria di lavoratori si distingue quindi nettamente da quella (manovali comuni) che ha sostituito, per qualifica professionale, per reddito, per maggiori responsabilità e prospettive di miglioramento, comprendendo anche quella di avere un lavoro indipendente o quasi (tra-sformazione in piccoli imprenditori). Tutto ciò si riflette anche su diverse abitudini di vita. Talora, quando si tratta di lavori sufficientemente lunghi, l'escavatorista non vive nei baraccamenti del cantiere, ma cerca alloggio con la propria famiglia nel più vicino abitato, come generalmente fanno ì tecnici del cantiere stesso.

Le grandi imprese cercano, normalizzando i tipi di macchine impie-gate, di facilitare, tra l'altro, anche la selezione del personale al quale, in tal modo, è richiesto di saper utilizzare un solo tipo di macchine; ma

ciò è impossibile per piccole ditte che lavorano per terzi e che spesso impiegano macchine delle più diverse provenienze (residuati bellici, di seconda mano, prese a noleggio), raccolte in base alle necessita e possi-bilità di ogni singolo lavoro, e quindi senza un preciso programma ( ) ».

Sembra che in Italia a tutt'oggi operino circa 3.000 escavatari di diverso tipo e grandezza; giova infine ricordare, come appunto una carat-teristica connaturale al processo di meccanizzazione, che il rendimento

del lavoro di un escavatorista non si riflette solo sulla migliore utiliz-zazione della macchina che gli è affidata, ma determina il rendimento di tutta la linea di produzione a cominciare dei mezzi di trasporto sui quali deve scaricare il materiale scavato, e i mezzi di spandimento e di lavo-razione della terra.

Passando alla seconda fase, quella cioè del trasporto troviamo che, nel processo di meccanizzazione, essa viene generalmente associata a quella dello scavo, attraverso l'uso di pale meccaniche, apripista (buU-dozers) e ruspe (scrapers). La convenienza della sostituzione di un processo meccanico ad uno essenzialmente manuale e dello stesso ordine di grandezza, approssimativamente, di quella della fase di puro e sem-plice scavo. Il vantaggio derivante dall'impiego della ruspa, per un percorso adatto per l'uso, è rappresentato non solo dal minor costo di questo mezzo, dell'occupazione complessiva (al costo del lavoro deh esca-vatore occorre naturalmente aggiungere quello degli autocarri che lo servono), ma anche da altri fattori, come il minor ingombro dell uso di un solo mezzo, invece di più mezzi operanti congiuntamente. Le macchine impiegate in questa fase sono quelle accennate.

« Circa l'effetto sostitutivo di un lavoro umano da parte di queste macchine non ripetiamo quanto abbiamo già detto più diffusamente a proposito'degli escavatori; in questo caso i rapporti di sostituzione devono essere maggiorati tenendo conto che si tratta di macchine che combinano funzioni diverse di scavo e di trasporto anche ad una certa distanza che, rapportate ad un lavoro semplicemente manuale, implicherebbero l'impiego di decine e talora anche di centinaia di manovali (8) ».

Resta infine l'ultima fase, quella della compattazione, che consiste nel rassodamento della terra: « trattandosi m questo caso soprattutto di macchine innovatrici, ha poco senso un confronto tra il costo del lavoro

fatto meccanicamente e quello manuale. ^ v ,

Inoltre, il lavoro di compattazione fatto manualmente e anche qua-litativamente diverso da quello fatto meccanicamente (principalmente maggior omogeneità ottenibile con quest'ultimo) e quindi anche per

ouesta ragione un confronto sarebbe impossibile.

questa r a g ^ ^ c o m p a t t a z i o n e d e l l a terra è fatto quando e richiesto (anche in Italia, nei capitolati per costruzioni stradah, ed altre, ciò avviene con sempre maggior frequenza e precisione) ed il suo costo vana da 0 (quando i risultati di densità richiesta vengono ottenuti attraverso il semplice passaggio dei mezzi adibiti al trasporto del materiale o ad altri lavori di cantiere), a diverse decine o anche alcune centinaia di

( 7 ) S . LEONARDI, op. cit. ( 8 ) S . LEONARDI, op. cit.

lire/mc. (quando, per ottenere la densità richiesta e in certi casi parti-colari, si deve ricorrere a costosi mezzi di costipamento, prevalentemente manuali ».

