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Il romanzo Les trois vies de Babe Ozouf copre un arco temporale che va dalla fine del diciannovesimo fino a metà circa del ventesimo secolo, seguendo la vita di tre generazioni successive, nonna, figlia e nipote: sebbene nel romanzo non vi siano molti riferimenti temporali precisi, sappiamo dalle parole del Reclutatore che Babe Ozouf provoca il naufragio dell'Altenbrüch una notte del 1893125. La notizia relativa all'accaduto si diffonde già il giorno seguente, così come ci viene suggerito dall'indicatore temporale le lendemain matin126: non sappiamo esattamente quanto tempo intercorra tra il momento in cui Babe viene a sapere del naufragio e quello in cui decide di andare a costituirsi presso la commissione addetta alle indagini, ma

conoscendo il carattere forte e deciso della donna possiamo presumere che il tutto avvenga in tempi brevissimi. Da questo momento in poi nella vicenda della prima protagonista i riferimenti temporali iniziano a scarseggiare: sappiamo infatti soltanto che la donna ha il tempo di lasciare Cherbourg, di tornare a Jobourg e di prepararsi psicologicamente all'arrivo dei gendarmi, con i quali compirà il viaggio. Il tribunale, dove Babe è attesa per essere processata, si trova a qualche giorno di cammino da Jobourg, come dimostra il fatto che i due uomini e la donna trascorrono tre notti fuori, pernottando in alloggi improvvisati: la prima sera si fermano in un ostello a

Herquemoulin127, la seconda alloggiano presso la tenuta di Julevast128, mentre l'ultima notte la trascorrono accampati lungo un sentiero, nelle immediate vicinanze di Saint- Lô129, che è la destinazione del viaggio.

«La pluie cesse à l'aube130»: è con questo riferimento temporale che comincia l'ultima giornata da donna libera di Babe, la quale non viene condotta direttamente al tribunale, ma fa un'ultima sosta presso un rudere abbandonato, dove, secondo gli accordi presi durante la notte, fa sesso con entrambi gli uomini in modo da poter restare incinta.

Il lettore lascia la protagonista in compagnia di Jean Le Nackeis per ritrovarla poi,

125 Didier Decoin, Les trois vies de Babe Ozouf, cit., p.308 126 Ibid, p.68

127 Ibid, p.21 128 Ibid, p.62 129 Ibid, p.108

alla pagina seguente, già di fronte ai giudici: «elle se tiendra devant ses juges comme elle se tient devant elle-même131».

Il processo dura quattro giorni, così come ci viene testimoniato dall'indicazione temporale le quatrième jour132, e le ultime fasi dell'udienza vengono descritte con una precisione quasi maniacale, minuto per minuto, come se si trattasse di un rapporto o di un qualsiasi documento ufficiale: alle 18 la Corte si ritira per deliberare, alle 21 e 12 minuti i giurati sono quasi pronti e alle 21 e 30 Babe è fuori dal tribunale, pronta per essere condotta in carcere.

Anche se i riferimenti temporali sono piuttosto scarsi, è comunque lampante lo scarto tra il tempo della storia e quello della narrazione: in 133 pagine vengono raccontati fatti che hanno la durata di poco più di una settimana.

La discrepanza tra le due dimensioni temporali, però, è presto spiegata: la vera storia di Babe Ozouf non sta in quei pochi giorni che separano il naufragio dal processo, bensì in tutto ciò che è accaduto prima e che riaffiora nel testo attraverso i numerosi flashback della protagonista.

Non a caso, l'incipit della prima parte è in medias res: il lettore viene direttamente catapultato nel bel mezzo della vicenda, e non ha idea di chi sia Babe Ozouf né del motivo per cui dei gendarmi siano venuti ad arrestarla, può soltanto aspettare queste risposte così come la protagonista aspetta l'arrivo dei due uomini, risposte che non tardano a palesarsi. Tutto quello che veniamo a sapere su Babe Ozouf, sulla sua relazione con il dottor Grandelau, sulla sua storia d'amore con il pianista Michael Bernstein e, non da ultimo, sul naufragio lo apprendiamo grazie a quelle numerose digressioni che percorrono l'intero racconto, grazie ai ricordi della protagonista, per innescare i quali basta un niente: l'assenza di incubi fa tornare in mente a Babe quella notte in cui, svegliatasi tutta sudata e agitata per un brutto sogno ricorrente, aveva deciso di recarsi dal dottor Grandelau133, col quale avrebbe cominciato una relazione quella sera stessa; pensando a come sarà la sua vita in carcere e alla sua futura cella Babe evoca, invece, il ricordo dell'unica camera nella quale sia stata felice, la cabina del Nilotique, e quindi della storia d'amore con Michael, iniziata proprio su

quell'imbarcazione134; la prigionia cui è costretta dai due gendarmi la fa poi pensare alla

131 Ibid, p.123 132 Ibid, p.130 133 Ibid, p.38

prigionia che si è inflitta per tutta la sua vita, non da ultimo scegliendo di tacere sulle vere cause per cui aveva deciso di accendere un falò.