« Le più grosse e più moderne macchine per la compattazione della terra raggiungono produzioni superiori anche a 500 mc./h., cioè, in pratica, sono in grado di assolvere, con l'impiego di una sola unità, tutto il lavoro di compattazione di un grande cantiere, che per esempio costrui-sca rilevati al ritmo di 4 mila me. al giorno (9) ».

L'introduzione dei mezzi meccanici sopradescritti comporta ovvia-mente delle conseguenze sul piano del lavoro: conseguenze che si risol-vono in modificazioni qualitative e quantitative.

Dal punto di vista della qualità, il lavoro nel settore richiederà maggiore addestramento, acquisizione di più vaste conoscenze che giun-gono sino alla tecnologia della macchina, vedrà diminuire la fatica, ma aumentare le componenti di responsabilità e di sforzo psichico.

Dal punto di vista quantitativo, il livello della occupazione, almeno nelle costruzioni stradali, tende naturalmente a ridursi. Cosicché troppo ottimistica dovrebbe apparire la cifra di 19 mila unità nuove occupate fornita dai calcoli dello Schema Vanoni. In genere i dati ufficiali confer-mano questa considerazione : per il 1957, ad esempio, l'ISTAT segnalava una diminuzione di circa il 5% relativamente alla media giornaliera degli operai occupati ed al numero delle giornate-operaio rispetto al 1956.

Ciò non vuol dire, però, che non sia consigliabile l'acquisizione di qualifiche professionali relative ai lavori sopra indicati : si tratta infatti di mansioni nuove che per le modificazioni qualitative che comportano non possono essere assolte immediatamente dai lavoratori che risulte-ranno in soprannumero.

Da questo punto di vista, poi, giova avvertire che l'occupazione nelle nuove mansioni perde il carattere di stagionalità che aveva l'occupa-zione nelle vecchie mansioni dei lavori di cui si è parlato, vuoi per l'esi-genza di una continua utilizzazione, derivante dal costo, vuoi per il grado di qualificazione specialistica che ancora per qualche tempo conferisce alla qualifica professionale relativa una certa insostituibilità.

Tab. 14. - Variazione sui livelli di occupazione. Industrie alimentari e affini

Industrie chimiche Industrie cartarie Industrie poligrafiche Industrie cuoio Industrie gomma Legno e affini Metallurgica Meccanica Estrattive

Lavorazioni materiali non metallici Tessili

Vestiario, abbigliamento ed arreda-mento

Totale industrie manifatturiere

Energia elettrica, gas ed acqua

situaz. 1951 incr. 1955 incr. 1956 incr. 1957 4 1 3 . 5 4 4 + 1 0 . 0 0 0 + 8 . 0 0 0 + 6 . 0 0 0 1 9 9 . 8 1 1 + 8 . 0 0 0 + 8 . 0 0 0 + 1 3 . 0 0 0 6 3 . 4 4 9 2 . 0 0 0 1.000 + 1.000 7 4 . 4 8 1 ' + 3 . 0 0 0 + 5 . 0 0 0 + 5 . 0 0 0 3 8 . 5 5 7 4 0 . 1 2 7 2 9 3 . 5 7 0 + 1 0 . 0 0 0 + 5 . 0 0 0 + 4 . 0 0 0 1 4 5 . 0 7 1 + 2 . 0 0 0 + 7 . 0 0 0 8 9 6 . 8 9 1 + 4 3 . 0 0 0 + 5 3 . 0 0 0 + 4 5 . 0 0 0 1 1 8 . 6 6 2 2 . 0 0 0 1.000 2 0 6 . 6 6 8 + 1 0 . 0 0 0 2 . 0 0 0 + 4 . 0 0 0 6 5 0 . 8 6 6 2 7 . 0 0 0 1 3 . 0 0 0 6 . 0 0 0 4 1 1 . 5 4 7 + 1 0 . 0 0 0 + 1 8 . 0 0 0 + 2 4 . 0 0 0 3 . 4 9 8 . 2 2 0 + 6 7 . 0 0 0 + 8 9 . 0 0 0 + 9 8 . 0 0 0 9 2 . 9 6 4 + 2 . 0 0 0 + 2 . 0 0 0 + 2 . 0 0 0 ( 9 ) S . LEONARDI, op. cit.

Tab. 15. - Numero degli addetti alle aziende italiane. Industrie Alimentari Derrate ed affini Bevande ed affini Tabacco

Lavorazione pelli e cuoi Industrie tessili

Seta e lavorazione fi-bre artificiali

Cotone Lana

Canapa, lino, juta Altre fibre

Industrie del vestiario ed abbigliamento

Industrie del legno

Lavorazione legno e sughero

Mobilio ed arredamento Veicoli in legno e co-struzioni navali

Industrie cartarie e poli-grafiche inchiesta censimenti 1903 1911 1927 1937-39 1951 234.662 277.356 343.089 518.031 476.274 202.665 17.978 14.019 228.568 29.697 19.091 287.293 29.646 25.512 426.772 44.488 46.771 375.744 48.004 52.526 15.215 20.607 31.090 35.508 39.231 411.121 487.856 604.773 602.044 642.688 191.654 138.880 37.744 25.685 17.158 50.472 75.005 40.215 28.712 6.078 48.147 194.356 181.490 45.142 41.657 25.211 231.048 182.772 52.023 107.094 23.665 72.455 177.324 250.747 69.371 50.626 56.665 491.973 286.115 185.690 73.269 27.156 95.744 120.271 210.690 86.521 57.260 127.302 458.423 264.613 184.913 60.861 18.839 128.709 104.376 259.567 128.614 40.076 110.085 406.811 284.520 157.797 108.691 18.032 142.905 Fabbricazione e lavo-razione carta 2 3 . 5 6 9 3 3 . 1 0 3 4 5 . 7 4 9 5 2 . 4 6 1 6 1 . 7 6 1 Industrie poligrafiche ed editoriali 2 4 . 5 7 8 3 9 . 3 5 2 4 9 . 9 9 5 7 6 . 2 4 8 8 1 . 1 3 4 Industrie metallurgiche 3 4 . 5 8 0 1 2 9 . 3 2 3 1 2 2 . 5 1 9 1 0 2 . 1 3 1 1 4 1 . 6 8 6 Industrie meccaniche 1 0 6 . 2 3 4 2 3 0 . 2 6 0 4 7 8 . 8 9 6 7 9 5 . 5 2 0 8 5 9 . 6 3 3

Lavorazione minerali non

metallici 1 1 6 . 9 0 9 1 8 0 . 2 5 0 1 7 1 . 9 2 2 2 0 4 . 8 7 6 2 0 0 . 5 0 6 Industrie chimiche 3 4 . 4 1 7 4 6 . 6 4 2 1 2 2 . 2 1 9 1 5 2 . 2 3 1 2 0 0 . 8 2 8 Chimiche ed affini Derivati petrolio 3 3 . 7 8 0 6 3 7 4 4 . 7 3 1 9 9 3 8 0 . 6 0 0 3 . 6 9 8 1 0 9 . 0 2 1 1 5 . 9 5 2 1 5 3 . 7 6 3 1 9 . 5 1 5

Cellulosa tessile e

fi-bre artificiali 9 1 8 3 7 . 9 2 1 2 7 . 2 5 8 2 7 . 5 5 0 Industrie varie 1 3 . 4 2 4 2 3 . 3 3 6 3 2 . 3 6 7 6 6 . 6 6 2 1 0 0 . 1 7 0 Gomma elastica Altre 3 . 2 7 0 1 0 . 1 5 4 6 . 0 8 0 1 9 . 2 5 6 1 5 . 2 5 1 1 7 . 1 1 6 2 7 . 0 6 4 3 9 . 5 9 8 3 9 . 1 3 6 6 1 . 0 3 4 Totale 1 . 1 4 0 . 1 8 6 1 . 8 8 3 . 9 0 5 FONTE: Inchiesta parlamentare sulla disoccupazione, voi.

2 . 7 7 0 . 5 5 9 I I I , t o m o 3, 3 . 2 3 8 . 7 4 8 pp. 64-65. 3 . 4 9 5 . 2 5 2 109

Il settore dei servizi.

1. Premessa.

Dobbiamo ora estendere la nostra indagine al settore « terziario », quello dei « servizi ».

E' noto come, sotto la unica denominazione di « servizi », vengano raggruppati settori economici dalle più diverse caratteristiche. In effetti, tale raggruppamento di attività economiche viene generalmente ottenuto per via di esclusione, escludendo cioè dal complesso dei vari settori econo-mici quelli relativi all'esercizio delle attività agricole, nonché quelli rela-tivi all'acquisizione delle materie prime ed alla loro successiva trasfor-mazione.