La prima parte si conclude con la dichiarazione di Babe di essere incinta e la seconda storia inizia con una ragazzina carica di ceri che avanza all'interno di una cattedrale: il lettore può immaginare chi sia la giovane, ma è soltanto dalle parole di Louis che riceverà conferma alle sue ipotesi135, perché per il momento della piccola Catherine viene soltanto riferito che è stata affidata alla Congregazione dalle autorità.

Se l'incipit della prima parte è in medias res, quello della seconda può essere

tranquillamente definito narrativo: il lettore viene calato nella vicenda e le informazioni necessarie vengono poi fornite in un secondo momento.

Come testimoniato dalla frase «on n'est encore qu'en 1905136», sono già trascorsi 12 anni dal falò del 1893, e Catherine è una ragazzina allegra e vivace: le prime pagine servono per mostrare al lettore com'è la vita della protagonista prima del momento in cui questa scova l'incisione dal mercante di stampe. Questa scoperta rappresenta la rottura dell'equilibrio iniziale, poiché l'attrazione della bambina verso quell'immagine la porta dapprima a rubare i soldi delle elemosine in chiesa, poi a partire per trovare il luogo raffigurato.

Non ci viene detto con esattezza il giorno in cui Catherine vede per la prima volta quel disegno, ma sappiamo che è il 14 giugno137 quando il mercante di stampe rivela alla ragazzina di aver scoperto che posto sia quello ritratto nell'incisione: la sera stessa Catherine prega Dio di farle avere quei sessanta franchi necessari per acquistare il disegno, ma passano i giorni e il miracolo non accade.

Il venerdì seguente, dopo che il mercante di stampe ha nuovamente fermato la piccola Catherine, questa decide, per paura che l'incisione venga venduta, di rubare le elemosine in chiesa durante la notte: il mattino seguente porta i soldi all'uomo e parte alla volta di La Hague.

Anche in questo caso le informazioni temporali non sono molte, e il lettore può soltanto presumere, sapendo quanto forte sia l'attrazione esercitata da quel pezzo di carta sulla protagonista, che questa non lasci passare molto tempo dalla vista del disegno al furto in chiesa, al conseguente acquisto e alla successiva partenza.

135 Ibid, p.206 136 Ibid, p.139

In base alle indicazioni fornite possiamo ricostruire il viaggio di Catherine e farci un'idea approssimativa della sua durata: da quando la ragazza lascia la Candeleria a quando arriva a Goury passano, presumibilmente, sette, dieci giorni. Qui la giovane alloggia in una locanda per tre giorni e quattro notti, finché non ha consumato tutti i suoi averi: a questo punto termina il viaggio di Catherine e comincia un nuovo capitolo della sua vita, che la vede lavorare come ragazza di servizio presso i Lecadrot e cercare il luogo dell'illustrazione nel tempo libero.

A differenza della prima parte, qui il tragitto della protagonista viene descritto nei minimi particolari e non ci sono flashback, se non il ricordo del falò di Babe che qualche personaggio ha alla vista di Catherine.

La giovane arriva all'ostello in estate (uno dei pochi riferimenti temporali che il lettore ha a sua disposizione è un 14 giugno138) e lì rimane per tutto l'autunno, l'inverno e la primavera successivi: l'indicazione «un dimanche de juin139» introduce il secondo avvenimento che sconvolge l'equilibrio della vicenda, perché proprio quel giorno i Lecadrot decidono di recarsi l'indomani a Caen, lasciando così Catherine libera di poter perlustrare la regione alla ricerca del luogo dell'incisione.

Ed è proprio quel lunedì che la giovane realizza il suo sogno, trovando la scogliera dove Babe aveva, anni prima, acceso il falò, e che incontra Louis.

Al primo giorno trascorso insieme al pittore Decoin dedica un intero capitolo, così come dedica un altro capitolo alla prima volta di Catherine e Louis: se fino a questo momento tempo della storia e tempo della narrazione sono andati pari passo, adesso il tempo della storia si ferma per lasciare il posto a quello della narrazione, e il racconto si arricchisce di dettagliate descrizioni e di ampie digressioni, come quella in cui Louis ricorda la notte d'amore con la piccola Hanna e la casa dei van Dewoucker140.