Veramente, si può assumere a comune denominatore di questa clas-sificazione di « servizi » la produzione di beni immateriali, in contrap-posizione con la « materialità » dei prodotti delle industrie manifatturiere e dell'agricoltura che rappresentano gli altri due settori. Tuttavia, tale elemento di separazione è quanto mai fluido ed incerto, specie, ad es., nel caso delle industrie della elettricità, del gas e dell'acqua. Inoltre, accet-tando per buono questo criterio, si vengono a riunire sotto un'unica denominazione settori economici diversissimi per importanza, per fun-zioni nel campo dell'economia, per posizione rispetto a tutti gli altri settori della vita economica di un Paese.

Vale allora la pena di elencare a questo punto quei settori della attività economica, che, nelle comuni ed ormai abituali classificazioni, vengono a trovarsi compresi nella definizione data sopra; specificarne le funzioni nel campo dell'economia in genere; osservarne singolarmente la importanza; cercare di coglierne le prospettive future, oltre a delinearne la situazione concreta nel quadro della economia italiana. Ci sembra in effetti che solo in questo modo possa essere precisata, con qualche appros-simazione alla realtà, una prospettiva — qui purtroppo solo di prospettiva si tratterà i— che possa in qualche maniera servire ad nostro intento.

I settori che saranno oggetto della nostra indagine, necessariamente approssimativa, sono i seguenti:

1) trasporti e comunicazioni; 2) commercio;

3) albergo e turismo; 4) credito ed assicurazione; 5) servizi vari.

A rigore, dovrebbero essere comprese, in tale classificazione, anche talune attività (che peraltro vengono assai facilmente a confondersi con le piccole imprese industriali artigiane), aventi come le prime la carat-teristica di produrre beni immateriali, che, come abbiamo detto, costi-tuisce il criterio di distinzione della classe che andremo via via delineando.

E cioè tutte quelle imprese rivolte ad assicurare alle aziende familiari particolari servizi, quali servizi di manutenzione di apparecchiature

elettriche e meccaniche, che, in relazione al progressivo sviluppo del reddito e del benessere del Paese, si sono sempre più diffuse.

Alcune delle imprese sopra elencate vengono ufficialmente classifi-cate tra le industrie meccaniche con la denominazione di « officine mec-caniche » : così, nel nostro censimento industriale al 4 novembre 1951, troviamo nel settore industriale attività quali : « riparazione motoveicoli e biciclette », « riparazioni meccaniche specializzate », ecc.

Tale confusione è facilitata dal fatto che il servizio fornito da queste attività consiste anche nella vendita di pezzi di ricambio, pure se, nel loro prodotto lordo, il reddito di lavoro assume una parte assolutamente prevalente.

Una caratteristica molto importante del settore che andiamo via via descrivendo consiste nel fatto che anch'esso, come tutti gli altri settori della economia, fornisce sia servizi di carattere strumentale, presupposti cioè di un'economica gestione di attività industriali, sia servizi che hanno il carattere di beni di consumo.

E' precisamente questo secondo aspetto che rivela la loro funzione nell'ambito di una economia.

Tra le attività che forniscono beni strumentali sono da classificare le banche. Mentre il settore della distribuzione, che pure si presenta come strumento, cioè sussidiario rispetto alla produzione, si può forse concepire più ragionevolmente come fornitore di un bene di consumo, cioè di un servizio diretto a favore dei consumatori (naturalmente per quella parte di esso che svolge la propria attività nel settore dei beni di consumo). Ed è forse sotto questo aspetto che è opportuno considerarlo prevalentemente oggi in Italia. Infatti, almeno allo stadio di sviluppo a cui esso si ritrova nel nostro Paese, il particolare settore della distribu-zione subisce il consumo, piuttosto che rivelarsi un vero e proprio stru-mento produttivo per la capacità di convincere il consumatore ad acqui-stare particolari prodotti.

Restano poi da segnalare quei servizi che forniscono tipici beni di consumo, e cioè il settore alberghiero e turistico, ed infine quei servizi di manutenzione, riparazione macchine, ecc., i quali, entro i limiti in cui sono destinati alla manutenzione di beni di consumo, acquistano anche essi la caratteristica ben definita di beni di consumo.

Il settore terziario in Italia.

Si assume generalmente che lo sviluppo economico di un Paese passa per le seguenti fasi :

1) una prima fase, in cui si assiste ad una progressiva compara-tiva ascesa del settore industriale rispetto a quello agricolo ; questa fase

si concluderebbe quando quest'ultimo settore risulterà ridotto, m per-centuali di addetti e di reddito rispetto alla occupazione ed al reddito complessivi, a circa il 10-20% del totale;

2) una seconda successiva fase, in cui si dovrebbe assistere, dopo che lo sviluppo industriale abbia raggiunto i suoi limiti fisiologici (rap-presentati generalmente dal rapporto con cui si combinano importazioni di materie prime dall'estero e vendite all'estero di prodotti manifat-turieri), ad un progressivo affermarsi del settore terziario, che dovrebbe assumere, rispetto agli altri settori, grado a grado importanza uguale

e preminente; questa seconda fase corrisponderebbe a quella fase di ascesa economica in cui i prodotti materiali delle attività manifatturiere risultano sufficienti al benessere della nazione, e vanno via via aumen-tando invece le richieste di servizi rappresentati essenzialmente da beni secondari rispetto a quelli di prima necessità.

In Italia, sembra esservi verificata a tutt'oggi solamente la prima fase di ascesa, mentre la seconda risulterebbe solo parzialmente realizzata, come appare dalla seguente tabella:

Tab. 1. - Valore aggiunto.

agricoltura industria attività terziarie

1900 6,0 2,4 2,5 1914 8,0 4,7 4,7 1929 45,5 36,3 33,9 1938 40,1 45,7 36,6 1948 2.248 2.425 1.505 1956 2.800 5.395 3.324 aumento al 1956 1900 465 2.270 1.310 1914 350 1.160 700 1929 62 148 98 1938 69 118 91 1948 1,24 2,23 2,21

FONTE: «Indagine statistica sullo sviluppo del reddito nazionale in Italia dal 1861 al 1956», ISTAT, 1957.

Tale trasformazione si è andata tuttavia notevolmente accelerando in questo dopoguerra, come risulta dalla tabella successiva:

Tab. 2. - Prodotto netto (miliardi).

trasp. trasp. comunic. commerc. servizi credito assicuraz. Totale terr. maritt. vari reddito

aerei 1948 200 54 49 632 106 126 19 6.447 1953 342 96 111 888 157 260 47 10.145 1957 441 207 169 1.231 189 (1) 393 70 13.478 base 1948 = 100 1948 100 100 100 100 100 100 100 100 1953 171 178 226 156 149 203 247 157 1957 221 383 344 195 180 311 368 194 (1) 1956.

Tra i servizi vari, come si vedrà meglio più avanti, una quota rile-vante è assorbita dagli spettacoli, che costituiscono anch'essi un settore rilevante dei servizi, con una produzione lorda di 150 miliardi di lire annue, e di forse 100 miliardi di prodotto netto, sottraendosi i moderati acquisti di materie prime ed il costo limitato di ammortamento dei capi-tali fissi.

Escludiamo invece a priori dalla produzione dei servizi, come estraneo al nostro esame, il settore della pubblica amministrazione, nonostante assorba circa 1,5 milioni di dipendenti : si tratta in effetti di un settore

nel quale, anzitutto, non sembra sia molto profìcua una indagine di natura economica, e che, in ogni caso, mal si presta ad un accertamento delle possibilità di occupazione, tenuto conto anche delle particolari carat-teristiche delle modalità di impiego, generalmente regolate da norme di diritto pubblico, nonché dell'influenza di fattori politici.

Ritornando alla tabella precedente, questo andamento irregolare di ascesa del settore dei servizi, comunque non proporzionato alla ascesa della produzione industriale, è dovuto al fatto fondamentale che, nella tendenza di cui si è detto, si sono inseriti i seguenti fattori :

1) la scarsa superficie agricola italiana, in confronto alla sua popo-lazione, determinava, fin dall'inizio della unità del Paese, l'esistenza di una elevata aliquota di popolazione impiegata in attività sussidiarie della agricoltura ;

2) tale tendenza perdurava costantemente in quanto, se da un lato si sviluppava una attività industriale, corrispondentemente si aprivano nuovi campi per l'estensione delle zone di questa attività di tipo sussi-diario.

Lo sviluppo delle attività terziarie, sviluppo più che proporzionale rispetto alle altre attività economiche, sia in forma di reddito che di addetti, merita un approfondimento. Esso, secondo la partizione della, utilizzazione dei « servizi » quale è stata sopra delineata, tra servizi diretti al consumo e servizi diretti alla produzione, dipende, almeno grosso modo, da due diversissimi effetti :

— anzitutto dal fenomeno costituito dal progressivo affinamento dei consumi, che, da un tipo materiale e primario, tendono a spostarsi, contemporaneamente, verso quelli durevoli e verso quelli immateriali propriamente detti;

quindi dal progressivo affinamento e dalla trasformazione delle