Dopo questi due primi incontri, il lettore si trova catapultato da un'ellisse temporale direttamente al giorno delle nozze, il 10 settembre, e poi, di nuovo, al primo Natale da marito e moglie della giovane coppia: è fine febbraio quando Catherine ha la sua prima sincope ed è una sera d'estate quando la piccola viene trovata dal marito nuda e

circondata dal suo stesso vomito.

Un'altra ellisse temporale catapulta il lettore nell'ultimo capitolo: da quando Louis

138 Vedi sopra. 139 Ibid, p.194

rende la moglie partecipe delle sue riflessioni e dei suoi progetti futuri sono infatti già trascorse tre settimane, e Catherine sta per assistere, senza saperlo, al naufragio della sua storia d'amore.

Se la parte di Babe è povera di azione e ricca di ricordi e flashback, la seconda si rivela essere l'esatto opposto: in 128 pagine viene condensato un anno e mezzo della vita di Catherine e i ricordi e le digressioni presenti servono solo per giustificare la presenza di Louis su quella scogliera, la sua decisione repentina di sposare la piccola Ozouf e i suoi gusti perversi che lo portano ad amare delle giovani adolescenti; nel primo racconto i ricordi vedono Babe protagonista, nel senso che è lei che li evoca ed è lei che ne è l'oggetto, nel secondo, invece, le digressioni sfiorano soltanto la piccola Catherine, coinvolgendo invece in prima persona altri personaggi, soprattutto Louis. L'ultima storia, quella avente come protagonista Carole, risulta storicamente ben inquadrata: la ragazza è infatti una giovane canadese scelta dai servizi segreti inglesi per affondare un incrociatore pesante della Wehrmacht, che verrebbe altrimenti smontato dai tedeschi per recuperare metallo e armi da impiegare sul «futur front du

débarquement141».

Il débarquement cui allude il Reclutatore è l'operazione Overlord, più comunemente conosciuta come sbarco in Normandia, il più imponente sbarco della storia militare: nella notte tra il 5 e il 6 giugno del 1944, mentre i tedeschi si aspettavano l'attacco nella zona di Calais, le truppe alleate sbarcarono sulle coste normanne con 3 milioni di uomini, 1200 navi da guerra, 3500 mezzi anfibi e 13000 aerei142.

Nonostante il sistema di fortificazioni costiere fatto costruire da Hitler in previsione dell'offensiva e i molti soldati tedeschi presenti sul litorale francese, gli anglo-americani riuscirono a prendere possesso delle spiagge e a sfondare, in un secondo momento, l'esercito tedesco a Avranches143: fu l'inizio della liberazione della Francia, sancita definitivamente il 26 agosto 1944 con l'ingresso trionfale di Charles de Gaulle a Parigi.

I riferimenti allo sbarco in Normandia sono molteplici nel testo:

Ce n'est pas qu'il craigne vraiment pour la sécurité de son ami: obsédée par la menace du

141 Ibid, p.307

142 Massimo L. Salvatori, Francesco Tuccari, L'Europa e il mondo nella storia, volume C, Torino, Loescher, 2004, p.346

débarquement, la garnison allemande se préoccupe davantage de renforcer ses défenses que de

contrôler les identités.144

Sempre nella stessa pagina si fa esplicita menzione del «débarquement anglo- américain», mentre poco più avanti si parla di «débarquement allié145», che, come capiamo dalle parole di Kulp a pagina 330, è imminente, è questione addirittura di qualche settimana, previsioni in realtà smentite dalle circostanze storiche: la vicenda di Carole copre un brevissimo lasso temporale, che va dalla fine di febbraio al 5 marzo, mentre l'operazione Overlord ebbe inizio soltanto nel mese di agosto.

Anche per quanto riguarda la vicenda di Carole il lettore si trova inizialmente catapultato nel bel mezzo della vicenda: il primo capitolo inizia, infatti, con un aereo che, partito dal suolo britannico, è adesso vicino alla sua destinazione finale, e la protagonista viene semplicemente descritta come una passeggera tutta rannicchiata e tremante146.

È solo proseguendo la lettura che si viene a sapere, attraverso le ampie e numerose digressioni, chi sia Carole, come mai si trovi su questo aereo, che cosa stia andando a fare in Francia e come fosse la sua vita prima della missione: similmente alla vicenda di Babe, anche qui ci troviamo in presenza di una parte densa di riflessioni e di ricordi e scarna, invece, di azione, cosa che porta a uno scarto non indifferente tra tempo della storia e quello della narrazione.

Tra l'atterraggio di Carole sulla landa e il giorno della missione, infatti, trascorre poco tempo: il primo giorno la donna atterra in Francia, il secondo incontra

l'Oberleutnant Kulp e il terzo comincia a perlustrare la zona, cosa che farà per un'intera settimana147 con il fine di familiarizzare con la regione e reperire il materiale necessario ad accendere il falò, programmato per la sera del 5 marzo148.

Questi pochi avvenimenti occupano però ben 87 pagine, il che dimostra che il racconto è, come la storia di Babe, intervallato da ampie digressioni, attraverso cui la protagonista rievoca il primo incontro col Reclutatore, la diffidenza che inizialmente le ispirava la sua presenza, il modo in cui questi l'ha messa al corrente della missione, il

144 Didier Decoin, Les trois vies de Babe Ozouf, cit., p.290 145 Ibid, p.300

146 Ibid, p.269 147 Ibid, p.345

faticoso allenamento, le serate di relax, la notte d'amore tra lei e l'uomo e il suo disperato vagare per bar, pub e teatri di varietà alla ricerca del Reclutatore il giorno dopo la notte di intimità tra i due.

Anche in questo caso, così come nella parte di Babe, ciò che rende interessante la narrazione agli occhi del lettore non sono tanto quei pochi giorni prima della fatidica missione, ma tutto quello che è accaduto prima e che rivive nei ricordi e nelle riflessioni della protagonista.

Il 5 marzo, il giorno del falò, viene descritto nel dettaglio, quasi momento per momento, con una precisione che potremmo definire progressiva: mano a mano che la narrazione si avvicina all'orario previsto per l'accensione del fuoco, Decoin fornisce riferimenti temporali sempre più minuziosi, fino ad arrivare a delle vere e proprie indicazioni orarie (alle 22 e 40 Carole accende il fuoco, alle 23 e 8 minuti

l'imbarcazione si schianta contro lo scoglio, alle 23 e 14 minuti le macchine smettono di funzionare). Quella che il lettore legge nel penultimo capitolo è quindi la cronistoria di un disastro, di un terribile errore, dell'ultima giornata da donna libera di Carole, così come nella prima parte egli si è trovato di fronte alla cronaca del processo di Babe minuto per minuto.

Carole viene arrestata dagli uomini di Kulp e nella notte Louis, appresa la notizia del naufragio, si mette a raffigurare in maniera febbrile i corpi delle ausiliarie della Kriegsmarine arenati sulla spiaggia e la scogliera col falò assassino: è quasi maniacale la precisione con la quale Decoin descrive il modo di dipingere dell'anziano pittore, la scelta dei colori, la posizione dei vari elementi sulla tela.

La narrazione arriva sino al momento in cui Kulp e i suoi uomini fanno irruzione nello studio del pittore, e lì si arresta per catapultare poi il lettore a qualche anno dopo, a quando il dipinto si troverà esposto in un museo austriaco: usando verbi coniugati al futuro, Decoin informa il lettore su quella che sarà la fine del quadro e, in maniera più implicita, anche del suo artefice, visto che la tela presenterà al centro il foro di un proiettile.

In tutte e tre le storie, e in particolare nella prima e nella terza, Decoin ha saputo destreggiarsi bene con la componente temporale, costringendo chi legge a fare

attenzione a ogni più piccolo riferimento per non perdersi neppure un dettaglio: le storie di Babe e di Carole non vengono fornite al lettore direttamente e nella loro integrità, ciò

che egli ha a disposizione sono soltanto dei frammenti, che devono essere ricostruiti e riordinati al fine di avere una storia completa con tutti gli avvenimenti disposti in ordine logico e cronologico.

Questo particolare modo di procedere appare al lettore inizialmente, forse, leggermente caotico: egli è infatti circondato da una serie di notizie, pezzi di puzzle isolati e separati, e non ha idea da dove cominciare; è però lo stesso Decoin a guidarlo, mano a mano che il racconto va avanti, verso la corretta interpretazione, mettendolo sulla pista giusta. È anche per questo motivo che il tempo può essere annoverato a pieno titolo tra i protagonisti di Les trois vies de Babe Ozouf: le tre eroine, infatti, senza il sottile filo rosso del tempo che le lega e le guida, non sarebbero quella Babe, quella Catherine e quella Carole che il lettore è abituato a conoscere.

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